Mary si avvicinò a un distributore automatico per prendere una busta di patatine al malto e aceto, un vizio che poteva permettersi solo dal punto di vista economico, ma che da lungo tempo si concedeva, iniziando la settimana lavorativa con una confezione da 43 grammi.
«E gliel'hanno data?»
Louise scosse il capo.
«L'idea è buona?»
«Suppongo di sì» rispose Louise. Mary frugò nella borsa in cerca di spiccioli, tirò fuori un dollaro e un quarto e lo inserì nel distributore automatico, mentre la giovane ricercatrice prendeva del caffè da un altro distributore.
«Si ricorda quella riunione nella sala conferenze della Inco?» disse Louise. «Be', come dissi allora, le teorie della meccanica quantistica sull'esistenza di universi paralleli affermano che ogniqualvolta un evento quantistico può prendere due direzioni, allora le prende effettivamente.»
«Una scissione della sequenza temporale?» chiese Mary sedendosi sul bracciolo di una poltroncina imbottita in vinile.
«Oui» disse Louise. «Be', ne abbiamo parlato parecchio con Ponter.»
«Sì, lo aveva detto infatti, ma non ci avevo fatto caso» ricordò Mary.
«Era sera tardi, e…»
«È tornata nella sua stanza dopo la lezione di inglese?» chiese Mary, incredula dell'impeto di… o mio Dio, gelosia, che l'aveva colta.
«Certo. Lo sa che mi piace stare sveglia la notte. Ero curiosa di saperne di più sulle cognizioni di fisica dei Neandertal.»
«E allora?» volle sapere, sforzandosi di mantenere fermo il tono della voce.
«Be', è molto interessante» disse Louise mentre sorseggiava il caffè. «Qui da noi ci sono due principali interpretazioni della meccanica quantistica: quella di Copenaghen e quella dell'esistenza di mondi paralleli di Everett. La prima conferisce un ruolo fondamentale all'osservatore, la cui coscienza influenzerebbe la realtà. Be', questa idea mette a disagio un sacco di ricercatori, e da alcuni è vista come un ritorno al vitalismo. La teoria di Everett elabora questo concetto, affermando che i fenomeni quantistici provocano una continua scissione dei mondi, ma gli effetti di queste interazioni quantistiche hanno luogo ognuno in un universo differente. Non è l'osservatore a determinare la realtà, bensì ogni realtà concepibile come esistente, esiste di per sé.»
«Capisco» disse Mary, più che altro per fermare quel fiume in piena.
«Be', Ponter e la sua gente hanno elaborato una teoria unica di meccanica quantistica, una sorta di sintesi delle nostre due. Anch'essa contempla l'ipotesi dell'esistenza di molteplici universi paralleli, ma non ritiene che tali universi siano il frutto di eventi quantistici casuali, bensì che siano creati dall'azione di osservatori consapevoli.»
«E perché noi non abbiamo elaborato questa sintesi?» chiese Mary alle prese con una patatina più grande delle altre.
«Probabilmente perché una serie di calcoli matematici rende incompatibili le nostre due teorie. Eppoi c'è sempre l'antico problema di deontologia professionale: i fisici che condividono la teoria di Copenaghen passano la vita a cercare di dimostrarne la validità, e lo stesso avviene per i seguaci di Everett. Non accade mai che facciano autocritica, ammettendo che potrebbero anche essere in errore.»
«Ah, è un po' come il dibattito esistente in antropologia tra la 'continuità regionale' e la 'sostituzione.'»
Louise annuì. «Se lo dice lei. Ma supponiamo che la teoria elaborata dai Neandertal sia giusta: sottintende che la coscienza e la volontà umane possono creare nuovi universi. Be', questa concezione porta al nodo focale della nascita dell'universo: in origine, presumibilmente al momento del big bang, doveva esserci un solo universo, che in un secondo momento ha cominciato a scindersi.»
«Credevo che Ponter non condividesse la teoria del big bang» disse Mary.
«Infatti, sembra che i loro scienziati ritengano che l'universo sia sempre esistito. Credono che, su larga scala, gli spostamenti verso il rosso dello spettro della luce stellare — la prova fondamentale della teoria dell'universo in continua espansione — siano proporzionali all'età e non alla distanza; cioè, la massa varia nel tempo. E credono anche che la struttura delle galassie e gli ammassi galattici siano stati prodotti da monopòli e da turbini di filamenti magnetici che hanno compresso il plasma. Ponter sostiene che la microonda cosmica di sottofondo — che noi riteniamo sia il residuo dell'esplosione del big bang - in realtà è il prodotto di elettroni intrappolati in questi forti campi magnetici che assorbono ed emettono le microonde. Questi continui processi di assorbimento ed emissione di miliardi di galassie hanno dissolto l'effetto, dando luogo allo sfondo uniforme che oggi percepiamo.»
«Le sembra possibile?»
Louise scrollò le spalle. «Non lo so, ho intenzione di approfondire l'argomento.» Bevve un sorso di caffè, quindi aggiunse: «Ma non è tutto. Quella notte Ponter mi ha detto un'altra cosa sorprendente.»
«Cosa?»
«Credo che lei gli abbia fatto vedere una funzione religiosa, vero?»
«Sì, alla TV.»
«Be',» disse accomodandosi sull'altra poltroncina «credo che quella notte abbia passato un sacco di tempo a guardare Vision TV, scoprendo i principi religiosi. Mi ha detto che la nostra teoria sull'origine dell'universo non è altro che un mito della creazione, come quello della Bibbia. 'In principio Dio creò il cielo e la terra…' e così via. 'Persino la vostra scienza è contaminata da questo errato dogma religioso,' mi ha detto testualmente.»
Anche Mary si accomodò sulla poltroncina. «Senta, la fisica non è la mia materia, ma credo che lei abbia ragione. Le ho appena parlato del dibattito esistente tra continuità regionale e sostituzione, che alcuni chiamano anche 'multiregionalismo' contrapposto alla teoria del 'fuori dall'Africa.' Alcuni sostenitori della teoria della sostituzione, tra cui io, sono ben consapevoli che essa ha origini fondamentalmente bibliche: l'umanità è nata in Africa, poi si è sparsa per il mondo, come fosse stata cacciata da un giardino, ed esiste una barriera invalicabile tra noi e tutte le specie animali viventi, incluse le altre attualmente esistenti del genere Homo.»
«Interessante» commentò Louise.
«E la stessa cosa vale per i sostenitori dell'altra teoria: anch'essi portano avanti una concezione biblica. Il parallelo tra la teoria del multiregionalismo e le dieci tribù di Israele è piuttosto evidente. Eppoi c'è l'ipotesi dell''Eva africana mitocondriale': gli esseri umani moderni derivano da una donna vissuta centinaia di migliaia di anni fa. Già il nome stesso, Eva, è sospetto: più che a una vera e propria teoria scientifica fa pensare al riferimento biblico.» Rimase un attimo in silenzio, poi si scusò per la digressione: «Comunque scusi, stava parlando delle teorie di fisica quantistica dei Neandertal.»
«Sì, infatti. Be', io dico questo: supponiamo che i Neandertal abbiano ragione riguardo alle modalità costitutive degli universi paralleli, ma non sul fatto che il nostro universo sia sempre esistito. Se quindi l'universo avesse davvero un'origine, la domanda fondamentale sarebbe: quando si è verificata la prima scissione?»
Mary aggrottò la fronte. «Be', uhm, non saprei. Direi la prima volta che qualcuno ha preso una decisione.»
«Giusto! Credo che sia proprio così! E quando è stata presa la prima decisione?» Ci pensò un attimo, poi aggiunse: «L'osservazione di Ponter è estremamente interessante: le nostre teorie scientifiche e la nostra visione del mondo coincidono con i miti della creazione; in effetti il big bang e il modello di evoluzione degli ominidi sono una sorta di moderne versioni della Genesi. E, a pensarci bene, anch'io sto facendo la stessa cosa: nella Bibbia, la prima decisione presa da qualcuno che non fosse Dio è stata quella di Eva quando ha colto la mela — il peccato originale — e, be', si può dire che quella decisione ha determinato la prima scissione dell'universo. Nella nostra evoluzione temporale, l'umanità è stata cacciata dal paradiso. In un'altra versione, questo non è avvenuto. In effetti, è un po' come il caso di Ponter, che si ritrova proiettato da una realtà a un'altra.»