«Lasciaci soli, Finge. Voglio parlare al ragazzo.»
Finge si era alzato in piedi, aveva mormorato qualcosa, e se ne era andato.
Twissell aveva detto:
«Mi sembri nervoso, figliolo. Non hai alcun motivo per esserlo, pero, ti assicuro.»
L'avere incontrato a quel modo Twissell era stato uno choc. Era sempre sconcertante scoprire che qualcuno al quale si e sempre pensato come a un gigante, in realta e alto poco piu di un metro e sessanta. Il cervello di un genio poteva nascondersi dietro un aspetto di vecchio nano grinzoso dai radi capelli bianchi? Gli occhietti affondati in un reticolato di rughe scintillavano piu di buon umore o piu d'intelligenza?
Harlan non aveva saputo trovare una risposta a questi interrogativi. La sigaretta gli era parsa in disaccordo con l'intelligenza… e quello spettacolo inusitato gli aveva impedito di pensare chiaramente. Uno sbuffo di fumo lo aveva raggiunto, e Harlan aveva socchiuso gli occhi per un momento.
Twissell aveva socchiuso gli occhi a sua volta, fino a ridurli a due sottili fessure, e aveva domandato, usando il dialetto del decimo millennio con un accento pesante e orribile:
«Tu meglio sentire se in tuo dialetto io parlare?»
Harlan aveva faticato a trattenere una risata un po' isterica, e aveva risposto, lentamente, non fidandosi ancora della propria voce:
«Parlo benissimo l'Intertemporale Standard, signore.» Lo aveva detto nell'Intertemporale che lui e tutti gli altri Eterni che aveva conosciuto avevano usato, dai primi mesi che lui aveva passato nell'Eternita.
«Sciocchezze,» aveva detto imperiosamente Twissell. «A che serve l'Intertemporale? Il mio decimillennario e piu che perfetto.»
Probabilmente, pero, il vecchio non doveva avere usato i dialetti locali dei vari Secoli ormai da piu di quarant'anni.
Ma dopo avere fatto quell'affermazione, con evidente soddisfazione, Twissell si era accontentato, e aveva proseguito usando l'Intertemporale.
«Ti offrirei una sigaretta,» aveva detto. «Ma sono sicuro che tu non fumi. L'abitudine di fumare e disapprovata in quasi tutti i periodi storici, anzi, devo dire che solo nel 72° si producono buone sigarette, e io devo importare quelle che fumo proprio di la. Questo te lo dico a titolo di suggerimento, nel caso tu diventassi un fumatore. E una faccenda difficile. La settimana scorsa, sono rimasto nel 123° per due giorni. Sai che mi era proibito fumare perfino nella Sezione d'Eternita destinata al 123°? Gli Eterni di quella Sezione avevano adottato le usanze locali. Se io avessi acceso una sigaretta, avrebbero reagito come a un terremoto. A volte mi viene voglia di calcolare un grande Mutamento di Realta, per spazzare via tutti i tabu sul fumo in tutti i Secoli; solo che un Mutamento di Realta di queste dimensioni produrrebbe delle guerre nel 58° o una societa basata sullo schiavismo nel 1000°. Ci sono sempre delle complicazioni.»
Inizialmente Harlan era rimasto sconcertato, poi la perplessita si era trasformata in apprensione: quelle chiacchiere apparentemente prive di senso avevano certo nascosto qualche tranello.
Aveva sentito un nodo alla gola… ma era riuscito ugualmente a trovare la voce per formulare una domanda:
«Posso domandarvi per quale motivo avete voluto incontrarmi, signore?»
«Mi piacciono i tuoi rapporti, ragazzo.»
C'era stato uno scintillio di soddisfazione negli occhi di Harlan, ma il suo volto era rimasto impassibile.
«Grazie, signore.»
«Hanno il tocco dell'artista, Sei un intuitivo, un percettivo. Credo di conoscere il tuo giusto posto nell'Eternita, e sono venuto qui a offrirtelo.»
Harlan aveva pensato: Non posso crederlo.
Aveva cercato di mantenere fredda la sua voce, senza alcuna nota di trionfo.
«E un grande onore che mi fate, signore.»
Intanto il Calcolatore Anziano Twissell, avendo finito la sigaretta, ne aveva presa un'altra con la mano sinistra, accendendola prima che Harlan fosse riuscito a seguire il movimento. Tra una boccata di fumo e l'altra, Twissell aveva detto al giovane Osservatore:
«Per l'amore del Tempo, ragazzo, devi proprio parlare come un manuale? Un grande onore… bah! Parole, sciocchezze. Cerca di dirmi quello che provi in parole semplici e chiare. Sei contento?»
«Si, signore,» aveva risposto Harlan, prudentemente.
«Va bene. Ne hai tutti i motivi. Che ne diresti di diventare un Tecnico?»
«Un Tecnico!» aveva esclamato Harlan, facendo un balzo sulla sedia.
«Resta seduto. Seduto! Mi sembri sorpreso.»
«Non mi aspettavo di diventare un Tecnico, Calcolatore Twissell.»
«No,» aveva notato seccamente Twissell. «Chissa per quale motivo, nessuno se lo aspetta. Si aspettano tutto, all'infuori di questo. Eppure e cosi difficile trovare dei Tecnici, e ce n'e sempre bisogno. Tutte le Sezioni dell'Eternita ne chiedono… e non ne hanno mai abbastanza.»
«Non credo di essere adatto.»
«Vuoi dire che non ti senti adatto ad accettare un lavoro che puo darti dei fastidi. Per il Tempo, se tu sei devoto all'Eternita come credo, non devi badare a questo. Cosi gli stupidi ti eviteranno, e sentirai di essere circondato dal loro ostracismo. Ebbene, farai l'abitudine anche a questo. E avrai la soddisfazione di sapere che sei necessario, disperatamente necessario. A me.»
«A voi, signore? A voi personalmente?»
«Si.» Il sorriso di Twissell si era fatto astuto, in quel momento. «Tu non diventerai semplicemente un Tecnico qualunque. Sarai il mio Tecnico personale. Avrai uno status particolare, e un regolamento particolare. Come ti sembra la mia offerta, adesso?»
«Non saprei, signore. Potrei non essere qualificato.»
Twissell aveva scosso il capo, con fermezza.
«Io ho bisogno di te: sei esattamente l'uomo di cui ho bisogno. I tuoi rapporti mi danno la sicurezza che tu possiedi quello di cui ho bisogno qui.» Coll'indice ricurvo si era battuto per un momento la fronte calva. «I tuoi punteggi di Cucciolo sono buoni. Tutti i rapporti delle Sezioni per le quali hai lavorato come Osservatore sono favorevoli. Infine, il rapporto di Finge ha chiarito ogni possibile dubbio, dandomi la certezza che tu sei adatto al lavoro.»
Queste parole avevano sorpreso enormemente Harlan.
«Il rapporto del Calcolatore Finge e stato favorevole?»
«Non te l'aspettavi?»
«Io… non saprei.»
«Ebbene, ragazzo, non ho detto che il rapporto fosse favorevole. Ho detto che mi ha dato la certezza che tu sei adatto al lavoro. In realta, il rapporto di Finge non e stato favorevole. Ha caldamente raccomandato di tenerti lontano da qualsiasi incarico relativo ai Mutamenti di Realta. Ha suggerito che, per la sicurezza dell'Eternita, sarebbe opportuno assegnarti alla Manutenzione.»
Harlan aveva ascoltato queste parole con sorda irritazione.
«Quali erano i motivi da lui addotti, signore?»
«Sembra che tu abbia un hobby, ragazzo: ti interessa la storia del Primitivo, eh?» Aveva fatto un largo gesto con il braccio, e Harlan aveva respirato una boccata di fumo, e aveva cominciato a tossire.
Twissell aveva aspettato che il ragazzo smettesse di tossire, e poi aveva aggiunto, in tono benevolo:
«Non e forse vero?»
«Il Calcolatore Finge non aveva alcun diritto…» aveva esclamato Harlan, irritato.
«Calma, calma. Ti ho rivelato il contenuto del rapporto perche si tratta del perno sul quale si basa la mia decisione: e proprio per questo che ho bisogno di te. In effetti, si tratta di un rapporto confidenziale, e tu devi dimenticare quanto ti ho rivelato. Per sempre, ragazzo.»
«Ma cosa c'e di male a interessarsi di storia del Primitivo?»
«Finge ritiene che questo interesse riveli in te una forte Nostalgia del Tempo. Capisci, ragazzo?»
E come avrebbe potuto non capire? La lingua degli psichiatri era facile da comprendere e da ricordare; era impossibile dimenticare certi elementi, soprattutto quella definizione. Si pensava infatti che ogni membro dell'Eternita provasse il desiderio, aumentato dalla necessita di sopprimerlo radicalmente in ogni sua manifestazione, di ritornare, non necessariamente nel proprio Tempo di origine, ma almeno in qualche altro Tempo ben definito; ritornare a fare parte di un Secolo, piuttosto che continuare a essere un viaggiatore, un esule del tempo, condannato a vagabondare attraverso tutte le epoche. Naturalmente, in quasi tutti gli Eterni questo desiderio rimaneva latente, confinato nei recessi insondabili del subcosciente.