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Un mese prima, Harlan avrebbe fatto rapporto sul Progettista di Vita; sarebbe stato il suo preciso dovere. Evidentemente, non era piu possibile fidarsi delle reazioni di quell'uomo.

Ora non poteva piu farlo, pero. Anzi, riusciva perfino a provare una certa simpatia per l'uomo. In fondo, i crimini di cui Harlan si era macchiato eano molto piu gravi.

Com'era facile, per i suoi pensieri, ritornare all'argomento che li dominava… ai ricordi di Noys.

Quella notte, finalmente, era riuscito ad addormentarsi, e si era svegliato in pieno giorno, con le pareti traslucide che avevano filtrato i raggi del sole, dandogli l'impressione di essersi svegliato in un soffice, scintillante oceano di nubi.

Noys lo stava guardando, e rideva:

«Santo cielo, non e stato facile svegliarti!»

Il primo istinto di Harlan era stato quello di cercare qualcosa con cui coprirsi… e non aveva trovato nulla. Poi i ricordi erano ritornati nella sua mente, e il suo viso si era imporporato. Aveva fissato Noys, domandandosi come avrebbe dovuto comportarsi.

Ma poi aveva ricordato qualcosa d'altro, e si era messo a sedere, bruscamente:

«Non sara gia l'una passata, vero? Padre Tempo!»

«Sono soltanto le undici. La colazione ti aspetta e hai tutto il tempo che vuoi.»

«Grazie,» aveva mormorato lui.

«I controlli della doccia sono gia a posto, e i tuoi vestiti sono pronti.»

Che cosa avrebbe potuto dirle?

«Grazie,» aveva mormorato, di nuovo.

Durante la colazione, aveva evitato di guardarla negli occhi. Lei si era seduta di fronte a lui, ma non aveva mangiato nulla. Lo aveva semplicemente osservato, con il mento appoggiato su una mano, le ciglia lunghissime abbassate sugli occhi, i lunghi capelli neri pettinati tutti su un lato.

Aveva seguito ogni movimento di Harlan con lo sguardo, mentre lui aveva tenuto gli occhi bassi e aveva cercato dentro di se l'amarezza e la vergogna che avrebbe dovuto provare.

Poi lei aveva detto:

«Dove devi andare all'una?»

«A una partita di aerocalcio,» aveva mormorato lui. «Ho il biglietto.»

«Dev'essere la partita decisiva. E io ho perduto l'intera stagione, per colpa di quei mesi perduti. Chi vincera l'incontro, Andrew?»

Aveva provato un bizzarro senso di debolezza, nell'udire il proprio nome pronunciato da lei.

«Ma devi saperlo, no? Non hai esaminato l'intero periodo?»

Se avesse dovuto seguire le regole, avrebbe dovuto continuare a negare, con serieta e fermezza. Invece aveva cercato di spiegare, debolmente:

«C'era tanto da coprire, nello Spazio-tempo… Non ho potuto sapere piccoli particolari esatti, come il risultato di una partita…»

«Oh, non me lo vuoi dire, lo so.»

Harlan non le aveva risposto. Aveva preso tra le mani un frutto esotico, e aveva infilato il sottile tubo che gli avrebbe permesso di gustarne la polpa squisita.

Dopo un momento, Noys aveva detto:

«Non hai visto quello che e accaduto qui, prima di venire?»

«Non ho osservato i particolari, N…Noys.» (Aveva dovuto compiere uno sforzo, per fare uscire quel nome dalle labbra.)

La ragazza aveva detto, dolcemente:

«Non hai visto… noi? Non sapevi fin dall'inizio che…»

Harlan aveva balbettato:

«No, no, non avrei potuto vedermi. Io non sono nella Real… Non sono qui, fino al momento in cui arrivo. Non posso spiegartelo.» Si era trovato in imbarazzo per due motivi… primo tra tutti, il fatto che lei avesse parlato di queste cose, secondo, il fatto che per poco lui non si fosse lasciato sfuggire la parola «Realta»… la piu pericolosa e proibita di tutte le conversazioni possibili con i Temporali.

Lei aveva spalancato gli occhi, fissandolo con visibile sorpresa.

«Ti vergogni?»

«Quanto abbiamo fatto non era… non era opportuno.»

«Perche no?» E Harlan aveva saputo bene che nel 482° quella domanda sarebbe stata del tutto innocente. «Non e forse permesso agli Eterni?» C'era stata quasi un'inflessione ironica in quella domanda, come se lei avesse domandato se per caso agli Eterni non fosse stato proibito di mangiare.

«Non usare quella parola,» aveva detto Harlan. «E per dire la verita, in un certo senso non ci e permesso davvero.»

«Be', allora, non dire niente a nessuno. Io non diro niente.»

Poi si era alzata, aveva fatto qualche passo, ed era venuta a sedersi sulle gambe nude di Harlan, scostando il tavolino con un movimento fluido e veloce del fianco.

Per un momento, Harlan si era irrigidito, aveva sollevato le mani in un gesto che era forse nato dall'intenzione di respingerla. Ma quel gesto non aveva avuto alcun successo.

Noys si era piegata e lo aveva baciato sulle labbra, e nella mente di Harlan non c'era piu stato alcun motivo di vergogna. Per lo meno, non per quanto aveva riguardato Noys e lui.

Harlan non ricordava con esattezza in quale momento avesse cominciato a fare qualcosa che, da un punto di vista etico, un Osservatore non avrebbe avuto alcun diritto di fare: e cioe iniziare a speculare sulla natura del problema che riguardava l'attuale Realta, e sul Mutamento di Realta che avrebbe dovuto verificarsi.

Non erano stati ne la libera morale del Secolo, ne l'ectogenesi, ne il matriarcato, a turbare l'Eternita. Tutte queste cose erano state presenti anche nella precedente Realta, e in quel tempo il Consiglio d'Ogniquando aveva dimostrato grande larghezza di vedute e tolleranza. Finge aveva detto che il problema era molto sottile.

Percio il Mutamento avrebbe dovuto essere sottile a sua volta, e avrebbe dovuto rimanere circoscritto al gruppo che lui aveva avuto il compito di Osservare. Questo, almeno, gli era sembrato chiaro.

Il Mutamento avrebbe riguardato l'aristocrazia, la classe privilegiata, i beneficiari del sistema.

Cio che lo aveva turbato immediatamente era stato il fatto che, certamente, avrebbe dovuto coinvolgere anche Noys.

Aveva trascorso i tre giorni che ancora gli erano rimasti, secondo la Carta Spazio-temporale, in uno stato d'animo di profonda inquietudine e agitazione, uno stato d'animo che aveva oscurato perfino la radiosa felicita prodotta dalla compagnia di Noys.

La ragazza gli aveva detto, a un certo punto:

«Cosa e successo? Per un po' di tempo, sembravi completamente diverso da come eri nell'Eter… in quel posto. Non eri piu cosi rigido. E adesso, sembri preoccupato. E perche devi ritornare?»

«In parte,» le aveva risposto Harlan.

«Devi proprio farlo?»

«Devo farlo.»

«Be', anche se tardassi, chi se ne accorgerebbe?»

Per poco Harlan non aveva sorriso, a quelle parole.

«Non vogliono che io arrivi in ritardo,» aveva detto, e nello stesso tempo aveva pensato con desiderio ai due giorni di «margine di sicurezza» che gli erano stati accordato dalla Carta Spazio-temporale.

Noys aveva regolato i controlli di uno strumento musicale tipico del Secolo, uno strumento che produceva dolci e complicate melodie nelle sue viscere meccaniche, semplicemente toccando corde e tasti a caso; la casualita era spostata verso la creazione di combinazioni piacevoli grazie a complicatissime formule matematiche. La musica non poteva ripetersi, piu di quanto non potessero ripetersi i disegni dei fiocchi di neve, e proprio come i fiocchi di neve non poteva mai mancare di bellezza.

Sospeso in quel rincorrersi di suoni, cullato dall'ipnosi della musica, Harlan aveva guardato Noys, e tutti i suoi pensieri erano stati fissi su di lei. Che cosa sarebbe diventata, nella nuova Realta? La moglie di un pescatore, una contadina, la madre di sei bambini grassi, brutti, malati? Qualunque cosa fosse diventata, non avrebbe ricordato Harlan. Lui non avrebbe avuto alcuna parte nella sua vita, nella nuova Realta. E qualunque cosa lei fosse allora diventata, non sarebbe piu stata Noys.

Lui non si era semplicemente innamorato di una ragazza. (Stranamente, aveva usato per la prima volta nei suoi pensieri la parola «innamorato», e non si era neppure fermato a riflettere su quella parola, e a meravigliarsi dell'uso che ne aveva fatto). Lui si era innamorato di un complesso di fattori; il modo in cui lei aveva scelto i suoi vestiti, il modo in cui camminava, il modo in cui parlava, la sua espressione… Un quarto di secolo di vita e di esperienza in una certa Realta aveva concorso alla creazione di tutte le cose che facevano di Noys… Noys. Lei non era stata la sua Noys nella precedente Realta di un fisioanno prima. Non sarebbe piu stata la sua Noys nella prossima Realta.

La nuova Noys avrebbe potuto essere migliore, probabilmente, sotto certi aspetti, ma gia da quel momento Harlan aveva saputo una cosa con certezza: lui aveva desiderato la sua Noys, quella che aveva potuto vedere in quel momento, quella della Realta presente. Se quella Noys aveva dei difetti, ebbene, lui l'aveva desiderata con quei difetti.

Che cosa avrebbe potuto fare?

In quel momento, aveva pensato subito a numerose cose, tutte illegali. Una di queste era stata l'idea di scoprire tutti gli elementi sulla natura del Mutamento, per vedere in qual modo esso avrebbe influito su Noys. Dopotutto, non aveva avuto la certezza di niente… e perfino un Tecnico poteva commettere degli errori.