«Accetterò il tè», affermò secco Narnra, fissandolo attentamente, poi lanciò un’occhiata in direzione del Mago Rosso e chiese: «E lui?».
«Continuerà a soffrire, in attesa della tua sentenza. Se fossi molto crudele, potresti lasciarlo semplicemente dove si trova, o chiedermi di trasportarlo fino a quel formicaio laggiù, perché sia tormentato da prurito e bruciore mentre noi beviamo il tè. Oppure potresti risanarlo completamente e dargli un bastone magico con cui annientarci tutti. La scelta spetta a te.»
«E se scegliessi il risanamento e il bastone?» sussurrò Narnra, in tono di sfida.
«Io ti asseconderò… ma hai pensato alle conseguenze?»
«Sì», scattò lei, in tono intenso, serrando la mascella. «Sì, ci ho pensato. Fallo per lui… fallo per me.»
Elminster borbottò qualcosa, modellò una forma nell’aria e fissò un punto sopra il Thayano. Prontamente, un liscio e affusolato bastone di legno apparve in quel punto e prese a fluttuare tranquillo al di sopra del Mago Rosso, mentre il Vecchio Mago eseguiva un altro, più elaborato incantesimo.
Harnrim Starangh sussultò, si contorse e s’inarcò per un momento, percorso da un brivido… poi balzò in piedi, pallido e sudato, fronteggiando con espressione sconvolta Elminster, che però rimase immobile come una statua.
Il Mago Rosso scoccò una rapida occhiata in direzione di Florin, che stava sollevando la spada per infliggere un colpo mortale, poi guardò in modo strano sia Narnra sia Elminster, afferrò il bastone fluttuante… e scomparve.
Con calma, Elminster borbottò qualcosa, agitò la mano verso il punto dove si era trovato Starangh e si volse, porgendo la mano a Narnra.
Lei non l’accettò, ma lo seguì su per il sentiero lastricato e verso la tozza torre di pietra grezza.
«Non è poi granché, come fortezza, vero?» commentò, in tono tagliente.
«Noi mostri senza cuore dobbiamo adattarci», replicò il Vecchio Mago, scrollando le spalle.
Senza cercare di reprimere un sorriso, Florin aprì loro la porta e li inviò a entrare con un ampio gesto elegante, leggermente rovinato dal fatto di essere eseguito con la mano piena di pesci ancora gocciolanti.
«Entrate, Vecchio Lord Responsabile di Tutti i Mali e ospite. Io monterò la guardia qui fuori, nell’eventualità del ritorno di qualche Mago Rosso, mentre voi…»
«Cerchiamo di imparare a parlarci civilmente», concluse per lui Narnra, con voce stanca, oltrepassandolo per addentrarsi nella penombra polverosa.
Alle sue spalle, i due uomini si scambiarono un’occhiata, poi Elminster rivolse al ranger un cenno di approvazione.
«Fai come hai detto», annuì, ed entrò a sua volta.
Non molto lontano, dall’altra parte di Shadowdale, Storm Silverhand stava oziando davanti a un’alta finestra con l’arpa in mano, canticchiando sommessamente fra sé. I suoi lavori domestici erano conclusi, ed era giunto il momento di concedersi un po’ di riposo, perfino per una figlia di Mystra…
Mentre cantava, percepì d’un tratto un bagliore proveniente dal basso, dovuto all’attivazione dei suoi sigilli di protezione, e smise di suonare.
«Chi c’è?» chiamò.
Fermo nel suo cortile, circondato da striscianti volute di fuoco azzurro, c’era un uomo scarno dalla barba ben curata, che teneva nascosto qualcosa sotto il mantello.
«Buona dama», salutò questi, in tono grave, «sono Alaphondar Emmarask, Sommo Saggio Reale di Cormyr, e porto con me una cosa estremamente preziosa. Ti prego, estingui i tuoi fuochi».
Posata l’arpa, Storm balzò fuori dalla finestra e fluttuò lentamente verso il basso per raggiungere quell’ospite inatteso. Mentre scendeva, eseguì una serie di gesti elaborati, destando una magia invisibile il cui esito parve soddisfarla, dato che il suo gesto successivo fece scomparire le fiamme.
«Sii il benvenuto, Lord Saggio», salutò con cortesia. «Vuoi fermarti a cena presso di me? Ho un fagiano che sta arrostendo su un fuoco e un calderone di stufato di coniglio che sta cuocendo sull’altro.»
«Ti ringrazio, Lady Silverhand, ma non posso rispondere alla tua gentile offerta finché non avrai preso una decisione riguardo al mio… fardello.»
«Ti riferisci al re che stai nascondendo sotto il mantello? Anche lui è il benvenuto», commentò Storm, in tono asciutto. «Farò in modo di tenervi entrambi al sicuro… e nascosti. Non dubito che in Cormyr ci sia chi non gradirebbe di sapervi qui… e chi sarebbe invece fin troppo pronto a venirvi a cercare.»
«Signora, hai sintetizzato molto bene la situazione», ammise Alaphondar, con un sorriso contrito. «Se non ti dispiace, mi fermerò presso di te. Quanto sono forti le tue protezioni?»
«Io sono una Prescelta di Mystra», sorrise Storm. «Togliti gli stivali, immergi i piedi in quell’olio e lascia che dia un’occhiata al prossimo futuro flagello di ogni cuore femminile.»
«Signora…» accennò a protestare Alaphondar, sussultando, poi però tacque.
«Ho una mia reputazione, ricordi?» affermò Storm. «A proposito, come sta Fee?»
«Gli Arpisti vedono davvero tutto», commentò Alaphondar, con un altro sussulto. «La mia reale signora stava bene ed era serena quando ci siamo separati, alcune ore fa. Spero… oh, dei, lo spero proprio… di poterla rivedere al più presto.»
«Hai bisogno di bere qualcosa», decise Storm, passandogli un braccio intorno alle spalle. «Siediti, mentre vado a prendere un cristallo per evocare visioni, in modo che tu possa dare un’occhiata a Filfaeril ogni volta che lo desideri. Adesso liberati di quegli stivali, e tira fuori il piccolo Azoun prima che finisca per soffocare sotto quel tuo vecchio mantello sporco!»
Scuotendo il capo nel contemplare i mucchi polverosi di pergamene e di libri che la circondavano da ogni parte, Narnra parve sollevata di rifugiarsi nella spartana e meno ingombra cucina, dove un gesto della mano di Elminster fece accendere il fuoco sotto una teiera.
«I tè sono lì», disse il mago, indicando uno scaffale. «Scegli pure.»
«Teschio di drago?» commentò in tono dubbioso Narnra, nell’esaminare i vasetti disposti sullo scaffale.
«Appena un poco», replicò Elminster. «Finemente polverizzato, è ovvio.»
Narnra gli scoccò un’occhiata incredula.
«E cosa devo supporre che ci sia in un tè etichettato “Pelle di Schiava Thayana di Prima Scelta”, come c’è scritto qui?» chiese poi, in tono di sfida.
«Uno dei piccoli scherzi di Lhaeo. Sono certo che non si tratta affatto della “prima scelta”.»
Sospirando, Narnra scosse il capo e porse il vasetto in questione a Elminster, che lo prese senza una parola.
Il silenzio si prolungò fra loro… infranto solo dal fischio crescente della teiera… finché Narnra non cominciò a farsi irrequieta.
«Avanti», disse, guardandosi intorno nella piccola cucina, «impartiscimi qualcuno di quei vecchi consigli stantii a cui accennavi».
«Noi tutti dobbiamo morire e non possiamo portare con noi potere o ricchezze mortali», replicò prontamente Elminster. «Io stesso sono già morto parecchie volte… e in almeno due occasioni ho ricominciato senza possedere assolutamente nulla, neppure il mio nome. Quindi, a meno che non trovi invitante la fredda putrescenza dei non-morti, ricorda che la vita deve finire per tutti, e che ciò che conta è cosa facciamo del breve tempo a nostra disposizione».