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«Il mio Progetto di Vita aveva indicato che lei sarebbe morta prima del parto, cosi non presi precauzioni di sorta. Era felice, durante la gravidanza, e non volli toglierle nulla di questa felicita. Cosi mi limitai a osservare, e a tentare di sorridere quando mi diceva che poteva sentire la vita agitarsi e muoversi dentro di lei.

«Ma poi accadde una cosa. Lei partori prematuramente…

«No, non mi stupisco della tua espressione. Io ho avuto un figlio. Un vero figlio mio. Non credo ci sia nessun altro Eterno che possa dire una cosa simile. Questo non era un peccatuccio. Questo era un gravissimo reato, ma non era ancora niente.

«Non l'avevo previsto. La nascita di una nuova vita, e i suoi problemi, erano aspetti dell'esistenza di cui avevo un'esperienza minima.

«Studiai di nuovo il Progetto di Vita, in preda al panico, e trovai il figlio nato vivo, in una soluzione alternata di una diramazione di minima probabilita, che io avevo completamente trascurato. Un Progettista di Vita non avrebbe trascurato quella possibilita, e io avevo sbagliato ad affidarmi al mio talento in una maniera cosi totale.

«Ma che cosa potevo fare?

«Non potevo uccidere il bambino. La madre aveva ancora due settimane di vita. Pensai di lasciare vivere con lei il bambino per quelle due settimane. Due settimane. Due settimane di felicita non sono un dono troppo grande.

«La madre mori, come previsto, e nel modo previsto. Io rimasi nella sua stanza, per tutto il tempo permesso dalla Carta Spazio-temporale, pieno di dolore, un dolore reso piu intenso dal fatto di avere aspettato la sua morte per un anno intero, con piena consapevolezza. E cullai tra le braccia mio figlio, il figlio nato da lei e da me.

«Si, lo lasciai vivere. Cos'e quell'esclamazione, Harlan? Tu vuoi condannarmi, forse?

«Non puoi sapere che cosa significa stringere tra le braccia un atomo della tua vita. Forse io ho un Computaplex come sistema nervoso, delle Carte Spazio-temporali come sangue, ma lo so.

«Lo lasciai vivere. Commisi anche quel delitto. Lo affidai a un'istituzione del Secolo, e ritornai tutte le volte nelle quali mi fu possibile (seguendo una rigorosa sequenza temporale, necessaria anche nel tempo fisiologico) per effettuare i pagamenti necessari, e veder crescere il piccolo.

«In questo modo, passarono due anni. Periodicamente, controllavo il Progetto di Vita del bambino (ormai avevo fatto l'abitudine a violare quella regola,) e scoprivo con soddisfazione che non c'erano segni di effetti deleteri sulla Realta corrente, e a livelli di probabilita superiori allo 0,0001. Il bambino imparo a parlare, e pronuncio, sia pure con voce ancora incerta, alcune parole. Non gli insegnarono a chiamarmi 'Babbo'. I Temporali dell'istituzione alla quale avevo affidato il bambino ebbero forse dei sospetti sulla mia vera identita, e sul mio vero grado di parentela nei suoi confronti, ma non me lo fecero mai capire: si limitarono a riscuotere il denaro, senza fare commenti.

«E poi, quando furono trascorsi due anni, la necessita di un Mutamento che doveva includere il 575° venne sottoposta al Consiglio d'Ogniquando. Io ero stato promosso recentemente Assistente Calcolatore, e fui incaricato del Mutamento. Si trattava del primo Mutamento affidato alla mia supervisione esclusiva.

«Ne ero orgoglioso, naturalmente, ma anche preoccupato. Mio figlio era un intruso in quella Realta. Difficilmente avrebbe avuto un analogo. Il pensiero che egli sarebbe scomparso nella non-esistenza mi rattristo enormemente.

«Lavorai sul Mutamento, e posso ancor oggi vantarmi di avere compiuto un lavoro impeccabile; il mio primo lavoro. Ma cedetti a una tentazione: cedetti ancor piu facilmente, perche stava ormai diventando un'abitudine, per me. Ero un criminale incallito, un professionista del crimine. Sviluppai un nuovo Progetto di Vita per mio figlio nella nuova Realta, con la certezza di sapere gia quello che avrei trovato.

«E invece, per ventiquattro ore consecutive, senza mangiare e senza dormire, rimasi chiuso nel mio ufficio, alle prese con il Progetto di Vita che avevo sviluppato, affrontandolo da ogni lato, nel disperato tentativo di trovarvi un errore.

«Non c'erano errori.

«Il giorno dopo, prima di mettere in atto la soluzione da me trovata per il Mutamento, tracciai una Carta Spazio-temporale, usando metodi empirici e improvvisando, senza troppa cura (dopotutto quella Realta non sarebbe rimasta tale per molto), ed entrai nel Tempo in un punto a piu di trent'anni di distanza dalla nascita di mio figlio.

«Mio figlio aveva trentaquattro anni: la mia stessa eta. Mi presentai a lui, dicendo di essere un lontano parente, servendomi della conoscenza della famiglia di sua madre. Lui non sapeva nulla di suo padre, non ricordava le visite che gli avevo fatto durante la sua infanzia.

«Era un ingegnere aeronautico. Il 575° era un Secolo che aveva sviluppato mezza dozzina di sistemi di comunicazioni aeree (e lo e rimasto nell'attuale Realta) e mio figlio era diventato un membro di quella societa, era felice e aveva avuto successo. Era sposato felicemente, con una ragazza pazzamente innamorata di lui, ma non avrebbe avuto figli. E la ragazza non si sarebbe neppure sposata, nella Realta nella quale mio figlio non esisteva. Questo l'avevo saputo fin dall'inizio: avevo saputo che non ci sarebbero stati degli effetti deleteri sulla Realta. Altrimenti, forse non avrei avuto il coraggio di lasciare vivere mio figlio. Non sono completamente irresponsabile.

«Trascorsi l'intera giornata con mio figlio. Gli parlai educatamente, gli sorrisi cortesemente, mi congedai da lui con fredda cortesia, nel momento prescritto dalla Carta Spazio-temporale. Ma dietro questo atteggiamento io osservai e assorbii ogni gesto, mi riempii gli occhi del suo aspetto e della sua voce e delle sue parole, e cercai di vivere un giorno almeno di quella Realta che tra breve non sarebbe piu esistita.

«Quanto avrei desiderato rivedere anche mia moglie per l'ultima volta, in quella breve porzione del Tempo nel quale era vissuta! (si, la chiamo ancora mia moglie… ti sembra strano?) Ma gia avevo usato ogni secondo che mi era stato concesso. Non osai neppure entrare nel Tempo per rivederla senza farmi vedere.

«Cosi ritornai nell'Eternita, e passai un'ultima, orribile notte, lottando stupidamente con i rimpianti di cio che non avrebbe potuto essere. Il mattino dopo, consegnai i miei calcoli, insieme alle raccomandazioni per il Mutamento.»

La voce di Twissell si era abbassata, fino a diventare un rauco bisbiglio; poi tacque completamente. Il vecchio rimase cosi, a capo chino, con le spalle curve, gli occhi fissi su un punto del pavimento, torcendosi nervosamente le dita.

Harlan attese inutilmente che il vecchio dicesse qualcosa, poi si schiari la voce. Scopri di provare una grande pieta per Twissell, una pieta che non era diminuita, tutt'altro, dal pensiero dei molti crimini che aveva commesso. Disse:

«E questo e tutto?»

Twissell mormoro:

«No, il peggio… il peggio non lo sai ancora. Perche nella nuova Realta esisteva un analogo di mio figlio… un paraplegico, dall'eta di quattro anni. Quarantadue anni immobilizzato in un letto, in circostanze che mi impedivano di fare applicare al suo caso le tecniche di riattivazione dei nervi del 900°, e perfino di abbreviargli quella vita infelice in modo misericordioso e indolore.

«Quella nuova Realta esiste ancora. Mio figlio e ancora la fuori, nel Tempo, nella sua parte del Secolo. IO gli ho fatto questo. Erano stati il mio cervello e il mio Computaplex a scoprire quella nuova vita, per lui, e a cancellare la felicita che aveva posseduto nell'altra Realta. Io avevo commesso molti crimini per lui e per sua madre, ma quell'ultimo atto, benche rigorosamente improntato all'obbedienza del mio giuramento di Eterno, mi e sempre sembrato il mio piu grande delitto, il mio vero, unico delitto.»