Выбрать главу

Quella differenza derivava dal fatto che Surth aveva commerciato in profumi, vini e droghe fino ad avere il denaro che gli cadeva dagli orecchi… da questo e dal fatto che lui adorava Shar. Bezrar non aveva mai apprezzato né capito l’amore di Surth per la crudeltà, ma c’erano momenti, come per esempio quello attuale, in cui esso tornava utile.

Allargando il cappuccio che Surth gli aveva porto, Bezrar si preparò a infilarselo sulla testa.

«Prima siediti. Non sarebbe divertente vederti barcollare di qua e di là in mezzo a questo caos, finendo per conficcarti le forbici in un occhio… o per piantarle addosso a me», consigliò con freddezza Surth, poi sbuffò appena, a indicare che aveva appena fatto una battuta, e aggiunse: «Muoviti! La notte non dura in eterno, sai?».

«No, per il pesce di Odd», convenne Bezrar, con entusiasmo, la voce soffocata dal cappuccio, e indietreggiò prontamente, abbandonandosi sulla propria sedia con uno schianto sonoro. Levando gli occhi al cielo per il disgusto, Surth osservò le dita grasse e unte del mercante all’ingrosso tastare in mezzo al caos di documenti come un ragno ubriaco, cercando le forbici che giacevano lucide a meno di un centimetro di distanza da esse.

Il suo cappuccio, invece, era già pronto e lui se lo calò con fare selvaggio intorno alla testa, assestandolo con uno strattone impaziente.

«Bezrar», sibilò, in un tono di avvertimento che produsse il risultato previsto, e cioè un’ondata di attività frenetica che fece scricchiolare sonoramente la sedia del mercante.

«Sì, sì, così, !» rispose Bezrar, lavorando di forbici a tutta velocità, poi con un trionfante: «Ecco fatto!»

«Splendido», commentò Surth, con voce tale da far grondare sarcasmo lungo le pareti. «E adesso vogliamo andare?»

«Sì, sì, certamente, per gli dei!» esclamò il grasso mercante, alzandosi in piedi con i movimenti ponderosi di un tricheco che riuscisse a issarsi su uno scoglio, e si diresse sbuffando verso la porta… ma a metà strada si batté una manata sulla fronte e si volse per spegnere la lampada e afferrare il coltello già riposto nel fodero… un esemplare davvero impressionante del genere di lama ricurva che i Marsembani usavano per sventrare il pesce… girandosi poi verso il compagno per porgli un’improvvisa domanda: «E se non ci fossero?».

«Allora riproveremo un’altra notte», rispose Surth, a denti stretti. «Nessuno può sottrarre diecimila monete d’oro a Mal… a noi due e continuare a vivere per svignarsela con il maltolto.»

«Ma… ma se invece fossero in casa e ci stessero aspettando? Per esempio con qualche oscuro incantesimo?»

«Ho un… un socio d’affari che potrà intervenire, in caso di bisogno», replicò Malakar Surth, con la mano già sulla maniglia della porta.

«Eh? Che genere di socio d’affari?»

L’alta ombra sottile, stagliata sulla soglia sullo sfondo dell’oscurità esterna, mormorò:

«Bezrar, è giunto il momento di fare silenzio. Quanto al mio socio, diciamo soltanto che i suoi incantesimi sono di un genere ancora più oscuro».

* * *

Narnra deglutì a fatica, o almeno tentò di farlo, in quanto le pareva di fluttuare in un mare di tranquillità, in mezzo alla gloria, incantata da quella voce possente e tuttavia gentile. Dunque, quello era un dio…

A bocca aperta per la reverenziale meraviglia, la maggior parte dei Maghi della Guerra si stava inginocchiando sul pavimento delle cantine mentre la voce tonante della loro dea echeggiava e riverberava intorno a loro; in piedi, gli Arpisti fissavano con occhi dilatati i due Prescelti, nella speranza di riuscire a intravedere qualcosa… sia pure nella maniera più fugace, della Madre di Ogni Magia.

Poi qualcosa si destò nella mente di Narnra, mentre lei se ne stava accoccolata, tremante per il timore reverenziale, qualcosa che parve trovare e vagliare le sette stelle bianco-azzurre con curiosità… per poi sfoggiare un sorriso che era un’eco di quello che in precedenza si era diffuso dentro di lei.

Paralizzata, immobile come pietra, Narnra Shalace pianse interiormente durante quell’ispezione personale da parte di Mystra e lasciò che quel nuovo fuoco bianco-azzurro si riversasse nelle stelle, lasciandola tremante.

E per questo lei fu la sola persona presente nella stanza che non ebbe modo di sentire ogni singola sillaba pronunciata dalla voce mentale di Mystra:

COME UN FABBRO TESTA E TEMPRA UNA LAMA, COSÌ SI DEVE OPPORRE RESISTENZA DI CONTINUO ALLE TRAME DEI MAGHI DI THAY… E TUTTAVIA È MIO DESIDERIO CHE L’AUMENTATA DIFFUSIONE MERCANTILE DELLA MAGIA DA PARTE DI THAY CONTINUI, ALMENO PER ADESSO. HAI FATTO BENE A UCCIDERE COSTORO, ALASSRA, MA RECARTI ORA IN THAY PER INDULGERE NEL MASSACRO DI ALTRI MAGHI ROSSI SAREBBE SBAGLIATO. FIN TROPPO PRESTO, PROVVEDERANNO LORO STESSI A OFFRIRTI IL MODO DI DIVERTIRTI A LORO SPESE ALL’INTERNO DELLA STESSA AGLAROND.

QUANTO A TE, ELMINSTER, DOVRAI OCCUPARTI DI UN PIÙ IMPORTANTE PROBLEMA: IL TUO ALLIEVO DI UN TEMPO, VANGERDAHAST, NON È DEBOLE E SMEMORATO COME HA FATTO CREDERE A CALADNEI. EL, ACCERTATI CHE LUI ABBIA VAGLIATO DAVVERO A FONDO TUTTE LE CONSEGUENZE LEGATE ALLO SVILUPPARSI DEI SUOI PROGETTI E CHE NON STIA SOLTANTO AGENDO IN MANIERA EGOISTICA. SE PROVVEDESSI A INDAGARE DI PERSONA ROVINEREI IL SUO LAVORO… E METTEREI ULTERIORMENTE IN PERICOLO CORMYR.

* * *

La maggior parte dei Cormyriani presenti nelle cantine era raggomitolata per il terrore o tremante per la meraviglia e il timore indotti dal puro e semplice peso e potere legati alla presenza di Mystra, la cui voce continuava a echeggiare tonante. Tutti erano troppo affascinati per poter svenire o per scivolare nel torpore, in quanto il semplice contatto con la divinità rendeva ogni mente lucida e incandescente… ma l’ultima frase pronunciata da Mystra ebbe infine l’effetto di far impallidire la Maga Reale di Cormyr.

Il più grande segreto di stato di Cormyr era stato messo a nudo, davanti a tutti. La maga barcollò, assalita da un senso di malessere, e dovette lottare con se stessa per reprimere l’improvviso impulso di mettersi a urlare. Tutta la segretezza a cui si era fatto ricorso, le persone innocenti che avevano avuto la mente devastata o erano state uccise perché dimenticassero o non potessero rivelare ciò che avevano visto, il tormento di dover fronteggiare nobili, Maghi della Guerra e cortigiani ostili prima di essere pronta… tutto questo era stato spazzato via in un istante.

In quel momento due occhi giganteschi si aprirono, emergendo dal nulla alle spalle di Elminster e della Simbul, e il loro sguardo attraversò entrambi i Prescelti, appuntandosi su Caladnei.

FORSE SI È TRATTATO DI SPERICOLATA IDIOZIA, CALADNEI DI CORMYR, MA È STATO ANCHE UN ATTO CORAGGIOSO. INOLTRE, I TUOI SOSPETTI SU NARNRA SONO FONDATI. NESSUN SEGRETO PUÒ ESSERE MANTENUTO TALE PER SEMPRE, E SPERO CHE TU ABBIA PROTETTO QUESTO ABBASTANZA A LUNGO.

Nel fissare quei grandi occhi scintillanti, Caladnei si sforzò invano di trovare le parole per rispondere mentre un senso di esultanza andava crescendo dentro di lei e il volto le si copriva di lacrime improvvise…

Un’isolata figura incappucciata e vestita di cuoio si alzò di scatto dalla sua posizione accoccolata e si allontanò rapida come il vento, attraversando di corsa la cantina affollata con la rapidità di una freccia; per un istante appena, alcune stelle bianco-azzurre parvero vorticare intorno ai suoi talloni.

Glarasteer Rhauligan si scrollò come un cane bagnato e si riscosse dal proprio stato di estasi per spiccare la corsa, mettendo qualcosa nelle mani di Caladnei mentre le passava accanto.

La maga abbassò lo sguardo sull’oggetto che teneva fra le dita, la mente così sconvolta che impiegò qualche secondo a capire di cosa si trattasse: una scintillante fiala d’acciaio.

Bevila e risanati, ingiunse la voce mentale di Rhauligan, calda e decisa, giungendo fino a lei tramite il legame prodotto dall’incantesimo che non si era ancora esaurito. Non preoccuparti per me, ne ho altre due.