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Cupamente, Surth rifletté che se non altro era finito nello sterco di cavallo a faccia in su, e si augurò che l’assortimento di dolori che avvertiva dipendesse da semplici ammaccature e non da ossa che si erano già fratturate, prima che il Mago Rosso Incantesimi Oscuri provvedesse a fracassare anche tutto il resto della sua persona con qualche magia.

«S… Surth? Per gli dei, sei vivo! Ti hanno buttato fuori?»

Quella voce era fin troppo familiare… era la voce di Bezrar, che doveva essersi dato alla fuga, abbandonandolo a una morte certa, solo in quella camera da letto con due sicari prezzolati! Bezrar, l’idiota che…

Mani forti (accompagnate da molto ansimare e da una zaffata di un alito che sapeva di zucchero alla menta… zucchero alla menta?… invece del consueto sgradevole odore di aglio stantio e di pesce ancor più stantio) sollevarono Malakar Surth dall’acciottolato e lo rimisero in piedi.

Surth prese fiato, preparandosi a pronunciare le parole più roventi e offensive che la sua mente sarebbe riuscita a trovare per insultare un certo grasso mercante, nei pochi istanti che gli ci sarebbero voluti per trovare e afferrare la daga di Bezrar, conficcandola ripetutamente nella sua grassa, stupida faccia… ma poi sbatté le palpebre, interdetto, e rimase a bocca aperta per lo stupore senza riuscire a emettere un singolo suono.

Bezrar era fermo davanti a lui con aria incerta, e continuava a spostare il peso del corpo da un piede all’altro… piedi calzati nel miglior paio di stivali che lui possedesse, così come il suo abbigliamento era costituito dagli indumenti più sobri e di miglior fattura di cui disponeva. Sul volto del grasso mercante aleggiava un sorriso incerto quanto il suo atteggiamento, e lui stringeva in una mano una lunga cavezza e una frusta da cocchiere… mentre con l’altra aveva appena aperto la portiera della carrozza chiusa di Surth, che era ferma davanti alla porta di Casa Dagohnlar. Surth sbatté di nuovo le palpebre, quasi aspettandosi che la carrozza svanisse, lasciandolo a fissare invece i volti duri e cupi di un’infuriata pattuglia della Guardia Cittadina, accompagnata da qualche servo dei Dagohnlar che lo stava additando nel richiedere il suo arresto immediato.

La carrozza rimase però esattamente dove si trovava, lucida sotto la fitta pioggerella che i Marsembani amavano prosaicamente definire «nebbia dell’alba», con le lampade laterali accese e la miglior pariglia di pomellati che Surth possedeva ferma in paziente attesa fra le tirelle. E se i cavalli erano pazienti, questo significava che era stato dato loro da mangiare.

Surth scosse il capo per l’incredulità, poi il suo stupore aumentò ancora di più nel constatare che due asciugamani da bagno erano ripiegati ordinatamente sul fondo della carrozza, sotto un sedile sul quale era disposto un cambio completo di vestiario per lui… proprio l’insieme rosso scuro che aveva avuto intenzione di indossare, completo di guanti e di stivali bordati di velluto.

«Ho fatto tutto per bene, vero?» commentò Bezrar, con un ampio sorriso, quando infine Surth si volse a fissarlo a bocca aperta. «Ho visto il biglietto che hai lasciato al tuo stalliere, e lui mi ha spiegato cosa significasse, e così… eccomi qui.»

Per la prima volta nella sua vita, Malakar Surth abbracciò un uomo con affetto e con l’intenzione di baciarlo.

«Ehi, ehi! Non c’è tempo per queste cose, altrimenti arriveremo in ritardo dal tuo “socio”… e il tuo stalliere mi ha lasciato intendere che questa sarebbe una cosa molto spiacevole.»

«Bezrar», riuscì a dire Surth, mentre assestava un’entusiastica pacca sulla spalla al grasso mercante e lo oltrepassava di scatto per afferrare gli asciugamani, «per questo leverò speciali preghiere per te davanti all’altare di Shar e… e ti comprerò qualcosa che desideri in modo particolare».

«Quella danzatrice che c’è all’Ancora Amorosa?» chiese Bezrar, in tono speranzoso.

«Due danzatrici! Lei e la sua migliore amica, o magari… splendido, Bezrar! Sei stato semplicemente… splendido!»

Malakar Surth non era il genere di uomo che avesse la propensione a gettare indietro il capo per ridere selvaggiamente all’indirizzo delle invisibili stelle avviluppate dalla nebbia, ma adesso fece esattamente questo… attirandosi un’occhiata perplessa di un ufficiale della Guardia che stava svoltando l’angolo proprio allora alla testa della sua pattuglia e che inarcò sempre più le sopracciglia nel vedere quel magro uomo ridente cominciare a strapparsi di dosso i vestiti per gettarli con indifferenza alle proprie spalle.

I membri della pattuglia notarono poi la portiera aperta della carrozza, si scambiarono un’occhiata e per un tacito accordo svoltarono giù per un’altra via. Quegli idioti di nobili…

Surth stava già spronando i cavalli a tutta velocità giù per Tarnmstar Lane, alla volta della Via Chancever, tuttora pervaso da un intenso senso di gratitudine nei confronti di Bezrar… che gli sedeva accanto con un sorriso compiaciuto sul volto… quando fu assalito da uno sgradevole pensiero: considerato quanto era ben custodita e disseminata di trappole la sua casa, come aveva fatto Bezrar a sapere dove lui teneva quei vestiti? E come aveva fatto a prelevarli dall’armadio, ancor meglio custodito e dotato di altre trappole?

8.

Agili navigazioni a Marsember

Se vuoi vedere la vera malvagità, non cercare nei vicoli o in oscure taverne. Cerca invece nelle eleganti e private camere dei ricchi e dei nobili, tieniti nascosto e osserva cosa accade in esse. Quando si tratta di assoluta malvagità, le prestazioni migliorano con la pratica, come in tutte le cose… e una simile pratica è maggiormente possibile là di quanto non lo sia nei vicoli, perché giocatori annoiati che cerchino un intrattenimento si dilettano a lungo prima di infliggere il colpo mortale.

Irmar Amathander di Athkatla
Molte Strade Verso Una Stessa Conclusione
Anno della Lama Lucente

L’acqua del porto non risultò più pulita la seconda volta che lei vi finì dentro, e Narnra si sentì grata di non poter vedere le cose viscide che stava disturbando mentre scendeva in profondità in mezzo al fetido gorgogliare di una quantità di cose marce che la circondavano. Scalciando contro il fondale per darsi la spinta per tornare in superficie, approfittò del movimento per ripiegare il più possibile le ginocchia contro il corpo e si sforzò di passare le braccia legate sotto gli stivali in modo da portarle davanti a sé nel riaffiorare annaspando in superficie, proprio mentre un sonoro sciacquio poco lontano annunciava l’arrivo del suo inseguitore.

Era inevitabile. Avrebbe quasi sentito la sua mancanza, se mai si fosse trovata in circolazione di notte per Marsember senza essere testardamente inseguita da Rhauligan. Quasi. Ogni giovane ladra waterdhaviana avrebbe dovuto avere un inseguitore come lui.

Con le labbra increspate da un acido sorriso destato da quel pensiero, Narnra si ripiegò su se stessa come un’anguilla e nuotò verso il lato opposto del canale, scoprendo che anche con i polsi legati era in grado di procedere piuttosto in fretta, grazie anche al fatto che per quanto puzzolenti, le acque oleose di quei canali erano più calme e meno affollate di quelle in cui aveva imparato a nuotare, le altrettanto sporche acque circostanti i moli di Waterdeep.

D’altro canto, lei era abituata a procedere a bracciate quando voleva nuotare in fretta e a contorcersi in quel modo solo se voleva evitare di fare qualsiasi rumore… e stava già cominciando a stancarsi.