Выбрать главу

La ragazza affondò con uno sciacquio in mezzo alla sporcizia che intasava il bacino, ma riaffiorò tanto in fretta da far ribollire l’acqua circostante e spiccò la corsa, un po’ barcollante ma veloce, lungo la strada all’estremità del bacino, scomparendo nella nebbia dell’alba in un tempo minore di quello che Rhauligan impiegò a riprendere fiato e a lanciarsi verso il molo.

Scagliando una quantità di sentite imprecazioni mentali contro la creatura morente a cui erano appartenuti i tentacoli, l’Arpista oltrepassò di corsa la chiatta in fiamme e irruppe sulla strada in tempo per finire quasi sotto le ruote di un carretto spinto da un pescivendolo assonnato.

Naturalmente il carretto gli si rovesciò addosso… ma per fortuna a quell’ora del mattino esso era ancora vuoto. Infuriato, l’uomo che lo stava spingendo scaraventò di lato le cassette per il pesce nella fretta di scagliarsi addosso a Rhauligan, ma l’Arpista lo prevenne balzando da terra e sferrandogli un pugno al mento che lo sollevò di peso e lo proiettò a mezza strada di distanza… e contro uno degli uomini di una pattuglia della Guardia che, insieme ai compagni, aveva appena formato un cerchio di spade snudate intorno alla fradicia e furente Narnra.

Nel cadere a terra, l’uomo della Guardia creò un varco che permise alla ragazza di sottrarsi con uno scatto all’accerchiamento… il che però significò che nell’emergere di corsa dalla nebbia lei si trovò ad andare a finire fra le braccia di Rhauligan.

Abbassandosi e schivando all’ultimo momento, Narnra riuscì a scivolare sotto la sua presa, anche se le sue dita le lasciarono una scia dolorante lungo il fianco, e si lanciò giù per la strada, zigzagando due volte nel sentire alle proprie spalle il martellare degli stivali dell’Arpista che riprendeva l’inseguimento.

Anche gli uomini della Guardia le stavano correndo dietro, agitando lame e randelli, quindi Narnra si tuffò nel primo canale che vide, dal lato opposto della strada rispetto a quello da cui erano emersi i tentacoli. Prevedibilmente, Rhauligan si gettò in acqua dietro di lei prima ancora che il rumore prodotto dal suo tuffo si fosse spento.

Gli uomini della Guardia si arrestarono invece sul bordo del canale, scossero il capo e si avviarono nella direzione da cui erano venuti.

«Nel rapporto scrivi che sono annegati… una lite fra innamorati finita male, entrambi sono caduti in bocca ai pesci. Dal momento che si tratta di due stranieri non identificati, non è nostro dovere recuperare i corpi. Scrivi tutto, Therry», Rhauligan sentì ringhiare a uno di essi, mentre seguiva la testa bagnata di Narnra oltre l’angolo di uno stretto canale laterale, ricordando al tempo stesso con crescente intensità quanto avesse sempre detestato Marsember.

Più avanti, volute di vapore emergevano da svariate finestre e portelli presenti negli edifici di pietra che sorgevano su entrambi i lati del canale… per lo più levandosi direttamente dall’acqua, senza moletti o piattaforme di sorta, anche se qua e là alcune cicatrici presenti nella pietra indicavano i punti in cui erano un tempo esistite strutture del genere, prima che l’impatto di una chiatta, l’erosione delle onde e gli artigli del ghiaccio invernale avessero provveduto a rimuoverle. Braccia di gru arrugginite e decorate dai resti fatiscenti di corde, carrucole e contrappesi di legno sporgevano dalle pareti di alcune costruzioni, ma per poterle raggiungere dall’acqua perfino il più agile fra i ladri waterdhaviani avrebbe dovuto essere in grado di volare… o avere a disposizione una barca molto più alta di qualsiasi chiatta su cui arrampicarsi.

La maggior parte delle volute di vapore che solcavano la nebbia sempre più densa che precedeva l’alba scaturivano da finestre illuminate, perché nelle città di tutta Faerûn gli artigiani e quanti producevano cibi freschi avevano l’abitudine di sfruttare le ore notturne per lavorare, e gli odori che esse diffondevano nell’aria rivelarono a Rhauligan… il cui stomaco brontolò più di una volta sonoramente mentre lui continuava a nuotare… che molti di quegli edifici ospitavano panetterie e rivendite di cibi caldi, dove si stava già preparando da mangiare per gli affamati braccianti che all’alba sarebbero passati a procurarsi qualcosa di più o meno commestibile prima di affrettarsi a raggiungere il posto di lavoro.

Senza troppo entusiasmo, Rhauligan ricordò come il pasticcio di anguilla costituisse il piatto preferito dei lavoratori marsembani, un piatto tale da destare quasi in lui il desiderio di diventare un avventuriero o un Dragone Purpureo assegnato alle Lande di Pietra, dove il termine «anguilla» era soltanto una parola disgustosa usata in qualche scherzo di cattivo gusto.

Una massa di rifiuti venne scagliata d’un tratto da una finestra illuminata e si riversò nell’acqua tutt’intorno a lui, lasciandogli a stento il tempo di immergersi per evitarla. Pasticcio di anguilla, infatti… e dal momento che per prepararlo si usava ogni parte possibile di quei vermi acquatici, gli scarti comprendevano soltanto pezzi troppo malati o marci perché il sapore potesse essere nascosto dal denso sugo carico di spezie o perché potessero essere consumate senza causare in chi le mangiava convulsioni e morte immediate. E adesso quegli stessi scarti stavano galleggiando sull’acqua proprio davanti al suo naso.

Per gli dei, quanto odiava Marsember!

Più avanti sentì un rumore di acqua smossa, e vide la mano di Narnra protendersi verso un davanzale che sporgeva nel vuoto, opera di un costruttore particolarmente idiota o, più probabilmente, residuo di una scala che portava a un molo da tempo scomparso.

Un momento più tardi, la sagoma scura e grondante di Narnra emerse dall’acqua come un’anguilla di dimensioni umane e si contorse a mezz’aria mentre lei si protendeva verso un appiglio posto più in alto di dove le sarebbe tornato comodo, aggrappandosi all’esterno della porta posteriore sovrastante il davanzale. La metà superiore del battente, aperta, lasciava filtrare all’esterno luce e vapore, e a giudicare dallo sfrigolare unito a un rumore di coltelli che affettavano e a frammenti di conversazione che provenivano dall’interno, la porta doveva essere quella di una rivendita di cibo.

L’istante successivo il contenuto di un secchio pieno di scarti di anguilla investì Narnra in piena faccia, e Rhauligan non ebbe neppure il tempo di abbozzare un sorriso divertito prima che lei scomparisse attraverso l’apertura.

Per gli dei! Doveva essersi aggrappata al secchio in modo da farsi tirare nella stanza insieme a esso! E adesso era là dentro, con i cuochi… e le loro mannaie!

Serrando i denti, Rhauligan abbassò la testa e riprese a nuotare furiosamente, augurandosi di arrivare in tempo.

* * *

Con gli occhi che bruciavano a causa delle interiora di anguilla e di altri scarti alla cui natura preferiva non pensare, Narnra scivolò prona attraverso il portello e intravide il volto sorpreso di un cuoco urlante dall’altra parte del secchio, insieme a una quantità di lanterne oscillanti, prima di finire sul pavimento e di scivolare su di esso, passando davanti a una fila di forni, ciascuno dei quali era accudito da un garzone intento ad alimentare le fiamme a ritmo frenetico.

Nell’indietreggiare, uno di essi minacciò di calarle uno stivale sulla faccia, quindi lei afferrò un pezzo di legna dalla sua catasta e glielo piantò nel sedere. Il garzone si bloccò con un ululato di allarme e lei ne approfittò per rotolare oltre con mosse frenetiche, allontanandosi dai forni per evitare gli stivali del cuoco infuriato che brandiva ancora il secchio e stava cercando di prenderle a calci la testa e di schiacciarle le mani, inducendo con le sue grida tutto il personale presente nella cucina a girare con sorpresa la testa in quella direzione.

La più vicina di quelle teste abbassò lo sguardo su Narnra da sopra un vassoio carico di pasticci di anguilla cruda appena preparati. Narnra colpì una caviglia con il braccio sinistro, tirò verso di se l’altra con la mano destra, e fece rovesciare in avanti il vassoio e chi lo reggeva come un albero reciso dall’ascia di un taglialegna, mandandolo ad abbattersi contro il cuoco che la stava prendendo a calci.