Poi il bagliore azzurro esplose di colpo in una pioggia di scintille e si spense… e il corpo ormai privo della testa si accasciò al suolo non lontano da Thauvas.
Adesso Elminster era avviluppato da lampi di luce e da acuti suoni cantilenanti, ma l’espressione dei Maghi Rossi disse a Narnra che essi si erano aspettati dai loro incantesimi un effetto decisamente superiore al creare un po’ di luce e di rumore.
«Chi sei tu?» sussultò infine uno di essi, quando anche l’incantesimo’ più potente si fu dissolto nel nulla, lasciandosi alle spalle soltanto innocue volute di fumo che gli salivano dalla punta delle dita.
«Elminster di Shadowdale, al tuo servizio… o, per meglio dire, al servizio di Thay, terra che sarà decisamente migliorata dall’estinzione di tutti i Maghi Rossi», replicò in tono allegro il mago dalla barba bianca, mentre piccole lingue di fuoco prendevano a fluire fra le sue dita sollevate e allargate; sbirciando fra esse, come un buffone girovago, il Vecchio Mago rivolse un sorriso in tralice ai Thayani tremanti.
«Fermo!» ingiunse uno di essi, in tono disperato. «Facci del male e questa donna morirà!»
Nel parlare, abbozzò un cenno di richiamo con una mano, e la linea di fuoco collegata a essa si tese, il suo suono acuto che saliva di tono fino a diventare uno stridio, e Caladnei di Cormyr prese ad artigliarsi disperatamente la gola, il corpo che tremava come una corda pizzicata, quando anche gli altri due Maghi Rossi accentuarono la tensione delle loro funi magiche.
Pallidi in volto, i Thayani fissarono con occhi roventi Elminster, che si parò prontamente davanti a Narnra per schermarla, nel momento in cui i suoi stivali infine toccarono terra.
L’Ombra di Seta scoccò un’occhiata sorpresa in direzione della schiena del Vecchio Mago e si accoccolò su se stessa, pronta a balzare nella direzione che le forse parsa più sicura, chiedendosi se per tutto Toril non sarebbe stato meglio se lei si fosse lanciata addosso a Elminster impugnando la sua daga migliore e squarciandogli la gola, anche se questo avrebbe significato anche la sua morte. Intanto, il Prescelto di Mystra stava borbottando qualcosa sotto voce, una parola che lei non riusciva a comprendere ma che era sempre la stessa ripetuta all’infinito.
Con il respiro affannoso, la mano che si abbassava verso l’impugnatura della daga, Narnra rimase accoccolata, incerta sul da farsi… o su quale forma di morte si sarebbe abbattuta su tutti loro.
«Adesso ce ne andremo di qui», affermò in tono aspro un altro Mago Rosso, «e la Maga Reale rimarrà nostra prigioniera. Buona caccia a noi. Quanto a te, vecchio, ci lascerai andare e non farai nulla per alterare o neutralizzare i nostri incantesimi mentre ce ne andiamo, altrimenti lei morirà».
«Capisco e acconsento», assentì in tono sconfitto Elminster, chinando il capo in segno di resa.
Due Maghi Rossi reagirono con un sogghigno di trionfo e il terzo iniziò a eseguire un incantesimo di trasferimento… ma in quel momento un’ondata di fuoco fra il bianco e l’azzurro eruppe alle loro spalle, con forza tale da farli barcollare.
«E io», intervenne con freddezza una nuova voce dal tono tagliente, «comprendo fin troppo bene il mio ruolo in questo piccolo dramma e acconsento a svolgerlo».
Lame vorticanti di argento scintillante emersero dal nulla per affondare in profondità nelle tre schiene vestite di marrone… e i tre Maghi Rossi si bloccarono nell’atto di voltarsi, sussultando quando quelle lame magiche trapassarono loro il torso come rasoi.
«Dopo tutto, uccidere Maghi Rossi è il mio compito e un mio piacere», aggiunse la voce.
I legami magici che trattenevano Caladnei di Cormyr si dissolsero, e la Maga Reale crollò carponi, tossendo debolmente. Adesso da ogni direzione stavano affluendo uomini che correvano verso la cantina, e qua e là era possibile veder divampare la luce di un incantesimo, a indicare che i Maghi della Guerra di Cormyr si stavano teleportando a loro volta sul posto.
La loro avanzata venne però bloccata da un improvviso muro di fiamma, la cui fonte sorrise ai nuovi venuti attraverso un groviglio arruffato di ribelli capelli argentei, ergendosi orgogliosa a piedi scalzi e con indosso una lacera e logora veste nera; i suoi piedi non toccavano il suolo, reggendosi nell’aria appena sopra di esso.
«Ben incontrati, tutti quanti», salutò in tono tranquillo, mentre le sue fiamme costringevano la gente di Cormyr a indietreggiare. «Io sono la Simbul, detta a volte anche la Strega-Regina di Aglarond. Mi dispiace, tesoro», aggiunse con un sorriso, scoccando una rapida occhiata da sopra la spalla in direzione di Elminster. «Sono venuta più in fretta che potevo.»
5.
Sfida, autorità e divinità
Non devi pensare che ogni terza persona che incontri in una taverna o al mercato sia un potente personaggio, qualcuno in grado di parlare con gli dei ogni notte e di rovesciare imperi ogni giorno. Faerûn è in triste declino rispetto ai tempi passati, e adesso il conto si è ridotto a una persona su sette, o anche di meno.
Ringhianti fiamme d’argento sollevarono in un vortice verso il soffitto della cantina pezzi mutilati dei corpi dei Maghi Rossi e in pochi istanti li fusero fino a ridurli a un fumo denso e grasso e a farli svanire del tutto; sulla scia della loro disintegrazione, le fiamme rallentarono con un suono sommesso e svanirono a loro volta, lasciando al loro posto la donna dai capelli arruffati e dalla lacera veste nera, ferma in piedi con un sorriso sul volto e le braccia conserte.
Narnra, intanto, rimase accoccolata sul pavimento, chiedendosi quale nuovo, devastante caos magico sarebbe esploso nell’immediato futuro, dove e quando, sentendosi peraltro certa che sarebbe comunque successo presto, molto presto. Per gli dei, i capelli di quella donna erano d’argento… di vero argento… e sembravano vivi, si muovevano come un mucchio di vermi da esca raccolti in un secchio!
«Dal momento che questo è il regno di Cormyr, noto per il suo ammirevole rispetto delle leggi», osservò con calma la Regina di Aglarond, con voce che il potere della sua magia fece arrivare in ogni lontano e oscuro anfratto delle cantine, mentre la sua forma eretta fluttuava sempre più in alto nell’aria, «sono certa che le mie azioni susciteranno le proteste di coloro il cui dovere include anche il mantenimento dell’ordine in questo luogo… nonostante il fatto che io abbia appena salvato loro la pelle, per l’ennesima volta. Per una volta, non si potrebbe per favore dare almeno inizio a queste proteste e rimostranze in maniera civile?».
Gli Arpisti e i Maghi della Guerra raccolti in semicerchio tutt’intorno si limitarono a fissarla con espressione cupa e confusa, lame, archi e bastoni magici ancora sollevati, mentre alle loro spalle, nei più lontani recessi delle cantine, continuavano a verificarsi nuovi scoppi di luce che segnalavano l’arrivo di altri maghi. I difensori di Cormyr si scambiarono lunghe occhiate, si riscossero e parvero sul punto di parlare… ma per alcuni lunghi momenti pieni di tensione, durante i quali la Maga Reale sussultò, si stiracchiò e si rimise in piedi, allontanando debolmente la mano offertale da Elminster… nessuno avanzò proteste o rimostranze di sorta.
Poi un singolo uomo si fece avanti quasi con noncuranza, staccandosi dalle schiere di Cormyriani pieni di tensione per dirigersi verso la Regina di Aglarond. Il suo aspetto era robusto, il suo volto segnato dagli elementi aveva la pelle abbronzata dal sole ed era incorniciato da irsute basette e da un accenno di barba che disegnava i contorni del mento squadrato; gli occhi, di un colore fra il nocciola e il marrone, erano sovrastati da spesse sopracciglia candide, come candidi erano anche i peli che si scorgevano attraverso l’apertura dell’elegante camicia di seta… indumento che contrastava con i rattoppati calzoni di cuoio e con gli stivali infangati. Nonostante quell’evidente indicazione di un’età non più giovane, il suo sorriso era però giovanile e smagliante.