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«E molto complicato,» disse Noys.

«Si. Sfortunatamente.» Twissell riprese a torcersi nervosamente le dita, e fisso la coppia, come se avesse provato qualcosa… forse un dubbio interiore. Poi raddrizzo il capo, fece scaturire dal suo invisibile rifornimento una nuova sigaretta, e riusci perfino a ritrovare la sua espressione allegra da gnomo, quando disse, «E ora, figliolo, buona fortuna.»

Twissell strinse brevemente la mano ad Harlan, rivolse un breve inchino a Noys, e usci dal cronoscafo.

«Ora partiamo?» domando Noys ad Harlan, quando furono soli.

«Tra pochi minuti,» disse Harlan.

Lancio un'occhiata a Noys. Lei lo stava fissando, sorridente, fiduciosa, apparentemente tranquilla. Per un momento, il suo cuore palpito, ed egli ebbe la tentazione di sentirsi a sua volta sereno e sicuro. Ma era l'emozione, non il ragionamento, si disse; l'istinto, non la riflessione. Abbasso lo sguardo.

Il viaggio non fu differente da qualsiasi altro viaggio a bordo di un cronoscafo; semplice, tranquillo, privo di eventi. A meta percorso ci fu una specie di tensione interna, che forse indicava il superamento del Terminale Primo, o che forse era soltanto di origine psicosomatica. La notarono appena.

E poi si trovarono nel Primitivo, e scesero dal cronoscafo in un mondo solitario e montuoso, illuminato dallo splendore del sole prossimo al tramonto. Spirava una leggera brezza appena pungente, e tutt'intorno regnava un grande, maestoso silenzio.

Le rocce nude erano torreggianti, ammucchiate, caotiche, colorate di cupi arcobaleni prodotti da composti di ferro, rame e cromo. La solennita di quel paesaggio dove l'uomo non esisteva, dove la vita era rara e silenziosa, quasi schiacciava e intimoriva Harlan. L'Eternita, che non apparteneva al mondo della materia, non aveva un sole, e doveva importare anche l'aria. I suoi ricordi del Secolo natale erano ormai sbiaditi e confusi. Le sue Osservazioni nei vari Secoli si erano occupate esclusivamente degli uomini e delle loro citta. Non aveva mai vissuto un'esperienza come quella.

Noys gli sfioro il braccio.

«Andrew! Ho freddo.»

Harlan trasali, e si volto verso di lei.

«Non sarebbe meglio mettere in funzione il Radiante?» domando Noys.

«Si. Nella caverna di Cooper.»

«Sai dove si trova?»

«Si, e proprio qui,» le disse, laconicamente.

Non aveva mai avuto dubbi sulla precisione delle localizzazioni nei viaggi nel Tempo, da quando era diventato un Cucciolo. Ricordava quei giorni, quando si era trovato davanti all'Istruttore Yarrow, e aveva detto, con il suo volto serio e grave (anche allora Harlan non aveva mai sorriso):

«Ma la Terra si muove intorno al Sole, e il Sole si muove intorno al Centro Galattico, e anche la Galassia si muove nello Spazio. Se si partisse da un certo punto della superficie terrestre, e si andasse indietro nel tempo, diciamo di cento anni, ci si troverebbe nello spazio siderale, perche occorrerebbero cento anni alla Terra per raggiungere quel punto.» (In quei tempi, lui aveva ancora chiamato i Secoli 'cento anni'. Ora gli pareva cosi lontano…)

E l'Istruttore Yarrow aveva ribattuto, seccamente:

«Non puoi separare il Tempo dallo spazio. Muovendoti nel Tempo, tu segui il movimento della Terra. O forse credi che un uccello che vola nell'atmosfera si ritrovi da un momento all'altro nello spazio, perche la Terra ruota intorno al Sole a una velocita di diciotto miglia al secondo, e quindi svanisce sotto la creatura?»

Discutere per mezzo di analogie era sempre rischioso, ma Harlan aveva ottenuto successivamente delle prove piu concrete, e ora, dopo un viaggio nel Primitivo praticamente senza precedenti, gli era possibile voltarsi con sicurezza, e trovare l'apertura della caverna nel punto esatto in cui si era aspettato di trovarla.

Sposto i sassi e gli sterpi che erano stati sistemati per nasconderne l'entrata, e ne varco la soglia.

Sondo le tenebre della caverna, servendosi del bianco raggio della sua lampada con la precisione e la sicurezza che avrebbe usato impugnando un bisturi. Osservo le pareti, la volta, il pavimento, centimetro per centimetro, meticolosamente.

Noys rimase dietro di lui, vicinissima, e bisbiglio:

«Cosa cerchi?»

«Qualcosa. Qualsiasi cosa.»

E trovo quello che cercava, proprio in fondo alla caverna, sotto forma di una pietra piatta che copriva dei fogli di carta verdognola e ruvida.

Harlan sollevo la pietra, e raccolse i fogli.

«Che cosa sono?» domando Noys.

«Banconote. Un mezzo di scambio. Denaro.»

«Sapevi che erano qui?»

«Non sapevo niente. Lo speravo soltanto.»

Si trattava semplicemente di un'applicazione della logica capovolta di Twissell, del suo sistema di ricavare la causa degli effetti. L'Eternita esisteva, percio anche Cooper doveva avere preso le decisioni giuste. Immaginando che l'inserzione avrebbe attirato Harlan nel Tempo appropriato, aveva usato la caverna come ulteriore mezzo di comunicazione.

Tuttavia, questo era ancora meglio di quanto lui avesse osato sperare. Piu di una volta, durante i preparativi del viaggio nel Primitivo, Harlan aveva pensato che avventurarsi in una citta con in tasca soltanto delle pepite d'oro avrebbe potuto procurare dei ritardi e dei sospetti.

Cooper era riuscito a ottenere del denaro, certo, ma Cooper aveva avuto tempo a disposizione. Harlan soppeso il mazzo di banconote. E doveva avere utilizzato bene quel tempo, per accumulare tanto denaro. Si era comportato bene, il ragazzo, meravigliosamente!

E il circolo si stava chiudendo!

Le provviste erano state trasferite nella caverna, nello splendore sempre piu rugginoso del Sole al tramonto. Il cronoscafo era stato coperto da una pellicola mimetica, che lo avrebbe reso invisibile, se non a un'ispezione molto da vicino; e Harlan aveva un disintegratore per tenere a bada i curiosi, se fosse stato necessario. Il Radiante era stato sistemato nella caverna, e la lampada era stata infilata in una fessura della roccia; cosi essi avevano luce e calore.

Fuori era calata una rigida notte di marzo.

Noys stava fissando, pensierosa, la liscia superficie interna del paraboloide del Radiante, che stava ruotando lentamente. Domando:

«Andrew, quali sono i tuoi piani?»

«Domattina,» rispose lui, «Partiro per raggiungere la citta piu vicina. So dove si trova… o dove dovrebbe essere.» (Mentalmente, si corresse di nuovo, ritornando alla certezza. Non ci sarebbero stati inconvenienti. Di nuovo, un'applicazione della logica di Twissell.)

«Io verro con te, vero?»

Lui scosse il capo.

«Non parli la lingua dell'epoca, per prima cosa, e inoltre il percorso e gia abbastanza disagevole per una sola persona.»

Noys appariva singolarmente arcaica, con quei capelli corti, e l'improvviso lampo di collera che apparve nei suoi occhi costrinse Harlan ad abbassare lo sguardo.

«Non sono stupida, Andrew,» disse la ragazza. «Mi rivolgi a stento la parola. Non mi guardi neppure. Cosa succede? La morale del tuo Secolo natale ha ripreso il sopravvento? Pensi di avere tradito l'Eternita, e scarichi su di me la colpa? Pensi che io ti abbia corrotto? Avanti, parla!»

«Non sai quello che provo!» le rispose.

«E allora descrivimelo: e l'occasione buona, forse non te ne capitera mai una migliore. Mi ami? No, questo non e possibile, altrimenti non ti serviresti di me come capro espiatorio. Perche mi hai condotta qui? Dimmelo. Perche non mi hai lasciata nell'Eternita, visto che qui ti sono inutile, e che neanche riesci a sopportare la mia vista?»

Harlan borbotto:

«C'e un pericolo che incombe su di noi.»

«Oh, andiamo!»

«E molto di piu che un pericolo… e un incubo, l'incubo del Calcolatore Twissell,» disse Harlan. «Durante il nostro rapido, angoscioso viaggio nei Secoli Nascosti, quando siamo venuti a prenderti, lui mi ha rivelato cio che pensa su quei Secoli. Secondo lui, esiste la possibilita che un tipo umano enormemente evoluto, una specie di superuomo, si nasconda nel remoto futuro, sottraendosi alla nostra interferenza, tramando per impedirci di continuare a modificare la Realta. Il Calcolatore Twissell pensava che fossero stati questi superuomini a edificare la barriera nel Tempo, nel 100.000°. Poi, quando ti abbiamo trovata, il Calcolatore Twissell ha dimenticato il suo incubo. Ha concluso che non era mai esistita una barriera; ed e ritornato al problema piu immediato, che era quello di salvare l'Eternita.

«Ma io, vedi, ero stato contagiato dal suo incubo. Avevo incontrato la barriera, e cosi sapevo che era esistita. Nessun Eterno l'aveva edificata, perche Twissell aveva affermato che si trattava di una cosa impossibile in teoria. Forse le teorie dell'Eternita non arrivano troppo lontano nel tempo. Io sapevo che c'era stata una barriera; e sapevo che qualcuno, o qualcosa, doveva averla costruita.

«Naturalmente,» prosegui lui, pensieroso, «Twissell sbagliava, sotto certi aspetti. Lui pensava che l'uomo dovesse evolversi, ma non e cosi. La paleontologia non e una delle scienze che interessano in modo particolare gli Eterni, ma era una scienza che interessava molto gli abitanti degli ultimi Secoli del Primitivo, e cosi anch'io ho potuto imparare qualcosa. So, a esempio, che una specie si evolve solo per affrontare le pressioni di un nuovo ambiente. In un ambiente stabile, una specie puo rimanere immutata per milioni di Secoli. L'uomo primitivo si e evoluto rapidamente, perche il suo ambiente era duro, ostile, e mutevole. Quando pero il genere umano ha imparato a controllare e a creare il proprio ambiente, ne ha creato uno mite e stabile, e cosi l'evoluzione naturale e cessata.»