Una magia letale divampò crepitante intorno alle sue dita, ma lui si limitò a scuotere il capo e ad annullarla, senza dare esteriormente l’impressione di aver fatto nulla, per poi protendersi attraverso il metallo ancora solido per abbassare la maniglia a chiavistello dal lato interno.
Belantra rimase a bocca aperta per lo stupore di fronte a quelle manovre, e la sua sorpresa aumentò ancora di più quando la forma dello sconosciuto si trasformò in quella di un vecchio snello dalla barba bianca e dalle sopracciglia cespugliose che sovrastavano un naso aquilino.
Con presa sempre salda, l’uomo la trascinò oltre la soglia e dentro una camera da letto rischiarata da un fioco chiarore, dove qualcuno si stava sollevando a sedere su uno splendido letto a baldacchino, lo sguardo vigile al di sopra di una bacchetta puntata con mano salda verso la porta.
«Co… Elminster!»
«Proprio io. Hai delle belle curve, ragazza, ma ora provvedi a coprirle con qualcosa, altrimenti ben presto verrò accusato di aver costretto a letto la Maga Reale di Cormyr con una potente infreddatura. Stai per venire via con me.»
La Maga Reale lo fissò a bocca aperta proprio come aveva fatto Belantra… prima di passare a fare ciò che stava facendo adesso, e cioè svenire e accasciarsi nella stretta del Vecchio Mago… poi s’irrigidì e una luce color rubino le affiorò negli occhi mentre ribatteva in tono secco:
«È ovvio che non intendo farlo! Chi sei tu per darmi ordini? O per chiedere qualcosa a un qualsiasi mago della Guerra di Cormyr?».
«Gli ordini non vengono da me, ragazza, bensì da Mystra. Peraltro, se preferisci non sapere cosa sta combinando Vangerdahast nel bel mezzo del tuo regno, puoi ovviamente opporre un rifiuto alla Divina e a me… e unirti alle legioni di stolti orgogliosi che stanno aspettando in tutto Faerûn il momento di finire in una tomba. Sei libera di scegliere».
Caladnei deglutì a fatica, contraendo la splendida gola, mentre il resto del suo corpo rimaneva seduto immobile sul letto come una statua dalla pelle liscia e scura, ed Elminster continuò a fissarla negli occhi finché lei non abbassò per prima lo sguardo.
«Stavo cercando di dormire un poco», borbottò.
«Imparerai che questo è un lusso che i Maghi Reali si possono concedere di rado», replicò Elminster, venendo avanti per adagiare con gentilezza la forma inerte di Belantra di traverso sul letto, poi si diresse all’armadio, ne spalancò i battenti e ben presto si lanciò alle spalle un paio di stivali.
Caladnei li afferrò al volo, più o meno nello stesso momento in cui una dozzina di Maghi della Guerra faceva irruzione nella stanza… arrestandosi poi con aria confusa nel vedere la Maga Reale di Cormyr sollevare una mano in un gesto secco per bloccarli.
«Tutti fuori», ordinò Caladnei, con fermezza. «Vi chiedo scusa per il disturbo di essere stati convocati a una simile ora per niente. Tornate alle vostre postazioni.»
«Perdonami, Maga Reale, ma…» cominciò in tono grave uno dei maghi più anziani.
«Sono padrona della mia mente, Velvorn, grazie. Non sono sottoposta a incantesimo e neppure a coercizione da parte del mio ospite qui presente, che si è limitato a ricordarmi quale sia il mio dovere nei confronti di Cormyr. Per favore, andate.»
Un paio di calzoni atterrò sul grembo di Caladnei e una tunica la colpì in faccia un momento più tardi. Velvorn intanto indugiò sulla soglia per qualche momento ancora, forse per godersi lo spettacolo o per assaporare la vista di un Mago Reale che intercettava i propri abiti con la faccia, poi si girò di scatto e cominciò ad allontanare tutti i Maghi della Guerra che si erano affollati alle sue spalle e stavano fissando a loro volta la scena.
Quando ebbe finito e fu in procinto di uscire, si girò ancora una volta con un’esplicita domanda nello sguardo, ma di fronte all’espressione imperiosa della Maga Reale si affrettò a chiudere la porta.
«Bene», sospirò Caladnei, «senza dubbio d’ora in poi i miei fedeli maghi saranno in grado di riconoscermi da ogni angolazione, con o senza vestiti».
«Ti chiedo scusa, ragazza», grugnì Elminster, voltandosi con un giustacuore in mano. «A volte la fretta è necessaria, e non volevo ferire o umiliare dozzine di Maghi della Guerra per cercare di arrivare fino a te a un’ora più civile.» Nel parlare, allargò il giustacuore e lo depose sul letto prima di dare nuovamente le spalle alla donna, e aggiunse: «Vedo che sei abbastanza saggia da tenere i capelli raccolti anche di notte, cosa che ti permetterà di essere pronta più in fretta».
«Ero talmente stanca che mi sono dimenticata di toglierlo», ammise Caladnei, portando una mano al nastro che le fermava i capelli sulla nuca. «Niente biancheria intima?» commentò poi, nell’alzarsi dal letto.
«Le dame non la portavano mai, ai miei tempi», replicò Elminster, scrollando le spalle.
«Lord Elminster», dichiarò Caladnei, inarcando un sopracciglio, «questo mi dice molto più sul genere di compagnie che frequentavi che non sulla moda di tutti quei secoli or sono, quando ancora guardavi le dame».
Il Vecchio Mago ridacchiò, sempre voltato di spalle, ma parecchi capi di biancheria intima si sollevarono delicatamente nell’aria da un ripiano del guardaroba e lo oltrepassarono.
«Ah», commentò in tono asciutto Caladnei, mentre ne sceglieva uno, «vedo che sai che aspetto hanno».
«Osservo ancora le donne, anche se non molte sono dame.»
La sola risposta della Maga Reale fu un rude versaccio, mentre lei provvedeva a vestirsi in fretta con un frusciare di stoffa, afferrando al volo una cintura che fluttuò verso di lei proprio nel momento in cui si stava accorgendo di averne bisogno.
«Devo prendere delle bacchette, in previsione di uno scontro?» chiese, poi.
«No. Se dovessi averne bisogno dove stiamo per andare, il regno avrebbe da affrontare problemi ben più importanti di un semplice tradimento.»
Con esitazione, Caladnei protese una mano a toccare la spalla di Elminster, ma subito la ritrasse di scatto.
«Temi di prenderti qualche malattia?» domandò il Vecchio Mago, girandosi.
«No», replicò la Maga Reale, i cui occhi erano tornati a essere castani. «Io… io volevo soltanto toccarti e sopravvivere per raccontarlo. Alcuni dicono che sei…»
«Pervaso dal potere incandescente di Mystra? O magari un lich putrescente le cui articolazioni crepitano di stregoneria? Un mutaforme, una creatura camuffata che avrebbe divorato il vero Elminster molto tempo fa? In genere, queste sono le voci più popolari sul mio conto.»
Caladnei arrossì, poi sollevò il mento con determinazione.
«Sì, le ho sentite tutte», ammise. «Dove mi stai portando?»
«Alla tenuta del Cervo.»
La Maga Reale inarcò di nuovo il sopracciglio, poi si girò verso una delle colonnine del letto e fece qualcosa che indusse un piccolo sportello ricurvo a spostarsi di lato, rivelando una cavità da cui lei estrasse due bacchette infilate in un fodero che si affibbiò all’avambraccio, prima di tornare a voltarsi per fissare Elminster con un’espressione di sfida.
«Devi fare quello che ritieni più saggio», si limitò ad affermare il Vecchio Mago, scrollando le spalle, poi protese la mano verso di lei.
«Adesso, la cosa più saggia da fare sarebbe fuggire, non prendere la tua mano», osservò Caladnei, fissandolo.
«È vero», annuì Elminster, avvicinandosi di un passo e tornando a protendere la mano.
Con un sospiro, Caladnei la strinse nella sua… e all’istante si ritrovò altrove.
Quell’altrove era un luogo dove c’erano molte foglie, chiazzate dalla luce intensa dell’alba. Sbattendo le palpebre, Caladnei si guardò intorno, e dal panorama circostante comprese che quello dove si trovava era il portico posteriore del capanno di caccia posto nel cuore della Foresta del Re.