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Harlan aveva taciuto per un momento, pensieroso. Benche Noys fosse stata alta quasi quanto lui, d'un tratto si era sentito un gigante, nei suoi confronti. Noys era diventata una bambina, in quel momento, e lui era stato un semidio dell'Eternita, che avrebbe dovuto insegnarle tante cose, e condurla gradualmente e pazientemente alla verita.

Serio in volto, le aveva detto:

«Noys, cara, cerchiamo una stanza dove sederci comodamente e… e poi dovro spiegarti alcune cose.»

Il concetto di una Realta variabile, di una Realta che non era fissa ed eterna e immutabile, non era facile, e nessuno poteva affrontarlo con noncuranza.

Spesso, durante il sonno, Harlan ricordava i primi giorni trascorsi nell'Eternita, quando era stato un Cucciolo… e ricordava soprattutto i tentativi dolorosi compiuti per separarsi per sempre dal suo Secolo e dal Tempo.

Occorrevano sei mesi perche un normale Cucciolo apprendesse tutta la verita, e scoprisse che non avrebbe mai piu potuto fare ritorno a casa, nel senso piu letterale dell'espressione. Non era soltanto la legge dell'Eternita a impedirgli questo ritorno, ma il semplice, terribile fatto che la vecchia casa, come il Cucciolo l'aveva conosciuta, probabilmente non esisteva piu… anzi, non era mai esistita.

Questa rivelazione colpiva i Cuccioli in maniera diversa, a seconda del loro carattere e della loro sensibilita. Harlan ricordava ancora il viso di Bonky Latourette, che era impallidito spaventosamente il giorno in cui l'Educatore aveva chiarito al di la di ogni dubbio la vera natura della Realta.

Nessuno dei Cuccioli aveva cenato, quella sera. Erano rimasti insieme, rannicchiandosi in cerca di un po' di conforto nella reciproca vicinanza, tutti, a eccezione di Latourette, che era scomparso. C'erano state molte false risate, e molti tentativi di fare dello spirito, tutti miseramente falliti.

Qualcuno aveva detto, con voce un po' tremula e incerta:

«Allora suppongo di non avere una madre. Se tornassi nel 95°, mi chiederebbero, 'Chi sei? Non ti conosciamo. Non risulti da nessun documento. Non esisti. Chi sei?'.»

Avevano sorriso, debolmente, e avevano chinato il capo, ragazzi smarriti in una grande solitudine, ai quali non era rimasto niente all'infuori dell'Eternita.

All'ora di andare a coricarsi avevano trovato Latourette gia a letto; il ragazzo era stato profondamente addormentato, e il suo respiro era stato lieve e irregolare. C'era stato il leggero rossore di un'iniezione, nell'incavo del gomito sinistro, e fortunatamente anche quel segno era stato notato.

Yarrow era stato chiamato immediatamente, e per qualche tempo era sembrato che il numero dei Cuccioli fosse diminuito di una unita, ma alla fine anche Latourette era stato riportato tra i vivi. Una settimana dopo, era stato nuovamente al suo posto. Tuttavia da quel giorno il segno della rivelazione aveva pesato sulla sua personalita; era stato un peso che Latourette aveva sempre portato con se.

E in quel momento, in quel Secolo remoto, Harlan aveva dovuto spiegare la Realta a Noys Lambent, una ragazza che non era stata molto piu vecchia di quei Cuccioli sperduti, e aveva dovuto spiegare tutto in una volta sola, e in tutti i particolari. Era stato costretto a farlo; non c'era stata altra scelta. Aveva subito compreso la necessita di farle conoscere cio che avrebbe dovuto affrontare, e quello che avrebbe dovuto fare.

Cosi le aveva detto ogni cosa. Si erano seduti a una gran tavola rotonda, mangiando carne e frutta in scatola e bevendo latte, e Harlan le aveva spiegato la verita.

Aveva cercato di farlo nella maniera meno violenta, ma non c'era stato bisogno di quella precauzione. La ragazza aveva capito rapidamente ogni concetto, e quando Harlan era giunto a meta della sua spiegazione, aveva cominciato a capire, con grande sorpresa, che Noys Lambent non aveva mostrato una reazione negativa, tutt'altro. Non aveva avuto paura. Non aveva mostrato alcun segno di smarrimento. Gli era sembrata semplicemente in collera.

La collera era apparsa sul volto di Noys, aveva brillato nei suoi occhi scurissimi.

«Ma e criminale,» aveva esclamato. «Chi sono gli Eterni, per fare una cosa simile?»

«E per il bene dell'umanita,» aveva detto Harlan. Naturalmente, aveva saputo che sarebbe stato impossibile farle capire esattamente questo. Il pensiero di un Temporale era strettamente legato al Tempo; Harlan lo aveva saputo fin dall'inizio.

«Davvero? Immagino che sia stato eliminato cosi il duplicatore di massa.»

«Ne possediamo ancora delle copie. Non preoccuparti di questo; l'abbiamo conservato.»

«Voi lo avete conservato. E noi, allora? Noi del 482° potremmo averlo, ora, e invece non lo abbiamo.»

«Non vi avrebbe portato niente di buono. Ascolta, cara, non eccitarti e ascolta.» Con un movimento quasi convulso (avrebbe dovuto imparare a toccarla in maniera naturale, e non in maniera tale da spaventarla) le aveva preso la mano, e l'aveva stretta con forza.

Per un momento, lei aveva cercato di liberarsi da quella stretta, poi si era rilassata, e aveva trovato perfino la forza di ripetere:

«Oh, va' avanti, sciocco, e smettila con quell'aria cosi solenne. Non sto dando la colpa a te personalmente!»

«Non devi dare la colpa a nessuno. Non esiste alcuna colpa. Noi facciamo quello che deve essere fatto. Quel duplicatore di massa e un caso classico. L'ho studiato a scuola. Quando si e in grado di duplicare una massa, si e anche in grado di duplicare un essere umano. Il problema che ne scaturisce e estremamente complesso.»

«Non spetta alla societa risolvere i propri problemi?»

«Si, ma noi abbiamo studiato quella societa nel corso del Tempo, ed essa non ha risolto il problema in modo soddisfacente. E ricorda sempre che un insuccesso di questo tipo non colpisce solo la societa di quel tempo, ma anche tutte le successive. In realta, il problema del duplicatore di massa non ha alcuna soluzione soddisfacente. E una di quelle cose che non possono essere permesse, come le guerre atomiche. Gli sviluppi non sono mai soddisfacenti.»

«Perche ne siete cosi sicuri?»

«Abbiamo le nostre macchine Calcolatrici, Noys; dei Computaplex infinitamente piu perfezionati di quelli esistenti nelle singole Realta. Queste macchine Calcolano le possibili Realta e il grado di opportunita di ciascuna, sommando migliaia e migliaia di possibili varianti.»

«Delle macchine!» aveva detto lei, in tono sprezzante.

Harlan aveva corrugato la fronte, poi aveva detto:

«Non fare cosi, adesso. Naturalmente tu reagisci a questa scoperta… e una reazione naturale per chi scopre che la vita non e solida come la si credeva. Tu, e il mondo nel quale hai vissuto, un anno fa non erano forse che una remota probabilita, ma cosa importa? Tu hai tutti i tuoi ricordi, e che importa se questi ricordi appartenevano a un mondo crepuscolare che un Mutamento ha reso possibile? Tu ricordi la tua infanzia e i tuoi genitori, vero?»

«Certo.»

«Quindi e esattamente come se l'avessi vissuta, no? Non e cosi? Voglio dire, indipendentemente dalla Realta?»

«Non lo so. Dovro pensarci. E se domani quel mondo ritornasse un fantasma, un'ombra, o come altrimenti lo vuoi chiamare?»

«Allora ci sarebbe una nuova Realta, e una nuova Noys occuperebbe quella Realta, con nuovi ricordi. Proprio come se non fosse accaduto niente… solo che il totale della felicita umana sarebbe stato nuovamente aumentato.»

«Qualcosa non mi piace, in questa soluzione. Non la trovo soddisfacente.»

«Inoltre,» si era affrettato ad aggiungere Harlan, «Ormai a te non accadra piu niente. Ci sara veramente una nuova Realta, ma tu ora sei nell'Eternita. Non sarai cambiata.»

«Ma non hai appena detto che sarebbe stato lo stesso? Perche prenderti tanti disturbi, se il risultato sarebbe uguale?»

Harlan aveva detto, con un improvviso ardore:

«Perche io ti voglio come sei. Esattamente come sei. Non voglio che tu cambi, in nessun modo…»

Per un momento era stato sul punto di rivelarle la verita… di dirle che senza il vantaggio della superstizione sugli Eterni e sulla vita eterna, lei non avrebbe mai iniziato una relazione con lui.