Finge aveva proseguito:
«Nei due fisioanni trascorsi dalla vostra partenza, nel 482° e maturata gradualmente una crisi. Una crisi piuttosto bizzarra, e molto delicata: in pratica, senza precedenti. Abbiamo bisogno di un'accurata Osservazione, come mai ne abbiamo avuto bisogno in passato.»
«E volete che sia io a Osservare?»
«Si. Sotto un certo punto di vista, chiedere a un Tecnico di svolgere un lavoro di Osservatore puo apparire uno spreco di un talento prezioso: ma le vostre precedenti Osservazioni, per chiarezza e penetrazione, erano perfette, e abbiamo di nuovo bisogno di una lavoro perfetto. Ora vi esporro per sommi capi certi elementi…»
Harlan non aveva potuto scoprire, in quell'occasione, la natura degli elementi menzionati da Finge. Il Calcolatore aveva cominciato a parlare, ma la porta si era aperta, e Harlan non era stato piu in grado di ascoltare. Aveva fissato a occhi spalancati la persona che era entrata.
Non che Harlan non avesse mai visto una donna nell'Eternita. Mai sarebbe stato un termine troppo forte. Ne aveva viste molto raramente, certo, ma alcune ne aveva viste.
Ma una ragazza come quella! E nell'Eternita!
Harlan aveva visto molte donne, nei suoi passaggi nel Tempo, ma nel Tempo esse erano state per lui solo degli oggetti, come i muri e le macchine e gli animali, dei fatti che egli doveva Osservare e inserire nei suoi rapporti.
Nell'Eternita, una ragazza era una cosa completamente diversa. Soprattutto una ragazza come quella!
Aveva indossato un abito nello stile dell'aristocrazia del 482°, e cioe una guaina trasparente che mostrava tutti i particolari del corpo al di sopra della cintura, e un paio di pantaloni che arrivavano al ginocchio, attillatissimi, opachi ma ideati per mettere in evidenza le curve dei fianchi, sotto la cintura.
Dopo l'abito, Harlan aveva fissato il resto… capelli d'un nero lucente, notturno, lunghi fino alle spalle, e labbra rosse, dipinte in modo da accentuarne i contorni, un tratto sottile sul labbro superiore, un tratto molto piu forte su quello inferiore, per ottenere un effetto un po' esagerato. Palpebre e lobi delle orecchie sfumati in rosa pallido, in contrasto con il resto del viso, di un incredibile candore latteo. Un viso giovane, quasi da fanciulla. Degli ornamenti luccicanti di pietre preziose che scendevano dalle spalle, in modo da sfiorare ora i fianchi, ora i perfetti seni esposti, sui quali dovevano attirare l'attenzione.
La ragazza aveva preso posto a una scrivania, in un angolo dell'ufficio di Finge, e aveva sollevato le lunghe ciglia solo per lanciare un'occhiata ad Harlan.
Quando Harlan era riuscito ad ascoltare di nuovo la voce di Finge, il Calcolatore era giunto alla conclusione del discorso:
«…tutte queste cose dovranno figurare in un rapporto ufficiale. Ho pensato che durante la vostra permanenza qui potreste utilizzare il vostro vecchio ufficio e l'alloggio precedente.»
Harlan si era trovato fuori dell'ufficio di Finge, senza riuscire a ricordare i particolari del commiato. Apparentemente, era uscito senza dire niente.
La prima emozione che era riuscito a riconoscere era stata la collera. Per il Tempo, chi aveva permesso a Finge di fare una cosa simile? Era nocivo per la morale… si faceva beffe di…
Si era fermato, allora, aveva schiuso i pugni, aveva sollevato il capo. Era stato difficile ritrovare l'autocontrollo, ma la decisione di vederci chiaro lo aveva aiutato. Con andatura decisa, si era accostato all'uomo delle Comunicazioni seduto alla scrivania esterna.
L'altro aveva sollevato lo sguardo, senza pero fissarlo negli occhi, e aveva domandato, in tono cauto:
«Desiderate, signore?»
«C'e una donna seduta a una scrivania, nell'ufficio del Calcolatore Finge. E nuova di qui?»
Nelle sue intenzioni, la domanda avrebbe dovuto apparire disinvolta e casuale, fredda e indifferente. E invece era partita come un rullare di tamburi, come un atto di accusa.
Ma quella domanda aveva avuto il potere di riscuotere l'uomo delle Comunicazioni. Nei suoi occhi era apparsa quell'espressione che rendeva tutti gli uomini simili tra loro. Quell'espressione aveva perfino superato la radicata solitudine dei Tecnici: aveva abbracciato Harlan, lo aveva compreso nell'intesa, lo aveva incluso tra i compagni. L'uomo aveva detto, conservando quell'espressione complice:
«Ah, volete dire dire la pupa? Accidenti! Non e un vero campo di forza?»
«Limitatevi a rispondere alla mia domanda,» aveva detto Harlan, balbettando un poco.
L'uomo lo aveva fissato, e una parte dell'entusiasmo era svanita.
«E nuova. E una Temporale.»
«Qual e la sua mansione?»
Lentamente, un sorriso era apparso sul volto dell'uomo, un sorriso chiaramente ironico.
«In teoria, sarebbe la segretaria del capo… si chiama Noys Lambent.»
«Va bene.» Harlan si era voltato, e se ne era andato.
Il primo viaggio di Osservazione di Harlan nel 482° era stato effettuato il giorno seguente, ma aveva avuto una durata di soli trenta minuti. Ovviamente, si era trattato di un viaggio di orientamento, che avrebbe dovuto riportarlo all'atmosfera del Secolo. Il giorno dopo aveva compiuto un viaggio di un'ora e mezzo, e il terzo giorno non vi era andato affatto.
Aveva impiegato il terzo giorno a consultare i suoi vecchi rapporti, ripercorrendo le tappe gia percorse due anni prima, ripassando la lingua del Secolo, riabituandosi alle usanze locali.
Un Mutamento di Realta aveva colpito il 482°, ma era stato minimo: una cricca politica che era stata al Potere ora ne era stata Esclusa, ma a parte questo non gli era sembrato di notare dei cambiamenti particolari nella societa dell'epoca.
Senza neppure rendersi conto di quanto faceva, aveva cominciato a consultare i suoi vecchi rapporti, alla ricerca di tutte le informazioni possibili sull'aristocrazia dell'epoca. Aveva avuto la certezza di avere compiuto qualche Osservazione, in quel campo.
E infatti non aveva trascurato quel fatto, due anni prima, ma aveva compiuto delle Osservazioni impersonali, distaccate. I dati raccolti riguardavano l'aristocrazia come classe sociale, e non gli individui.
Naturalmente, le sue Carte Spazio-temporali non gli avevano mai chiesto, ne permesso, di osservare l'aristocrazia dall'interno. I motivi di quel divieto non erano stati rivelati all'Osservatore, ne un Osservatore avrebbe dovuto interessarsene. Harlan aveva provato una certa impazienza, in quella circostanza, pensando che la sua curiosita sarebbe stata inutile.
In quei tre giorni aveva visto di sfuggita la ragazza, Noys Lambent, in quattro diverse circostanze. All'inizio egli aveva notato solo il suo abbigliamento e gli ornamenti.
Nelle occasioni successive, aveva notato altri particolari. Per esempio, aveva scoperto che la ragazza non era molto alta: ma il suo corpo era cosi snello, il suo portamento cosi eretto, e la figura cosi slanciata, da lasciare un'impressione di altezza superiore alla media. Harlan si era accorto, osservandola meglio, che doveva essere piu anziana di quanto non apparisse a prima vista. Forse era sulla trentina, non aveva comunque meno di venticinque anni.
Il comportamento di Noys Lambent era stato sempre tranquillo e riservato: gli aveva sorriso, una volta, quando Harlan l'aveva incontrata in un corridoio, poi aveva subito abbassato lo sguardo. Il Tecnico si era scostato, per non doverla toccare, poi si era allontanato, furibondo.
Alla fine del terzo giorno Harlan era giunto alla conclusione che i suoi doveri di Eterno gli lasciavano aperta una sola linea di comportamento. Certamente la situazione doveva essere molto comoda, per la ragazza, e con uguale certezza Finge non si era minimamente discostato dalla lettera della legge. Tuttavia l'indiscrezione mostrata da Finge nella faccenda, la sua leggerezza, andavano certamente contro lo spirito della legge, ed Harlan era stato convinto della necessita di fare qualcosa per rimediare.
Harlan aveva concluso che, malgrado tutto, non doveva esistere in tutta l'Eternita una persona piu antipatica di Finge. Le scusanti che aveva trovato, solo pochi giorni prima, per giustificare il comportamento dell'uomo, erano svanite.
Il mattino del quarto giorno Harlan aveva chiesto e ottenuto un colloquio privato con Finge. Era entrato nell'ufficio con passo deciso, e lui stesso si era sorpreso della brutalita con cui aveva affrontato subito l'argomento:
«Calcolatore Finge, suggerisco che la signorina Lambent sia ricondotta subito nel Tempo.»
Finge aveva socchiuso gli occhi. Con un cenno del capo aveva indicato una sedia ad Harlan, poi aveva appoggiato il mento sulla mani riunite, con i gomiti saldamente piantati sulla scrivania, e infine aveva scoperto i denti in quello che era stato solo il fantasma di un sorriso.