Rhauligan si stava issando sul tetto che lei aveva appena abbandonato. Con un ringhio inarticolato, Narnra si costrinse a issarsi in piedi mentre lui si sollevava a sua volta, poi ebbe un’idea e si chinò verso lo stivale per prendere un altro coltello da scagliargli contro, ma scoprì che il fodero era vuoto.
Doveva aver perso l’arma durante quell’inseguimento oppure era stato Rhauligan a sottrargliela mentre la stava risanando. In mancanza di un’arma, scagliò contro l’Arpista una sibilante imprecazione, si volse di scatto e riprese a correre, balzando sul tetto successivo attraverso le dense volute di vapore profumato di bucato che scaturivano da un abbaino.
Quel particolare tetto era piatto, fatto di lastre di metallo saldate e rappezzate con la pece e coperte da uno strato di sterco di uccello ammollato dall’acqua che arrivava alla caviglia, e… e da lì non si poteva saltare senza rischi su nessun altro tetto, perché quell’edificio aveva strade ampie su due lati, Rhauligan stava avanzando con cupa determinazione dal terzo lato e sul quarto c’era una chiatta carica di pezzi di legno di recupero acuminati come lance su cui sarebbe stato da suicidi lanciarsi con un salto. Per un momento, Narnra si guardò intorno con occhi roventi, studiando l’infida Marsember alla luce sempre più intensa dell’alba, poi si volse e spiccò la corsa verso l’abbaino aperto, proprio mentre Rhauligan balzava verso di lei attraverso le volute di vapore. Senza arrestare la propria fuga, Narnra si lasciò cadere seduta e scivolò oltre il bordo dell’abbaino pochi momenti prima che gli stivali di Rhauligan calassero nel punto in cui lei si era trovata un attimo prima.
La sua caduta fu di breve durata e la portò ad abbattersi su robusti pali di metallo su cui erano drappeggiati degli arazzi umidi, che cedettero come un elastico e fecero proseguire la sua discesa attraverso un flusso d’aria ruggente. Una serie di catene tintinnava tutt’intorno a lei mentre le file di indumenti appesi a esse venivano fatte oscillare avanti e indietro mediante leve che svanivano attraverso il pavimento, e nel sentire un sonoro sibilo echeggiare a intervalli regolari, Narnra dedusse che nella stanza sottostante dovessero esserci giganteschi mantici, manovrati presumibilmente da quegli stessi operai a cottimo grugnenti e sudati che provvedevano anche a muovere le leve e ad alimentare il fuoco da cui derivava tutta quell’aria calda. Il mondo della lavanderia era davvero un luogo interessante…
E lo sarebbe diventato ancora di più se lei non si fosse affrettata a togliersi dal punto in cui senza dubbio Rhauligan sarebbe atterrato entro pochi istanti. Per un momento, Narnra prese in considerazione la possibilità di estrarre la daga che aveva alla cintura e di conficcarla nell’arazzo quando lui vi fosse finito sopra… ma no, lei non era là per uccidere gli Arpisti ma solo per sottrarsi a loro. Più oltre c’era una fila di botole che doveva dare accesso ai livelli sottostanti, probabilmente attraverso condotti in cui venivano spinti di sotto gli indumenti quasi asciutti.
Qualcuno lanciò un grido di allarme mentre lei correva fra le file di indumenti oscillanti, e con la coda dell’occhio Narnra intravide un vecchio dall’aria sorpresa, che stava agitando nella sua direzione le braccia nude coperte da una miriade di tatuaggi multicolori. Rivolgendogli un cenno e un sorriso, Narnra continuò a correre verso una botola, quella all’estremità di destra del solaio.
Quando la spalancò avvertì un odore di stoffa calda e vide una luce molto più in basso… sufficiente a distinguere file ordinate di quelli che sembravano essere mantelli o coperte ripiegati. Lanciarsi verso di essi a piedi in avanti fu cosa di un istante.
Alle proprie spalle, sentì un altro grido, seguito da un grugnito e da un tonfo… quello doveva essere Rhauligan, che aveva appena porto i suoi omaggi dal vecchio con i tatuaggi. A quanto pareva, la sua impressione era stata esatta: il mondo della lavanderia era un luogo interessante.
Narnra saettò oltre una stanza piena di tutta la rumorosa e accaldata attività che aveva immaginato poco prima e atterrò dolcemente in una vasta camera intensamente illuminata, rovesciando e sparpagliando in ogni direzione una quantità di morbidi mantelli caldi. Dal momento che nelle vicinanze non c’era nessuno, ne approfittò per rotolarsi su di essi fino ad asciugarsi quasi completamente prima di emergere da quella marea di stoffa per riprendere la fuga.
Nel passare, afferrò un mantello, lo allargò fra le mani… e quando Rhauligan sbucò dal condotto glielo scagliò sulla testa, riuscendo a trascinarlo così in mezzo a mucchi di capi di vestiario impilati che gli si rovesciarono addosso, permettendole di sferrare una ginocchiata contro la faccia coperta dell’Arpista prima di allontanarsi a precipizio. Adesso infatti una massa di lavandai infuriati stava sopraggiungendo di corsa da diverse direzioni urlando furenti imprecazioni, e per questo lei non osò indugiare abbastanza a lungo da tentare di soffocare l’inseguitore; lasciando invece che i lavandai convergessero sull’aggrovigliato Rhauligan, superò d’un balzo un tavolo usato per ripiegare i capi di vestiario, inducendo le donne che si trovavano intorno a esso a indietreggiare in preda al timore… e trovò davanti a sé un’altra comoda porta in attesa, questa volta addirittura spalancata.
D’altro canto, stava cominciando a perdere il conto delle porte attraverso cui era stata costretta a precipitarsi alla cieca, e da tempo si era stancata di essere inseguita per tutta quella città a lei sconosciuta. Adesso Marsember iniziava a svegliarsi, e presto si sarebbe trovata a dover evitare le sempre più frequenti pattuglie della guardia cittadina, i carrettieri che avrebbero intasato le strade e occhi attenti disseminati ovunque. Inoltre, dubitava che in tutta Marsember esistesse un tetto asciutto su cui poter cercare di dormire, anche se avesse avuto la certezza che quel cupo, instancabile Arpista aveva definitivamente rinunciato alla sua caccia… e lei stava cominciando a pensare che il solo modo per avere la garanzia che così fosse costituisse nell’accertarsi che fosse morto.
D’altro canto, non aveva certo intenzione di tornare in mezzo a tutti quei lavandai infuriati per provvedere a eliminare il suo inseguitore. Forse ci avrebbero pensato loro al suo posto, anche se iniziava a credere che Glarasteer Rhauligan non avrebbe potuto essere fermato da un intero esercito, tanto meno da pochi Marsembani infuriati.
Scesa a precipizio una breve rampa di scale, oltrepassò un’altra porta… appiattendo un ignaro passante nello spalancare di colpo il battente… e sbucò sulla strada, chiedendosi quando sarebbe diventato più prudente rallentare l’andatura in modo da dare l’impressione di essere una cittadina qualsiasi… nonostante i suoi indumenti di cuoio nero… invece di correre come una ladra attirando l’attenzione di tutti.
Quando Rhauligan fosse stato… sì, sì, sì! Con un ringhio di rabbia, Narnra si trasse indietro nel vedere due pattuglie della Guardia che s’intersecavano a un incrocio, più avanti. Doveva salire su un altro tetto prima che Rhauligan riuscisse a vedere dove era andata, e…
Poi vide la soluzione. A una strada di distanza, dietro una serie di vecchi edifici che abbondavano di balconate e di traballanti scale esterne al di sopra delle facciate delle botteghe, al di là delle file di vestiti gocciolanti… che idea, stendere dei vestiti ad asciugare all’aperto con nebbie notturne come quelle!… e le cisterne per l’acqua… cisterne per l’acqua? Certo, l’acqua piovana doveva essere quasi più pulita di quella dei canali, ed era senza dubbio un po’ meno salata…
Al di là di tutte quelle cose si scorgeva un alto muro di pietra in splendide condizioni, oltre il quale sbucavano alcuni alberi, segno che doveva trattarsi del giardino privato di qualche nobile, se Marsember somigliava sia pure lontanamente a Waterdeep. Sì, era possibile vedere la serie di punte di ferro che la maggior parte dei nobili sembrava ritenere indispensabile installare su un muro, disposta sopra una tettoia di pietra che doveva sovrastare un edificio a due piani e aveva una lunghezza superiore a quella dei sei o sette negozi più vicini a lei.