Выбрать главу

Era stato proprio nel bel mezzo di quella risata, resa piu lunga dal silenzio e dalla bizzarra atmosfera, che aveva udito il rumore secco, improvviso, come di un oggetto caduto sul pavimento. Ed era rimasto immobile, come raggelato!

Il suono era venuto da un punto dietro di lui, e in quel momento di sorpresa, nel quale era rimasto completamente immobile, aveva pensato, in rapida successione, a due pericoli… il pericolo minore, e cioe quello che si fosse trattato di un ladro venuto a svaligiare la casa abbandonata, e poi il pericolo maggiore, e cioe che si fosse trattato di un Eterno venuto a indagare.

Non avrebbe potuto trattarsi di un ladro. L'intero periodo della carta Spazio-temporale, compreso il margine, era stato isolato nel Tempo, e selezionato, proprio per la totale mancanza di elementi di disturbo. D'altra parte, lui aveva prodotto un micro-mutamento (forse non tanto microscopico, in fondo) sottraendo Noys al suo Tempo.

Con il cuore in gola, si era voltato, e gli era parso di vedere lievemente socchiusa la porta alle sue spalle… e di notare un lieve movimento, l'ultimo millimetro necessario per chiuderla completamente.

Aveva respinto la tentazione di aprire quella porta, e di esplorare la casa. Era ritornato nell'Eternita, con i cibi raccolti, e aveva aspettato per due interi giorni fisiologici, temendo che succedesse qualcosa. Poi non era stato piu necessario attendere; non era accaduto nulla, e Harlan era ritornato nel lontano futuro, da Noys, e aveva dimenticato l'incidente.

Ma in quel momento, regolando i comandi per entrare nel Tempo per l'ultimissima volta, l'incidente gli era ritornato alla mente. O forse quel ricordo era stato dovuto all'ossessione del Mutamento incombente. Ripensando piu tardi a quel momento, aveva concluso che era stata una di quelle due cause a fargli commettere un lieve errore, nel regolare i comandi. Non aveva saputo trovare nessun'altra scusante.

Il lieve errore non era stato subito evidente. Aveva scelto il punto esatto, e Harlan era entrato immediatamente nella biblioteca di Noys.

I suoi gusti si erano ormai modificati, e cosi aveva potuto apprezzare la squisita realizzazione artistica delle cassette che contenevano i libri-film. Un vero e proprio trionfo dell'estetica sull'utilita, come ogni cosa nel 482°: le scritte erano state cosi elaborate e ornate da renderle quasi illeggibili.

Harlan aveva scelto alcuni titoli a caso dagli scaffali, e aveva provato la prima sorpresa. Il titolo di uno dei libri-film era stato, infatti, Storia sociale ed economica della nostra epoca.

Singolarmente, Harlan aveva trascurato quel possibile aspetto della personalita di Noys. Aveva capito fin dall'inizio che la ragazza non era stata certamente una stupida, eppure non avrebbe mai creduto possibile che ella potesse occuparsi di cose tanto serie. Aveva avuto la tentazione di dare un'occhiata a quella Storia sociale ed economica, ma poi vi aveva rinunciato: avrebbe potuto trovarla nella biblioteca della Sezione, se mai avesse voluto leggerla. Certamente Finge aveva gia passato al setaccio tutte le biblioteche di quella Realta, per acquisirle agli archivi dell'Eternita.

Aveva messo da una parte quel libro-film, e aveva continuato a scegliere tra gli scaffali, selezionando opere di narrativa e alcuni saggi, e due visori tascabili. Poi aveva infilato tutto in un sacco di plastica.

Era stato in quel preciso momento che, per la seconda volta durante i suoi viaggi, Harlan aveva udito un suono nella casa. Questa volta era stato impossibile sbagliarsi. Non era stato un breve suono di origine indefinita. Era stata una risata d'uomo. Lui non era stato solo nella casa.

Non si era accorto di avere lasciato cadere il sacco. Per un terribile secondo, aveva pensato di essere caduto in trappola!

Capitolo Decimo: In Trappola

D'un tratto, quella conclusione gli era sembrata inevitabile. Era stata l'ultima, inesorabile beffa. Lui era entrato nel Tempo una volta di troppo, aveva sfidato Finge una volta di troppo, aveva corteggiato la fortuna una volta di troppo. Era stato fatale. Nessun altro momento sarebbe stato piu adatto di quello, per la sconfitta.

Era stato Finge a ridere?

E chi, se non lui, lo avrebbe inseguito, spiato, atteso nella stanza accanto, per poi scoppiare a ridere nel momento del trionfo?

Dunque, allora, lui aveva perduto? E proprio perche, in quell'allucinante momento, lui aveva avuto la certezza della sconfitta, non aveva pensato di fuggire di nuovo, o di rifugiarsi nell'Eternita. Aveva preso la decisione di affrontare Finge.

Lo avrebbe ucciso, se fosse stato necessario.

Harlan si era avvicinato alla porta, dietro la quale egli aveva udito la risata, muovendosi in punta di piedi, ma anche con la sicurezza mortale di chi ha deciso di uccidere un avversario. Aveva staccato il dispositivo automatico, e aveva lentamente socchiuso la porta, servendosi del comando manuale. Due millimetri. Quattro. La porta si era mossa silenziosamente.

L'uomo che si era trovato nella stanza accanto gli aveva voltato la schiena. Gli era parsa una figura troppo alta, per essere quella di Finge, e quell'elemento aveva finalmente colpito la mente sovreccitata di Harlan, impedendogli di continuare.

Poi, come se la paralisi che aveva mantenuto immobili i due uomini per qualche istante avesse cominciato a dissiparsi, l'altro si era voltato, con incredibile lentezza.

Harlan non era rimasto dietro la porta ad attendere che l'altro si fosse voltato del tutto. Il profilo dell'altro non era ancora apparso, ma Harlan, soffocando un grido di terrore con quell'ultima parvenza di forza morale che gli era rimasta, si era allontanato dalla porta. Era stata la porta a chiudersi, silenziosamente, riportata nella posizione di partenza dal suo meccanismo; Harlan non l'aveva toccata.

Il Tecnico aveva continuato a indietreggiare. Aveva potuto respirare solo con uno sforzo affannoso, violento. Il cuore aveva cominciato a battergli tumultuosamente in petto, come se avesse voluto sfuggire dal suo corpo.

Se in quella stanza avesse trovato un comitato di ricevimento formato da Finge, da Twissell, e dai membri del Consiglio al completo, Harlan non sarebbe rimasto cosi sconvolto. Cio che gli aveva tolto ogni forza, cio che lo aveva riempito di orrore, non era stato nulla di fisico. Era stato, piuttosto, l'orrore istintivo che egli aveva sempre provato per la natura dell'incidente che gli era capitato.

Aveva meccanicamente raccolto il sacco di plastica, ed era riuscito, dopo avere compiuto due tentativi infruttuosi, a ristabilire la porta sull'Eternita. Aveva varcato quella barriera immateriale, muovendosi come un sonnambulo. Era riuscito a rientrare, chissa come, nel 575°, e di la aveva raggiunto il suo alloggio. Ancora una volta la sua condizione di Tecnico, della quale aveva solo recentemente scoperto l'utilita e l'importanza, lo aveva salvato. I pochi Eterni che aveva incontrato si erano voltati, al suo passaggio, e avevano fissato con ostentazione il pavimento o le pareti.

E questa era stata una vera fortuna, perche Harlan non avrebbe potuto nascondere l'espressione di orrore che gli rendeva irriconoscibile il volto in quel percorso interminabile lungo i corridoi. Ma nessuno lo aveva guardato, e lui aveva ringraziato il Tempo e l'Eternita e la forza cieca che tesseva il Destino.

In realta, lui non aveva riconosciuto l'uomo che si era trovato nella casa di Noys per il svio aspetto, tuttavia ne aveva conosciuto l'identita con spaventosa, terribile certezza.

La prima volta in cui Harlan aveva udito un rumore nella casa, lui, Harlan, aveva riso, e il suono aveva interrotto la sua risata… il suono di qualcosa di pesante che era caduto nella stanza accanto. La seconda volta, qualcuno aveva riso nella stanza accanto e lui, Harlan, aveva lasciato cadere un sacco pieno di libri-film. La prima volta lui, Harlan, si era voltato e aveva visto chiudersi una porta. La seconda volta, lui, Harlan, aveva chiuso una porta, quando lo sconosciuto si era voltato.