«Mi chiamo Glarasteer Rhauligan e sono soltanto un umile mercante che tratta coperture di torrette e di guglie», disse, arrestandosi e sollevando lo sguardo verso la Simbul, «ma forse questo mi rende più adatto di altri a fungere da ambasciatore del Regno della Foresta. Grande Regina, ti porgo il benvenuto nel nome di Cormyr… a patto che tu non rivolga contro di noi nessuna magia aggressiva. Attaccare alcuni malvagi, non invitati Maghi Rossi è un conto, ma aggredire coloro che hanno giurato di far osservare le leggi del regno sarebbe una cosa del tutto diversa. Nel nome di Mystra, se posso essere tanto audace, ti chiedo di non ostacolare la nostra Maga Reale e di permetterle di tornare sana e salva fra noi», aggiunse, protendendo una grossa mano a indicare Caladnei.
La Simbul abbassò lo sguardo su di lui, i capelli argentei che le si agitavano e arrotolavano intorno alle spalle come le code agitate di una legione di gatti irritati.
«Un discorso davvero cortese, Sommo Cavaliere e Arpista Rhauligan, ma al tempo stesso molto esplicito. Ti ringrazio. Questa è la mia risposta: è ovvio che la Maga Reale è libera di andare dove vuole. In questo luogo la sua volontà è legge. A patto che sia “prudente eseguirla”.»
«Ah», commentò Rhauligan, seguendo con lo sguardo i lenti passi zoppicanti con cui Caladnei stava aggirando la Simbul per dirigersi verso l’imboccatura della cantina. «E secondo la tua esperienza e la tua visione del mondo, grande Prescelta e Regina, quali sarebbero i limiti che la prudenza appone a una simile obbedienza?»
«I comandamenti di Mystra riguardanti la tirannia di tutti coloro che operano la magia, che vincolano tutti i Prescelti, quali siamo io stessa e Lord Elminster, e le aspettative che tutti i buoni e fedeli abitanti di Cormyr nutrono in merito al fatto che le leggi del regno e un’equa amministrazione della giustizia siano cose concesse a tutti, in pari misura, e non siano oggetto di abuso da parte di chiunque sia dotato di autorità.»
«Non sto dicendo che la vostra Maga Reale abbia fino ad ora mostrato segni di arbitrarietà, favoritismi o corruzione», proseguì, sollevando una mano. «Voglio soltanto sottolineare che se lei dovesse farlo o se dovesse agire in modo tale da mettere seriamente in pericolo il regno, sarebbe dovere di tutti i leali sudditi di Cormyr di opporsi a lei invece di obbedirle.»
«Ed essere in disaccordo con te, onorevolissima regina, equivarrebbe a mettere in pericolo il regno?»
«Essere in disaccordo, no», replicò la Simbul, mentre il suo sorriso si accentuava leggermente. «Attaccarmi, sì. Perdere in un solo colpo così tanti fedeli Maghi della Guerra e Arpisti ridurrebbe gravemente la capacità di Cormyr di fronteggiare maghi ostili… sia che provengano da Thay, che siano stati assoldati dai Sembiani o che provengano da qualsiasi altro luogo… o di far fronte ad altre cospirazioni contro la Corona che siano state meglio guidate e organizzate di questa cosiddetta “Legittima Cospirazione”.»
«Chiedo scusa, grande signora, ma questo tuo discorso somiglia moltissimo all’argomentazione del tipo “tutto andrà bene finché potrò fare a modo mio” tipica di numerosi tiranni», osservò Rhauligan, mantenendo un tono estremamente gentile.
«Infatti, signore, ma rifletti su questo: noi Prescelti siamo dotati di abbastanza potere magico da poter devastare interi regni e con essi la mente di tutti i loro abitanti, di poter scatenare cataclismi a nostro piacimento… e tuttavia non lo facciamo. Noi possediamo due cose che mancano alla maggior parte dei tiranni: le catene che Mystra ci impone e la saggezza acquisita che ci permette di sapere quando colpire e quando astenerci dal farlo… il che spiega come mai tu sei ancora in piedi intento a discutere con me invece di giacere morto insieme a tutti i tuoi compagni, il che è ciò che ti garantisco sarebbe successo se io fossi stata Szass Tam e tu avessi osato apostrofarmi in questo modo, sia pure con cortesia.»
In quel momento Caladnei infine raggiunse Rhauligan e gli posò una mano sulla spalla, sia in segno di ringraziamento che per cercare il suo sostegno; dietro di loro, la fila di Arpisti e di Maghi della Guerra avanzò di un passo.
Altrettanto silenziosamente, e con pari noncuranza, Elminster si mosse per farsi più vicino alla regina fluttuante nell’aria.
«In questo momento ci stanno dando la caccia per tutto il porto come se fossimo conigli, signore! Per noi è la rovina, a meno che tu la trasformi in una gloriosa vittoria scagliando qualche potente incantesimo in quella cantina e facendola crollare in modo da schiacciarli tutti. Laggiù si sono radunati più Maghi della Guerra… e più Arpisti, anche, che gli dei li dannino!… di quanti ne abbia visti in uno stesso posto dall’ultimo combattimento contro il Drago Demoniaco!»
«Non c’è bisogno di gridare e di attirare in questo modo l’attenzione su di te, buon Narvo», replicò, in tono quasi gentile, l’ignoto interlocutore che possedeva l’altra pietra per comunicare. «Hai usato l’incantesimo di contatto mentale per parlare con Englar?»
Narvo trasse un profondo respiro, come se stesse cercando di calmarsi con la pura e semplice forza della volontà.
«No, signore», rispose, in tono più sommesso. «L’ho attivato, ma… non ha funzionato, quindi lui deve essere molto lontano da Cormyr, oppure…»
«Oppure è morto. Il che è molto probabile», fu la calma risposta. «Ho ordinato a lui e ad alcuni altri di trovare e di riportare indietro Zlorn, perciò con ogni probabilità poco tempo fa doveva essere in quella cantina. Cosa mi puoi dire di Sanbreean? Come sta?»
«È… è morto, signore, nel corso dei combattimenti sui moli. L’ho visto scagliare un incantesimo contro un Mago della Guerra, che ha risposto disintegrandogli la faccia. Di conseguenza, io sono l’unico di noi rimasto in vita. Questi nobili e mercanti sono inutili! Fra loro sono tutti avidità, risate e minacce… poi però si danno alla fuga come conigli spaventati non appena le cose vanno storte!»
«Ah, bene», commentò la voce che scaturiva dalla pietra per comunicare che Narvo aveva in mano, usando un tono così basso che il Mago Rosso si dovette chinare in avanti per sentire, arrivando quasi a sfiorare con il naso la fredda e lucida superficie della pietra. «Queste sono cose che succedono, e purtroppo ne deve succedere anche un’altra. Questa.» La pietra per comunicare esplose con un ruggito, decapitando all’istante Narvo. Il corpo del Mago Rosso si raddrizzò di scatto, le sue mani artigliarono spasmodicamente l’aria, poi il cadavere mosse qualche passo barcollante indietro e da un lato… appena pochi passi incerti, ma furono sufficienti.
Le scure e fetide acque del porto di Marsember ospitavano già una nutrita collezione di piccole cose morte galleggianti, ma accettarono quell’aggiunta con uno sciacquio che suonò quasi come un benvenuto.
Del resto, gli eventi di quella sera avevano già dato loro modo di esercitarsi abbondantemente in quel genere di rapida accoglienza.
E in una buia, lontana camera, una pietra per comunicare rimasta orfana della sua gemella venne posata con delicatezza su un tavolo il cui piano era talmente lucido da rivaleggiare con la superficie della pietra stessa. L’uomo che l’aveva posata giocherellò distrattamente con una gemma nera che portava al collo come pendente, poi si volse e si diresse verso la finestra, canticchiando a mezza voce nel contemplare le stelle ammiccanti, mentre rifletteva. Senza dubbio, era giunto il momento di prendere in considerazione il suo secondo piano, decisamente più astuto e indiretto del primo.