Con un sospiro, raggiunse un edificio che aveva già scalato un paio di volte in precedenza per arrivare alla stessa torretta d’angolo scelta da Narnra e cominciò a salire.
Caladnei e Narnra, pensò con rabbia, sappiate una cosa: siete entrambe in debito con me!
9.
I complotti di un mago non hanno mai fine
Ascoltami, Lord Principe: dopo i nobili che hanno troppo tempo e troppo denaro a disposizione per resistere alla tentazione di fare danno, i maghi sono coloro che devi sorvegliare. I piani dei maghi sono instancabili come le onde in tempesta che si abbattono su una riva… e sono anche altrettanto distruttivi.
Astramas Revendimar
saggio di Corte di Cormyr
Lettere a un uomo che sarà re
Anno della Fiamma Sorridente
La sala centrale di Haelithorntowers era un vasto, alto e ombroso ambiente di pietra, la cui guglia a volta si perdeva nella penombra, a più di trenta metri di altezza. Alcune torce erano state accese negli antichi bracieri disposti lungo la balconata che cingeva la sala, mentre le grandi lampade appese a lunghe catene erano state lasciate spente ed erano state sollevate al massimo perché non intralciassero i danzatori che si libravano nell’aria.
Le ultime, acute e dolenti note del canto che aveva accompagnato la danza echeggiarono nella penombra fumosa sovrastante le torce fino a spegnersi languidamente, e i danzatori sudati fluttuarono a terra, salutando con grazia la loro patronessa.
Un coro di applausi si levò dalle ospiti comodamente sedute sui grandi divani disposti intorno alla tavola a mezzaluna, mentre la padrona di casa si alzava in piedi e ricambiava il saluto dei danzatori con un allegro sorriso. La loro esibizione era stata memorabile, le emozioni che aveva evocato erano risultate estremamente reali, tanto che adesso le lacrime brillavano negli occhi di molte ospiti, perfino di quelle che stavano soffocando a fatica gli sbadigli dovuti all’ora tarda… o fin troppo mattutina, dato che l’alba era già sorta, oltre le finestre a feritoia dell’alta guglia.
«E così, amiche mie», annunciò con un sorriso Lady Ambrur, «la nostra serata insieme si deve concludere, in quanto un nuovo giorno si sta destando intorno a noi. Temo che il tempo a nostra disposizione si sia esaurito… e sono certa che adesso noi tutte, come pure i danzatori che hanno lavorato così duramente per il nostro piacere, sentiamo il bisogno di dormire».
Sollevando con grazia un braccio, Lady Ambrur indicò verso est, in direzione delle grandi porte a due battenti che la maggior parte delle sue ospiti aveva attraversato alcune ore… quasi sembrava si fosse trattato di giorni… prima.
«Le vostre carrozze sono state preparate e i miei servitori vi attendono oltre quelle porte per accompagnarvi fino a esse. Voi tutte sarete quanto mai le benvenute, la prossima volta che aprirò le mie porte per una serata di conversazione e di intrattenimento fra amiche, e potete essere certe che invierò in anticipo l’invito personale a ciascuna di voi. Ora vi prego di lasciarmi affinché possa raggiungere il letto che mi attende… vedete?» aggiunse, sbadigliando con eleganza. «Mi sta già chiamando.»
Ci fu un breve coro di risate, poi le numerose nobildonne di Marsember e di altre città… da Lady Chalroasze Klardynel di Selagunt a Lady Maezaere Thallandrith di Alaghôn… si alzarono fra un frusciare di seta, di raso e di satin per baciare le mani e la guancia della padrona di casa nel congedarsi da lei. Molti e intensi erano i loro profumi, soprattutto fra quelle che più di recente avevano sposato qualche danaroso mercante di Marsember, donne note per la loro perfidia a stento velata e per il loro spesso scadente senso dell’etichetta e della moda, ma Lady Ambrur rivolse a ciascuna di esse un sorriso affettuoso e riuscì in qualche modo… forse grazie alla sua vera natura nobiliare… a farla sentire personalmente speciale e apprezzata pur affrettandosi al tempo stesso a congedarsi da lei.
Una delle ultime splendide dame a lasciare la dimora fu Lady Amantha Indesm di Suzail, una bellezza dalle spalle nude avvolta in un abito color smeraldo che possedeva gli occhi ardenti di una tigre inquieta e il sorriso smagliante di un’innocente. La dama abbracciò impulsivamente la padrona di casa, con le guance ancora scintillanti dalle lacrime destate in lei dall’ultima esibizione dei danzatori, e uscì senza attendere i servitori, lasciando Lady Ambrur sola con la sua ultimissima ospite: Lady Nouméa Cardellith.
Entrambe rimasero del tutto immobili finché i battenti non si furono richiusi alle spalle di Lady Indesm.
«Chiedo scusa, Lady Joysil», affermò poi Nouméa, a bassa voce, «ma ti hanno appena lanciato un incantesimo di spionaggio, e dovrei infrangerlo».
Nel parlare sollevò una mano, poi si arrestò a metà del gesto, in attesa del permesso dell’altra dama.
«Prego, procedi», annuì la padrona di casa, con un sorriso. «Amantha è una cara amica, ma è anche una spia degli Arpisti… e la sua fedeltà va innanzitutto a loro. Tenta sempre questo piccolo trucco, sa che io faccio fallire il suo incantesimo… ed entrambe facciamo finta di ignorare la cosa.»
«Lo ha già fatto in precedenza? Conosci i suoi intenti e tuttavia la inviti?»
«Mi piace tenere vicini i miei nemici e guardarli negli occhi», replicò in tono sereno Lady Ambrur, aggirando di nuovo il tavolo per sorseggiare il contenuto del suo alto calice, poi lo sollevò verso Nouméa in un gesto di saluto, sfoggiò un sorrisetto e aggiunse: «Loro vedono e sentono soltanto ciò che io voglio».
Le due dame alte e snelle… Joysil un po’ più massiccia e matura dell’altra, ma entrambe con occhi che esprimevano la saggezza di chi conosce bene il mondo… si contemplarono a vicenda con aria pensosa, un atteggiamento da cui risultava evidente che fra loro esisteva un legame di reciproca fiducia, sebbene quella fosse la prima volta che s’incontravano.
«Hai lasciato che infrangessi quell’incantesimo, mentre avrei potuto operare qualsiasi altro incantesimo su di te», osservò infine Nouméa, in tono incuriosito. «Ci siamo appena conosciute, e tuttavia ti fidi di me. La cosa mi onora, però devo confessare che sono curiosa: come mai Joysil Ambrur si fida di questa sconosciuta, considerato che la fiducia è una cosa praticamente ignota fra queste… perdona la franchezza… queste anguille e volpi troppo dipinte di Marsember?»
Joysil scoppiò in un’allegra risata, senza più mostrare traccia della sua supposta stanchezza.
«Non ti perdonerebbero mai per averle descritte in questi termini, però le tue parole sono davvero adeguate: in effetti sono astute anguille rapaci e piccole volpi fameliche.»
Nouméa attese per un momento, e quando la sua ospite non aggiunse altro, domandò: «Non vorrei offenderti, ma mi piacerebbe sapere il motivo della tua fiducia. Mi conosci a stento».
«È vero», convenne Joysil, in tono gentile, «ma so tutto di te».
«Davvero?»
«Il tuo nome di nascita è Nouméa Fairbright, e sei una donna non solo bella ma anche dotata di spirito e di una mente acuta. Hai frequentato una scuola superiore per le figlie delle ricche famiglie di Sembia gestita da Lady Calabrista, e hai addirittura soggiornato presso Elminster, a Shadowdale, dopo esserti recata là in gita scolastica… e dopo non sei tornata presso Calabrista ma hai invece stupito una serie di tutori con la tua padronanza della magia. Hai sposato Lord Elmarr Cardellith di Saerloon, un ricco e spietato lord mercante di Sembia, e gli hai generato quattro figlie, poi sei sopravvissuta a due tentativi da parte di tuo marito di farti avvelenare perché non voleva delle figlie ma soltanto maschi. Fuggita a Marsember, sei stata pagata per “restare lontana” mentre lui si convertiva a un’altra religione e si risposava secondo la sua nuova fede, annullando il vostro matrimonio. Adesso hai ventisei anni e sei cinica, indurita, amareggiata… e annoiata, il che significa che hai voglia di avventure. In breve, sei il genere di donna che gli Obarskyr tendono a considerare pericolosa, perché potrebbe facilmente lasciarsi indurre ad aiutare ribelli o a partecipare a intrighi illeciti… salvo poi tentare in ogni modo di rimediare al proprio operato. Lady Nouméa Cardellith, il ritratto che ho fatto di te è esatto?»