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Molto meno sensazionali (e di conseguenza meno appetibili come oggetto di pettegolezzi) erano le storie che riguardavano le impiegate Temporali che ogni Sezione assumeva temporaneamente (quando cio era permesso dall'analisi spazio-temporale) per svolgere i lavori piu noiosi, come quello di cucinare, di fare le pulizie, e cosi via.

Ma una Temporale, una Temporale come quella, assunta come 'segretaria', poteva avere un solo significato… e cioe che Finge stava prendendo per il naso tutti gli ideali che rendevano l'Eternita quello che era.

Malgrado le realta della vita, alle quali gli uomini pratici dell'Eternita si inchinavano per forza di cose, rimaneva valido il fatto che l'Eterno ideale doveva essere un uomo devoto, capace di vivere per la missione che gli era stata affidata, per rendere migliore la Realta e aumentare le felicita del genere umano. Harlan aveva spesso pensato che l'Eternita somigliasse ai monasteri della storia del Primitivo.

Quella notte aveva fatto un sogno. Nel sogno, lui aveva parlato a Twissell della cosa, e Twissell, l'Eterno ideale, aveva condiviso il suo senso di orrore. Aveva sognato l'umiliazione di Finge, degradato e biasimato severamente. Aveva sognato d'indossare le insegne gialle dei Calcolatori, e di avere avuto il compito d'instaurare un nuovo regime nel 482°. Aveva sognato di ordinare a Finge, generosamente, di occupare un nuovo posto nella Manutenzione. Nel sogno, Twissell era stato seduto al suo fianco, e aveva sorriso con visibile ammirazione, quando Harlan aveva preparato un nuovo statuto organizzativo, ordinato, perfetto, pulito, e aveva chiesto a Noys Lambent di distribuirne delle copie in tutta la Sezione.

E poi aveva visto che Noys Lambent era nuda, e si era svegliato, tremante e pieno di vergogna.

Un giorno aveva incontrato la ragazza nel corridoio, e si era scostato, per lasciarla passare, tenendo lo sguardo abbassato.

Ma lei si era fermata, e lo aveva fissato, fino a quando Harlan non aveva dovuto sollevare il capo e fissarla negli occhi. L'aveva vista cosi, tutta colori e vitalita, e aveva avvertito il lieve profumo che si sprigionava dal suo corpo.

«Voi siete il Tecnico Harlan, vero?» aveva detto la ragazza.

Il primo impulso di Harlan era stato quello di andarsene senza rispondere, di ignorarla… ma poi aveva ricordato che in fondo non era stata tutta colpa sua. Inoltre, per andarsene avrebbe dovuto toccarla, perche gli aveva bloccato la strada.

Cosi aveva annuito, brevemente.

«Sono io.»

«Mi hanno detto che siete un vero esperto sul nostro Tempo.»

«L'ho visitato.»

«Mi piacerebbe parlarne con voi, un giorno o l'altro.»

«Ho molto da fare. Non ne avrei il tempo.»

«Ma signor Harlan… certamente un giorno o l'altro riuscirete a trovare un po' di tempo!»

Gli aveva rivolto un sorriso smagliante.

Harlan aveva detto, in un bisbiglio disperato:

«Ho molta fretta. Volete lasciarmi passare, per favore

Lei si era mossa, con un lento, languido movimento dei fianchi che aveva fatto scorrere fuoco vivo nelle vene di Harlan, e gli aveva imporporato le guance.

Aveva provato una violenta collera contro la ragazza per averlo messo cosi in imbarazzo, contro se stesso per non avere saputo dominarsi, e principalmente, per chissa quale oscura ragione, contro Finge.

Dopo due settimane, Finge lo aveva convocato nel suo ufficio. Sulla scrivania del Calcolatore c'era stato un foglio di plastica perforata, la cui lunghezza e complessita aveva subito rivelato ad Harlan che questa volta non si sarebbe trattato soltanto di un'escursione di mezz'ora o di un'ora nel Tempo.

«Volete accomodarvi, Harlan, ed esaminare questa roba subito?» aveva detto Finge. «No, non a occhio… usate la macchina.»

Harlan aveva inarcato le sopracciglia, e con aria indifferente aveva inserito il foglio nella fessura della macchina che si trovava sulla scrivania di Finge. Lentamente, il foglio aveva cominciato a scorrere nelle viscere della macchina, e, durante il passaggio, i segni incisi erano stati tradotti in parole e proiettati sul visore della macchina stessa, un rettangolo lattescente.

Circa a meta della 'lettura', Harlan si era mosso fulmineamente, e aveva spento la macchina. Poi aveva preso il foglio di plastica, con tanta forza da strapparlo.

Con calma, Finge aveva detto:

«Ne ho un'altra copia.»

Harlan aveva tenuto i resti del foglio tra il pollice e l'indice, guardandolo come se avesse temuto di vederlo esplodere da un momento all'altro.

«Calcolatore Finge, credo che ci sia un errore. Non e possibile che si pretenda da me di servirmi della casa di quella donna come base per un soggiorno di quasi una settimana nel Tempo!»

Il Calcolatore aveva sorriso.

«Perche no, se le esigenze spazio-temporali sono queste? Se c'e qualche problema personale tra voi e la signorina Lam…»

«Non c'e nessun problema personale!» aveva esclamato Harlan, con veemenza.

«Un problema deve esserci. Viste le circostanze, mi vedo costretto a spiegarvi certi aspetti di questo particolare problema di Osservazione. Si tratta di una procedura insolita, e non deve stabilire un precedente, e sottinteso.»

Harlan si era messo a sedere. Aveva cercato di pensare, velocemente e con tutte le sue forze. Generalmente, l'orgoglio professionale avrebbe obbligato Harlan a rifiutare sdegnosamente qualsiasi spiegazione. Un Osservatore, o un Tecnico, nell'Eternita, svolgevano il loro lavoro senza fare domande. E generalmente un Calcolatore non avrebbe mai pensato di fornire una spiegazione.

Il caso in questione, pero, aveva presentato dei problemi del tutto insoliti. Harlan si era lamentato della presenza della ragazza, di quella cosiddetta 'segretaria'. Finge aveva avuto paura, fin dall'inizio, che la protesta di Harlan potesse giungere troppo in alto… evidentemente aveva provato un senso di colpa, cosi almeno aveva pensato Harlan, con cupa soddisfazione.

Percio la strategia di Finge era stata evidente. Facendo in modo che Harlan andasse nella residenza di quella ragazza, avrebbe potuto preparare una comoda contro-accusa, nel caso che delle accuse fossero state rivolte contro di lui. Il valore della testimonianza di Harlan sarebbe stato svuotato di ogni attendibilita.

E, naturalmente, aveva preparato qualche elaborata e attendibilissima spiegazione per giustificare la missione affidata ad Harlan… e aveva violato le regole, giustificandosi con l'eccezionaiita del caso, per fare in modo che Harlan sapesse di non avere altra scelta.

Si, era stato tutto plausibile, in quel momento. Harlan aveva cominciato ad ascoltare le parole di Finge con malcelato disprezzo.

«Come sapete, i diversi Secoli conoscono l'esistenza dell'Eternita,» aveva esordito il Calcolatore. «Sanno che noi regoliamo il commercio intertemporale. Pensano che sia questa la nostra funzione principale, e questo e un bene. Sanno anche, confusamente, che noi esistiamo anche per impedire che un'imprecisata catastrofe possa colpire il genere umano. E una specie di superstizione, questa, e non e suffragata dai fatti, ma in sostanza rispecchia la nostra autentica funzione, e anche questo ci soddisfa. Noi offriamo alle diverse generazioni una specie di super-immagine paterna e benevola, e un senso di sicurezza generale, e questo ha ottimi effetti psicologici. Questo lo capite, vero?»

Quest'uomo crede che io sia ancora un Cucciolo? aveva pensato Harlan, indignato.

Ma si era limitato a un breve cenno di assenso.

Finge aveva proseguito, allora, in tono estremamente serio:

«Esistono alcune cose, pero, che i Temporali non devono venire a sapere. La prima fra tutte, naturalmente, e la maniera in cui noi alteriamo la Realta nei casi di necessita. Il senso d'insicurezza che la cognizione di questa nostra funzione susciterebbe negli abitanti dei Secoli sarebbe enormemente dannoso. E sempre necessario sradicare dalla Realta tutti i fattori che potrebbero condurre alla scoperta di questo nostro potere, e non abbiamo mai esitato ad agire di conseguenza.