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Mary non la seguiva più. «Cosa vuole dire?»

«Mi riferisco a Maria; non a lei, professoressa Vaughan, Maria, la madre di Gesù. Lei è cattolica, vero?»

Mary annuì.

«L'ho capito dal crocifisso che porta al collo.» Mary abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Anche io sono cattolica» continuò Louise. «Quindi, essendo cattolica, è probabile che non commetta lo stesso errore che fanno molti sulla dottrina dell'immacolata concezione: la maggior parte delle persone credono che sia un'espressione fantasiosa per definire la verginità di Maria malgrado la maternità, ma non è così, no?»

«No» rispose Mary. «No, si riferisce al concepimento della stessa Maria. La ragione per cui poté dare alla luce il figlio di Dio fu perché lei stessa era stata concepita senza peccato originale: è il suo concepimento a essere immacolato.»

«Giusto. Ma come fa a nascere qualcuno senza peccato originale in un mondo in cui tutti discendono da Adamo ed Eva?»

«Non ne ho idea» rispose Mary sinceramente.

«Non capisce? È come se Maria provenisse da un altro universo dove Eva non aveva mai colto la mela, l'Uomo non era mai caduto e la gente viveva senza la macchia del peccato originale.»

Mary annuì, tutt'altro che convinta. «Si potrebbe anche metterla così.»

Louise sorrise. «Be', le dimostro meglio questo parallelo tra Ponter e la vergine Maria. Torniamo un attimo a quanto dicevo prima: se Ponter ha ragione, e l'universo si sdoppia ogni volta che si prende una decisione, quando è avvenuta la prima scissione? E lei ha risposto: la prima volta che qualcuno ha preso una decisione. Ma quando avvenne questo? Non nella Bibbia, ma, diciamo, nella realtà…»

Mary pescò un'altra patatina nella busta. «Mamma mia, non lo so! La prima volta che un trilobite ha deciso di andare a sinistra invece che a destra?»

Louise poggiò il caffè sul tavolino. «No, non credo sia stato questo. I trilobiti non avevano volontà; come tutte le altre forme primitive di vita, erano solo delle macchine chimiche. In un suo libro, riferendosi alla teoria del caos, Stephen Jay Gould ipotizza che se si riavvolgesse il nastro della vita, si otterrebbero risultati diversi da quelli attuali. Ma è in errore. Se metti mille volte un trilobite davanti allo stesso bivio, andrà sempre dalla stessa parte. Un trilobite non pensa, non ha consapevolezza. Si limita a processare gli input dei suoi sensi seguendo gli ordini che questi gli impartiscono. Non opera nessuna scelta. Piuttosto, Gould ha ragione quando sostiene che se cambiassimo le condizioni iniziali gli esiti sarebbero radicalmente diversi, ma riavvolgere il nastro della vita e farlo ripartire così com'è non cambierebbe nulla; sarebbe come riavvolgere la videocassetta di Via col vento e riguardarla un'ennesima volta: comunque, Rhett e Rossella non rimarranno insieme. Credo che delle vere e proprie decisioni — scelte effettive, che presuppongono una reale consapevolezza — si siano verificate molto, molto tempo dopo. Sono convinta che i primi esseri completamente consapevoli su questo pianeta siamo stati noi, la specie dell'Homo sapiens.»

«Prima di noi ci sono state diverse specie umane caratterizzate da comportamenti che presupponevano una certa complessità intellettuale» obiettò Mary. «Homo ergaster, Homo erectus, Homo abilis, perfino l'australopiteco e il Kenyanthropus.»

«Be', mi rendo conto che siamo nel suo campo, professoressa Vaughan…» Mary si meravigliò di non averla mai invitata a chiamarla per nome malgrado tutto il tempo trascorso insieme rinchiusi a casa di Reuben «ma su Internet ho letto un bel po' di questa roba. E, dall'idea che mi sono fatta, i comportamenti di tutte quelle specie primitive non erano più sofisticati di quelli di un castoro che costruisce una diga.»

«Hanno costruito degli utensili» ribatté Mary.

«Oui. Ma non si trattava forse di utensili costruiti in serie, virtualmente identici, prodotti a migliaia nei secoli, tutti con la stessa forma, che presupponevano la stessa idea di base?»

«Be', questo è vero» convenne Mary.

«Naturalmente nel caso dei manufatti litici dovevano esserci per forza delle differenze casuali dovute alla difficoltà della lavorazione della pietra. Se fosse esistita una qualche forma di consapevolezza, gli ominidi avrebbero dovuto accorgersi che alcuni oggetti erano migliori di altri anche senza aver apportato miglioramenti alla forma standard. È un po' come per l'invenzione della ruota: non è stata ideata tout court, probabilmente si è cominciato con un manufatto a cinque facce, poi si è visto che a sei rotolava meglio, finché si è arrivati alla forma completamente tonda.»

Mary annuì.

«Senza consapevolezza, non si è in grado di capire che una versione diversa dal modello originale prodotto in serie potrebbe essere migliore. I reperti archeologici a nostra disposizione non mostrano variazioni o miglioramenti consapevoli nel tempo. E l'unica spiegazione che mi viene in mente è che i miglioramenti apportati al modello originale non erano frutto di una scelta: chi costruiva quegli oggetti non era consapevole, non era in grado di rendersi conto che quel particolare modo di scheggiare la pietra produceva uno strumento migliore rispetto al procedimento consueto. Il modello era immutabile.»

«È un ragionamento interessante» disse Mary sinceramente ammirata.

«Quando siamo di fronte a un comportamento complesso e ripetitivo degli animali, come la costruzione di una diga, lo chiamiamo istinto: e questo secondo me vale anche per la costruzione di utensili da parte dei primi ominidi. No, sono convinta che fino alla comparsa dell'Homo sapiens non si possa parlare di consapevolezza, e — qui è l'arcano — anche per i successivi sessantamila anni.»

«Che cosa intende?»

«Quando è apparso il primo uomo anatomicamente uguale a noi?» le chiese Louise riprendendo il bicchiere di caffè.

«Circa centomila anni fa.»

«Ho letto la stessa cosa sul Web. Quindi, ho capito bene? Centomila anni fa per la prima volta fecero la loro comparsa delle creature molto simili a noi, che camminavano su due gambe. Creature, a giudicare dai cranii ritrovati, con il cervello avente la stessa forma e grandezza del nostro, giusto?»

«Sì, è così» confermò Mary che aveva finito le patatine. Tirò fuori un fazzolettino dalla borsa e si nettò le dita unte.

«Ma» continuò Louise «a giudicare da quanto ho letto, per almeno sessantamila anni non manifestarono una particolare capacità intellettiva, limitandosi a seguire comportamenti fondamentalmente istintuali. Finché, quarantamila anni fa, avvenne qualcosa che cambiò radicalmente la situazione.»

«Il grande balzo in avanti!» esclamò Mary spalancando gli occhi.

«Esatto!»

Mary sentì il cuore in gola. Il grande balzo in avanti era l'espressione con la quale alcuni antropologi denominavano il grande risveglio culturale avvenuto quarantamila anni fa, che altri invece chiamavano la rivoluzione del paleolitico superiore. Come aveva detto Louise, i primi esseri umani con le stesse caratteristiche fisiche dell'uomo moderno erano comparsi già da circa seicento secoli, ma non avevano prodotto manufatti artistici, non indossavano monili, e non inumavano i morti con oggetti di nessun genere. Ma improvvisamente, a partire da quarantamila anni fa, gli esseri umani cominciarono a dipingere splendide scene sulle mura delle caverne, a indossare collanine e braccialetti e a seppellire i propri cari con cibo e oggetti di valore di varia natura che si credeva potessero essere utili ai defunti nell'altro mondo. Arte, moda e religione fecero simultaneamente la loro comparsa: davvero un grande balzo in avanti.