O meglio, libero nella misura in cui glielo permettevano due giovani dame dall’aria eccitata e dagli abiti aderenti e molto scollati.
«Dei onnipotenti», borbottò qualcuno, sulla sinistra del mago, «se avessi quelle donne strillerei anch’io per l’eccitazione».
«Ebbene, puoi averle», suggerì un’altra voce, in tono astuto e suadente. «Il prezzo è elevato, bada bene, ma…»
Elminster oltrepassò quella giovane carne messa così vistosamente in mostra e si allontanò senza prestare ulteriore attenzione a quella particolare conversazione. Più oltre, un capannello di uomini era intento a discutere in toni accalorati dei vantaggi e degli svantaggi di un assortimento di strategiche «mosse successive»; le loro voci erano basse, i toni rapidi e taglienti, ma la conversazione si spense di colpo quando Elminster si portò quasi in centro al gruppo.
«Un momento, signore! Questa è una conversazione privata!» scattò uno degli uomini.
«Sembra molto simile ad altre che ho sentito in un centinaio di camere di nobili in tutto il regno, quando i cui occupanti erano convinti di essere soli», ribatté Elminster, scrollando le spalle. «Questo mi induce a una riflessione: quando elaboravamo i nostri complotti, eravamo soliti confidare che i maghi da noi assoldati impedissero ai Maghi della Guerra di evocare immagini dei nostri incontri. Qualcuno sta facendo lo stesso qui, stanotte? E c’è chi controlla le bevande, per verificare che non contengano veleni o pozioni che ci facciano parlare più del dovuto?» aggiunse, indicando i boccali che la maggior parte degli uomini teneva in mano.
«Non hai sentito le rassicurazioni del Cavaliere Mascherato?» ribatté in tono sospettoso il più basso fra i presenti, mentre gli altri fissavano Elminster con sguardo tagliente. «Dov’eri, quando lui ha parlato?»
«Sì, certo», ribatté Elminster, secco, «ma tu… o chiunque fra voi… avete effettivamente visto lanciare gli incantesimi, o qualche altra cosa del genere? Si fa presto a parlare, ma io mi fido solo delle azioni».
«Ben detto, straniero», approvò un uomo alto e snello, con il mento adorno di un sottile pizzetto. «Sappi tuttavia che io ho usato un incantesimo di schermatura, se pure nessun altro lo ha fatto. Protegge soltanto me stesso e coloro che mi stanno vicino, ma non sono stato il solo fra i presenti ad adottare questa precauzione. Quanto al resto, abbiamo scelto quest’isola perché i Dragoni Purpurei dovranno aprirsi un varco combattendo oltre tre postazioni di guardia e due ponti per arrivare fino a noi. A proposito, io sono Khornandar, giunto di recente da Westgate. E tu sei…?»
«Senzanome», rispose in tono deciso Elminster, fissando negli occhi l’alto interlocutore. Essi gli erano familiari, e anche se non aveva mai visto prima quel volto era certo di aver già incontrato qualche estate prima, con il suo vero aspetto, l’uomo che lo sfoggiava. «Senzanome Cormaeril.»
Intorno echeggiarono alcune cupe risate.
«Sii il benvenuto, allora…» commentò qualcuno, «a patto che tu non sia come il giovane Thorntower, laggiù, che ha passato fin troppo tempo a spiegarci in toni accalorati che soltanto la nobiltà comprende Cormyr, e che quindi soltanto i nobili… quelli giusti, bada bene, come lui stesso… potrebbero occupare il trono o dirigere qualsiasi sforzo diretto a rimuovere gli Obarskyr da esso. Come prova di questo, ha perfino citato lo splendido lavoro che coloro che ci sono superiori di rango hanno svolto finora nel guidare il regno!»
«Chi è questo cucciolo?» sbuffò Elminster.
«Quello con il naso sepolto nella scollatura di Tharmoraera», replicò in tono asciutto un altro membro del gruppetto, indicando. «Noterai che trova la carne plebea del tutto adatta ai suoi scopi.»
«Del resto è questa la definizione di nobile, giusto?» sbuffò qualcun altro, e poi si affrettò ad aggiungere: «Senza offesa, naturalmente, signore».
«Non mi sono offeso», ridacchiò Elminster. «Vivere del proprio ingegno e della propria spada nei vicoli di Faerûn priva in fretta una persona dell’arroganza derivante dalla nascita altolocata… o almeno questa è stata la mia esperienza personale.» Nel parlare, riportò lo sguardo sull’uomo alto… che era ormai certo essere il Mago Rosso di rango minore Thauvas Zlorn, avvolto in un travestimento magico decisamente valido, e chiese: «Allora, perché proprio adesso? Mi riferisco a questa “Legittima Cospirazione”. Per secoli ci sono stati esuli e persone che odiavano gli Obarskyr, e molti Sembiani lieti di rifornire di denaro tutti i malcontenti di Cormyr nella speranza di guadagnare qualcosa in cambio, ma come mai è coinvolta anche Westgate? Senza contare che qui ho incontrato altri che venivano da ancor più lontano. Ripeto, perché proprio adesso?».
L’uomo che si faceva chiamare Khornandar sfoggiò un freddo sorriso e si chinò in avanti, abbassando la voce; gli altri lo imitarono e il circolo di congiurati riprese a complottare, con Elminster che ora faceva parte di esso.
«Ebbene, Senzanome», affermò in tono soddisfatto il Mago Rosso travestito, «ci sono persone dalla mente acuta che ci sostengono, e questa festa è un colpo da maestro, in quanto rende idioti e ricchi entusiasti in pari misura di fare parte di qualcosa di segreto e di importante, e li riunisce in modo da schermare coloro che dirigono effettivamente il complotto. In questo modo, impariamo a conoscerci a vicenda a prima vista si stringono amicizie e tutti ritengono di trarre dei benefici… e finora è andato tutto bene. È pericoloso, certo, ma tutti i tradimenti lo sono nessun Obarskyr è il benvenuto qui a Marsember e noi stranieri abbiamo libertà di movimento per mare e ampie giustificazioni per la nostra presenza qui».
Intorno al cerchio, parecchie teste annuirono.
«Un bambino ancora troppo piccolo per parlare o per camminare porta ora in testa la corona di Cormyr mentre quella cagna in calore della Reggente pareggia conti in suo nome, molti nobili fedeli hanno paura o sono infuriati, maghi d’ombra seminano a piacimento la devastazione nelle Terre di Pietra… Dragoni Purpurei inclusi… e intanto l’intero regno cerca di ricostruirsi e di nutrirsi. Osserva questo stato di debolezza e capirai che il momento è quello giusto, o comunque il migliore che si sia presentato in tutta la mia vita.
«Ora guardati intorno», proseguì Khornandar, mentre i presenti continuavano ad annuire. «Questa è un’ennesima festa decadente nella fatiscente Marsember, certo, ma guarda chi è presente: i soliti capitani di nave, le consuete prostitute e Marsembani che odiano il trono, ma ci sono anche nobili esiliati come te, alcuni figli di famiglie nobiliari ancora benaccette nel regno, presenti perché disgustati da ciò che gli Obarskyr hanno fatto o permesso di fare, mercanti ambiziosi e stranieri come me, che vedono in un Cormyr più forte e sereno un’occasione di maggiori guadagni. Osserva l’occasione che si offre a quanti sono disposti a coglierla.»
Nel parlare, il Mago Rosso travestito agitò il proprio boccale, che Elminster notò essere vuoto.
«Allora perché stiamo tutti rischiando il collo per essere qui?» riprese. «I nobili esiliati vogliono riavere le loro terre, le loro ricchezze e l’influenza di un tempo, e vedono in questa congiura un modo per ottenere tutto. I Marsembani bruciano dal desiderio di riavere la loro indipendenza, e ho visto qui alcuni abitanti di Arabel che vogliono la stessa cosa. I Sembiani vogliono invece impadronirsi delle terre del Cormyr orientale o procurarsi merci che fruttino loro somme notevoli e immediate; ecco il motivo per cui la maggior parte dei mercanti di Suzail sono presenti qui stanotte.
«Ma qual è la mia motivazione?» sussurrò Khornandar, protendendo ancor più in avanti il volto e abbassando la voce fino a renderla quasi inudibile. «Le precedenti cospirazioni invitavano mercenari e maghi ad agire con violenza promettendo ricompense, mentre a me non sono stati offerti premi specifici… motivo per cui ho meno timori di essere tradito da uomini mascherati e anonimi che vogliono il mio aiuto per spodestare gli odiati Obarskyr ma non vogliono che sopravviva per intascare la ricompensa promessami. Allora perché sono qui?»