«Devi proprio farlo?»
«Devo farlo.»
«Be', anche se tardassi, chi se ne accorgerebbe?»
Per poco Harlan non aveva sorriso, a quelle parole.
«Non vogliono che io arrivi in ritardo,» aveva detto, e nello stesso tempo aveva pensato con desiderio ai due giorni di «margine di sicurezza» che gli erano stati accordato dalla Carta Spazio-temporale.
Noys aveva regolato i controlli di uno strumento musicale tipico del Secolo, uno strumento che produceva dolci e complicate melodie nelle sue viscere meccaniche, semplicemente toccando corde e tasti a caso; la casualita era spostata verso la creazione di combinazioni piacevoli grazie a complicatissime formule matematiche. La musica non poteva ripetersi, piu di quanto non potessero ripetersi i disegni dei fiocchi di neve, e proprio come i fiocchi di neve non poteva mai mancare di bellezza.
Sospeso in quel rincorrersi di suoni, cullato dall'ipnosi della musica, Harlan aveva guardato Noys, e tutti i suoi pensieri erano stati fissi su di lei. Che cosa sarebbe diventata, nella nuova Realta? La moglie di un pescatore, una contadina, la madre di sei bambini grassi, brutti, malati? Qualunque cosa fosse diventata, non avrebbe ricordato Harlan. Lui non avrebbe avuto alcuna parte nella sua vita, nella nuova Realta. E qualunque cosa lei fosse allora diventata, non sarebbe piu stata Noys.
Lui non si era semplicemente innamorato di una ragazza. (Stranamente, aveva usato per la prima volta nei suoi pensieri la parola «innamorato», e non si era neppure fermato a riflettere su quella parola, e a meravigliarsi dell'uso che ne aveva fatto). Lui si era innamorato di un complesso di fattori; il modo in cui lei aveva scelto i suoi vestiti, il modo in cui camminava, il modo in cui parlava, la sua espressione… Un quarto di secolo di vita e di esperienza in una certa Realta aveva concorso alla creazione di tutte le cose che facevano di Noys… Noys. Lei non era stata la sua Noys nella precedente Realta di un fisioanno prima. Non sarebbe piu stata la sua Noys nella prossima Realta.
La nuova Noys avrebbe potuto essere migliore, probabilmente, sotto certi aspetti, ma gia da quel momento Harlan aveva saputo una cosa con certezza: lui aveva desiderato la sua Noys, quella che aveva potuto vedere in quel momento, quella della Realta presente. Se quella Noys aveva dei difetti, ebbene, lui l'aveva desiderata con quei difetti.
Che cosa avrebbe potuto fare?
In quel momento, aveva pensato subito a numerose cose, tutte illegali. Una di queste era stata l'idea di scoprire tutti gli elementi sulla natura del Mutamento, per vedere in qual modo esso avrebbe influito su Noys. Dopotutto, non aveva avuto la certezza di niente… e perfino un Tecnico poteva commettere degli errori.
Un improvviso, completo silenzio desto Harlan dai suoi ricordi e dalle sue fantasticherie a occhi aperti. Era di nuovo nell'ufficio del Progettista di Vita. Il Sociologo Voy lo stava osservando con la coda dell'occhio. La testa cadaverica di Feruque lo stava fissando.
E il silenzio era cosi completo da sembrare lacerante, alle sue orecchie, come un improvviso rumore.
Harlan impiego un lungo momento per comprendere il significato di quel silenzio improvviso. L'Addizionatore aveva smesso di ridacchiare tra se, con quella sua risata meccanica e beffarda che pareva l'irrisione della macchina alle centinaia di migliaia di vite inesistenti di cui tracciava i profili e le caratteristiche.
Harlan sollevo il capo, di scatto.
«Avete la risposta, Progettista.»
Feruque diede un'occhiata ai fogli di plastica perforata che aveva in mano.
«Si. Certo. Strana, pero.»
«Posso vederla?» Harlan tese la mano. Si accorse che stava tremando visibilmente.
«Non c'e niente da vedere. E questo che e strano.»
«Cosa volete dire… non c'e nulla?» Harlan fisso Feruque con occhi angosciati.
La voce pratica, prosaica del Progettista di Vita risuonava nelle sue orecchie insieme al pulsare del sangue, che aveva anch'esso il suono di un lontano rombo di marea.
«La signora non esiste nella nuova Realta. Non c'e nessun cambiamento di personalita. E sparita, ecco tutto. Andata. Ho passato tutte le alternative, fino all'indice di Probabilita 0,0001. Non esiste da nessuna parte. Anzi, se devo essere sincero…» e si era passato una mano sulla guancia, pensieroso. «Con la combinazione di fattori che mi avete fornito, non riesco proprio a capire come abbia potuto esistere nella vecchia Realta. Non si adatta, ecco tutto.»
Harlan udi a malapena quelle parole.
«Ma… ma il Mutamento era cosi lieve…»
«Lo so. Una bizzarra combinazione di fattori. Ecco qui… volete i fogli?»
Harlan li afferro, ciecamente Noys scomparsa? Noys che non esisteva? Ma com'era possibile?
Senti il contatto di una mano sulla spalla, e la voce di Voy risuono nel suo orecchio.
«Vi sentite male, Tecnico?» La mano si ritrasse subito, come se Voy si fosse pentito di quel contatto impulsivo con il corpo di un Tecnico.
Harlan degluti, e con uno sforzo di volonta cerco di ricomporsi.
«Sto benissimo. Volete accompagnarmi al cronoscafo?»
Non doveva mostrare i suoi sentimenti. Doveva agire come un Tecnico, doveva tenere fede a quanto aveva detto… quella era soltanto un'investigazione accademica. Doveva nascondere a tutti i costi il fatto che l'inesistenza di Noys nella nuova Realta lo riempiva di un senso di esultanza immenso, di un senso quasi insopportabile di gioia.
Capitolo Settimo: Preludio Al Delitto
Harlan sali a bordo del cronoscafo, nel 2456°, e si volto per assicurarsi del fatto che la barriera che separava la gabbia dall'Eternita fosse davvero compatta, e che il Sociologo Voy non lo stesse ancora spiando. Nelle ultima settimane questa era diventata un'abitudine, per lui, un comportamento automatico; c'era sempre quel veloce sguardo alle sue spalle, per assicurarsi che nessuno lo sorvegliasse quando lui saliva a bordo del cronoscafo.
E poi, benche si trovasse gia nel 2456°, egli regolo i controlli del cronoscafo per un punto ancora piu avanti nel tempo. Osservo i numeri dell'indicatore del tempo, che aumentavano rapidamente. Benche i secoli scorressero con rapidita incredibile, gli rimaneva ancora molto tempo per pensare…
Le scoperte del Progettista di Vita cambiavano completamente le cose! E anche la natura del suo crimine cambiava!
E tutto faceva capo a Finge. Quella frase si trasformo in una specie di cantilena, nella sua mente. Faceva capo a Finge, faceva capo a Finge…
Dopo i giorni trascorsi nel 482° insieme a Noys, al suo ritorno nell'Eternita Harlan aveva evitato ogni contatto personale con Finge. Quando l'Eternita si era chiusa intorno a lui, avvolgendolo completamente, anche il senso di colpa era sopraggiunto. La violazione del suo giuramento di Eterno, che gli era sembrata una questione trascurabile nel 482°, era ritornata una cosa enorme, nell'Eternita.
Aveva trasmesso il suo rapporto attraverso il condotto pneumatico, e si era immediatamente ritirato nel suo alloggio. Aveva avuto bisogno di un po' di tempo per pensare, aveva avuto bisogno di guadagnare tempo per riflettere e abituarsi ai nuovi orientamenti che si erano verificati nella sua personalita. Aveva avuto bisogno di tempo, soprattutto, per leggere chiaramente dentro di se, e trovare una via d'uscita.
Finge non gliel'aveva permesso. Si era messo in comunicazione con Harlan meno di un'ora dopo l'arrivo del rapporto.
Il volto del Calcolatore lo aveva fissato dallo schermo. La sua voce aveva detto:
«Pensavo di trovarvi nel vostro ufficio.»
Harlan aveva risposto:
«Ho consegnato il rapporto, signore. Non ha importanza il luogo nel quale io aspetto una nuova missione.»
«Davvero?» Finge aveva esaminato il rotolo di fogli perforati che aveva evidentemente consultato fino a quel momento, tenendo gli occhi socchiusi, assumendo un'espressione impenetrabile. «Non mi sembra completo,» aveva continuato. «Posso venire a farvi visita nelle vostre stanze?»
Harlan aveva esitato per un momento. Quell'uomo era stato il suo superiore, e rifiutare quanto gli aveva chiesto in quel momento sarebbe stato un chiaro atto d'insubordinazione. Gli era sembrato che, cosi facendo, avrebbe rivelato la sua colpa, e la coscienza tormentata del Tecnico non aveva permesso una cosa simile.