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— C’è la possibilità che stimoli i centri del piacere, o quelli della parola?

Oh, il luccichio moralistico negli occhi dei legali della Sanità, ogni volta che saltava fuori la storia dei centri del piacere! Haber nascose l’ironia e l’irritazione e rispose in tono amichevole e sincero: — No. Non è come l’SEC, vede. Non è come la stimolazione elettrica o chimica di particolari centri cerebrali: non richiede nessuna introduzione di mezzi meccanici in particolari aree del cervello. L’Aumentore si limita a indurre tutta l’attività cerebrale a cambiare, a spostarsi su un altro dei suoi stati naturali. È un po’ come quando ascoltiamo un motivo musicale e cominciamo a battere i piedi seguendo la musica. In questo modo, il cervello entra nella condizione desiderata a scopi di studio o di terapia, e si mantiene in essa. E io ho appunto chiamato Aumentare il mio apparecchio per indicare la sua funzione non creativa. Nulla viene imposto dall’esterno. Il sonno indotto con l’Aumentore è esattamente, letteralmente, il tipo di sonno caratteristico del singolo cervello al quale lo applichiamo. La differenza tra esso e le macchine che inducono elettricamente il sonno, come la cuffia, è come la differenza tra un vestito di sartoria e uno comprato ai grandi magazzini. La differenza tra di esso e l’impianto di elettrodi è… oh, al diavolo! … come la differenza tra il bisturi del chirurgo e il martello del fabbro!

— E come ha preparato gli stimoli da lei usati? Lei tip registra un ritmo alfa, per esempio, da un soggetto per usarlo su un altro soggetto tip?

Haber avrebbe preferito lasciar stare questo punto. Non aveva intenzione di mentire, naturalmente, ma era meglio non parlare di ricerche incomplete, aspettare che fossero terminate e provate sperimentalmente; rischiavano di non fare la giusta impressione su una persona non specializzata. Comunque, si lanciò in una risposta, felice di ascoltare la propria voce invece dei suoi tip, dei suoi schiocchi e dei suoi scatti; strano come notasse quel piccolo, fastidioso suono soltanto quando parlava la donna. — Dapprima usai un gruppo generale di stimoli, ottenuti facendo la media delle registrazioni di molti soggetti. La paziente depressa citata nel rapporto è stata sottoposta, con successo, a questo tipo di terapia. Ma mi accorsi che gli effetti erano più casuali e variabili del voluto. Cominciai a sperimentare. Su animali, naturalmente. Gatti. Noi ricercatori sul sonno amiamo molto i gatti: dormono moltissimo! Be’, lavorando su animali trovai che la più promettente linea di ricerca era quella di usare ritmi registrati precedentemente dal cervello del soggetto stesso. Una specie di autostimolazione a mezzo registrazione. Quello che io cerco, vede, è la specificità. Un cervello risponderà immediatamente ai propri ritmi alfa, e vi risponderà spontaneamente. Ora, certo, si possono scorgere prospettive terapeutiche anche lungo l’altra linea di ricerca. Potrebbe essere possibile imporre gradualmente sullo schema del paziente un altro schema di onde, più salutari e più complete. Uno schema registrato dal soggetto stesso, possibilmente, o da altri soggetti. Potrebbe risultare molto utile in casi di danni, lesioni, traumi cerebrali; potrebbe aiutare un cervello leso a ristabilire su nuovi canali le proprie vecchie abitudini: normalmente il cervello, per potervi riuscire da solo, deve compiere uno sforzo lungo e intenso. Potrebbe essere usato per «insegnare» nuove abitudini a un cervello che non funziona in modo normale, e così via. Comunque, si tratta soltanto di ipotesi, per il momento, e quando, e se, ritornerò a questo tipo di ricerche, naturalmente, rinnoverò la richiesta di autorizzazione al Controllo Sanitario. — Era la verità. Non c’era bisogno di raccontare che stava facendo delle ricerche di quel tipo, perché finora non avevano portato a nessuna conclusione; avrebbe soltanto rischiato dei malintesi. — Quanto alla forma di autostimolazione mediante registrazioni che uso nella presente terapia, si può affermare che il suo effetto sul paziente è limitato a quello esercitato durante il periodo di funzionamento della macchina: da cinque a dieci minuti. — Haber conosceva la professione degli avvocati del Controllo Sanitario meglio di quanto essi non conoscessero la sua; vide che la donna, a quest’ultima frase, faceva un leggero cenno d’assenso: la precisazione aveva prevenuto una sua domanda.

La donna tuttavia chiese: — E che cosa fa, precisamente, la sua macchina?

— Sì — rispose Haber. — Ci stavo proprio arrivando. — E subito ritoccò il proprio tono di voce, perché gli era parso di tradire una certa irritazione. — In questo caso, abbiamo un soggetto che ha paura di sognare: un onirofobo. Il mio trattamento consiste fondamentalmente in un semplice trattamento di condizionamento, il tipo classico di condizionamento della moderna psicologia. Il paziente viene indotto a sognare, qui, in condizioni controllate; il contenuto e gli affetti emotivi del sogno sono manipolati per mezzo di suggestione ipnotica. Si insegna al soggetto che egli può sognare in tutta sicurezza, piacevolmente eccetera: questo condizionamento positivo lo libera dalla sua fobia. L’Aumentore è lo strumento ideale per raggiungere questo scopo. Esso ci assicura che il paziente sognerà davvero, perché prima instaura, e poi rinforza, l’attività di stadio-d tipica del paziente. Potrebbero occorrere a un paziente da un’ora a un’ora e mezzo per attraversare i vari stadi del sonno-s e per raggiungere lo stadio-d da solo: una perdita di tempo assai poco pratica per le sedute terapeutiche diurne; e inoltre, durante il sonno, la forza delle suggestioni ipnotiche riguardanti il contenuto del sogno potrebbe andare perduta. E ciò sarebbe spiacevole; mentre è sotto condizionamento, è essenziale che non faccia dei brutti sogni, non abbia degli incubi. Quindi l’Aumentore ci fornisce sia uno strumento che fa risparmiare del tempo, sia un fattore di sicurezza. La terapia si potrebbe svolgere anche senza di esso, certo, ma probabilmente richiederebbe dei mesi; con esso, prevedo di impiegare poche settimane. Col tempo potrà dimostrarsi un risparmio di tempo, nei casi appropriati, altrettanto grande quanto l’ipnosi stessa ha dimostrato di essere in psicoanalisi e nella terapia mediante condizionamento.

Tip, disse il registratore dell’avvocatessa, e Bong disse con voce dolce, ricca e autorevole il comunicatore sul tavolo. Grazie a Dio. — Arriva il nostro paziente. Suggerirei, Miss Lelache, di fare le presentazioni, e poi di scambiare qualche parola col paziente, se lei lo desidera; a questo punto lei potrebbe ritirarsi in sordina e andarsi a sedere in quella poltrona scamosciata lì nell’angolo, è d’accordo? La sua presenza non dovrebbe fare nessuna differenza per il paziente, ma tutta la seduta potrebbe subire uno spiacevole rallentamento se egli venisse distratto continuamente. Si tratta di una persona in uno stato d’ansia piuttosto grave, vede, con una tendenza a ritenere che ogni avvenimento lo stia minacciando direttamente, e con una costellazione di deliri protettivi che si sono accumulati nel tempo… se ne accorgerà. Ah, sì, e spenga il registratore: una seduta terapeutica non è fatta per essere registrata. Vero? Bene, ottimamente. Sì, salve, George, entri! Le presento Miss Lelache, la nostra ospite del Controllo Sanitario. È qui per osservare l’Aumentore durante il suo funzionamento. — I due si strinsero la mano in maniera molto ridicola e impacciata. Crac, clang! facevano i braccialetti dell’avvocatessa. Il contrasto divertì Haber: la donna severa e orgogliosa, l’uomo mite e privo di carattere. Quei due non avevano assolutamente nulla in comune.

— Ora — disse, divertendosi a condurre lui lo spettacolo, — proporrei di passare a svolgere il nostro compito, a meno che lei non abbia qualcosa di particolare nella mente, George, e desideri parlarne. — Con i suoi movimenti apparentemente casuali, li stava spedendo ai loro posti: la Lelache nella poltrona nell’angolo, lontano, e Orr sul divano. — Benissimo, allora, d’accordo. Mettiamo in scena un sogno. Che, tra le altre cose, costituirà per il Controllo Sanitario una prova di come l’Aumentore non le farà perdere le unghie, non le indurirà le arterie, non le farà scoppiare il cervello, e che, anzi, non avrà nessun effetto secondario, salvo quello, forse, di portare una piccola diminuzione compensativa nel suo sonno-d di questa notte. — Mentre terminava la frase, tese la mano destra e la posò sulla gola di Orr, quasi come senza dare importanza alla cosa.