Harlan non l'aveva notata, dapprima, ma poi il suo sguardo aveva continuato a volgersi a destra, e la sua voce aveva cominciato a vacillare.
Nessun altro l'aveva vista? Tutti gli altri membri del Consiglio avevano tenuto lo sguardo fisso davanti a loro, a eccezione di Twissell. Il Calcolatore Anziano si era voltato per sorridere ad Harlan, e il suo sguardo aveva attraversato la ragazza, come se ella non ci fosse stata.
Harlan avrebbe voluto ordinarle di andarsene, ma dalla sua bocca non erano piu uscite parole. Aveva cercato di allontanare con le mani la ragazza, ma le sue braccia si erano mosse troppo lentamente, pesanti come piombo, e lei non si era mossa. L'aveva toccata, e aveva scoperto che la sua pelle era stata di ghiaccio.
Finge aveva cominciato a ridere… forte… piu forte…
…ed era stata la risata di Noys Lambent.
Harlan aveva aperto gli occhi, socchiudendoli subito per la vivida luce del mattino, e per un momento aveva fissato inorridito la ragazza, prima di ricordare dove si trovava.
Lei gli aveva detto:
«Stavate urlando e pestando il cuscino. Avevate un incubo?»
Harlan non le aveva risposto.
«Il bagno e gli abiti sono pronti,» aveva detto allora Noys. «Ho combinato tutto, per la riunione di stasera: sarete presente anche voi. Fa una strana impressione riprendere la vita normale, dopo avere passato tanto tempo nell'Eternita.»
Harlan aveva provato una strana irritazione, per quel flusso disinvolto di parole. Aveva detto:
«Spero che non avrete detto loro chi sono.»
«Naturalmente!»
Naturalmente! Se Finge lo avesse ritenuto necessario, avrebbe potuto sistemare quel particolare sottoponendola a una lievissima operazione, sotto ipnosi. Evidentemente non lo aveva ritenuto necessario. Dopotutto, non l'aveva forse tenuta 'sotto continua osservazione'?
Quel pensiero aveva aumentato la sua irritazione.
«Preferirei restare solo, per quanto possibile.»
Noys lo aveva guardato, con visibile incertezza, per un momento, e poi se ne era andata.
Harlan si era sottoposto al consueto rituale mattutino di lavarsi e vestirsi, ma il suo umore nero non era migliorato. Le prospettive per la serata erano state tutt'altro che entusiasmanti. Avrebbe dovuto parlare il meno possibile, fare il meno possibile, cercare di confondersi con le pareti e con l'arredamento, se possibile. La sua vera funzione sarebbe stata quella di un paio d'orecchie e di un paio d'occhi. A collegare quei sensi con il rapporto conclusivo sarebbe stata la sua mente che, teoricamente, non avrebbe dovuto avere altre funzioni.
In genere non era mai stato disturbato dal fatto che, come Osservatore, non aveva cognizione di quanto cercava. Un Osservatore, gli era stato insegnato fin da Cucciolo, non doveva avere idee preconcette sui dati desiderati e sulle conclusioni previste. Questa cognizione, si diceva, avrebbe automaticamente distorto le sue vedute, per quanto avesse tentato di mantenersi scrupoloso.
Ma in quelle circostanze, l'ignoranza era stata la cosa piu irritante. Harlan aveva sospettato che non ci fosse, in realta, nulla da cercare, che l'intera missione non fosse stata altro che un piano complicato di Finge contro di lui. Mentre Noys…
Aveva guardato rabbiosamente il proprio riflesso nel Riflettore tridimensionale del bagno. Gli abiti aderentissimi del 482°, privi di cuciture e di colori vivaci, gli dovevano dare un aspetto ridicolo. Almeno, era stata questa la sua impressione.
Mentre lui aveva terminato di consumare una colazione solitaria, servitagli da un Mekkano, Noys Lambent lo aveva raggiunto precipitosamente:
«E giugno, Tecnico Harlan!» aveva esclamato la ragazza.
«Non usate quel titolo, qui,» aveva detto seccamente Harlan, «E che importa se e giugno?»
«Ma era febbraio, quando sono entrata… sono entrata in quel posto, ed e passato solo un mese!»
Harlan aveva corrugato la fronte.
«In che anno siamo?»
«Oh, l'anno e quello giusto.»
«Ne siete sicura?»
«Sicurissima. C'e stato un errore?» Quella ragazza aveva la fastidiosa abitudine di stargli quasi addosso, quando parlava, si era detto Harlan; e il suo lieve balbettare (non tanto un suo difetto di pronuncia, quanto una caratteristica del Secolo) le dava la voce di una bambina piccola e indifesa. Ma Harlan non si era lasciato ingannare dalle apparenze. Si era subito scostato da lei.
«Non c'e stato alcun errore. Siete stata mandata qui perche cosi deve essere. In effetti, nel Tempo, siete rimasta sempre qui.»
«Ma come ho potuto?» L'espressione spaventata della ragazza si era ancor piu accentuata. «Non ricordo nulla. Ci sono due io, allora?»
Harlan si era irritato molto piu di quanto il caso non avesse giustificato. Come avrebbe potuto spiegarle l'esistenza dei micro-mutamenti prodotti da ogni interferenza col Tempo e capaci di alterare le vite individuali senza produrre alcun effetto apprezzabile sul Secolo nella sua totalita? Perfino gli Eterni dimenticavano, a volte, la differenza esistente tra i micro-mutamenti (con la m minuscola) e i Mutamenti (con la M maiuscola) che alteravano sostanzialmente la Realta.
Cosi le aveva detto:
«L'Eternita sa quello che fa. Non fate domande.» Aveva pronunciato queste parole con orgoglio, come se lui fosse stato un Calcolatore Anziano e avesse deciso personalmente che il mese di giugno sarebbe stato il momento piu adatto nel Tempo e che il micro-mutamento prodotto dalla discrepanza di date non avrebbe dato come risultato un Mutamento.
«Ma allora io ho perduto tre mesi della mia vita!» aveva protestato la ragazza.
Harlan aveva sospirato.
«I vostri movimenti attraverso il Tempo non hanno nulla a che vedere con la vostra eta fisiologica.»
«Be', si o no?»
«Si o no che cosa?»
«Ho perduto si o no tre mesi?»
«In nome del Tempo, donna, ve lo sto spiegando nel modo piu chiaro possibile. Non avete perduto neppure un momento della vostra vita. Non potreste neppure!»
Lei aveva fatto un passo indietro, nell'udire il tono irato di Harlan, e poi, incredibilmente, aveva riso:
«Sapete? Avete un accento buffissimo… soprattutto quando siete in collera.»
Poi la ragazza se ne era andata, e Harlan l'aveva seguita con lo sguardo, aggrottando la fronte. Quale accento? Lui parlava il dialetto del Secolo alla perfezione, come tutti gli altri membri della Sezione… anzi, probabilmente meglio.
Che stupida ragazza!
Si era ritrovato davanti al Riflettore, con lo sguardo fisso sulla propria immagine, che gli aveva restituito lo sguardo con espressione cupa e accigliata.
Allora aveva cercato di assumere un'espressione meno minacciosa, pensando: Non sono bello. Ho gli occhi troppo piccoli e le orecchie sporgenti e il mento troppo pronunciato.
Era stato un pensiero strano, quello, perche prima di quel momento Harlan non aveva mai pensato in maniera particolare al proprio aspetto. E invece in quel preciso momento Harlan aveva pensato, improvvisamente, che sarebbe stato molto piacevole essere un bell'uomo.
A tarda notte Harlan aveva preso appunti sulle conversazioni udite nel corso della serata, approfittando del fatto che tutto era stato ancora fresco nella sua mente.
In quelle circostanze, Harlan si era sempre servito di un registratore molecolare del modello prodotto nel 55° Secolo: un sottile cilindro lungo circa dieci centimetri e largo due, perfettamente levigato, di colore bruno, che si poteva tenere facilmente alla cintura, al polso, in tasca, a seconda dello stile di abbigliamento, e che si poteva portare anche all'occhiello o al collo. Il registratore molecolare, tenuto in qualsiasi modo e a qualsiasi distanza dalla bocca, aveva la capacita di registrare in media venti milioni di parole su ciascuna delle bande di energia che componevano la sua carica. Tenendo un'estremita del cilindro appoggiata al traduttore-lettore, che terminava in un auricolare, e collegando l'estremita opposta al minuscolo microfono, era possibile ascoltare e registrare contemporaneamente.