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L'Eternita combatteva con tutte le sue forze il demone dell'identificazione. Nessun uomo poteva venire assegnato a una Sezione nell'arco di due Secoli dal suo Tempo natale, per rendere piu difficile la possibilita d'identificazione. Veniva data sempre la preferenza ai Secoli la cui civilta era notevolmente diversa da quella del Secolo natale. (Harlan penso a Finge e al 482°.) Inoltre, la destinazione veniva cambiata non appena gli uomini mostravano delle reazioni sospette. (Harlan non avrebbe scommesso nulla sulla possibilita che Feruque conservasse il posto in quella Sezione per piu di un altro fisioanno.)

E tuttavia gli uomini continuavano a identificarsi con il Secolo della loro Sezione, per lo stupido desiderio di avere un posto e una casa nel Tempo (il desiderio del Tempo; tutti conoscevano la sua esistenza). Per chissa quale motivo, questo avveniva in modo particolare nei casi dei Secoli ove esisteva il volo spaziale. Sarebbe stato un argomento meritevole di uno studio approfondito e urgente… ma l'Eternita era sempre riluttante a intraprendere studi che la riguardassero direttamente.

Un mese prima, Harlan avrebbe disprezzato Feruque per il suo stupido sentimentalismo: un sentimentalismo che cercava di sfogare sulle legittime necessita degli altri Secoli il proprio risentimento per la perdita di un inutile motore antigravitazionale, rifiutando a quegli altri Secoli una preziosa possibilita di cura.

Un mese prima, Harlan avrebbe fatto rapporto sul Progettista di Vita; sarebbe stato il suo preciso dovere. Evidentemente, non era piu possibile fidarsi delle reazioni di quell'uomo.

Ora non poteva piu farlo, pero. Anzi, riusciva perfino a provare una certa simpatia per l'uomo. In fondo, i crimini di cui Harlan si era macchiato eano molto piu gravi.

Com'era facile, per i suoi pensieri, ritornare all'argomento che li dominava… ai ricordi di Noys.

Quella notte, finalmente, era riuscito ad addormentarsi, e si era svegliato in pieno giorno, con le pareti traslucide che avevano filtrato i raggi del sole, dandogli l'impressione di essersi svegliato in un soffice, scintillante oceano di nubi.

Noys lo stava guardando, e rideva:

«Santo cielo, non e stato facile svegliarti!»

Il primo istinto di Harlan era stato quello di cercare qualcosa con cui coprirsi… e non aveva trovato nulla. Poi i ricordi erano ritornati nella sua mente, e il suo viso si era imporporato. Aveva fissato Noys, domandandosi come avrebbe dovuto comportarsi.

Ma poi aveva ricordato qualcosa d'altro, e si era messo a sedere, bruscamente:

«Non sara gia l'una passata, vero? Padre Tempo!»

«Sono soltanto le undici. La colazione ti aspetta e hai tutto il tempo che vuoi.»

«Grazie,» aveva mormorato lui.

«I controlli della doccia sono gia a posto, e i tuoi vestiti sono pronti.»

Che cosa avrebbe potuto dirle?

«Grazie,» aveva mormorato, di nuovo.

Durante la colazione, aveva evitato di guardarla negli occhi. Lei si era seduta di fronte a lui, ma non aveva mangiato nulla. Lo aveva semplicemente osservato, con il mento appoggiato su una mano, le ciglia lunghissime abbassate sugli occhi, i lunghi capelli neri pettinati tutti su un lato.

Aveva seguito ogni movimento di Harlan con lo sguardo, mentre lui aveva tenuto gli occhi bassi e aveva cercato dentro di se l'amarezza e la vergogna che avrebbe dovuto provare.

Poi lei aveva detto:

«Dove devi andare all'una?»

«A una partita di aerocalcio,» aveva mormorato lui. «Ho il biglietto.»

«Dev'essere la partita decisiva. E io ho perduto l'intera stagione, per colpa di quei mesi perduti. Chi vincera l'incontro, Andrew?»

Aveva provato un bizzarro senso di debolezza, nell'udire il proprio nome pronunciato da lei.

«Ma devi saperlo, no? Non hai esaminato l'intero periodo?»

Se avesse dovuto seguire le regole, avrebbe dovuto continuare a negare, con serieta e fermezza. Invece aveva cercato di spiegare, debolmente:

«C'era tanto da coprire, nello Spazio-tempo… Non ho potuto sapere piccoli particolari esatti, come il risultato di una partita…»

«Oh, non me lo vuoi dire, lo so.»

Harlan non le aveva risposto. Aveva preso tra le mani un frutto esotico, e aveva infilato il sottile tubo che gli avrebbe permesso di gustarne la polpa squisita.

Dopo un momento, Noys aveva detto:

«Non hai visto quello che e accaduto qui, prima di venire?»

«Non ho osservato i particolari, N…Noys.» (Aveva dovuto compiere uno sforzo, per fare uscire quel nome dalle labbra.)

La ragazza aveva detto, dolcemente:

«Non hai visto… noi? Non sapevi fin dall'inizio che…»

Harlan aveva balbettato:

«No, no, non avrei potuto vedermi. Io non sono nella Real… Non sono qui, fino al momento in cui arrivo. Non posso spiegartelo.» Si era trovato in imbarazzo per due motivi… primo tra tutti, il fatto che lei avesse parlato di queste cose, secondo, il fatto che per poco lui non si fosse lasciato sfuggire la parola «Realta»… la piu pericolosa e proibita di tutte le conversazioni possibili con i Temporali.

Lei aveva spalancato gli occhi, fissandolo con visibile sorpresa.

«Ti vergogni?»

«Quanto abbiamo fatto non era… non era opportuno.»

«Perche no?» E Harlan aveva saputo bene che nel 482° quella domanda sarebbe stata del tutto innocente. «Non e forse permesso agli Eterni?» C'era stata quasi un'inflessione ironica in quella domanda, come se lei avesse domandato se per caso agli Eterni non fosse stato proibito di mangiare.

«Non usare quella parola,» aveva detto Harlan. «E per dire la verita, in un certo senso non ci e permesso davvero.»

«Be', allora, non dire niente a nessuno. Io non diro niente.»

Poi si era alzata, aveva fatto qualche passo, ed era venuta a sedersi sulle gambe nude di Harlan, scostando il tavolino con un movimento fluido e veloce del fianco.

Per un momento, Harlan si era irrigidito, aveva sollevato le mani in un gesto che era forse nato dall'intenzione di respingerla. Ma quel gesto non aveva avuto alcun successo.

Noys si era piegata e lo aveva baciato sulle labbra, e nella mente di Harlan non c'era piu stato alcun motivo di vergogna. Per lo meno, non per quanto aveva riguardato Noys e lui.

Harlan non ricordava con esattezza in quale momento avesse cominciato a fare qualcosa che, da un punto di vista etico, un Osservatore non avrebbe avuto alcun diritto di fare: e cioe iniziare a speculare sulla natura del problema che riguardava l'attuale Realta, e sul Mutamento di Realta che avrebbe dovuto verificarsi.

Non erano stati ne la libera morale del Secolo, ne l'ectogenesi, ne il matriarcato, a turbare l'Eternita. Tutte queste cose erano state presenti anche nella precedente Realta, e in quel tempo il Consiglio d'Ogniquando aveva dimostrato grande larghezza di vedute e tolleranza. Finge aveva detto che il problema era molto sottile.

Percio il Mutamento avrebbe dovuto essere sottile a sua volta, e avrebbe dovuto rimanere circoscritto al gruppo che lui aveva avuto il compito di Osservare. Questo, almeno, gli era sembrato chiaro.

Il Mutamento avrebbe riguardato l'aristocrazia, la classe privilegiata, i beneficiari del sistema.

Cio che lo aveva turbato immediatamente era stato il fatto che, certamente, avrebbe dovuto coinvolgere anche Noys.

Aveva trascorso i tre giorni che ancora gli erano rimasti, secondo la Carta Spazio-temporale, in uno stato d'animo di profonda inquietudine e agitazione, uno stato d'animo che aveva oscurato perfino la radiosa felicita prodotta dalla compagnia di Noys.

La ragazza gli aveva detto, a un certo punto:

«Cosa e successo? Per un po' di tempo, sembravi completamente diverso da come eri nell'Eter… in quel posto. Non eri piu cosi rigido. E adesso, sembri preoccupato. E perche devi ritornare?»

«In parte,» le aveva risposto Harlan.