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«Un’amica di Sevanna» disse Aybara, accigliandosi. «Ma con indosso una veste da gai’shain. Una veste di seta, gioielli, eppure... Non volevi venire, ma non hai incanalato per cercare di impedire a Gaul e Neald di portarti. E sei terrorizzata.» Scosse il capo. Come faceva a sapere che aveva paura?

«Sono sorpreso di vedere una Aes Sedai con gli Shaido dopo i Pozzi di Dumai. Oppure non ne sai nulla? Lasciatela andare, lasciatela andare. Dubito che si metterà a scappare, dal momento che vi ha permesso di portarla così lontano.»

«I Pozzi di Dumai non hanno importanza» disse lei con freddezza quando le mani degli uomini si allontanarono. I due rimasero ai suoi lati come delle guardie, però, e lei fu orgogliosa della fermezza della propria voce. Un uomo in grado di incanalare. Due di loro, e lei era sola. Sola e incapace di incanalare un solo filo. Si mise dritta con la testa eretta. Era una Aes Sedai, e loro dovevano vederla come tale fino in fondo. Com’era possibile che Aybara sapesse che era spaventata? Nemmeno un briciolo di paura permeava le sue parole. La sua faccia poteva essere intagliata nella pietra, per quanto lasciava trasparire. «La Torre Bianca ha scopi che nessuno tranne le Aes Sedai può conoscere o comprendere. Io sono in giro per questioni della Torre Bianca e voi state interferendo. Una scelta imprudente per chiunque.» Il Ghealdano annui con aria mesta, come se avesse appreso quella lezione di persona; Aybara si limitò a guardarla, inespressivo.

«Udire il tuo nome è stato l’unico motivo per cui non ho fatto qualcosa di drastico a questi due» continuò lei. Se il Murandiano o l’Aiel avessero menzionato quanto tempo c’era voluto, lei era pronta ad affermare di essere rimasta stordita sulle prime, ma rimasero in silenzio e lei parlò in fretta e con energia. «Tua moglie Faile è sotto la mia protezione, così come la regina Alliandre, e quando le mie faccende con Sevanna saranno concluse, le porterò al sicuro con me e le aiuterò a raggiungere qualunque luogo vogliano raggiungere. Nel frattempo, comunque, la tua presenza mette a rischio i miei compiti, i compili della Torre Bianca, cosa che non posso permettere. Mette anche in pericolo te, tua moglie e Alliandre. Ci sono decine di migliaia di Aiel in quell’accampamento. Molte decine di migliaia. Se calano su di voi, e i loro esploratori vi troveranno presto se ancora non l’hanno fatto, vi spazzeranno via tutti quanti dalla faccia della terra. Potrebbero anche fare del male a tua moglie e ad Alliandre, per questo. Potrei non essere in grado di fermare Sevanna. È una donna severa, e molte delle sue Sapienti sono in grado di incanalare, quasi quattrocento di loro, tutte disposte a usare il Potere per compiere violenza, mentre io sono una sola Aes Sedai e vincolata dai miei giuramenti. Se desideri proteggere tua moglie e la regina, volta le spalle al loro campo e cavalca via più veloce che puoi. Porrebbero non attaccarvi se è evidente che vi state ritirando. Questa è l’unica speranza di cui dispone tua moglie.» Ecco. Se solo alcuni dei semi che aveva piantato avessero messo radici, era probabile che sarebbero stati sufficienti a farlo ritirare.

«Se Alliandre è in pericolo, lord Perrin...» esordì il Ghealdano, ma Aybara lo interruppe con una mano sollevata. Bastò quello. La mascella del soldato si serrò fino al punto in cui lei pensò di poterla sentir scricchiolare, tuttavia rimase in silenzio.

«Tu hai visto Faile?» disse il giovane con una punta di eccitazione nella voce. «Sta bene? Non le è stato fatto del male?» Lo sciocco pareva non aver udito nemmeno una parola di quello che lei aveva detto tranne quando aveva menzionato sua moglie.

«Sta bene ed è sotto la mia protezione, lord Perrin.» Se quel campagnolo arricchito voleva farsi chiamare lord, lei l’avrebbe tollerato per il momento. «Sia lei che Alliandre.» Il soldato guardò torvo Aybara, ma non colse l’opportunità di parlare. «Devi ascoltarmi, gli Shaido ti uccideranno...»

«Vieni qui e guarda questo» la interruppe Aybara, voltandosi verso il tavolo e tirando a sé una grossa pagina.

«Devi perdonare la sua mancanza di buone maniere, Aes Sedai» bisbigliò Berelain, porgendole una tazza d’argento lavorato colma di vino scuro. «E sottoposto a una tensione notevole, come puoi capire date le circostanze. Non mi sono presentata. Sono Berelain, la Prima di Mayene.»

«Lo so. Puoi chiamarmi Alyse.» L’altra donna sorrise come se sapesse che era un nome falso, tuttavia accettandolo. La Prima di Mayene era una persona decisamente sofisticata. Un peccato che lei dovesse trattare col ragazzo, invece; le persone sofisticate che pensavano di poter danzare con le Aes Sedai si trovavano facilmente a essere guidate. I campagnoli, per via della loro ignoranza, potevano rivelarsi cocciuti. Ma ormai quel tipo doveva sapere qualcosa sulle Aes Sedai. Forse, se lei l’avesse ignorato, gli avrebbe dato modo di riflettere su chi e cosa lei fosse.

Il vino lasciava un sapore di fiori sulla lingua. «Questo è ottimo» disse con sincera gratitudine. Non assaggiava vino decente da settimane. Therava non le avrebbe permesso un piacere che la Sapiente negava a sé stessa. Se quella donna fosse venuta a sapere che ne aveva trovato diversi barili a Malden, non avrebbe potuto avere nemmeno vino mediocre. E di certo sarebbe stata anche picchiata.

«Ci sono altre Sorelle nell’accampamento, Alyse Sedai. Masuri Sokawa e Seonid Traighan, e la mia stessa consigliera, Annoura Larisen. Gradiresti parlare con loro dopo aver terminato con Perrin?» Con simulata disinvoltura, Galina alzò il cappuccio finché il suo volto non fu in ombra e prese un altro sorso di vino per darsi tempo di pensare. La presenza di Annoura era comprensibile, data quella di Berelain, ma cosa stavano facendo le altre due lì? Erano state fra quelle che erano fuggite dalla Torre dopo che Siuan era stata deposta ed Elaida innalzata. Vero, nessuna di loro avrebbe saputo del suo coinvolgimento nel rapimento del ragazzo al’Thor per Elaida, tuttavia...

«Penso di no» mormorò. «Loro hanno le loro incombenze e io le mie.» Avrebbe dato chissà cosa per sapere quali erano, ma non al costo di essere riconosciuta. Qualunque amica del Drago Rinato poteva avere... informazioni... su una Rossa. «Aiutami a convincere Aybara, Berelain. Le tue Guardie Alate non possono competere con quello che gli Shaido manderanno contro di voi. Tutti i Ghealdani che hai con te non faranno la differenza. Un esercito non farà la differenza. Gli Shaido sono troppi, e hanno centinaia di Sapienti pronte a usare l’Unico Potere come un’arma. Le ho viste farlo. Anche tu potresti morire, e perfino se venissi catturata, non posso prometterti di riuscire a indurre Sevanna a liberarti quando me ne andrò.»

Berelain rise come se migliaia di Shaido e centinaia di Sapienti in grado di incanalare non contassero nulla. «Oh, non temere che ci trovino. Il loro accampamento si trova a tre giorni buoni a cavallo da qui, forse quattro. Il terreno si fa impervio non lontano da dove ci troviamo.»

Tre giorni, forse quattro. Galina fu percorsa da un tremito. Avrebbe dovuto rimettere assieme gli indizi molto prima. Tre o quattro giorni a cavallo coperti in meno di un’ora. Attraverso un buco nell’aria creato con la metà maschile del Potere. Era stata abbastanza vicina perché saidin la toccasse. Mantenne la voce ferma, però. «Anche in questo caso, devi aiutarmi a convincerlo a non attaccare. Sarebbe un disastro, per lui, per sua moglie, per tutti quelli coinvolti. Oltre a questo, ciò che sto facendo è importante per la Torre. Tu sei sempre stata una forte sostenitrice della Torre.» Adulazione per la governante di un’unica città e qualche ettaro di terra, ma l’adulazione ungeva le persone irrilevanti così come i potenti.

«Perrin è cocciuto, Alyse Sedai. Dubito che gli farai cambiare idea. Non è facile farlo una volta che si fissa su qualcosa.» Per qualche ragione, la giovane donna esibì un sorriso tanto misterioso da rivaleggiare con quello di una Sorella.