— Cosa intende dire, con le parole «peggio diventa»? Senta qui, George. — Da uomo a uomo. La ragionevolezza vincerà. Se solo ci sedessimo a parlare dei nostri disaccordi… — Nelle poche settimane in cui abbiamo lavorato insieme, ecco quanto abbiamo fatto. Eliminato la sovrappopolazione; ripristinato il livello qualitativo della vita urbana e l’equilibrio ecologico del pianeta. Eliminato il cancro come una delle maggiori cause di mortalità. — Cominciò a contare sulle dita grige e robuste. — Eliminato il problema delle differenze di colore, l’odio razziale. Eliminato la guerra. Eliminato il rischio di un deterioramento della specie e della trasmissione di tare genetiche. Eliminate, no, diciamo in corso di eliminazione, la povertà, le differenze sociali, la guerra tra classi, in tutto il mondo. E che altro? La malattia mentale, il disadattamento nei confronti della realtà; per questi ci vorrà ancora qualche tempo, ma abbiamo già compiuto i primi passi. Sotto la direzione del SURA, la diminuzione dell’infelicità umana, fisica o psichica, e il costante incremento dell’espressione dell’individuo, sono cose che procedono senza arresti, sono in continuo progresso. Progresso, George! Abbiamo fatto maggiori progressi noi due in sei settimane che l’umanità in seicentomila anni!
Orr sentiva di dover controbattere tutte queste affermazioni. Cominciò: — E dov’è finito il governo democratico? La gente non ha più alcun diritto di scelta. Perché ogni cosa è così scadente, ogni persona è così infelice? Non si riesce neppure a distinguere una persona dall’altra, e, più giovani sono, più sono identici tra loro. Questa faccenda dello Stato Mondiale che alleva i bambini nei Centri…
Ma Haber lo interruppe, davvero incollerito: — I Centri Infantili sono una sua invenzione, non un’invenzione mia! Io mi sono limitato a fornirle un’indicazione molto generica dei miei desideri, tra le varie suggestioni di un sogno, come faccio ogni volta; anzi, ho poi cercato di suggerirle dei miglioramenti, ma sembra che questo tipo di suggestioni non faccia presa, o che venga distorto fino all’irriconoscibile da quel suo maledetto processo primario. Non c’è bisogno che mi dica che lei è contrario a ciò che cerco di ottenere per l’umanità… questo era ovvio fin dall’inizio. Ogni volta che la spingo a far compiere un passo avanti all’umanità, lei lo cancella, la fa incespicare a causa dell’astuzia o della stupidità dei mezzi con cui lo realizza. Lei cerca, ogni volta, di fare un passo indietro. I suoi impulsi sono totalmente negativi. Se lei, mentre sogna, non fosse sottoposto a forti pressioni ipnotiche, avrebbe ridotto in cenere il mondo, settimane fa! Pensi soltanto a cosa ha rischiato di combinare, la sera in cui è scappato con quella sua amica avvocatessa…
— È morta — disse Orr.
— Meglio. Esercitava un’influenza distruttiva su di lei. Irresponsabilità. Lei non ha coscienza sociale, non ha altruismo. Lei è come una medusa, moralmente. Devo instillare in lei ogni volta la responsabilità sociale, con l’ipnosi. E ogni volta me la trovo rovinata, piegata ad altri fini. Questo è appunto ciò che è successo con i Centri Infantili. Le ho suggerito che la famiglia nucleare è la prima fonte di nevrosi, e che c’erano alcuni modi in cui, in una società ideale, si poteva modificarla. Il suo sogno si è limitato a prendere le più rozze interpretazioni dei miei suggerimenti, le ha mescolate con delle concezioni utopistiche da quattro soldi, o, chissà, con delle concezioni ciniche anti-utopistiche, e ha prodotto i Centri. I quali, comunque, sono pur sempre migliori dell’istituzione di cui hanno preso il posto! In questo mondo c’è pochissima schizofrenia… lo sapeva? È una malattia rara! — Mentre Haber diceva queste cose, i suoi occhi scuri brillavano, le sue labbra sorridevano.
— Le cose vanno meglio di una volta… — disse Orr, rinunciando ad ogni speranza di discussione. — Ma, più lei va avanti, più peggiorano. E non è perché io cerchi di metterle i bastoni tra le ruote: è soltanto perché lei intende compiere una cosa impossibile. Io ho questo dono, lo so; e io conosco i miei obblighi verso di esso. Osarlo soltanto quando è necessario. Quando non ci sono alternative. Ma adesso le alternative ci sono. Io devo fermarmi.
— Non possiamo fermarci… abbiamo appena cominciato! Stiamo appena cominciando a esercitare un qualche controllo sulla sua facoltà. Intravedo la possibilità, e intendo riuscire a controllarla. Le paure personali non debbono ostacolare il bene che si può compiere a favore di tutti gli uomini con questa nuova capacità del cervello umano!
Haber cominciava il comizio. Orr lo guardò, ma gli occhi opachi del medico, anche se lo fissavano direttamente, non gli restituivano lo sguardo, non lo vedevano. La concione continuò.
— La mia intenzione è di rendere replicabile questa nuova facoltà. Si può tracciare un’analogia con l’invenzione della stampa, o con l’applicazione di qualsiasi nuovo concetto tecnologico o scientifico. Se gli esperimenti o le tecniche non possono venire ripetuti positivamente da altri, allora non servono. E così lo stadio-e, finché era chiuso nel cervello di un singolo uomo, era inutile per l’umanità, come una chiave chiusa dentro una stanza sbarrata, come una singola, sterile mutazione genetica che desse la genialità. Ma io saprò togliere la chiave dalla stanza sbarrata. E quella «chiave» sarà una pietra miliare dell’evoluzione umana: una tappa fondamentale, come lo è stata, all’origine dell’uomo, la nascita di un cervello capace di ragionare! Qualsiasi cervello che possa usare questa nuova capacità, che meriti di usarla, potrà farlo. Quando un soggetto adatto, addestrato, preparato, entrerà nello stadio-e sotto lo stimolo dell’Aumentore, vi entrerà con un completo controllo autoipnotico. Nulla verrà lasciato al caso, all’impulso accidentale, al capriccio narcisistico irrazionale. Non ci sarà più questa tensione tra la sua tendenza al nichilismo e la mia volontà di progresso, il suo desiderio del Nirvana e la mia pianificazione cosciente, attenta, del bene collettivo. Non appena avrò verificato la mia metodologia, lei sarà libero di andarsene. Assolutamente libero. E poiché lei ha affermato fin dall’inizio di non desiderare altro che di essere libero dalle responsabilità, di non poter più fare sogni efficaci, le prometto che il mio primo sogno efficace comprenderà la sua «guarigione»: lei non farà mai più un sogno efficace.
Orr si era alzato; rimase immobile, fissando Haber; il suo volto era calmo, ma molto attento. — Lei dice che controllerà da solo i suoi sogni — disse, — da solo… senza nessuno che la aiuti o le faccia da supervisore? …
— Ho controllato per settimane i suoi. Nel mio caso… e naturalmente io sarò il primo soggetto del mio esperimento, si tratta di un preciso obbligo morale… nel mio caso il controllo sarà completo.
— Io ho già provato con l’autoipnosi, prima ancora di usare i farmaci per la soppressione del sogno…
— Sì, me ne aveva parlato; e non ha avuto fortuna, ovviamente. Il problema se un soggetto resistente possa giungere a una vera autoipnosi è molto interessante, ma la sua esperienza non può costituire una prova; lei non è uno psicologo di professione, non è un ipnotista addestrato, ed era già disturbato emotivamente a causa di tutta la cosa: lei non è approdato a nulla, naturalmente. Ma io sono uno psicologo di professione, e so con precisione cosa faccio. Posso auto-suggerirmi un intero sogno, e poi sognarlo in tutti i dettagli, esattamente come se si trattasse della mia mente nello stato di veglia. E ho provato a farlo, ogni notte della scorsa settimana, per rimettermi in allenamento. Quando l’Aumentore sincronizzerà con il mio stadio-d lo schema dello stadio-e generalizzato, questi miei sogni diverranno efficaci. E allora… e allora… — Dentro la cornice di barba ricciuta, le sue labbra si spalancarono in un sorriso teso e immobile: un sorriso estatico che costrinse Orr a voltarsi da un’altra parte, come se avesse visto qualcosa che non si doveva guardare; una cosa terrificante e insieme patetica. — E allora questo mondo sarà un paradiso, e gli uomini diverranno simili agli dèi!