Spalancò gli occhi sconvolta. Cosa sto facendo? Sto parlando a un morto e a un embrione!
Si avvicinò al calcolatore. Era uguale a tutti gli altri, ma era stato di Donli, e lei non riusciva a staccare gli occhi da quei graffi e da quelle ammaccature che lo rendevano unico, come il microscopio, i chemioanalizzatori, il rintracciatore di cromosomi, i campioni biologici… Si sedette. Le venne voglia di bere qualcosa, ma doveva restare lucida.
— Attivazione!
Si accese la spia gialla. Evalyth cercò le parole adatte accarezzandosi il mento.
— Bisogna trovare un abitante dei pianori, scomparso nella foresta, che ha mangiato grande quantità di carne e sangue di un membro della spedizione. Il fatto è accaduto circa sessanta ore fa. Come posso rintracciarlo?
Si udì un leggero ronzio. Evalyth seguì mentalmente i vari passaggi: il maser del traghetto, le varie unità di collegamento sparse sotto il sole e le stelle inumane fino all’astronave; poi la mente che incanalava i dati nel settore appropriato; i visori che identificavano i numerosissimi frammenti di informazione composti da notizie raccolte su migliaia di mondi, preservati nelle epoche oscure seguite allo sfacelo dell’Impero o addirittura risalenti alla Vecchia Terra, che forse non c’era più. Scacciò quei pensieri e provò una grande nostalgia del suo caro e austero Kraken. Ci torneremo, promise al figlio, e tu crescerai lontano da queste macchine, come vogliono gli dèi.
— Si richiede un chiarimento — informò la voce artificiale. — Da dove proveniva la vittima?
Evalyth dovette inumidirsi le labbra per rispondere.
— Da Atheia. Era il tuo padrone, Donli Sairn.
— Allora c’è una possibilità di trovare la persona in questione. Verrà fatto un calcolo delle probabilità. Le interessa saperne i fondamenti?
— Sì.
— La biochimica di Atheia si è sviluppata in modo analogo a quella della Vecchia Terra. In tal modo i primi coloni non ebbero difficoltà di insediamento e ben presto aumentarono di numero tanto da stornare il rischio di mutazioni e deviazioni genetiche. Così i moderni atheiani sono ben poco differenti dagli antenati della Vecchia Terra e la loro fisiologia è nota fin nei particolari.
“Si tratta di un fenomeno verificatosi su quasi tutti i pianeti colonizzati dei quali abbiamo notizie. Cambiamenti particolari della razza umana si sono avuti solo là dove erano stati inviati dei gruppi già selezionati. Ad esempio gli abitanti di Kraken sono robusti a causa della gravità relativamente alta, la loro costituzione li difende dal freddo e la carnagione chiara corrisponde alla mancanza dei raggi ultravioletti. I primi coloni di questo pianeta erano già stati scelti in base a tali caratteristiche. Comunque queste genti potrebbero tranquillamente vivere su pianeti più simili alla terra e accoppiarsi con i loro abitanti.
“In taluni casi, invece, si sono avuti cambiamenti più rilevanti, dovuti all’influenza di popolazioni indigene o di condizioni ambientali particolari. Ci si è trovati di fronte a gruppi rimasti poco numerosi a causa delle limitate possibilità del pianeta o a causa di azioni ostili, all’epoca della caduta dell’Impero. Nel primo caso gli incidenti genetici acquisivano molta importanza; nel secondo i cambiamenti sono stati introdotti dalle radiazioni. Le mutazioni così avvenute hanno colpito soprattutto singoli processi endocrini ed enzimatici, come ad esempio la reazione dei gwydoniani alla nicotina e a determinati alcaloidi o la necessità degli ifriani di assorbire tracce di piombo. Sono proprio tali differenze a determinare la sterilità negli accoppiamenti tra abitanti di pianeti diversi.
“Nonostante l’esame di questo mondo sia stato finora superficiale… — Evalyth smise di fantasticare — …alcune cose sono chiare. Ben poche specie terrestri sono riuscite a svilupparsi. Sicuramente all’inizio ne erano state introdotte diverse, ma scomparvero quando venne meno la tecnologia necessaria alla sopravvivenza. L’uomo fu quindi costretto a cibarsi delle forme di vita indigene, per lo più prive dei principali valori nutritivi. La vitamina C, ad esempio, si trova solo nelle piante importate. Sairn aveva notato l’abitudine della gente del posto di ingoiare una notevole quantità di erba e foglie e tramite le immagini fluoroscopiche abbiamo appreso come questo tipo di alimentazione abbia modificato l’apparato digerente. Non siamo riusciti a convincerli a prelevare dei campioni di pelle, sangue o altro neppure dai morti. — Temono la magia, rifletté Evalyth, si sono ridotti a questo punto! — Abbiamo dovuto limitare i nostri studi agli animali carnivori. Comunque è risultata la quasi totale mancanza di tre aminoacidi essenziali; sicuramente questo fatto ha determinato dei cambiamenti nell’uomo a livello cellulare e subcellulare e noi siamo in grado di quantificarli.»
— Ecco i dati completi — riprese il computer. Evalyth tormentò i braccioli della sedia. — Vi sono notevoli possibilità di successo. La carne atheiana è aliena e darà un odore particolare alla pelle e all’alito, oltre che all’urina e alle feci di chi l’ha ingerita. Questo odore può essere individuato con il metodo neo-Freeholder anche a parecchi chilometri di distanza e dopo due o tre giorni. Si consiglia comunque di agire rapidamente perché le molecole in questione vengono costantemente degradate.
Scoverò l’assassino di Donli. Le tenebre l’aggredivano.
— Devo iniziare il programma di ricerca? — chiese la voce. — Lo posso fare in tre ore.
— Sì — balbettò Evalyth. — Ti prego, dammi ancora qualche suggerimento.
— Non uccidere quell’uomo. Portalo qui così la scienza se ne avvantaggerà.
È solo una macchina, cercava di convincersi Evalyth. È stata creata solo per la ricerca scientifica. Ma era stata sua e aveva dato una risposta così tipica di Donli che non riuscì più a trattenere le lacrime.
La luna sorse poco dopo il tramonto. Era quasi piena ed era enorme. Molte stelle annegarono nella sua luce mentre la foresta divenne un manto maculato nero e argento; la cima innevata del Monte Burus galleggiava irreale all’orizzonte.
Evalyth era rannicchiata sulla gravitoslitta avvolta da un vento saturo di odori e meno freddo di quanto sembrasse.
Si udiva qualcosa stridere e qualcos’altro gracchiare in risposta.
Infastidita, Evalyth fissò gli indicatori di posizione. Accidenti, Moru doveva essere lì! Non poteva essere riuscito a fuggire dalla valle mentre lei stava compiendo la sua minuziosa ricerca. Gli insetti avrebbero dovuto rintracciarlo anche da morto… a meno che non fosse sepolto a grande profondità. Ecco. Si fermò e aprì una nuova fiala.
Gli insetti fuoriuscirono tutti, come una nuvola di fumo al chiaro di luna.
Ancora niente? No! Ecco! Danzavano insieme e si dirigevano verso il basso. Regolò l’indicatore con il cuore che batteva all’impazzata. L’antenna del neurodetector puntava verso Ovest-Nord-Ovest, trentadue gradi sotto il piano orizzontale. Solo quel particolare miscuglio di molecole al quale gli insetti erano stati presensibilizzati poteva provocare tale reazione.
— Ya-a-ah — non riuscì a trattenersi. Poi però si morse le labbra fino a farne uscire il sangue. In silenzio riprese il percorso.
Si fermò a pochi chilometri di distanza in una vasta radura. Fra la vegetazione luccicavano delle pozzanghere piene di schiuma, mentre gli alberi formavano una parete massiccia. Mise i visori notturni e notò un riparo. Era un riparo di fortuna, fatto in fretta con tralci e vimini e nascosto sotto due piante enormi. Gli insetti vi erano diretti.
Portò la slitta a un metro dal suolo e si alzò. Afferrò un paralizzatore e un disintegratore.