«Perche?» Il volto di Harlan era stato in fiamme.
«Perche dovevi soffrire tanto perche mi desideravi. E una cosa tanto semplice, invece. Devi solo chiederlo alla ragazza che desideri. E cosi facile essere amici. Perche soffrire?»
Harlan aveva annuito. La morale del 482°!
«Basta solo chiederlo alla ragazza,» aveva borbottato. «Cosi semplice. Non e necessario nient'altro.»
«La ragazza deve essere d'accordo, naturalmente. Ma se non e impegnata con un altro, generalmente e disposta. Perche no? Mi sembra cosi semplice.»
A questo punto, era stato Harlan ad abbassare lo sguardo. Naturalmente, era stato tutto cosi semplice. E non c'era stato niente di male. Non nel 482°. E chi avrebbe potuto saperlo meglio di lui, in tutta l'Eternita? Sarebbe stato uno stupido, un maledetto stupido, se in quel momento le avesse chiesto quali fossero state le sue precedenti relazioni. Sarebbe stato come domandare a una ragazza del suo Secolo natale quante volte avesse mangiato in presenza di un uomo, e come avesse osato farlo.
Le aveva detto invece, in tono umile:
«E adesso che cosa pensi di me?»
«Che sei molto carino,» aveva detto, dolcemente. «E che se ti lasciassi un po' andare… perche non sorridi?»
«Non c'e niente da sorridere, Noys.»
«Ti prego! Voglio vedere se le tue labbra sono capaci di piegarsi… se le tue guance rispondono come dovrebbero. Non ti ho mai visto sorridere. Ti prego!» Aveva posato gli indici sugli angoli della bocca di Harlan, e gli aveva tirato le labbra. Lui aveva sollevato di scatto il capo, per la sorpresa, e non aveva potuto fare a meno di sorridere.
«Visto? Neanche una ruga nelle guance. Sei quasi bello. Con un po' di esercizio… rimanendo davanti allo specchio, e imparando a sorridere, e ad avere l'espressione giusta negli occhi… scommetto che riusciresti ad essere veramente bello.»
Ma il sorriso, che era gia stato fragile, era svanito del tutto.
Noys aveva detto:
«Siamo veramente nei guai, vero?»
«Si, Noys. Guai grossi.»
«Per quello che abbiamo fatto? Tu e io, quella sera?»
«Non e esattamente questo il motivo.»
«E stata colpa mia, lo sai. Se vuoi, lo dichiarero a tutti.»
«Non fare mai una cosa simile!» aveva esclamato Harlan, con veemenza. «Non pensare di essere colpevole. Non hai fatto niente, niente, di male. E un'altra cosa…»
Noys aveva osservato il temporometro, con espressione inquieta.
«Dove siamo? Non riesco nemmeno a vedere i numeri.»
«Quando e il termine piu esatto,» l'aveva corretta Harlan, facendo rallentare il cronoscafo, in modo che i numeri dei Secoli fossero visibili.
I meravigliosi occhi di Noys si erano spalancati. «E giusto?»
Harlan aveva dato una breve occhiata all'indicatore. Il 72.000°.
«Sono sicuro che e giusto.»
«Ma dove stiamo andando?»
«Quando, come ti ho gia detto, e il termine giusto da usare. Andiamo avanti, il piu lontano possibile,» le aveva detto, con calma. «Molto lontano. Dove non potranno trovarti.»
E in silenzio avevano osservato i numeri cambiare sull'indicatore. Silenziosamente, Harlan aveva continuato a ripetersi che la ragazza doveva essere innocente, che le accuse di Finge erano state dettate solo dalla collera e dalla gelosia. Lei era stata sincera nel rivelargli che quella esposta da Finge era stata solo una parte della verita, e che l'altra parte era stata dovuta a un'attrazione personale.
E poi aveva sollevato lo sguardo, perche Noys aveva cambiato posizione. Si era alzata, era venuta nella parte occupata da Harlan e, con un gesto risoluto, aveva fermato il cronoscafo, abbassando la leva con la mano, e provocando una brusca decelerazione temporale.
Harlan aveva deglutito, e aveva chiuso gli occhi, per vincere l'ondata di nausea. Poi aveva detto:
«Che cosa succede?»
La ragazza era stata pallidissima, e per un momento non aveva risposto. Poi aveva ritrovato la voce:
«Non voglio andare piu avanti. Il numero e gia cosi alto!…»
Il temporometro aveva indicato il 111.394°. Harlan aveva annuito:
«Penso che basti cosi.» Poi le aveva teso la mano:
«Vieni, Noys. Questa sara la tua casa, per un po' di tempo.»
Avevano percorso i corridoi silenziosi come bambini, tenendosi per mano. Le luci erano state accese, nei corridoi, e per illuminare le stanze buie era stato sufficiente un tocco della mano. L'aria era stata fresca e pulita, aveva indicato l'esistenza di un sistema di ventilazione in funzione.
Noys aveva bisbigliato:
«Non c'e nessuno, qui?»
«Nessuno,» aveva risposto Harlan. Aveva cercato di dirlo con voce sicura e tranquilla. Avrebbe voluto dissipare l'incantesimo che era stato prodotto in lui dalla consapevolezza di trovarsi in uno dei Secoli Nascosti, ma la sua voce era uscita in un rauco bisbiglio, malgrado tutta la sua determinazione.
Non aveva saputo neppure come chiamare un punto cosi lontano nel tempo. Chiamarlo 'il 111.394°' sarebbe stato certamente ridicolo. Sarebbe stato piu semplice riferirsi all'intera epoca… 'il centomila'.
Si era trattato di un problema stupido… soprattutto dopo tutto quello che Harlan aveva gia passato… eppure, nel momento in cui il senso di eccitazione prodotto dalla fuga si era attenuato, egli si era ritrovato solo in una regione dell'Eternita mai toccata dai piedi umani, e l'idea gli era sembrata subito paurosa e raggelante. Aveva provato un senso di vergogna, raddoppiato dalla consapevolezza della presenza di Noys, come testimone della sua debolezza… un senso di vergogna, perche quel lieve senso di freddo che aveva avvertito dentro di se era stato, inconfondibilmente, il brivido della paura.
«E cosi pulito,» aveva detto Noys. «Non si vede un granello di polvere.»
«La pulizia e automatica,» aveva risposto il Tecnico. Aveva compiuto uno sforzo violento per riportare la propria voce a un tono quasi normale. «Ma qui non c'e nessuno, ne avanti ne indietro nel Tempo, per migliaia e migliaia di Secoli.»
Apparentemente, Noys aveva accettato quelle parole con una certa calma.
«E tutto e pronto, come qui? Passando, ho visto dei depositi di viveri, delle librerie. Hai visto anche tu?»
«Si, ho visto. Oh, qui tutto e perfettamente a posto. Tutte le Sezioni sono pronte ed equipaggiate.»
«Ma perche, se qui non viene mai nessuno?»
«E logico,» aveva detto Harlan. Il semplice fatto di parlarne aveva dissipato in parte l'atmosfera spettrale. Dicendo ad alta voce quello che aveva saputo fino a quel momento in astratto, certamente avrebbe isolato il problema, scoprendone il lato pratico, prosaico. E cosi aveva proseguito, «Agli inizi dell'Eternita, verso il 300° Secolo, venne inventato il duplicatore di massa. Sai che cosa significa? Creando un campo di risonanza, l'energia poteva essere convertita in materia con le particelle subatomiche che assumevano l'esatta disposizione di quelle del modello usato. Ne risultava una copia esatta.
«Noi dell'Eternita ci appropriammo dell'apparecchio, usandolo per i nostri scopi. In quel tempo erano state costruite solo seicento o settecento Sezioni. Avevamo dei progetti di espansione, naturalmente; lo slogan dell'epoca era 'Dieci nuove Sezioni per ogni fisioanno'. Il duplicatore di massa rese inutili queste fatiche. Costruimmo una nuova Sezione completa di riserve di cibo, d'acqua, di energia, attrezzandola con tutti i dispositivi automatici piu progrediti; poi regolammo la macchina, e riproducemmo la Sezione, una per ogni Secolo, per tutta l'Eternita. Non so per quanto tempo abbiamo continuato a riprodurle… credo che ce ne siano per milioni e milioni di Secoli.»
«Tutte uguali a questa, Andrew?»
«Tutte uguali a questa. E mano a mano che l'Eternita si espande, noi ci limitiamo a occupare le Sezioni gia esistenti, adattando l'unico modello alla moda corrente del Secolo. L'unico problema nasce quando ci troviamo in un Secolo orientato sull'energia. Noi… noi non abbiamo ancora raggiunto questa Sezione.» (Sarebbe stato inutile rivelarle che gli Eterni non potevano penetrare nel Tempo in nessuno dei Secoli Nascosti. Che cosa avrebbe potuto cambiare, se lei lo avesse saputo?)
L'aveva fissata, e aveva colto un'ombra di turbamento sul suo volto. Si era affrettato ad aggiungere:
«La costruzione di tutte le Sezioni non e stata uno spreco. Ci voleva solo dell'energia, e potendo attingere alla riserva della nova…»
«No,» lo aveva interrotto Noys. «Solo che io non ricordo…»
«Che cosa?»
«Mi hai detto che il duplicatore e stato inventato intorno al 300°. Nel 492° non lo possediamo. Non ricordo di avere visto nulla del genere, nei testi di storia.»
Harlan aveva taciuto per un momento, pensieroso. Benche Noys fosse stata alta quasi quanto lui, d'un tratto si era sentito un gigante, nei suoi confronti. Noys era diventata una bambina, in quel momento, e lui era stato un semidio dell'Eternita, che avrebbe dovuto insegnarle tante cose, e condurla gradualmente e pazientemente alla verita.