«Come hai fatto? Senza una parola, o un gesto…»
Una porta rotonda incassata in profondità nel terrapieno coperto di muschio alle loro spalle si spalancò e una lama scattò fuori… trapassando di netto Elminster con due affondi seguiti da un fendente, tutti colpi che attraversarono il Vecchio Mago senza recare danno, come se lui fosse stato fatto d’aria.
«Caladnei!» esclamò in tono iroso la donna dai capelli scuri che impugnava la spada. «Devi smetterla di spaventarmi in questo modo! Credevo che questo fosse un qualche arcimago che ti aveva fatta prigioniera, e non una tua abile illusione!»
«Mreen», si affrettò a replicare la Maga Reale, sollevando una mano in un gesto che invitava alla calma, «questo è…».
«Oh, dei», annaspò la Signora di Arabel, la spada che pendeva dimenticata al suo fianco.
«Ti sei dimenticata così presto di me, Mreen?» commentò Elminster, che si era girato a fronteggiare la spadaccina. «E hai dimenticato anche una nozione così basilare come un incantesimo di protezione dall’acciaio o le modifiche che vi ho apportato?»
Bagliori dorati lampeggiarono nei profondi occhi azzurri di Myrmeen Lhal, che stavano fissando il Vecchio Mago con aria di sfida. Le linee bianche lasciate da recenti cicatrici si intrecciavano sulle sue mani e un’altra cicatrice le decorava una guancia che non aveva avuto segni di sorta, l’ultima volta che Elminster l’aveva vista, ma la sua figura avvolta nell’armatura di cuoio era snella come sempre e non c’era traccia di grigio nel nero corvino dei capelli, anche se due strisce bianche le segnavano le tempie, che in precedenza erano sempre state brune.
«El», dichiarò lenta la donna, conficcando la spada nel terreno, «tu vai a caccia di guai per tutta Faerûn come un uccello della tempesta. Ti saluto con piacere ma anche con cautela: perché sei venuto qui?».
«Per vedere la Principessa Ereditaria che stai tentando di tenere nascosta dietro le tue adorabili spalle», replicò l’arcimago, incurvando un angolo della bocca in un sorriso che andò quasi perduto in mezzo alla sua barba. «Voi tutte dovreste sentire quello che sto per dire, perché riguarda tutto il regno.»
«Sii il benvenuto a Cormyr, Elminster di Shadowdale», affermò con calma la Reggente di Ferro, emergendo dall’oscuro interno della collina. «Vieni dentro ed esponi le tue cattive notizie. Un po’ di vino? O vuoi fare colazione con del brodo?».
«Grazie, ma… no. Sai ancora come indurre in tentazione un uomo, ragazza.»
«Lo spero proprio», sorrise Alusair Nacacia Obarskyr. «Trovati un posto a sedere… ce n’è in abbondanza.»
A giudicare dai capelli arruffati e dai piedi nudi, la principessa si era appena svegliata; il suo abbigliamento era costituito soltanto da una morbida veste, ma aveva la spada snudata in pugno, il fodero abbandonato su un tavolo rotondo accanto alla sua tazza di brodo fumante. Annusandone con apprezzamento il profumo, Elminster scosse il capo in un gesto di rifiuto e si sedette… e prontamente il suo stomaco si mise a borbottare.
Sorridendo ancora, Alusair provvide a servirgli una tazza di brodo mentre Caladnei e Myrmeen sedevano a loro volta intorno al tavolo.
«Avanti, mago, parla», ordinò Alusair.
Caladnei e Myrmeen s’irrigidirono entrambe in preda all’apprensione, ma Elminster si limitò a ridacchiare.
«Per la prima e la seconda Mystra, ragazza, sembra proprio di sentire tuo padre!», osservò, stiracchiandosi e appoggiandosi all’indietro, poi aggiunse in tono burbero: «Sono certo che preferiresti non sapere cosa sta combinando Vangey, ma come Reggente è meglio che tu ne sia informata comunque, a patto che tu abbia il buonsenso di non farne parola con nessuno».
Alusair levò gli occhi al cielo con un finto ringhio di rabbia.
«Benissimo», annuì Elminster, con un sorriso intenso quanto quelli da lei sfoggiati in precedenza. «Per farla breve, il mio antico allievo e tuo ex-Mago Reale sta cercando di ultimare prima di morire un lavoro magico che per lui ha un’estrema importanza. Potresti dire che sta riversando in esso quanto resta della sua vita, ed è assolutamente deciso ad andare fino in fondo.»
«E questo lavoro sarebbe…?» ringhiò la Reggente.
«Nessuna di voi tre ha bisogno che io le ricordi che i Signori Dormienti non proteggono più Cormyr, armati e immersi nel loro sonno magico. Ebbene, Vangey sta cercando di sostituirli.»
«Con chi?» esclamò Alusair, con un bagliore nello sguardo.
«Con dei draghi. Il tuo grande Mago Reale in pensione sta cercando di vincolare alcuni grandi draghi ponendoli in stato di stasi, pronti a difendere il regno di Cormyr contro qualsiasi altro drago che cerchi di attaccarlo o contro un esercito ribelle, o contro un esercito d’invasione proveniente, per esempio, dalla Sembia o dagli Zhentarim, o da qualche altro avido potere del genere.»
Tre pallidi volti femminili lo fissarono con espressione sconvolta.
«E questo senza dircelo?» ringhiò Alusair.
«Una cosa del genere potrebbe costituire per il regno un pericolo grave quanto lo è stato il Drago Diabolico», sbottò al tempo stesso Myrmeen.
«Madre Mystra!» esclamò Caladnei.
Con un grave sorriso, Elminster protese una mano ad afferrare la spada di Alusair, prima che lei potesse infrangerla contro il tavolo di pietra in un impeto d’ira. La principessa lottò invano contro la sua forza per un tremante momento di tensione, poi si accasciò sulla sedia in preda allo sconcerto.
«Magia», spiegò Elminster, con un asciutto sorriso, nel restituirle l’arma che lei afferrò con un ringhio, facendola roteare per calarla sulla pietra con forza tale da infrangerla… bloccandola poi a mezz’aria con un amaro sorriso per riporla invece nel fodero e adagiarla sul tavolo con attenta delicatezza.
«Dunque», disse infine, esalando un lungo sospiro, «supponiamo ora, vecchio mago impiccione, che tu ci dica qualcosa di più riguardo a quest’idiozia… giusto perché io sappia che cosa dire quando farò irruzione nel piccolo rifugio nascosto di Vangey per annodargli gli orecchi sotto il mento e accusarlo di tradimento!».
Il sorriso di Elminster si fece più accentuato.
«Ah, questo è proprio lo spirito che ha portato Cormyr a trovarsi nei pasticci in cui si trova adesso. Controllo, ragazza, ci vuole controllo.»
«Vecchio Mago», interloquì con calma Myrmeen, «la Reggente d’Acciaio non è la sola a essere sconvolta, sgomenta, preoccupata e furente. Ritengo di poter parlare non solo per me stessa ma anche per Caladnei nell’affermare che anche noi siamo sul punto di ribollire per l’ira di fronte a questa notizia. Per favore, accogli la richiesta della Principessa Ereditaria e dicci qualcosa di più.»
«Questo brodo è eccellente», commentò Elminster, annuendo, cosa che gli frutto un altro ringhio da parte di Alusair, poi ammiccò e proseguì, in tono più serio: «Probabilmente non ti riuscirà nuovo apprendere che agire da soli e in segreto è un comportamento tipico dei maghi. Lascia però che ti ricordi qualcosa e che ti fornisca il mio parere di maestro. Ciò che voglio ricordarti è che Vangerdahast serve prima il regno e poi i suoi governanti; quanto al mio parere, esso è che l’ex-Mago Reale ha imparato molto tempo fa, a caro prezzo, a non fidarsi di nessuno».
«A caro prezzo?» ripeté Caladnei, in tono tagliente. «Che prezzo?»
«Il suo cuore infranto, la vita di oltre una dozzina di nobili, sia fedeli che ribelli, e tre perduranti pericoli per il regno», replicò Elminster. «Se vuoi saperne di più, chiedi a lui… perché io ho cose più importanti da dire a voi tre.»
«Davvero?» commentò in tono gelido la Principessa Ereditaria. «C’è dell’altro?»
«Ci sono dei consigli, ragazza, dei consigli. Definiscilo un avvertimento, se preferisci: rivelare i piani di Vangey ad altri… a chiunque altro, perfino a Filfaeril… genererebbe il rischio che la cosa si venisse a risapere e attirasse qui una quantità di maghi, con ulteriore pericolo per il regno.»