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Harlan senti pronunciare il suo nome con l'affettuosa, intima dolcezza che lei aveva usato nelle passate settimane. Avrebbe dovuto essere uno stridente contrasto, ora, avrebbe dovuto riempirlo di collera per quella sua cinica falsita… e invece no.

Disse, disperatamente:

«Va' avanti, e finiscila, donna!»

Cerco di compensare il calore del suo 'Andrew' con la gelida collera del suo 'donna', eppure lei si limito a sorridere di nuovo, un breve, pallido sorriso.

«Iniziammo una ricerca nel Tempo, a ritroso nei Secoli,» disse lei, «E cosi scoprimmo l'esistenza dell'Eternita in espansione. Ci parve subito evidente che in un certo punto del fisiotempo (un concetto che anche noi possediamo, anche se lo definiamo con un altro nome) doveva essere esistita un'altra Realta. L'altra Realta, quella basata sulla massima probabilita, la chiamammo Stato Fondamentale. Lo Stato Fondamentale ci aveva racchiuso, una volta, o almeno aveva racchiuso i nostri analoghi. Allora non potevamo stabilire la natura dello Stato Fondamentale; non avremmo potuto conoscerla in nessun modo, come tu stesso puoi capire.

«Sapevamo, pero, che un Mutamento originato dall'Eternita, nel remoto passato, era riuscito, attraverso il meccanismo della casualita statistica, ad alterare lo Stato Fondamentale per tutto il Tempo, fino al nostro Secolo e oltre. Cosi iniziammo una ricerca, allo scopo di determinare la natura dello Stato Fondamentale, con l'intenzione di riparare al male fatto, se era stato fatto del male. Per prima cosa creammo la zona proibita che voi chiamate i Secoli Nascosti, isolando gli Eterni in modo che essi non potessero entrare nel tempo dal 70.000° in avanti, nel nostro passato. Questa armatura serviva a proteggerci dall'effetto dei Mutamenti che venivano operati, per lo meno dagli effetti piu diretti. Non si trattava dell'assoluta sicurezza, ma ci dava tempo.

«Successivamente, facemmo qualcosa che la nostra cultura e la nostra etica non ci avrebbero permesso di fare, in circostanze normali. Indagammo nel nostro futuro, avanti nel Tempo. Apprendemmo il destino riservato all'uomo nella Realta esistente, per poterlo confrontare, alla fine della ricerca, con lo Stato Fondamentale. Intorno al 125.000°, il genere umano risolveva il segreto del motore interstellare. Gli uomini scoprirono in quel Tempo il principio che permetteva di compiere il Lungo Balzo attraverso l'iperspazio, per raggiungere i mondi di altre stelle. Finalmente, il genere umano poteva raggiungere l'infinito.»

Harlan ascoltava le parole misurate di Noys con crescente interesse. Quanto c'era di vero, nelle cose che lei gli diceva? E quanto, invece, faceva parte di un tentativo calcolato d'ingannarlo? Cerco di spezzare quell'incantesimo con la propria voce, cerco d'interrompere il flusso regolare delle parole di Noys.

«E cosi, una volta raggiunto il volo interstellare, gli uomini spiccarono il balzo verso le stelle e abbandonarono la Terra. Si, qualcuno aveva gia avanzato questa ipotesi.

«Allora qualcuno aveva sbagliato la sua ipotesi. L'Uomo tento di abbandonare la Terra. Disgraziatamente, pero, noi non siamo soli nella Galassia. Ci sono altre stelle, con altri pianeti, come tu sai. Ci sono anche altre creature intelligenti. Nessuna razza, almeno in questa Galassia, e antica come il genere umano, ma nei 125.000 Secoli durante i quali l'uomo era rimasto sulla Terra, delle menti piu giovani ci avevano raggiunto e superato, inventando il motore interstellare, e colonizzando l'intera Via Lattea.

«Quando noi ci avventurammo nello spazio, trovammo tutto gia occupato. Di qui non si passa! Proprieta Privata! Proibito avvicinarsi a questo pianeta! Cosi il genere umano ritiro quei suoi primi esploratori, e si rassegno a restare sul proprio pianeta. Ma ormai sapeva che la Terra era quello che era: una prigione, circondata da un'infinita distesa di liberta… E cosi il genere umano si estinse!»

Harlan disse:

«Si estinse, cosi. Assurdo.»

«Non si estinse 'cosi' come tu dici. Ci vollero migliaia di Secoli. Ci furono degli alti e bassi, dei momenti di splendore e dei momenti di rassegnazione, ma, complessivamente, tutto era dominato da un senso di sfiducia, dalla mancanza di uno scopo, da una cappa d'inutilita, che nessuna forza avrebbe potuto superare. Alla fine, ci fu un'ultima, drastica diminuzione del tasso di natalita, e poi, finalmente, l'estinzione. Ed e stata la tua Eternita a fare questo.»

Harlan provava il desiderio di difendere l'Eternita, ora, ancora piu intenso e ancora piu irrazionale perche poco tempo prima l'aveva attaccata con tanta mortale violenza. Disse:

«Lasciateci entrare nei Secoli Nascosti, e provvederemo a correggere questo stato di cose. Non abbiamo mai mancato di ottenere il massimo bene nei Secoli che abbiamo potuto raggiungere.»

«Il massimo bene?» domando Noys, in tono distaccato, e quelle parole parvero freddamente ironiche. «Che cos'e questo massimo bene di cui parli? Sono le macchine a indicarvi qual e questo bene, sono i vostri Computaplex. Ma chi regola le macchine, e dice loro quali devono essere gli elementi da valutare, e quale deve essere la misura di valutazione? Le macchine non risolvono i problemi con un'intelligenza e una lungimiranza maggiori di quelle umane… li risolvono solo piu celermente. Solo piu celermente! Dunque, cos'e che gli Eterni considerano il massimo bene? Te lo posso dire io: la salvezza e la sicurezza, la moderazione, la misura. Nessun eccesso. Nessun rischio, senza la matematica sicurezza di trarne un adeguato beneficio.»

Harlan inghiotti. Con forza improvvisa, egli ricordo le parole di Twissell, a bordo del cronoscafo… quando il vecchio Calcolatore aveva parlato degli 'uomini evoluti' dei Secoli nascosti. 'Noi estirpiamo l'insolito…'

E non era forse cosi?

«Bene,» disse Noys, «Mi sembra che tu stia pensando. Pensa a questo, allora: nella Realta che attualmente esiste, perche l'uomo ha continuamente tentato di viaggiare nello spazio, e ha continuamente fallito? Certamente ogni epoca orientata sui voli spaziali doveva essere al corrente degli insuccessi precedenti. Perche tentare di nuovo, con tanta ostinazione, allora?»

«Non ho studiato l'argomento,» disse Harlan. Ma penso nervosamente alle colonie di Marte, fondate tante e tante volte, e sempre abbandonate. Penso alla vecchia attrattiva che i voli spaziali avevano sempre esercitato perfino sugli Eterni. Gli pareva di risentire il Sociologo Kantor Voy del 2456°, quando aveva sospirato per la perdita del motore elettro-gravitazionale che aveva permesso il volo spaziale in un Secolo, e aveva detto, con rimpianto, «Era stato cosi bello!». E penso al Progettista di Vita Neron Feruque, che aveva imprecato amaramente, per la scomparsa di quelle astronavi, e si era lanciato in una filippica sull'uso dell'anticancro da parte dell'Eternita… una scusa per sollevarsi il morale.

Esisteva davvero una specie di istintivo anelito, nelle creature intelligenti, verso l'espansione nell'infinito, verso la conquista delle stelle? Ogni creatura intelligente bramava forse, consciamente o inconsciamente, di raggiungere quei lontani punti nel cielo, di sottrarsi alla forza di gravita, alle strettoie della prigione planetaria, e librarsi nelle immense distese degli spazi astrali? Cos'era quella forza senza nome che obbligava gli esseri umani a elaborare il volo interplanetario decine e decine di volte, che li costringeva a viaggiare senza fine tra i mondi morti di un sistema solare nel quale solo la Terra era abitabile? Era forse il fallimento, alla fine di ogni nuovo tentativo, era forse la comprensione del fatto che si doveva ritornare alla prigione natale, a provocare le deviazioni, gli squilibri, che l'Eternita doveva sempre combattere? Harlan penso all'uso smodato della droga, in quegli stessi, futili Secoli che avevano sviluppato le astronavi a elettrogravita. Era stato forse il continuo, esasperante ritorno sui mondi spenti e morti del sistema solare, la comprensione di non potere andare oltre e piu lontano, a creare le tensioni, gli squilibri, le violenze?