Durexter, che non era stato imbavagliato, scelse proprio quel momento per dissentire, in modo sonoro e osceno. Surth si limitò a sorridere, ma quando il lord mercante cominciò a gridare gli si inginocchiò accanto piazzandogli un ginocchio sulla gola.
«Urla ancora e ti taglierò la lingua», avvertì. «So che sei in grado di scrivere dove si trova il tuo denaro… anche avendo parecchie dita spezzate. Lo stesso vale per te, Lady Dagohnlar», aggiunse, spostando lo sguardo su Starmara. «La prima volta che cercherai di urlare potrai anche riuscirci, ma il mio coltello farà in modo che tu non ci possa provare una seconda volta… e che tu non possa mai più usare quella tua lingua tagliente di cui vai tanto orgogliosa per il resto della tua vita, per quanto breve essa possa essere. Vedi, Bez e io abbiamo registrato questo piccolo debito, quindi nell’incresciosa eventualità della vostra morte potremmo sequestrare questa casa e svuotarla della maggior parte del suo contenuto prima che il resto dei vostri creditori abbia modo di contestarci il diritto di farlo.»
Nel parlare, Surth agitò con noncuranza il coltello scintillante e sollevò il ginocchio perché Durexter si era tinto di un acceso coloro porpora ed era in preda alle convulsioni.
«Ah, perdonatemi, ma ho dimenticato di informarvi di quello che accadrà quando ci saremo stancati di tirarvi su per farvi grondare acqua sporca di canale su questo bel tappeto», proseguì poi. «Sempre supponendo, ovviamente, che non riusciate a ricordare in quale angolo di questa bella casa avete nascosto il denaro che tenete di riserva per i tempi bui, in modo che i vostri onorevoli ospiti possano recuperare la somma perduta. Bez, qui», spiegò, indicando con la lama il compagno incappucciato, «ha appena comprato un nuovo coltello… mostralo ai gentili Dagohnlar, Bez! Ecco, vedete?… e vuole verificare quanto sia affilata la sua lama. Di recente, ho notato che gli uomini… e anche le donne, per gli dei, ora che ci penso… hanno le dita dei piedi, un sacco di dita, piccole appendici di cui in realtà nessuno di noi ha davvero bisogno. Procederemo quindi a liberarvene, una alla volta, e le metteremo da parte perché Ponczer, giù al Firehelm, le cucini per voi. Penso che cominceremo da Durexter, e quando avremo finito vi scaricheremo nella vostra stessa cantina a sanguinare e a dare ai ratti qualcosa da mangiare… io odio i ratti, e voi? Piccole creature fameliche che stridono, corrono e rosicchiano…».
Rialzandosi, Surth ammirò la punta scintillante del proprio coltello, poi inarcò le sopracciglia e abbassò lo sguardo su Starmara, quasi si fosse ricordato di lei solo in quel momento.
«Ah. Lady Starmara!» mormorò. «Considerata la tua bellezza, forse potremmo escogitare per te un genere di punizione più piacevole… ma d’altro canto può anche darsi che tu abbia la sfortuna di perdere tanta bellezza», commentò sorridendo nel contemplare ancora lo scintillio della lama.
«Per S… Shar», sussurrò Durexter, nel vedere lo snello mercante chinarsi di scatto per avvicinare il coltello alla guancia di Starmara. «Cosa stai facendo?»
«Sta’ ferma, cara», ammonì Surth, in tono affettuoso, una precauzione inutile in quanto Starmara era appena svenuta, poi tagliò con abilità la cintura della veste per rimuovere il bavaglio, prima di girare la testa e di sorridere a Durexter, ribattendo: «Mi chiedi cosa sto facendo? Ritengo che la frase più appropriata sia dire che sto sfoggiando un trionfante sarcasmo».
Sentire le mani rudi di Aumun Bezrar intorno alle caviglie e poi il pizzicore delle fibre grezze della corda offrì a Lord Durexter Dagohnlar l’occasione di svenire a sua volta, di cui lui approfittò con entusiasmo.
Ormai Narnra aveva il respiro affannoso quasi quanto quello dell’inseguitore che la tallonava sempre più da presso. Entrambi si stavano arrampicando per tetti fra le volute di nebbia fitta, distanti uno dall’altro non più di un paio di metri, e Rhauligan stava guadagnando terreno.
Narnra girò intorno a una serie di statue di gargoyle che sembravano vomitare nidi, poi scivolò e quasi cadde quando dai nidi in questione eruppe uno stormo di gracchianti uccelli neri… gorcraw o qualcosa di simile. Dentro di sé, la ragazza imprecò contro il suo inseguitore, che sembrava conoscere ogni tetto, facciata e vicolo, cosa che invece non si poteva dire di lei, e che già due volte era quasi riuscito a bloccarla, senza che le rimanesse un luogo verso cui saltare o una parete sicura da discendere.
Ci era quasi riuscito, e… dannazione! Stava succedendo di nuovo!
All’estremità opposta del tetto su cui era appena atterrata, che ospitava una piccola serra raggiungibile attraverso una porta protetta da un massiccio cancello di ferro battuto che perfino un esercito avrebbe avuto difficoltà a forzare, per non parlare di una ladra armata di pochi coltelli e delle sole unghie, c’era… il vuoto.
Un canale, e al di là di esso, a una distanza tale da rendere impossibile superarla con un balzo, un’elegante dimora; per di più, all’altezza a cui lei si trovava non c’era il tetto adorno di torrette di quella fortezza di pietra, bensì una singola finestra buia e spalancata, che sovrastava le scure acque sottostanti. Narnra si arrischiò a scoccarsi un’occhiata alle spalle e vide esattamente ciò che si era aspettata: Rhauligan che atterrava sul suo stesso tetto con un cupo sorriso, pronto a intercettare qualsiasi disperato scatto che lei avesse potuto tentare nella sua direzione e a bloccarle qualsiasi via di fuga.
Non c’erano alternative, tranne quel folle balzo disperato.
L’Ombra di Seta gettò indietro il capo per inspirare una profonda boccata d’aria, scelse con cura il proprio tragitto attraverso il giardino ingombro di vasi di piante gocciolanti… e spiccò la corsa con tutte le sue forze, acquistando velocità e deviando all’ultimo momento, giusto in tempo per scagliarsi in alto… sempre più in alto nella notte, rotolando su se stessa una volta… due…
Gloria delle glorie! Stava per…
L’impatto contro il davanzale della finestra fu abbastanza violento da intorpidirle il braccio e la spalla, sempre che non li avesse addirittura fratturati, da toglierle completamente il fiato e da catapultarla a testa in avanti nell’oscurità al di là della finestra, dove atterrò, rimbalzò e scivolò su uno spesso tappeto così morbido da sembrare fatto di pelliccia.
Il vetro colorato di due pannelli decorativi laterali s’infranse tintinnando tutt’intorno a lei quando il suo passaggio ne spalancò i battenti, che oscillarono violentemente sulla sua scia, poi…
Davanti a sé Narnra vide un grande letto al centro di una stanza elegante. Un uomo e una donna nudi erano legati mani e piedi uno accanto all’altra alla base del letto e due figure vestite di scuro e incappucciate si stavano girando proprio in quel momento verso di lei impugnando lunghi coltelli ricurvi e scintillanti.
Senza fiato e dolorante, Narnra riuscì a stento a contorcersi un poco nell’arrestare la propria scivolata… e l’istante successivo le due figure vestite di nero si pararono fra lei e la luce.
Una lama d’acciaio calò scintillando e le affondò nel corpo, così fredda e affilata che Narnra non sarebbe riuscita a urlare neppure se avesse avuto il fiato per farlo. Mugolando di dolore, la ragazza cercò di rotolare lontano mentre quei coltelli tornavano a calare ripetutamente su di lei.
7.
Gli intrighi sono come eccellente vino rosso
Accumulare denaro e schiacciare i propri rivali è come uno splendido banchetto… ma la danza dell’intrigo che conduce a questi successi è un eccellente vino rosso
«Prendila! Per Shar, un’assassina a pagamento! Durexter, la pagherai cara per questo!», ringhiò Surth, continuando a colpire con tutte le sue forze, poi scivolò per la quarta volta sul tappeto ripiegato su se stesso e cadde pesantemente di traverso sul corpo della nuova venuta, impedendo a Bezrar di colpire a sua volta senza rischiare di ferirlo.