Выбрать главу

Raggiunto il picco di un tetto si lasciò scivolare lungo il lato opposto, prendendo cupamente nota dell’ampiezza del salto che avrebbe dovuto fare per evitare di fracassarsi le ossa cadendo nella strada sottostante.

Mentre era a metà del balzo, intravide per un istante un assonnato apprendista che si protendeva a chiudere le imposte della finestra della sua stanza e che, nel vederla, s’immobilizzò con la bocca aperta per la meraviglia, poi passò oltre e andò a sbattere con gomiti e ginocchia contro il tetto, proprio sopra lo sconcertato apprendista. Alcune tegole si ruppero e scivolarono via mentre lei slittava per un breve tratto, riusciva a incastrare uno stivale nel tettuccio dell’abbaino dell’apprendista e arrestava la caduta, tornando cocciutamente a inerpicarsi fino al picco del tetto e arrischiandosi al tempo stesso a lanciarsi una rapida occhiata alle spalle.

Rhauligan era dietro di lei, e i loro sguardi s’incontrarono per un breve, pensoso momento prima che Narnra scomparisse alla vista e si lasciasse scivolare lungo il lato opposto del tetto e verso un altro più basso che si trovava al di là di esso. Appartenendo a un edificio più piccolo, esso era stretto, relativamente piatto e fatto di tegole di legno striate di muschio spesso e probabilmente scivoloso, ma al tempo stesso permetteva di raggiungere un altro erto tetto poco lontano, e la poca distanza fra i due picchi diede a Narnra un’idea.

Poteva sacrificare una daga… una sola, e se fosse riuscita ad arrivare in tempo a quel secondo tetto…

Poteva farcela e inoltre… grazie a entrambi, Signore Mascherato e Tymora!… il lato opposto di quella dimora marsembana era dotato di un’ala laterale il cui tetto più basso le avrebbe fornito qualcosa su cui reggersi in piedi rimanendo al di sotto del picco del tetto orientato nella direzione da cui sarebbe giunto il suo inseguitore. E che fosse o meno un Arpista di rango elevato al servizio di Cormyr… come lo aveva definito la Simbul? «Sommo Cavaliere»?… non avrebbe più potuto darle la caccia così bene una volta che avesse intercettato con la faccia una daga d’acciaio.

La testa di Rhauligan apparve all’improvviso, affiorando oltre il picco del tetto su cui lui si trovava. Serrando i denti, Narnra scattò in piedi e scagliò uno dei suoi migliori coltelli con la massima forza e rapidità di cui era capace.

L’arma raggiunse il bersaglio e penetrò fin quasi all’elsa in… ecco, Rhauligan doveva essersi infilato un cappuccio o una maschera. In ogni caso la sua testa… se era davvero la testa… scomparve alla vista, lasciando l’Ombra di Seta a fissare i tetti fugacemente rischiarati dalla luna adesso che la nebbia si era momentaneamente diradata. Respirando a fatica, Narnra si chiese se aveva appena ucciso quell’uomo.

Quando poi la nebbia tornò a trasformare i tetti in ombre fumose, parecchi lunghi secondi più tardi, Narnra trasse un lungo respiro tremante, si girò e riprese la fuga.

* * *

«Starmara? Starmara, amore mio, sei sveglia?»

La voce di suo marito era un rauco ringhio… un tono che lui era fermamente convinto essere una sorta di irresistibile richiamo amoroso… e nel fissare con occhi assonnati i lussuosi tendaggi color rubino del loro letto a baldacchino, Starmara Dagohnlar si sforzò di non sospirare.

Durexter Dagohnlar ci sapeva decisamente fare quando lei lo incitava nel modo giusto e per quanto potesse essere un disonesto, puzzolente, brutale, cafone mercante marsembano di notevole successo e universalmente odiato… gli dei le erano testimoni che era il suo disonesto, puzzolente, brutale cafone.

C’erano dei momenti in cui le bestie dovevano per forza essere appagate, per quanto sgradevole potesse essere quel processo, quindi Starmara si sfilò assonnatamente la camicia da notte di lucida stoffa perché lui non la strappasse come aveva fatto la volta precedente, spinse di lato con il gomito un cuscino in modo da essere comoda e rispose con il sussurro più seducente di cui era capace.

«Sono sveglia e ti desidero, mio signore.»

Ridacchiando, Durexter rotolò attraverso la considerevole distesa di letto coperto di lenzuola di seta che li separava, sparpagliando cuscini e alitando addosso alla moglie zaffate di aglio e della salsa al pepe thayana che Starmara avrebbe preferito lui non riversasse in dosi tanto abbondanti sulla carne che mangiava.

«Ebbene, mia orgogliosa bellezza, così morbida e calda e… heh-heh… disponibile, stai per essere amata dal mercante più arraffatore, subdolo, aggiratore di leggi, evasore di tasse e semplicemente di successo di tutta Marsember!»

Starmara morse delicatamente il petto del marito per evitare di doverne baciare invece la bocca puzzolente che stava sciorinando con tanto entusiasmo il consueto, modesto discorsetto mentre lui assumeva quella che supponeva essere una posa eroica; per un momento, poi, la donna prese fugacemente in esame l’idea di sgusciare giù dal letto e via da sotto Durexeter intanto che si stava ancora battendo i pugni sul petto nel vantarsi dei propri successi, in modo da far sì che alla fine lui si lasciasse ricadere su… sul nulla.

Poi lui… lui prese a…

A gorgogliare e a rantolare in modo strano sopra di lei, destando nel suo animo l’improvviso timore che il suo cuore si fosse finalmente deciso a cedere e che Durexter stesse per rovinarle addosso e schiacciarla contro il letto, soffocandola con il proprio peso morto molto prima che qualsiasi servitore avesse modo di trovarli! Freneticamente, prese a dibattersi e a scivolare verso i piedi del letto, intralciata dalla veste profumata… poi lanciò un breve strillo quando Durexter le crollò all’improvviso sul gomito sinistro.

Liberatasi con una torsione frenetica e con un calcio, Starmara riprese a strisciare e a contorcersi per oltrepassarlo…

E andò a sbattere contro un ginocchio sconosciuto, rivestito di cuoio nero e attaccato al corpo di qualcuno che ansimava in maniera diversa da suo marito e aveva un odore del tutto differente dal suo. Quel qualcuno abbassò una mano per verificare cosa gli fosse andato a sbattere contro e tastò in lungo e in largo mentre Starmara cedeva al subitaneo impulso di urlare, con tutta la voce e l’energia di cui era dotata.

«Ehi, Mal!» ruggì il qualcuno. «Ho trovato la donna, ed è… ecco, lei è…»

«D’accordo, d’accordo», sibilò un’altra voce maschile, più tagliente e vagamente familiare. «Smettila di sbavare. Hai finito di strangolarlo?»

«Uh… ecco, non è morto, ma mi pareva che avessi detto…»

«Legalo», ringhiò la voce familiare. «Assicuragli il collo alla colonnina del letto in modo che non gli venga l’idea di lottare o di cercare di fuggire, poi legagli insieme i mignoli, perché a nessuno piace spezzarsi da solo le dita… tutti e due dallo stesso lato della colonnina e non dietro di essa, bada bene… e lascia il resto a me. Per allora, avrò finito di occuparmi della nostra Altezzosa Lady Starmara qui presente.»

Con la testa avvolta nelle sue stesse vesti di seta, la moglie del mercante più arraffatore, subdolo, aggiratore di leggi, evasore di tasse e semplicemente di successo di tutta Marsember si sollevò e si gettò oltre la testata elaboratamente intagliata del letto, scalciando selvaggiamente, con il solo risultato di catapultarsi fra le fredde mani fin troppo efficienti dell’invisibile possessore della voce più sottile, che la rovesciò prona sul suo stesso poggiapiedi con violenza tale da lasciarla annaspante e senza fiato, e procedette a legarle caviglie, ginocchia, polsi e gomiti prima ancora che lei avesse recuperato il respiro quanto bastava per protestare.

Non appena riuscì a farlo, naturalmente, l’uomo le infilò in bocca la veste di seta fin quasi a soffocarla e gliela legò in quella posizione con la sua stessa cintura, lasciando che la stoffa d’avanzo le ricadesse sulla faccia. L’uomo poi si chinò con un grugnito, che risultò quasi inudibile in mezzo al più sonoro coro di ringhi, grugniti e altri suoni sordi che provenivano dal letto, e un istante più tardi Lady Starmara Dagohnlar sentì un oggetto freddo, duro e molto pesante gravarle sullo stomaco e sui fianchi, immobilizzandola a tal punto che dibattersi o anche solo muoversi le sarebbe stato impossibile quanto volare al di sopra del Mare delle Stelle Cadute per recarsi presso quegli adorabili bagni pubblici di Westgate. Il vago odore di polvere antitarme le rivelò che era bloccata sotto la sua stessa cassapanca per le coperte.