Sei proprio un faro, Narnra Shalace di Waterdeep. Continua a farmi strada, e vediamo insieme che cosa succede.
Levando il viso verso l’invisibile soffitto che la sovrastava, Narnra scagliò una silenziosa imprecazione all’indirizzo del Mascherato e di Tymora, soppesò la torcia fra le mani con crescente disperazione e riprese ad avanzare.
Adesso l’arcata era molto vicina, distante appena una dozzina di passi, sulla sua sinistra. Tenendo la torcia il più basso possibile e spostata al massimo sulla destra, Narnra si avviò da quella parte, strisciando lungo la parete verso l’apertura. Certo, stava reggendo un faro fiammeggiante, ma forse in quella cantina c’erano luce e lotte tali da impedire che l’attenzione si appuntasse su una torcia in più che si stava avvicinando. Forse…
Inginocchiatasi, l’Ombra di Seta di Waterdeep abbassò la testa al livello del pavimento di pietra e sbirciò oltre l’arcata.
Nella cantina c’erano soltanto due uomini… e la loro magia. Uno di essi era il vecchio mago che costituiva la sua unica via d’uscita da tutti quei pericoli, l’altro era un uomo più giovane che stava farfugliando in preda al terrore, sospeso a mezz’aria e avvolto da lucenti e vorticanti nubi di magia.
Quindi era intrappolata fra Caladnei di Cormyr, che stava avanzando alle sue spalle lenta e inesorabile, pilotandola con l’abilità con cui qualsiasi mandriano avrebbe accalcato dei buoi in un recinto, e il vecchio mago che l’aveva sconfitta con tanta facilità.
Senza dubbio, la Maga Reale aveva eretto intorno a sé incantesimi su incantesimi con cui schermarsi… e la portata del potere del vecchio mago era ovvia, dato che l’aria stessa splendeva e pulsava a causa di esso, con tanta violenza da farle quasi dolere gli orecchi.
«Sai, avresti potuto farlo nella maniera più facile», disse Elminster all’uomo tremante e madido di sudore sospeso nell’aria sopra di lui. «Io sono un tiranno benevolo, e richiedo soltanto pochi attimi del tuo prezioso tempo… un impedimento nella precipitosa tabella di marcia con cui ti proponi di conquistare il dominio del mondo, lo ammetto, ma tale da darti comunque una possibilità di continuare a esercitarti a gongolare e a gridare frasi argute riguardo al tuo futuro valore… e invece no, Thauvas, tu hai dovuto opporre resistenza. E io che credevo che i Thayani comprendessero alla perfezione i rispettivi ruoli di padrone e di schiavo! Tu mi deludi. Allora, parla», continuò, in tono d’un tratto più tagliente. «Tu sei…»
«T… Thauvas Zlorn, Mago Rosso di Thay.»
«Grazie. Dunque, Thauvas, tu hai fatto tutta questa strada per raggiungere l’umida Marsember… che non è certo il porto più vicino che si possa raggiungere dalle coste thayane… soltanto per partecipare a una festa in una cantina in compagnia di sconosciuti, giusto?»
«S… s… sì… uh… ah… voglio dire, no!»
«La tua mente divaga ed è turbata, caratteristiche che non vanno bene in qualcuno che cerca di acquisire il dominio della magia», commentò Elminster, scuotendo il capo. «Il giorno in cui potrai diventare un qualche tipo di zulkir sembra essere davvero distante. Sei venuto per unirti a questa Legittima Cospirazione, o almeno per vedere di cosa si trattava, vero? Oppure è stato Thay a fomentarla e tu stavi soltanto adempiendo a una missione che ti è stata assegnata?»
Il volto di Zlorn tremò e si contorse, mentre lui lottava contro il sondaggio spaventosamente forte che gli stava trapassando ricordi e pensieri come un cuoco avrebbe potuto trapassare un melone con uno spiedo. Suo malgrado, poi, le labbra gli si mossero per obbedire alla pressione di una seconda, inesorabile magia che lo costringeva a dire la verità.
«S… s… sì», balbettò.
«Sì a quale delle due ipotesi, eloquentissimo Thauvas? Parla ad alta voce, in modo che tutti ti possano sentire.»
In reazione a quelle parole del vecchio mago, Narnra s’immobilizzò, poi si girò di scatto per guardare verso Caladnei, scoprendo che il volto della maga reale esprimeva il suo stesso stupore.
«Sì», si affrettò ad annaspare il Mago Rosso. «Mi è stato assegnato questo incarico… molti Maghi Rossi emergenti sono coinvolti… una prova per ciascuno di noi… i Sembiani sponsorizzano questa cospirazione… è cominciata come scontento fra gli esuli di Cormyr, naturalmente… finora noi Thayani ci stiamo naturalmente tenendo il più nascosti possibile…»
Mentre la volontà sempre più concentrata di Elminster penetrava attraverso strati e strati di ricordi, di pensieri e di preziosi segreti, sbucciando la mente del Thayano come se fosse stata una cipolla, uno strato dopo l’altro, Thauvas Zlorn cominciò a singhiozzare e a parlare a ruota sempre più libera.
«E quel tuo allegro accenno ai Coraggiosi Avventurieri? Fanno forse parte del complotto? Si tratta di accordi che sono già in essere o di piani futuri?»
«Io… io… io… è stata una mia idea… Velmaerass ne è rimasto molto soddisfatto… si è complimentato con me…»
«Sentirlo mi riscalda decisamente l’anima», commentò Elminster, in tono asciutto. «Potrebbe perfino assegnarti uno o due tharch, se per allora sarai ancora vivo.»
Thauvas stava già piangendo per il terrore, due lucenti linee di lacrime che gli scorrevano lungo le guance, e adesso prese addirittura a battere i denti. Sospirando, il Vecchio Mago aggirò con noncuranza una mano.
«Allora dormi… almeno per ora… e conserva quel poco senno che hai», affermò con disprezzo. «Tutto questo svenire e farfugliare… quando impareranno mai questi cuccioli che essere un mago significa vagliare in anticipo le possibili conseguenze, valutarle e agire tenendone debitamente conto? O forse riflettere prima di lanciarsi allegramente nel bel mezzo di una guerra è diventata cosa da riservare soltanto ai vecchi stolti?»
D’un tratto si volse di scatto e una forza invisibile quanto irresistibile afferrò la gola e i polsi di Narnra, sollevandola da terra con tutta la torcia prima che avesse anche solo il tempo di sussultare.
«E tu, piccola Dama Mascherata? Quanto hai riflettuto tu, prima di lanciarti attraverso quella porta per venirmi dietro, eh? Oppure sei tanto giovane che l’avventura ti affascina al punto da indurti a gettarti in essa a capofitto?»
Narnra Shalace si ritrovò sospesa nell’aria pulsante, con vaghe volute candide di puro potere magico che le aleggiavano intorno, lo sguardo rivolto verso il sottostante volto barbuto del vecchio mago, che sfoggiava ora un asciutto sorriso.
La ragazza annaspò per respirare, d’un tratto fradicia di sudore, e si chiese se lo strisciante senso di torpore che avvertiva intorno al collo e agli orecchi fosse un segno della magia che le si stava insinuando nella mente, se anche lei si sarebbe ritrovata singhiozzante e farfugliante, con i denti che battevano e la lingua che non le obbediva più. Quel vecchio l’avrebbe uccisa, oppure l’avrebbe trasformata in un relitto demente, rovinandola con la sua magia?
«Io… io… io…»
«Sei decisamente troppo agitata, Signora della Notte. Non ho nessun particolare desiderio di operare un incantesimo di assassinio proprio sotto il naso della Maga Reale di Cormyr, che a quel punto riterrebbe suo dovere intraprendere azioni che finirebbero soltanto per danneggiarla. Tutto quello che voglio è qualcosa che dovrebbe soddisfare tutti noi: una condivisione della verità.»
«La verità, ragazza, è una cosa preziosa», proseguì, trapassandola con lo sguardo dei suoi occhi fra il grigio e l’azzurro. «Tagliente, certo, impiegata troppo di rado nella vita quotidiana… e di conseguenza fin troppo preziosa. Sei disposta a condividerla con me?»
Impotente, Narnra deglutì a fatica, abbassò lo sguardo sul vecchio e si sforzò di trovare una risposta.
«Oppure preferisci la morte?» sussurrò il Vecchio Mago, fissandola negli occhi.