Con gli occhi roventi per l’ira, il giovane avanzò verso di lei, i pugni serrati, ma Alusair si rialzò di scatto e lo proiettò all’indietro con una testata al ventre.
Malask piombò al suolo con uno schianto secco, in mezzo a un crepitare di felci e di rami secchi che si spezzavano, e con la principessa che gli gravava addosso e continuava a martellarlo di pugni. Spazientito, mandò a segno un uppercut che colse in pieno la mascella di Alusair e le spinse indietro la testa di scatto, facendola accasciare su di lui con un gemito.
«Oh, mi fa male la mascella», borbottò la principessa, strisciando su per il corpo della sua guardia malconcia e sussultante quanto lei per le ammaccature.
«Per gli dei, Luse», sussurrò Malask, mentre lei lo baciava, «questo è forse un altro modo per farmi del male? Il mio naso…».
«Ti aiuterò a dimenticarti del tuo naso», promise lei, con voce sensuale, procedendo ad allentare i lacci dell’armatura.
Malask Huntinghorn gemette e scosse il capo.
Oh, Alusair. Ah, fortunata Cormyr… e fortunato me, anche, pensò.
10.
Complotti rosso sangue, come i rubini
Guardati da tutti i complotti, o re, perché simili bestie hanno la tendenza a spargere sangue sui pavimenti di questo regno come se venissero rovesciati sacchi di rubini.
Rhauligan era appena uscito dalla torretta che Narnra si gettò un’occhiata alle spalle e si accorse di lui.
Scoccandogli un’occhiata rovente, la ragazza proseguì la corsa di alcuni passi, si fermò e sbirciò verso sinistra, dove le balconate e le torrette sporgenti di Haelithorntowers erano più vicine al muro di recinzione… poi spiccò una breve corsa e si lanciò fra i rami carichi di foglie dei grandi alberi che decoravano i giardini della dimora, in un salto azzardato che…
Che le permise di andare ad aggrapparsi sana e salva alla testa di una gargoyle in posa di riflessione, con il mento appoggiato a una mano, che sorreggeva un angolo di un balcone.
Rhauligan si augurò che si trattasse di un’effettiva scultura, e non di uno di quei mostri simili a pietra che scattavano poi di colpo per mordere e artigliare… cosa che sarebbe probabilmente successa dopo che la ragazza si fosse allontanata e non appena lui avesse provato ad atterrare in quello stesso punto.
Tenendo lo sguardo fisso su Narnra per accertarsi che non si lasciasse trappole alle spalle, Rhauligan si avviò di corsa lungo il muro, alla ricerca del posto più adatto per saltare a sua volta.
Caladnei e Narnra, pensò con un sospiro, sto tenendo il conto di cosa mi dovete, e se gli dei mi concederanno più fortuna di quanta ne abbiano elargita a qualsiasi uomo del regno nell’arco dell’ultimo secolo, forse potrò vivere abbastanza a lungo da farmelo saldare.
Poi prese una rincorsa di’ due passi, con il vento in faccia, e si proiettò nel vuoto. La balconata si trovava più in basso rispetto alla sommità del muro quanto bastava per permettergli di vedere attraverso le finestre che si aprivano su di essa e di avere la certezza che al di là dei vetri non ci fosse nessuno che si muoveva. Rhauligan sapeva di aver calibrato con cura la rincorsa, e adesso doveva soltanto sperare di aver preso bene le misure…
Atterrò con violenza, intorpidendosi i gomiti per l’impatto contro la vecchia gargoyle coperta di licheni e rimanendo quasi senza fiato, ma il primo impeto di forza rabbiosa gli permise di risalire la statua e di scavalcare sano e salvo l’intricata ringhiera di pietra intagliata, venendosi a trovare su un balcone che era troppo cosparso di sterco di uccello per poter appartenere a una casa dotata di un’attenta servitù. Impiegando appena un istante a piantare saldamente i piedi sul balcone, l’Arpista guardò verso l’alto: le lunghe gambe e lo snello posteriore di Narnra Shalace stavano scomparendo attraverso una finestra aperta, molto più in alto.
Proprio nel momento in cui Rhauligan si sporgeva verso l’esterno per cercarla, lei sgusciò oltre il davanzale, gli scoccò una rapidissima occhiata e richiuse i vetri alle proprie spalle. Attraverso i pannelli color ambra sporchi di escrementi di uccello, l’Arpista la vide girare la maniglia in modo da bloccare saldamente la finestra.
Adesso Rhauligan poteva scegliere se scalare il muro esterno… pur essendo di gran lunga più forte di Narnra era anche molto più pesante… per forzare la finestra per entrare, oppure rimanere là su quel comodo balcone e fare lo stesso con una delle sue porte-finestre.
Per abitudine, si accoccolò in modo da potersi nascondere alla vista e si girò per spingere lo sguardo oltre la ringhiera del balcone. Le gargoyle di pietra continuavano a essere tali e non si scorgeva traccia di guardie o di chiunque altro nel sottostante giardino avvolto nell’ombra e nella nebbia.
Sempre accoccolato, l’Arpista tornò a voltarsi verso la porta: nulla si muoveva nella stanza al di là di essa, buia e all’apparenza ingombra da una quantità di grossi oggetti coperti da drappi… mobili protetti da teli. Socchiudendo gli occhi, Rhauligan si soffermò a riflettere. Senza dubbio Lady Ambrur era ancora a Marsember, o almeno vi si era trovata il mattino precedente, quindi quell’aria di disuso non poteva derivare dalla consuetudine dei nobili di chiudere una casa per recarsi in un’altra… senza contare che, secondo le attuali informazioni in possesso degli Arpisti, non risultava che Lady Joysil Ambrur possedesse qualsiasi altra casa. Naturalmente, era possibile che fosse stata invitata per qualche tempo in un capanno di caccia sembiano o presso qualche castello di campagna cormyriano, però…
Forse aveva semplicemente ritenuto che quella casa fosse troppo vasta per le sue necessità abituali e aveva utilizzato quella parte per riporvi il mobilio che le piaceva di meno. Sì, probabilmente si trattava di questo.
La porta aveva un chiavistello semplicissimo da forzare ma era dotata anche di una sbarra interna e di due chiavistelli che penetravano nel pavimento, quindi Rhauligan sganciò e sfilò il tacco di uno stivale, che risultò essere l’impugnatura di un cesello affilato come un rasoio.
Un momento più tardi, l’Arpista procedette a rimuovere il primo pannello di legno, tagliandolo lungo i contorni per poi infilare una mano all’interno e sollevare il primo chiavistello infilato nel pavimento, il tutto con la consapevolezza di dover fare in fretta, perché altrimenti Narnra avrebbe avuto il tempo di scendere dei tre livelli che separavano la finestra da cui era entrata dalla balconata e di portarsi più in basso rispetto a lui… costringendolo così a cercarla per tutta quella dannata dimora affollata di servitù. Sì, il debito stava crescendo…
Per abitudine, stava intanto continuando a lanciarsi occhiate alle spalle per accertarsi che sul muro, o in volo nelle vicinanze… cosa plausibile perché alcuni di quei nobili erano soliti sponsorizzare o addirittura ospitare apprendisti maghi, per garantirsi la protezione dai ladri derivante dalla presenza di simili guardiani… non ci fosse nessuno che potesse vederlo e dare l’allarme, o addirittura decidere di usare la balestra per fare un po’ di tiro al bersaglio ai danni di un intruso Arpista.
Rhauligan riuscì peraltro ad aprire la porta senza che si fosse prospettato nessun pericolo del genere. Una volta sollevati i due chiavistelli, infatti, gli fu possibile spingere i battenti quanto bastava per infilare in mezzo a essi il suo piede di porco e sollevare la sbarra orizzontale, sfilandola dai sostegni.