«Sei cambiato, Andrew. Santo cielo, come sei cambiato!»
Lui l'aveva guardata, sorridendo.
«Come sono cambiato, Noys?»
«Stai sorridendo, no? E questo e gia un cambiamento. Non ti guardi mai allo specchio? Non ti vedi sorridere?»
«Ho paura di guardare. Penserei di non poter essere felice, di essere malato, in delirio. Penserei di essere chiuso in un manicomio, di vivere un sogno a occhi aperti, senza rendermene conto.»
Noys si era avvicinata, e lo aveva pizzicato sul braccio.
«Senti niente?»
L'aveva attirata a se, si era immerso nei soffici capelli neri e profumati.
Quando si erano separati, lei aveva detto, con voce un po' affannosa:
«Anche in questo sei cambiato. Sei diventato molto bravo.»
«Ho avuto un'ottima maestra,» aveva cominciato Harlan, e poi si era interrotto bruscamente, temendo di offenderla, perche la sua avrebbe potuto sembrare un'insinuazione pesante sui molti compagni che sarebbero stati necessari per creare una maestra cosi esperta.
Ma la risata di Noys era stata spontanea, cristallina. Poi avevano pranzato insieme, e Harlan aveva notato che Noys aveva avuto un aspetto fantastico, scintillante, con l'abito nuovo che le aveva portato.
La ragazza aveva seguito il suo sguardo, e aveva accarezzato la splendida gonna per un momento.
«Vorrei che tu non facessi queste cose, Andrew,» aveva detto. «Lo vorrei davvero.»
«Non c'e alcun pericolo,» le aveva risposto, noncurante.
«E invece c'e molto pericolo. Non fare lo sciocco, ora. Posso andare avanti benissimo con quello che ho, fino a quando… fino a quando non potrai mettere a posto le cose.»
«Perche non dovresti avere i tuoi vestiti e le altre cose che ti servono?»
«Perche per averli devi andare nella mia casa, nel Tempo, e non vale la pena farsi prendere per una cosa simile. E se operassero il Mutamento mentre tu ti trovi la?»
Harlan aveva evitato la risposta, con un certo disagio:
«Non mi lascero sorprendere dal Mutamento.» Poi si era rischiarato. «Inoltre il mio generatore da polso mi mantiene nel tempo fisiologico, e cosi un Mutamento non avrebbe alcun effetto su di me.»
Noys aveva sospirato.
«Non capisco. Non credo che riusciro mai a capire.»
«Non c'e nulla di difficile.» E Harlan si era nuovamente lanciato in una lunghissima spiegazione, con grande animazione, e Noys lo aveva ascoltato con occhi scintillanti, occhi che non rivelavano mai se lei fosse davvero interessata, o divertita, o forse un po' interessata e un po' divertita.
Qualcosa era cambiato nella vita di Harlan, qualcosa che aveva arricchito la sua esistenza. Finalmente aveva trovato una persona con cui parlare, con cui discutere della sua vita, delle sue azioni, e dei suoi pensieri. Gli era sembrato di avere trovato un'altra parte di se, ma una parte sufficientemente separata da lui da rendere necessaria la parola per le comunicazioni e non il solo pensiero, una parte abbastanza distinta da fornire a volte risposte imprevedibili, dovute a ragionamenti indipendenti. Strano, aveva pensato Harlan, come egli avesse potuto Osservare un fenomeno sociale come il matrimonio senza comprenderne l'essenza fondamentale. A esempio, avrebbe potuto prevedere in anticipo che sarebbero stati gli interludi appassionati quelli che, in retrospettiva, avrebbe ricordato meno, di tutto l'idillio?
Lei lo aveva accarezzato dolcemente, chiedendo:
«Come vanno i tuoi studi di matematica?»
«Vuoi dare un'occhiata?»
«Non mi dirai che porti tutto con te?»
«Perche no? Ci vuole tempo per compiere il tragitto sul cronoscafo. E inutile sprecarlo, no?»
Si era liberato dall'abbraccio, aveva preso un piccolo visore tascabile, aveva inserito la pellicola, e aveva rivolto a Noys un sorriso innamorato, quando la ragazza aveva accostato all'occhio l'apparecchio.
Noys gli aveva restituito il visore, scuotendo il capo.
«Non ho mai visto tanti segni privi di senso. Mi piacerebbe poter leggere il vostro Intertemporale Standard.»
«In realta, quei segni di cui parli non sono in Intertemporale… si tratta di simboli matematici.»
«Tu li capisci, pero, vero?»
La cosa che Harlan aveva desiderato meno al mondo era stata quella di eludere la sincera ammirazione che aveva letto negli occhi di Noys, ma era stato costretto a dire:
«Non quanto vorrei. Comunque, ho imparato quello che basta per trovare cio che volevo. Non devo essere onnisciente, per riuscire a scorgere un buco in un muro, tanto grosso da permettere il passaggio di un cronoscafo trasportatore pesante!»
Aveva lanciato in aria il visore, lo aveva preso al volo, e lo aveva posato su un tavolino vicino.
Gli occhi di Noys avevano seguito l'oggetto con visibile desiderio, e d'un tratto una luce si era accesa nella mente di Harlan.
«Padre Tempo!» aveva esclamato. «Tu non sai leggere l'Intertemporale!»
«No. Naturalmente no.»
Allora la biblioteca di questa Sezione per te e completamente inutile. E non ci avevo mai pensato! Dovresti avere i tuoi libri-film del 482°!»
«No, non li voglio,» aveva detto subito Noys.
«Li avrai.»
«Ti assicuro che non li voglio. E stupido rischiare…»
«Li avrai!»
Per l'ultima volta Harlan si era ritrovato davanti alla barriera immateriale che separava l'Eternita dalla casa di Noys nel 482°. Aveva gia deciso la volta precedente di non compiere piu viaggi nel Tempo nel 482°: il Mutamento era stato imminente, ormai, un fatto che non aveva rivelato a Noys per timore di ferire i suoi sentimenti… una delicatezza che avrebbe usato nei confronti di chiunque, figurarsi quindi nei confronti della donna che amava!
Eppure quell'ultimo viaggio, l'ultimo davvero, non era stato una decisione difficile da prendere. In parte era stata una bravata, per circondarsi di un'aureola di splendore agli occhi Noys, portandole i libri-film strappati dalla gola del leone; in parte era stato per farla in barba a Finge (come diceva il proverbio del Primitivo) anche se le guance del Calcolatore erano sempre state glabre e paffute.
E infine, avrebbe avuto l'estrema opportunita di respirare l'atmosfera bizzarra degli ultimi istanti prima del Mutamento… l'atmosfera strana e attraente di una casa condannata.
Aveva provato lo stesso sentimento altre volte, quando vi era penetrato prudentemente nel periodo di tregua concesso dalle carte Spazio-temporali. Aveva provato lo stesso sentimento aggirandosi per le sue stanze, raccogliendo i vestiti, gli oggetti preziosi piu cari a Noys, gli strani recipienti, e gli oggetti da toilette di Noys.
C'era stato intorno il severo silenzio di una Realta condannata, quel silenzio che era stato molto piu intenso e strano dell'assenza fisica di ogni rumore. Harlan non aveva avuto alcun mezzo per prevedere quale sarebbe stato l'analogo della casa, nella nuova Realta. Avrebbe potuto essere un piccolo cottage di campagna, o un appartamento di una casa di citta. Avrebbe potuto sparire, lasciando una sterpaglia deserta e abbandonata al posto dell'immenso giardino che lo aveva circondato nell'altra Realta. Avrebbe potuto rimanere quasi immutata (e questa era l'ipotesi piu verosimile.) E naturalmente, avrebbe potuto essere abitata dall'analogo di Noys, simile alla vecchia Noys, oppure diversa.
Agli occhi di Harlan, in quel momento la casa era gia stata un fantasma, uno spettro prematuro che aveva cominciato a popolare le distese del silenzio ancor prima di finire la propria esistenza materiale. E poiche quella casa significava molto per lui, poiche in quella casa era cominciata una vita diversa, Harlan aveva avvertito acutamente quel senso di passaggio, aveva sentito a ogni viaggio che la scomparsa era stata imminente, e aveva provato dolore.
Solo una volta, nel corso di cinque viaggi, egli aveva udito un suono, l'unico suono che aveva rotto per un momento l'assoluto silenzio dei suoi movimenti. Era stato nella dispensa, allora, a scegliere qualcuno dei cibi in scatola che certamente Noys avrebbe trovato gradevoli, per interrompere la dieta nutriente ma piuttosto insipida delle Sezioni vuote; aveva pensato in quel momento alla tecnologia di quella Realta e di quel Secolo, che aveva reso fuori moda i domestici umani, eliminando cosi un possibile problema. Aveva persino riso, una breve risata divertita, al pensiero che non molto tempo prima lui aveva considerato decadente il regime alimentare del 482°.