«Fino a qual punto la situazione e fragile? Supponiamo che accada qualcosa d'imprevisto, e io perda un giorno nel quale avrei dovuto insegnare a Cooper qualcosa d'importanza vitale?»
«Non ti capisco.»
(Era uno scherzo della fantasia, oppure una scintilla di allarme era scoccata in quegli occhi vecchi e stanchi?)
«Voglio dire, e possibile che il circolo si spezzi? Immaginate, a esempio, che un colpo in testa inatteso mi metta fuori combattimento in un momento in cui, secondo il memoriale, io dovrei essere attivo e in perfetta salute… questo potrebbe spezzare l'intero schema? Supponiamo anche che io decida deliberatamente di non seguire le istruzioni del memoriale. Che cosa accadrebbe?»
«Ma che cosa ti ha fatto venire queste idee in testa?»
«Mi sembra un pensiero logico. Mi sembra che, per trascuratezza o per scelta deliberata, io potrei spezzare il circolo, e allora cosa accadrebbe? Distruggerei l'Eternita? E possibile. E se questa e la risposta,» aggiunse Harlan, in tono molto serio, «E necessario che io lo sappia, per evitare di commettere qualche errore. Anche sapendo bene che ci vorrebbero delle circostanze veramente insolite, per farmi commettere degli errori.»
Twissell rise, ma il suono di quella risata era falso e cavernoso.
«Ragazzo mio, questi sono problemi puramente accademici. Non accadra niente, perche non e accaduto niente. Il circolo sara completo; non potra spezzarsi.»
«Potrebbe spezzarsi,» disse Harlan. «La ragazza del 482°…»
«E sana e salva,» disse Twissell. Si alzo in piedi, spazientito. «Queste sono chiacchiere che non hanno mai fine, e ne ho avuto abbastanza delle speculazioni accademiche degli altri membri della sottocommissione incaricata del progetto. E intanto, io devo ancora dirti per quale motivo ti ho chiamato stamattina, e il tempo fisiologico continua a passare. Vuoi venire con me?»
Harlan era soddisfatto. La situazione era chiara, e il suo potere stabilito al di la di ogni dubbio. Twissell sapeva che Harlan avrebbe potuto dire, in qualsiasi momento, «Non voglio piu saperne di Cooper.» Twissell sapeva che Harlan avrebbe potuto distruggere in qualsiasi momento l'Eternita, fornendo a Cooper delle notizie importanti sul memoriale.
Anche il giorno prima Harlan aveva conosciuto gli elementi necessari per affermare il proprio potere. Twissell aveva pensato di piegarlo facendogli sapere l'importanza del compito che gli era stato assegnato, ma se il Calcolatore aveva pensato di vincere ogni sua resistenza, in questo modo, si era sbagliato.
Harlan aveva formulato la sua minaccia con estrema chiarezza, e l'allusione a Noys era stata inequivocabile, e l'espressione di Twissell, quando gli aveva risposto che la ragazza era sana e salva, gli aveva dimostrato che il Calcolatore aveva compreso perfettamente la natura della minaccia. Harlan si affretto a seguire Twissell.
Harlan non aveva mai visto la sala nella quale Twissell lo condusse. Era un salone ampio: apparentemente delle pareti erano state abbattute, per dare uno spazio maggiore. Il suo ingresso passava attraverso uno stretto corridoio, la cui estremita era stata protetta da un campo di forza; solo quando il meccanismo automatico aveva verificato l'immagine del volto di Twissell nei suoi circuiti lo schermo era stato abbassato.
La maggior parte della sala era occupata da una sfera che arrivava fin quasi al soffitto. Nella sfera c'era una porta aperta, e attraverso l'apertura si vedevano quattro gradini che portavano a una piattaforma interna, vividamente illuminata.
Dall'interno della sfera venivano delle voci, e quando Twissell e Harlan si avvicinarono, delle gambe apparvero nell'apertura, e scesero gli scalini. Un uomo emerse dalla sfera, e dietro di lui apparve un altro paio di gambe. L'uomo era Sennor, del Consiglio d'Ogniquando, seguito da un altro membro del gruppo che Harlan aveva visto a colazione.
Twissell non parve contento della presenza dei due. La sua voce, pero, parlo in tono controllato:
«La sottocommissione e ancora qui?»
«Ci siamo solo noi due,» disse Sennor, in tono casuale. «Rice e io. Abbiamo finito di visitare questo splendido strumento. Ha il grado di complessita di una nave spaziale.»
Rice era un uomo grasso, dall'aria perplessa, quell'espressione che distingue coloro che sono abituati ad avere sempre ragione, eppure a trovarsi sempre schierati dalla parte del perdente in qualsiasi discussione. Si passo una mano sul naso enorme, e disse:
«In questi ultimi tempi, Sennor pensa molto al volo spaziale.»
Nella vivida luce, il cranio glabro di Sennor pareva scintillare.
«Il problema e semplice e chiaro, Twissell,» disse. «Lo espongo anche a te. Nel calcolo della Realta, il volo spaziale e un fattore positivo o negativo?»
«E una domanda che non ha senso,» disse Twissell, visibilmente impaziente. «Quale tipo di volo spaziale, in quale societa, in quali circostanze?»
«Oh, andiamo. Si potra certamente dire qualcosa sull'idea di volo spaziale, in astratto.»
«Si puo dire solo che e limitalo, che si esaurisce e muore.»
«Percio e inutile,» disse Sennor, con soddisfazione. «E di conseguenza costituisce un fattore negativo. E esattamente il mio punto di vista.»
«Se non ti dispiace,» disse Twissell, «Tra poco arrivera Cooper. Dobbiamo liberare la sala.»
«Ma certo.» Sennor prese sottobraccio Rice, e si allontano con lui, molto lentamente. Allontanandosi, continuo a parlare, a voce alta, in modo che anche Twissell e Harlan potessero sentire. «Mio caro Rice, periodicamente tutti gli sforzi mentali del genere umano si concentrano sul volo spaziale, che e condannato a finire spontaneamente, frustrando ogni sforzo, per la stessa natura delle cose. Ti mostrerei le matrici, ma sono certo che tu le conosci meglio di me. Con la mente concentrata sullo spazio, c'e una deplorevole negligenza per lo sviluppo appropriato delle cose sulla Terra. Sto preparando una tesi da sottoporre al Consiglio, per raccomandare di Mutare la Realta in modo da eliminare tutte le epoche orientate sul volo spaziale, come comune linea d'azione.»
Continuarono ad allontanarsi, e si udi la voce di Rice:
«Ma non puoi essere cosi drastico. Il volo spaziale e una preziosa valvola di sicurezza in certe civilta. Prendi la Realta 54 del 290°, che ricordo in maniera completa. In questo caso…»
Le voci tacquero: i due erano usciti. Twissell si strinse nelle spalle, e commento:
«Sennor e davvero un tipo strano. Il suo intelletto e quello di un gigante… domina tutti gli altri, me compreso, di almeno due lunghezze, ma il suo valore e reso pressoche nullo dalla fugacita dei suoi entusiasmi e dall'incostanza dei suoi umori.»
«Credete che abbia ragione, a proposito del volo spaziale?» domando Harlan.
«Ne dubito. Avremmo un'opportunita maggiore per giudicare la sua tesi, se Sennor volesse sottoporre al Consiglio il risultato delle sue ricerche, come ha promesso mentre sapeva che io potevo sentirlo… l'avrai notato anche tu, no? Ma ti posso garantire che non lo fara. Prima di riuscire a terminare la sua tesi, verra preso da un nuovo entusiasmo, e dimentichera completamente quello precedente. Ma non importa…» Batte col taglio della mano sulla sfera, che mando un rimbombo metallico, poi porto la mano alle labbra, per scuotere la cenere dalla solita sigaretta. «Riesci a immaginare che cos'e questa sfera, Tecnico?»
«Mi sembra un cronoscafo gigante, chiuso alla sommita,» disse Harlan.
«Esatto. Hai ragione. Hai centrato la soluzione in pieno. Vieni, entriamo.»
Harlan segui Twissell a bordo della sfera. Era abbastanza grande da poter contenere quattro o cinque uomini, ma era completamente vuota. Il pavimento era liscio e vuoto, la parete curva era interrotta soltanto da due finestrini. Non c'era altro.
«Non ci sono comandi?» domando Harlan.
«Comandi a distanza,» disse Twissell. Passo la mano sulla parete liscia, e disse, «La parete e doppia. L'intero volume dell'intercapedine e occupato da un Campo Temporale autonomo. Questo strumento e un cronoscafo che non deve funzionare necessariamente nelle gabbie, ma che puo oltrepassare il Terminale del Principio dell'Eternita… il Primo Terminale. E stato disegnato e costruito grazie ai preziosi indizi e suggerimenti che abbiamo trovato nel memoriale Mallansohn. Vieni con me.»
La cabina di comando era stata ricavata in un angolo del salone. Harlan vi entro, e studio con aria pensierosa gli strumenti.
Twissell disse:
«Mi senti, ragazzo?»
Harlan trasali, e si guardo intorno. Non si era accorto che Twissell non lo aveva seguito. Si avvicino automaticamente all'ampia finestra di osservazione, e Twissell gli rivolse un cenno.
«Vi sento, signore,» disse Harlan. «Avete bisogno di me fuori?»
«Affatto, figliolo. Sei chiuso dentro.»
Con un balzo, Harlan raggiunse la porta, e senti che una morsa gelida gli afferrava lo stomaco. Twissell aveva ragione; era chiuso dentro. Cosa stava succedendo, in nome del Tempo?
Twissell continuo a parlare.
«Penso che apprenderai con sollievo, ragazzo, che le tue responsabilita sono finite. Ti preoccupavi di quelle responsabilita; hai fatto delle domande acute, in merito; e credo di avere capito il senso delle tue preoccupazioni. Questa non deve essere una responsabilita tua. E mia, soltanto mia. Disgraziatamente, e necessario che tu sia nella sala di comando, poiche il memoriale dice che c'eri tu, e manovravi tu i controlli. Su questo punto, il memoriale Mallansohn e esplicito. Cooper ti vedra dalla finestra di osservazione, e cosi il problema sara risolto.