Smettendo di contemplare il muro, Narnra si affrettò ad avvicinarsi maggiormente a esso, alla ricerca di un modo per arrivarci sopra.
Durexter Dagohnlar si erse sulla persona con tutta la dignità che un uomo nudo, legato e troppo grasso poteva esibire stando seduto sul pavimento della propria camera da letto e fissò il capitano della Guardia con aria di fredda disapprovazione.
«Signore, indipendentemente da quanti servitori spaventati siano venuti a chiamarti, non c’era bisogno di spingere di lato mia moglie e di fare irruzione nella mia casa», affermò poi, in tono secco, mentre il suo maggiordomo si affrettava a tagliare le corde che lo trattenevano. «Non ce n’era proprio nessun bisogno. Io… ecco, volevo dire noi», si affrettò a correggersi, notando lo sguardo tagliente con cui sua moglie lo stava trafiggendo, da dietro gli uomini della Guardia, «Starmara e io abbiamo sconfitto qui questa notte un vecchio nemico, che era venuto a ucciderci con la magia ma è stato costretto alla fuga. Non intendo rivelare il suo nome neppure ai Maghi della Guerra, perché pronunciarlo equivarrebbe a destare alcuni incantesimi molto pericolosi che lui si è lasciato alle spalle, quindi lasciamo semplicemente perdere…».
«In tal caso, Lord Dagohnlar, potrai mettere tutto per iscritto per me», replicò calmo il capitano della Guardia, la bocca inespressiva sotto i baffi brizzolati che contrastava con lo sguardo gelido da mercante. «Servirà a far risparmiare ai più potenti Maghi della Guerra della città il tempo che ci vorrebbe per venire a svuotare la tua mente di tutto ciò che può interessare la sicurezza della città… e l’osservanza di tutte le nostre leggi.»
Per qualche istante, Durexter aprì e chiuse la bocca a vuoto, intrappolato dal non sapere cosa fare.
«Mi dispiace, capitano, ma non so scrivere», dichiarò poi, in tono di trionfo. «Non ho mai imparato.»
Il capitano della Guardia non sprecò neppure il fiato necessario a ordinare ai suoi uomini di venire avanti per arrestare Durexter Dagohnlar perché era troppo impegnato a levare gli occhi al cielo, ma i suoi uomini si fecero comunque avanti con uno sbuffo di derisione stentoreo quasi quanto quello dei numerosi servitori intenti a osservare la scena.
«Ti porgo le mie scuse, capitano», sospirò Starmara Dagohnlar, il cui spostamento furtivo verso la porta era già stato bloccato dalla salda presa di un uomo della Guardia. «A quanto pare, la mente di mio marito è stata danneggiata dagli incantesimi del nostro nemico.»
«Non ne dubito, Lady Dagohnlar», convenne cortesemente l’ufficiale, mentre Durexter veniva imbavagliato con la camicia da notte della moglie e trascinato verso la porta. «Quanti decenni fa si è verificata la cosa?»
Glarasteer Rhauligan non conservava più neppure una parvenza di buon umore, perché aveva perso parecchio sangue, stava soffrendo notevolmente e grazie alle necessità della Maga Reale e di quella piccola idiota di una ladra adesso non aveva più un mezzo rapido per far cessare il dolore. Per di più, l’affrettata violenza con cui aveva dovuto respingere l’assalto di un gruppo piccolo ma determinato di lavandai non aveva certo contribuito a migliorare il suo stato fisico e mentale, ma se non altro era quasi del tutto asciutto… grazie a una quantità di indumenti precedentemente puliti, che adesso erano purtroppo macchiati del suo sangue, e si era perfino procurato una fasciatura di qualche tipo, sotto forma dei grossi mutandoni di qualcuno, freschi di bucato, che si era legato intorno alla ferita alla spalla.
Tutto questo aveva però richiesto decisamente troppo tempo, e se quella piccola carogna era riuscita a sfuggirgli mentre…
Rhauligan sbucò sulla strada, dove un uomo giaceva gemendo e contorcendosi davanti alla porta della lavanderia, ignorò il malcapitato in quanto non era in condizione tale da aver potuto notare in quale direzione fosse andata Narnra Shalace e prese a guardarsi intorno in tutte le direzioni.
Era già abbastanza spiacevole dover dare la caccia a qualcuno nell’umida Marsember, ostile alla Corona, ma… là!
Per gli dei, per essere felice a quella ragazza bastava un muro su cui correre, e pareva che lo preferisse il più alto possibile… Evidentemente, doveva essere riuscita a balzare da un altro edificio su una torretta d’angolo del muro, perché adesso si stava allontanando da essa a tutta velocità. Prontamente, Rhauligan si lanciò dall’altra parte della strada per togliersi dal campo visivo della fuggiasca prima che lei potesse guardarsi indietro e accorgersi di essere stata scoperta.
Quello che Narnra aveva scelto era un muro davvero degno di questo nome, dato che se ne avesse percorso l’intero perimetro avrebbe potuto correre per quasi un chilometro e mezzo… e il caso voleva che Rhauligan sapesse a chi apparteneva: esso serviva a proteggere dagli sguardi indiscreti del mondo esterno una tenuta nota come Haelithorntowers, dimora di una certa Lady Joysil Ambrur.
Ciò che l’indiscreto mondo esterno sapeva sul suo conto era che Lady Ambrur era una ricca e nobile mercantessa sembiana, una donna alta e riservata, sofisticata patronessa di bardi e cantori, di cui si diceva… giustamente… che fosse solita pagare somme notevoli perché dei danzatori venissero sottoposti a un incantesimo di volo affinché lei potesse così indulgere in un suo particolare piacere: godere della vista di elaborati balletti aerei accompagnati dal canto, eseguiti nel suo salotto.
«Noi Arpisti sappiamo però qualcosa di più sul conto di Lady Joysil», mormorò ad alta voce Rhauligan, ricordando le parole secche di Laspeera nel corso di una certa riunione privata che si era svolta in una piccola stanza superiore del palazzo, utilizzata di rado.
«Non proviene affatto da Sembia», aveva affermato Laspeera. «Scoprire le sue vere origini sarà un altro lavoro con cui voi gentiluomini potrete occupare i vostri momenti di ozio.»
«In tal caso, si tratterà dell’incarico numero quattromilasette, signora», aveva mormorato Harl, simile a un annoiato maggiordomo che annunciasse la data e l’ora della giornata.
«Davvero, Harl? Allora te ne sono sfuggiti tre», era stata la sorridente risposta di Laspeera, «oppure, più probabilmente, ti sei dimenticato di riferirmi che quegli incarichi erano stati portati a termine. Dunque, a quanto pare, Lady Ambrur si serve segretamente dei bardi che le fanno visita per raccogliere informazioni, e poi rivende con discrezione tutte le notizie che essi le forniscono ai nobili traditori, ai mercanti locali e a chiunque sia disposto a pagare per averle».
Era stata quella pratica a far sì che gli Arpisti locali… incluso, di tanto in tanto, un certo Glarasteer Rhauligan… avessero cominciato a controllare chi andava a trovare Joysil Ambrur per cercare di scoprire quali informazioni acquistassero da lei.
Peraltro, c’era da dubitare che questa Narnra di Waterdeep sapesse di Lady Ambrur. Con ogni probabilità aveva soltanto cercato un posto elevato dove potersi nascondere per dormire un poco, e aveva scelto il muro più alto dei dintorni che non fosse stato costellato di postazioni di vigili Dragoni Purpurei.
Rhauligan sapeva bene che quel muro era abbastanza largo da poterci camminare sopra, fra la fila di punte conficcate lungo il bordo che dava sulla strada e la striscia interna di fioriere che ospitavano macchie fiorite di sarthe, una pianta commestibile che doveva arrivare con i suoi viticci fino al terreno sottostante, sempre che nel frattempo non fosse stata potata di recente.
Nel guardare Narnra che correva all’interno della striscia di punte, calpestando allegramente gli steli di sarthe a ogni passo, Rhauligan comprese di non avere scelta: se non voleva perderla, doveva seguirla.