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Le servitrici si allontanarono per non sentire e Pevara fu sul punto di menzionare l’idea quando Yukiri parlò di nuovo.

«La scorsa notte Talene ha ricevuto l’ordine di apparire questa notte davanti al loro Consiglio Supremo.» La sua bocca si arricciò per il disgusto a quelle parole. «Pare che accada solo quando si viene encomiati oppure si riceve un compito molto, molto importante. O se si dev’essere interrogati.» Le sue labbra quasi si contorsero. Quello che avevano appreso sui mezzi dell’Ajah Nera per interrogare qualcuno era tanto nauseante quanto incredibile. Costringere una donna in un circolo contro la sua volontà? Guidare un circolo per infliggere dolore? Pevara sentì il proprio stomaco contorcersi. «Talene non pensa che verrà encomiata o che le sarà affidato un compito,» proseguì Yukiri «perciò ha supplicato di nasconderla. Saerin l’ha messa in una stanza nel sotterraneo inferiore. Talene può sbagliarsi, ma io sono d’accordo con Saerin. Rischiare sarebbe come lasciar libero un cane in un’aia e sperare per il meglio.»

Pevara alzò lo sguardo all’arazzo che si estendeva fin sopra le loro teste. Uomini in armatura vibravano spade e asce, conficcavano lance e alabarde in enormi umanoidi con musi di cinghiali e lupi, con corna di capre e arieti. Il tessitore aveva visto dei Trolloc. O delle rappresentazioni accurate. C’erano anche uomini che combattevano al fianco dei Trolloc. Amici delle Tenebre. A volte per combattere l’Ombra era necessario versare sangue. E rimedi disperati.

«Lasciamo andare Talene a questo incontro» disse. «Andremo tutte. Non se lo aspetteranno. Potremo ucciderle o catturarle e decapitare la Nera con un colpo solo. Il Consiglio Supremo deve conoscere il nome di tutte quante. Possiamo distruggere l’intera Ajah Nera.»

Sollevando un bordo della frangia dello scialle di Pevara con una mano esile, Yukiri si accigliò in modo plateale verso di esso. «Sì, rosso. Pensavo che potesse essere diventato verde mentre non stavo guardando. Ci saranno tredici di loro, lo sai. Anche se alcune di questo ‘Consiglio’ non si trovano nella Torre, il resto porterà delle Sorelle per raggiungere quel numero.»

«Lo so» replicò Pevara con impazienza. Talene era stata una fonte di informazioni, perlopiù inutili e in buona parte spaventose, quasi più di quanto loro potessero accettare.

«Porteremo tutte. Possiamo ordinare a Zerah e alle altre di combattere al nostro fianco, e perfino a Talene e alle sue compagne. Faranno come viene detto loro.» All’inizio si era sentita a disagio per quel giuramento di obbedienza, ma col tempo ci si poteva abituare a qualunque cosa.

«Dunque, diciannove di noi contro tredici di loro» meditò Yukiri fin troppo paziente. Perfino il modo in cui si aggiustò lo scialle irradiava pazienza. «Più chiunque loro avranno di guardia per essere certe che il loro incontro non venga disturbato. I ladri sono sempre i più cauti con i propri borsellini.» Quella frase aveva il sentore irritante di un vecchio adagio. «Meglio considerare i numeri pari nella migliore delle ipotesi, e probabilmente a loro favore. Quante di noi moriranno in cambio di uccidere o catturare quante di loro? E cosa più importante, quante di loro fuggiranno? Ricorda, si incontrano incappucciate. Basta che una scappi e noi non sapremo chi è, mentre lei saprà di noi, e molto presto anche l’intera Ajah Nera ne sarà a conoscenza. Più che tagliare la testa a un pollo, a me sembra come combattere con un leopardo a mani nude al buio.»

Pevara aprì la bocca, poi la richiuse senza parlare. Yukiri aveva ragione. Lei avrebbe dovuto fare la conta dei numeri e raggiungere la stessa conclusione da sola. Ma voleva colpire qualcuno, qualcosa, e non c’era da stupirsene. La Sorella a capo della sua Ajah poteva essere pazza: le aveva affidalo il compito di fare in modo che le Rosse, che per antica usanza non vincolavano nessuno, vincolassero non solo uomini qualunque, ma degli Asha’man; e la caccia agli Amici delle Tenebre all’interno della Torre aveva raggiunto un muro di pietra. Colpire? Voleva strappare a morsi dei buchi tra i mattoni.

Pensava che il loro incontro fosse giunto a una conclusione — era venuta solo per sapere come procedevano le cose con Marris, e quelle si erano rivelate amare novità — ma Yukiri le toccò il braccio. «Cammina con me per un po’. Siamo rimaste qui troppo a lungo e voglio chiederti una cosa.» Oggigiorno, Adunanti di Ajah diverse, che se ne stavano ferme assieme troppo a lungo, facevano spuntare dicerie come funghi dopo la pioggia. Per qualche ragione, parlare camminando sembrava che ne facesse nascere molte di meno. Non aveva senso, ma era così.

Yukiri se la prese comoda per rivolgere la sua domanda. Le piastrelle del pavimento passarono da verdi e blu a gialle e marroni mentre camminavano lungo uno dei corridoi principali che scendevano gentilmente a spirale giù per la Torre, cinque piani desolati, prima che lei parlasse. «La Rossa ha ricevuto notizie da qualcuna che è andata con Toveine?»

Pevara per poco non inciampò sulle sue stesse scarpette. Se lo sarebbe dovuto aspettare, però. Toveine non sarebbe stata l’unica a scrivere da Cairhien. «Da Toveine stessa» rispose, e le disse quasi tutto quello che c’era scritto nella sua lettera. Date le circostanze, non c’era altro che potesse fare. Ma non rivelò le accuse contro Elaida né da quanto tempo la lettera era arrivata. La prima era ancora una faccenda privata della sua Ajah, sperava, mentre l’altra poteva obbligarla a spiegazioni scomode.

«Noi abbiamo avuto notizie da Akoure Vayet.» Yukiri camminò per alcuni passi in silenzio, poi borbottò: «Sangue e maledette ceneri!»

Le sopracciglia di Pevara si sollevarono dallo sconcerto. Yukiri era spesso rustica, ma mai volgare a quel modo. Notò che nemmeno l’altra donna aveva detto quand’era arrivata la lettera di Akoure. La Grigia aveva ricevuto altre lettere da Cairhien, da Sorelle che si erano votale al Drago Rinato? Non poteva chiederlo. Si fidavano ciecamente l’una dell’altra in quella caccia, tuttavia le faccende di una Ajah erano le faccende di una Ajah. «Cosa intendi fare con quest’informazione?»

«Manterremo il riserbo per il bene della Torre. Solo le Adunanti e i capi delle nostre Ajah lo sanno. Evanellein punta a destituire Elaida per questo, ma ciò non può essere consentito ora. Con la Torre da sanare e i Seanchan e gli Asha’man di cui occuparci, forse non lo sarà mai.» Non sembrava contenta per quello.

Pevara represse la propria irritazione. Elaida poteva non piacerle, tuttavia non era necessario che l’Amyrlin Seat fosse gradita. Parecchie donne molto spiacevoli avevano indossato la stola e avevano agito bene per la Torre. Ma mandare cinquantuno Sorelle alla prigione poteva essere definito agire bene? E i Pozzi di Dumai, con quattro Sorelle morte e più di venti consegnate a un diverso tipo di prigionia, a un ta’veren? Non aveva importanza. Elaida era Rossa — era stata Rossa — ed era passato fin troppo tempo da quando una Rossa aveva conseguito la stola e il bastone. Tutte le azioni avventate e le decisioni sconsiderate parevano cose del passato da quando erano apparse le ribelli, e salvare la Torre dall’Ajah Nera avrebbe redento i suoi fallimenti.