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Aveva corrugato la fronte. Qual era stata la verita che aveva collegato tutte queste cose? Che cosa aveva cercato di scoprire? Che cosa lo aveva reso cosi sicuro del fatto che ci fosse stato qualcosa da scoprire?

Harlan si era sentito raggelare, in quell'istante, perche insieme a quelle domande un lontano riverbero di quell'abbagliante luce mentale era sembrato balenare all'orizzonte della sua mente, e lui era stato sul punto di… capire.

Aveva trattenuto il respiro. Aveva deciso di non cercare. Non avrebbe dovuto sforzarsi. La luce avrebbe dovuto giungere da sola.

Da sola.

E nel silenzio di quella notte, una notte gia cosi importante, cosi unica, in tutta la sua vita, nella sua mente era apparsa una spiegazione, un'interpretazione degli eventi che in qualsiasi altro momento piu ragionevole e normale lui non avrebbe neppure preso in considerazione.

Aveva lasciato che quel pensiero germogliasse e fiorisse, come uno strano albero esotico. Aveva lasciato che da quel germoglio nascessero le spiegazioni di cento e cento punti che, altrimenti, sarebbero rimasti… sarebbero rimasti strani e inesplicabili.

E quel fiore era sbocciato dentro di lui.

Quei pensieri avevano trovato una ragione e una spiegazione, anche se prima di quella notte non li avrebbe accettati ne come ragione, ne come spiegazione, di nulla.

Avrebbe dovuto investigare, una volta ritornato nell'Eternita, avrebbe dovuto controllare dei punti, trovare la conferma di altri, ma in cuor suo aveva raggiunto la matematica certezza di essere a conoscenza di un terribile segreto che non avrebbe dovuto conoscere.

Un segreto che abbracciava tutta l'Eternita!

Capitolo Sesto: {rogettista Di Vita

Era passato un mese di tempo fisiologico, da quella notte del 482°, nella quale aveva avuto la rivelazione di molte cose. E ora, facendo un calcolo in tempo normale, lui si trovava a quasi duemila Secoli nel futuro di Noys Lambent, e tentava, un po' con le lusinghe e un po' con il ricatto, di scoprire che cosa le riserbava una nuova Realta.

Era contrario a ogni etica; era quasi un crimine; ma ormai lui aveva cessato di preoccuparsene. Nel fisiomese che era appena trascorso lui era diventato un criminale: questo lo sapeva lui stesso. Era impossibile negare questo fatto. Quest'ultima impresa non avrebbe aggiunto nulla alla sua condizione di criminale; quindi non aveva niente da perdere, e tutto da guadagnare, nella circostanza.

Ora, nel corso delle sue delittuose manovre (non cercava neppure di scegliere un'espressione piu mite) lui si trovava sulla barriera, sulla soglia del 2456°. Entrare nel Tempo era un'operazione assai piu complicata del semplice passaggio dall'Eternita ai cronoscafi e viceversa. Per entrare nel Tempo, dovevano essere prima di tutto fissate, con esattezza assoluta, le coordinate della esatta regione della Terra e dell'esatto momento del Tempo, nell'ambito del Secolo. Tuttavia, malgrado la tensione interiore, Harlan manovrava i controlli con la disinvoltura e la sicurezza dell'uomo dotato di grande esperienza e di ancor piu grande talento.

Harlan si trovo quindi nella sala macchine che aveva visto per la prima volta sullo schermo della sala di visione, nell'Eternita. In quello stesso momento fisiologico, il Sociologo Voy se ne stava tranquillamente seduto davanti allo schermo, in attesa di osservare il Tocco del Tecnico che avrebbe operato il Mutamento.

Harlan non aveva fretta. La sala macchine sarebbe rimasta vuota per i prossimi 156 minuti. Certo, la Carta Spazio-temporale gli concedeva solo 110 minuti, lasciando gli altri 46, come di consuetudine, per il prescritto «margine di sicurezza», che equivaleva al 40% del tempo totale. Il margine esisteva per qualsiasi caso di necessita, ma un Tecnico non ne aveva bisogno. Chiunque consumasse i «margini di sicurezza» non rimaneva Specialista per molto tempo.

Harlan, comunque, non prevedeva di utilizzare che 2 minuti dei 110 a disposizione. Sistemando il suo generatore di campo da polso in modo da essere circondato da un'aura di tempo fisiologico (quello che poteva essere definito un effluvio di Eternita) e, di conseguenza, da trovarsi al riparo da qualsiasi effetto del Mutamento di Realta, egli fece un passo verso la parete, sollevo un piccolo recipiente che stava su uno scaffale, e lo depose sul punto accuratamente scelto sullo scaffale sottostante.

Fatto questo, egli rientro nell'Eternita in un modo che gli parve prosaico come il passaggio da una porta qualsiasi. Se ci fosse stato un Temporale a osservare la scena, avrebbe avuto l'impressione che Harlan fosse semplicemente scomparso nel nulla.

Il piccolo recipiente rimase dove Harlan lo aveva messo. Non ebbe una parte immediata nella storia del mondo. La mano di un uomo, alcune ore piu tardi, si sarebbe allungata per prenderlo, e non l'avrebbe trovato. Sarebbe stata compiuta una ricerca, e il recipiente sarebbe stato trovato con un'altra mezz'ora di ritardo, ma nel frattempo un campo di forza si sarebbe spento, e un uomo avrebbe perduto la calma. Una decisione che nella precedente Realta non era stata presa, ora sarebbe stata presa sulla spinta dell'ira, e non della ragione. Un incontro non avrebbe avuto luogo; un uomo che sarebbe altrimenti morto avrebbe vissuto un anno ancora, in circostanze diverse; un altro che altrimenti avrebbe vissuto sarebbe morto prima.

Le onde si sarebbero allargate, raggiungendo il loro massimo nel 2481°, e cioe venticinque Secoli dopo il Tocco. L'intensita del Mutamento di Realta, dopo quell'epoca, avrebbe cominciato a declinare. I teorici affermavano che in nessun punto dell'infinito futuro il Mutamento avrebbe mai potuto raggiungere l'effetto zero, ma a cinquanta Secoli di distanza dal Tocco il Mutamento sarebbe diventato cosi lieve da richiedere l'uso dei Calcoli piu sottili per individuarlo; e questo, in pratica, equivaleva a ridurre a zero l'effetto. Ed era la pratica che gli Eterni consideravano, non le speculazioni teoriche.

Naturalmente, nessun essere umano, nel Tempo, avrebbe mai potuto accorgersi dell'avvenuto Mutamento di Realta. La mente cambiava come la materia e solo gli Eterni potevano starsene fuori da questo continuo divenire, e osservare il Mutamento.

Il Sociologo Voy stava osservando la scena azzurrina del 2481°, la dove prima si era vista l'intensa attivita di uno spazioporto operoso. Non sollevo neppure lo sguardo, all'ingresso di Harlan. Si limito a borbottare qualcosa che avrebbe potuto essere un saluto.

L'astroporto aveva subito un violento cambiamento. L'ordine e la perfezione erano scomparsi; quei pochi edifici che si vedevano non erano le splendide, ardite creazioni che erano stati prima. C'era una vecchia astronave arrugginita, in disarmo, circondata da poche costruzioni cadenti. Non c'erano uomini. Tutto era immoto.

Harlan si concesse un breve sorriso, che gli curvo per un istante le labbra, e poi scomparve. Si, certo, era quello il M.R.O.: il Massimo Risultato Ottenibile. E si era verificato immediatamente. Il Mutamento non doveva necessariamente verificarsi nel preciso momento del Tocco del Tecnico. Se i calcoli che guidavano il Tocco era approssimativi, potevano trascorrere ore e perfino giorni prima che il Mutamento si verificasse (ore e giorni, naturalmente, di tempo fisiologico). Era soltanto quando tutte le possibilita di divergenza svanivano che il Mutamento aveva luogo: fino a quando esisteva anche una sola possibilita matematica di un'azione alternata, il Mutamento non si verificava.

Harlan era orgoglioso del fatto che quando era lui a calcolare il M.M.N., e quando era la sua mano a operare il Tocco, tutte le possibilita di divergenza svanivano istantaneamente, e il Mutamento aveva luogo nello stesso, preciso momento.

Voy disse, a bassa voce:

«Come era stato bello.»

Quella frase fu come una frustata per Harlan, parve diminuire la bellezza dell'operazione che lui aveva compiuto.

«Non sarei pentito neppure se estirpassi dalla Realta completamente il volo spaziale,» disse.

«No?» esclamo Voy.

«A che cosa serve? Non dura mai piu di un millennio o due. La gente si stanca. I coloni ritornano a casa, le colonie vengono abbandonate e si estinguono. E poi, dopo quattromila o cinquemila anni, o quarantamila o cinquantamila, tentano di nuovo, e falliscono di nuovo. Il volo spaziale e uno spreco di ingegno e di fatiche umane.»

Voy disse, asciutto:

«Siete un filosofo.»

Harlan arrossi. A che serve parlare a questa gente? penso. Irato, cambio bruscamente argomento:

«Che cosa mi dite del Progettista di Vita?»

«Cosa devo dirvi?»

«Volete mettervi in contatto con lui? Ormai dovrebbe avere qualche risultato.»

Il Sociologo lascio passare sul suo viso un'ombra di disapprovazione, come se avesse voluto rimproverarlo della sua impazienza, ma si limito a dire, freddamente:

«Venite con me. Andiamo a vedere.»

La targhetta sulla porta dell'ufficio diceva «Neron Feruque», un nome che colpi lo sguardo e la mente di Harlan per la sua vaga somiglianza con quelli di due sovrani dell'area del Mediterraneo ai tempi del Primitivo. (Le sue discussioni settimanali con Cooper avevano acuito il suo interesse per il Primitivo, rendendolo quasi febbrile).