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Un improvviso, completo silenzio desto Harlan dai suoi ricordi e dalle sue fantasticherie a occhi aperti. Era di nuovo nell'ufficio del Progettista di Vita. Il Sociologo Voy lo stava osservando con la coda dell'occhio. La testa cadaverica di Feruque lo stava fissando.

E il silenzio era cosi completo da sembrare lacerante, alle sue orecchie, come un improvviso rumore.

Harlan impiego un lungo momento per comprendere il significato di quel silenzio improvviso. L'Addizionatore aveva smesso di ridacchiare tra se, con quella sua risata meccanica e beffarda che pareva l'irrisione della macchina alle centinaia di migliaia di vite inesistenti di cui tracciava i profili e le caratteristiche.

Harlan sollevo il capo, di scatto.

«Avete la risposta, Progettista.»

Feruque diede un'occhiata ai fogli di plastica perforata che aveva in mano.

«Si. Certo. Strana, pero.»

«Posso vederla?» Harlan tese la mano. Si accorse che stava tremando visibilmente.

«Non c'e niente da vedere. E questo che e strano.»

«Cosa volete dire… non c'e nulla?» Harlan fisso Feruque con occhi angosciati.

La voce pratica, prosaica del Progettista di Vita risuonava nelle sue orecchie insieme al pulsare del sangue, che aveva anch'esso il suono di un lontano rombo di marea.

«La signora non esiste nella nuova Realta. Non c'e nessun cambiamento di personalita. E sparita, ecco tutto. Andata. Ho passato tutte le alternative, fino all'indice di Probabilita 0,0001. Non esiste da nessuna parte. Anzi, se devo essere sincero…» e si era passato una mano sulla guancia, pensieroso. «Con la combinazione di fattori che mi avete fornito, non riesco proprio a capire come abbia potuto esistere nella vecchia Realta. Non si adatta, ecco tutto.»

Harlan udi a malapena quelle parole.

«Ma… ma il Mutamento era cosi lieve…»

«Lo so. Una bizzarra combinazione di fattori. Ecco qui… volete i fogli?»

Harlan li afferro, ciecamente Noys scomparsa? Noys che non esisteva? Ma com'era possibile?

Senti il contatto di una mano sulla spalla, e la voce di Voy risuono nel suo orecchio.

«Vi sentite male, Tecnico?» La mano si ritrasse subito, come se Voy si fosse pentito di quel contatto impulsivo con il corpo di un Tecnico.

Harlan degluti, e con uno sforzo di volonta cerco di ricomporsi.

«Sto benissimo. Volete accompagnarmi al cronoscafo?»

Non doveva mostrare i suoi sentimenti. Doveva agire come un Tecnico, doveva tenere fede a quanto aveva detto… quella era soltanto un'investigazione accademica. Doveva nascondere a tutti i costi il fatto che l'inesistenza di Noys nella nuova Realta lo riempiva di un senso di esultanza immenso, di un senso quasi insopportabile di gioia.

Capitolo Settimo: Preludio Al Delitto

Harlan sali a bordo del cronoscafo, nel 2456°, e si volto per assicurarsi del fatto che la barriera che separava la gabbia dall'Eternita fosse davvero compatta, e che il Sociologo Voy non lo stesse ancora spiando. Nelle ultima settimane questa era diventata un'abitudine, per lui, un comportamento automatico; c'era sempre quel veloce sguardo alle sue spalle, per assicurarsi che nessuno lo sorvegliasse quando lui saliva a bordo del cronoscafo.

E poi, benche si trovasse gia nel 2456°, egli regolo i controlli del cronoscafo per un punto ancora piu avanti nel tempo. Osservo i numeri dell'indicatore del tempo, che aumentavano rapidamente. Benche i secoli scorressero con rapidita incredibile, gli rimaneva ancora molto tempo per pensare…

Le scoperte del Progettista di Vita cambiavano completamente le cose! E anche la natura del suo crimine cambiava!

E tutto faceva capo a Finge. Quella frase si trasformo in una specie di cantilena, nella sua mente. Faceva capo a Finge, faceva capo a Finge…

Dopo i giorni trascorsi nel 482° insieme a Noys, al suo ritorno nell'Eternita Harlan aveva evitato ogni contatto personale con Finge. Quando l'Eternita si era chiusa intorno a lui, avvolgendolo completamente, anche il senso di colpa era sopraggiunto. La violazione del suo giuramento di Eterno, che gli era sembrata una questione trascurabile nel 482°, era ritornata una cosa enorme, nell'Eternita.

Aveva trasmesso il suo rapporto attraverso il condotto pneumatico, e si era immediatamente ritirato nel suo alloggio. Aveva avuto bisogno di un po' di tempo per pensare, aveva avuto bisogno di guadagnare tempo per riflettere e abituarsi ai nuovi orientamenti che si erano verificati nella sua personalita. Aveva avuto bisogno di tempo, soprattutto, per leggere chiaramente dentro di se, e trovare una via d'uscita.

Finge non gliel'aveva permesso. Si era messo in comunicazione con Harlan meno di un'ora dopo l'arrivo del rapporto.

Il volto del Calcolatore lo aveva fissato dallo schermo. La sua voce aveva detto:

«Pensavo di trovarvi nel vostro ufficio.»

Harlan aveva risposto:

«Ho consegnato il rapporto, signore. Non ha importanza il luogo nel quale io aspetto una nuova missione.»

«Davvero?» Finge aveva esaminato il rotolo di fogli perforati che aveva evidentemente consultato fino a quel momento, tenendo gli occhi socchiusi, assumendo un'espressione impenetrabile. «Non mi sembra completo,» aveva continuato. «Posso venire a farvi visita nelle vostre stanze?»

Harlan aveva esitato per un momento. Quell'uomo era stato il suo superiore, e rifiutare quanto gli aveva chiesto in quel momento sarebbe stato un chiaro atto d'insubordinazione. Gli era sembrato che, cosi facendo, avrebbe rivelato la sua colpa, e la coscienza tormentata del Tecnico non aveva permesso una cosa simile.

«Siete il benvenuto, Calcolatore,» aveva detto, rigidamente.

La presenza di Finge, cosi silenziosa e insinuante, aveva introdotto un elemento stridente, quasi epicureo, nell'appartamento spartano di Harlan. Il Secolo natale di Harlan, il 95°, era stato dominato da un gusto quasi spartano nell'arredamento, e Harlan non aveva mai perduto del tutto il suo gusto per uno stile semplice e sobrio. Le sedie metalliche erano state ricoperte di una sostanza apparentemente granulosa, che aveva dato l'impressione del legno (anche se in maniera non troppo convincente). In un angolo della stanza c'era stato un piccolo mobile che aveva rappresentato un allontanamento ancor piu radicale dalle usanze del Secolo.

Il mobile aveva colpito subito l'attenzione di Finge.

Il Calcolatore aveva toccato il mobile con un dito grassoccio, come per saggiarne la solidita.

«Che cos'e questo materiale?»

«Legno, signore,» aveva detto Harlan.

«Legno vero? Autentico? Sorprendente. Nel vostro Secolo natale si usa il legno, vero?»

«Infatti.»

«Capisco. Non c'e nessun regolamento che proibisca questo, Tecnico…» aveva passato il dito con cui aveva toccato il mobile sul fianco, come se avesse voluto pulirlo, «Ma non so se sia consigliabile permettere che la cultura del Secolo natale di un individuo rimanga con lui nell'Eternita. Il vero Eterno adotta la cultura nella quale si trova. Io, per esempio, avro mangiato in una cucina energetica non piu di due volte in cinque anni.» Aveva sospirato. «Eppure lasciar mettere il cibo a contatto con la materia mi e sempre sembrato antigienico. Ma non cedo, no, non cedo.»

Il suo sguardo si era nuovamente posato sul mobile in legno, ma questa volta aveva tenuto le mani dietro la schiena.

«Che cos'e?» aveva chiesto. «A che serve?»

«E una libreria,» aveva detto Harlan.

Per un momento, aveva provato la tentazione di domandargli, «Ora come ti senti, con le mani intrecciate dietro la schiena? Non preferiresti forse che anche i tuoi abiti e il tuo corpo fossero di pura energia? Non ti fideresti di piu, a questo modo, non dovendo sottostare alle regole di un corpo fatto di antigienica materia?»

Ma non aveva detto niente. Finge aveva inarcato le sopracciglia.

«Una libreria. Allora quegli oggetti posati sugli scaffali sono libri. E esatto?»

«Si, signore.»

«Esemplari autentici?»

«Completamente, Calcolatore. Li ho raccolti nel 24°. Quei pochi che ho qui risalgono al 20°. Se… se desiderate dare un'occhiata, vi prego di essere prudente. Le pagine sono state restaurate e rinforzate, ma non sono di plastica. E necessario maneggiarle con cura.»

«Non intendo toccarli. Non ne ho il minimo desiderio. Saranno pieni di polvere originale del 20°, immagino. Dei veri libri!» Aveva riso. «Con pagine di cellulosa, addirittura, se ho ben capito?»

Harlan aveva annuito.

«Cellulosa modificata dal processo al quale i libri sono stati sottoposti. Vi ho detto che sono stati impregnati di una sostanza che li rende piu resistenti. Si, comunque si tratta di cellulosa.» Aveva cercato di respirare profondamente, per ritrovare la calma. Sarebbe stato assurdo identificarsi in quei vecchi libri, tanto da considerare un'offesa personale qualsiasi insinuazione ironica fatta sul loro conto.