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Il maggiordomo dispose una panca e la prima moglie del padrone di casa, dopo averle servito una tazza di tè d’erba, si dileguò prontamente.

Rimasti soli nel fresco della stanza, Evalyth gli rivolse un saluto ufficiale: — Salve, Klev.

— Salve, Venuta dal cielo. — Rimasero in silenzio per qualche istante.

— Sono veramente dispiaciuto per quel che è successo — riprese Rogar — e te lo dimostrano i miei piedi nudi e il mio abito bianco, segno del lutto che si porta per la morte dei consanguinei.

— È un grande onore e lo terremo presente — ringraziò Evalyth.

L’uomo perse parte della sua sicurezza: — Tu capisci, vero, che noi non abbiamo colpa di quello che è successo? Questi selvaggi, bestie immonde, non sono certo nostri amici. I nostri avi ne trassero alcuni in schiavitù, ma non si dimostrarono capaci di fare nulla. Avevo avvertito i tuoi amici che era pericoloso avventurarsi tra di loro.

— I miei colleghi hanno fatto quello che volevano — rispose la donna. — Quello che voglio io invece è vendicare mio marito. — Non le importava neppure di sapere se nella lingua di Rogar ci fosse un corrispettivo per “giustizia”. I farmaci le attutivano i sentimenti ma le accentuavano le capacità mentali, perciò era in grado di parlare in modo abbastanza comprensibile il lokonese.

— Ti posso dare dei soldati, così potrai uccidere a tuo piacimento, le propose Rogar.

— Ti ringrazio, ma non è il caso; l’arma che porto al fianco è in grado di uccidere da sola più persone di tutto il tuo esercito messo insieme. Sono venuta da te solo per sapere come fare a trovare l’assassino di mio marito.

L’uomo inarcò le sopracciglia: — Quei barbari sono capaci di sparire nella foresta dove non ci sono sentieri, Venuta dal cielo.

— Lo so, ma riescono a nascondersi anche dagli altri barbari?

— Che idea geniale, Venuta dal cielo! I selvaggi sono sempre in lotta tra loro e se riusciamo a contattare una tribù nemica di quella dell’assassino, i suoi esploratori lo troveranno in un batter d’occhio. — Rogar aggrottò la fronte. — Ma sicuramente lui si è allontanato dai suoi e resterà nascosto fino a quando non ve ne sarete andati e scoprire un uomo solo è oltremodo difficile per chiunque, oltretutto quei primitivi sono abilissimi nel nascondersi, quando è il caso.

— Cosa vuol dire “quando è il caso”?

Rogar si stupì di quella domanda; era ovvio a cosa si riferisse.

— Rifletti un attimo — le disse. — Quando si va a caccia nella foresta non si può andare in gruppo, perché si farebbe scappare la preda con i rumori e gli odori; bisogna agire da soli, ma questo comporta il pericolo di essere attaccati da qualcuno di un’altra tribù, per cui bisogna sempre stare all’erta.

— Ma che senso ha questa lotta continua?

Rogar non riusciva a capacitarsi dell’ingenuità di quelle domande: — Come potrebbero procurarsi carne umana, altrimenti?

— Ma non si nutrono di carne umana!

— No, è vero, tranne quando è strettamente necessario, e questo capita spesso. Si servono delle guerre per catturare gli uomini, che costituiscono la parte principale del bottino. Il corpo del nemico è di chi lo uccide e viene diviso solo con i congiunti. Non tutti però sono fortunati in guerra, e se non riescono ad ammazzare in combattimento si rivolgono alla caccia, da soli o a gruppetti di due o tre persone, sperando di imbattersi in un uomo appartenente a un altro clan. Ecco da dove deriva la loro abilità nel nascondersi.

Evalyth rimase immobile.

Rogar, dopo aver preso fiato, continuò: — Quando ho saputo dell’accaduto mi sono intrattenuto a lungo con i tuoi compagni e sono venuto a conoscenza di quello che loro erano riusciti a vedere da lontano, tramite quegli ingegnosi oggetti che possedete. Posso facilmente immaginare come siano andate le cose. La guida… Moru si chiama, vero?, è un invalido e in quanto tale non aveva nessuna speranza di ammazzare un uomo in un leale combattimento, perciò ha colto al volo quell’opportunità e ha ucciso tuo marito a tradimento. — Abbozzò un sorriso: — Qui da noi una cosa del genere non sarebbe mai successa. Entriamo in guerra solo se aggrediti e non pratichiamo mai la caccia all’uomo. Siamo un popolo civilizzato. — Mise in mostra denti incredibilmente bianchi. — Purtroppo, però, Venuta dal cielo, tuo marito è stato ucciso e la mia proposta è di vendicarsi non solo sull’assassino, sempre che riusciamo a scovarlo, ma anche sulla sua gente, che certamente potremo individuare come tu hai suggerito. Così facendo insegneremo a quei primitivi come comportarsi con chi è superiore a loro. Ci potremo poi dividere la carne metà per uno.

Evalyth, sotto l’effetto delle droghe, non riusciva a provare che uno stupore razionale, eppure ebbe la sensazione di essere caduta in un pozzo senza fondo. Si sforzò di guardare il volto del suo interlocutore attraverso la penombra, e dopo quella che le parve un’eternità si provò a bisbigliare: — Mangiate… gli… uomini… anche… voi…

— Solo gli schiavi — puntualizzò Rogar. — Il minimo indispensabile; con uno di essi si nutrono ben quattro ragazzi.

Evalyth afferrò di scatto la pistola. L’altro, accortosene, si alzò agitato. — Te l’ho già detto che siamo un popolo civile, Venuta dal cielo. Devi stare tranquilla, perché non ti faremo mai alcun male. Noi… noi…

Si era alzata anche Evalyth che lo dominava con la sua altezza. Chissà se Rogar aveva capito i suoi pensieri; forse adesso temeva per il suo popolo. Stava arretrando, sudato e tremante.

— Te lo assicuro, Venuta dal cielo, non devi preoccuparti qui a Lokon, assolutamente… Lascia che ti porti al Luogo Sacro, anche se non hai ricevuto l’iniziazione; gli dèi non se la prenderanno, perché tu sei simile a loro. Ti prego, permettimi di mostrarteli e di convincerti che noi non vogliamo né dobbiamo esserti nemici.

Evalyth vide Rogar aprirle una porta nella parete massiccia, osservò l’espressione allibita delle sentinelle e udì le solenni promesse fatte per placare gli dèi. Avvertì il calore del pavimento di pietra che faceva riecheggiare i suoi passi, il sogghignare degli idoli raccolti intorno al tempio principale, l’arretrare dei fedeli al suo ingresso insieme a Rogar e infine distinse i quartieri degli schiavi.

— Vedi, Venuta dal cielo, come li trattiamo bene? Siamo solo costretti a rompere loro le ossa delle mani e dei piedi, perché capisci bene anche tu cosa vorrebbe dire altrimenti la presenza di centinaia di giovani insieme. Comunque, se si comportano bene non facciamo loro alcun male. Guarda come sono ben nutriti! Il cibo che mangiano è costituito solo da uomini morti nel fiore dell’età. È un Cibo Sacro. Gli spieghiamo che la loro vita continuerà nel corpo di coloro ai quali saranno destinati e per la maggior parte sono contenti di sacrificarsi. Chiediglielo tu stessa, se vuoi… tieni solo presente che a furia di restare inattivi si sono istupiditi. Vengono uccisi in maniera rapida e indolore all’inizio dell’estate… solo quelli necessari ai ragazzi che in quell’occasione entrano a far parte del mondo degli adulti: si calcola uno schiavo ogni quattro giovani, non si fanno sprechi. È una cerimonia fantastica, che viene accompagnata da parecchie giornate di festa. Hai capito, adesso? Non devi aver paura di noi; noi non ci serviamo delle guerre e delle rappresaglie, come i selvaggi, per avere la carne dell’uomo, siamo civilizzati… anche se non siamo vicini agli dèi come voi… siamo comunque degni della vostra stima. Vero?

Chena Darnard, capo della squadra di antropologia culturale, chiese al calcolatore portatile di esaminare le memorie della Nuova Aurora. Al momento l’astronave si trovava oltre l’emisfero, per cui i raggi delle unità di collegamento sfrecciarono avanti e indietro per un po’ di tempo.