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All’ora ultima
La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che divengono leggenda. La leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato quando ritorna l’Epoca che lo vide nascere. In un’Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, un’Epoca ancora a venire, un’Epoca da gran tempo trascorsa, il vento si levò sulla montagna spezzata chiamata Montedrago. Il vento non era l’inizio. Non c’è inizio né fine al girare della Ruota del tempo. Ma fu comunque un inizio.
Nato sotto il bagliore di una grossa luna che stava tramontando, a un’altitudine in cui gli uomini non potevano respirare, nato fra correnti turbinanti riscaldate dai fuochi all’interno del picco frastagliato, il vento al principio fu una brezza, poi guadagnò in forza e si precipitò giù lungo il ripido e scabro pendio. Portando con sé cenere e puzza di zolfo ardente dalle alture, il vento ruggì lungo le colline innevate che improvvise si ergevano dalla pianura che circondava l’incredibile altitudine di Montedrago, ruggì e agitò alberi nella notte.
A est delle colline il vento ululò, lungo un ampio accampamento verdeggiante, un villaggio di notevoli dimensioni costruito con tende e passerelle di legno che fiancheggiavano strade di solchi ghiacciati. Molto presto i solchi si sarebbero sciolti e quel che rimaneva della neve sarebbe scomparso, rimpiazzato da piogge primaverili e fango. Se l’accampamento fosse rimasto tanto a lungo. Malgrado l’ora, molte tra le Aes Sedai erano sveglie, riunite in piccoli gruppi protetti contro orecchie indiscrete, discutendo quello che era accaduto quella notte. Non poche di quelle discussioni erano piuttosto animate, quasi dei litigi, e alcune potevano innegabilmente dirsi accalorate. Se non si fosse trattato di Aes Sedai, quelle persone avrebbero potuto scuotere pugni o peggio. La questione era cosa fare in quel momento. Ogni Sorella era ormai a conoscenza delle notizie dalla riva del fiume, anche se i dettagli rimanevano confusi. L’Amyrlin in persona si era recata in segreto a sigillare il Porto Nord e la sua barca era stata trovata rovesciata e intrappolata fra le canne. Era improbabile sopravvivere nelle correnti gelide e forti dell’Erinin, e ora dopo ora quelle possibilità diminuivano, finché non divenne quasi certezza: l’Amyrlin Seat era morta. Ogni Sorella nel campo sapeva che il suo futuro e forse la sua vita erano appesi a un filo, per non parlare del futuro della stessa Torre Bianca. Cosa fare ora? Eppure le voci tacquero e le teste si sollevarono quando quella feroce folata colpì l’accampamento, facendo svolazzare i teloni delle tende come bandiere e sferzandolo con grumi di neve. L’improvviso puzzo di zolfo ardente rimase sospeso nell’aria, annunciando da dove provenisse quel vento, e più d’una Aes Sedai rivolse una silenziosa preghiera contro il male. In pochi istanti, però, il vento era passato, e le Sorelle tornarono alle loro discussioni su un futuro tanto fosco da essere adatto a quell’odore pungente che andava svanendo. Il vento proseguì ruggendo verso Tar Valon, guadagnando forza lungo il tragitto, stridendo sopra gli accampamenti militari vicino al fiume, dove soldati e civili al seguito che dormivano per terra si ritrovarono all’improvviso le loro coperte strappate di dosso, e quelli che invece dormivano nelle tende si svegliarono quando i teli sbatacchiarono o vennero sospinti via mentre i pioli delle tende cedevano o le funi di ancoraggio si spezzavano. Carri carichi dondolarono e si rovesciarono, stendardi volarono via trasformando le loro aste in lance che perforavano qualunque cosa incrociassero sulla loro traiettoria. Piegandosi contro quella raffica, gli uomini arrancarono verso le linee dei cavalli per calmare animali che si imbizzarrivano e nitrivano dalla paura. Nessuno era a conoscenza di quello che sapevano le Aes Sedai, tuttavia il pungente fetore sulfureo che riempiva la gelida aria notturna pareva un cattivo presagio, e uomini temprati offrirono le loro preghiere ad alta voce con lo stesso fervore di ragazzi imberbi. I civili al seguito aggiunsero le proprie a gran voce, armaioli, maniscalchi e fabbricanti di frecce, mogli, lavandaie e sarte, tutti stretti assieme dall’improvvisa paura che qualcosa di più scuro delle tenebre si muovesse silenzioso nella notte.
Il feroce sbatacchiare dei teli prossimi a strapparsi sopra la sua testa, il chiacchiericcio di voci e i nitriti di cavalli, tanto forti da penetrare il rumore del vento, contribuirono a riscuotere Siuan dal suo torpore per la seconda volta. L’improvvisa puzza di zolfo ardente le fece lacrimare gli occhi e di questo fu grata. Egwene poteva essere in grado di entrare e uscire dal sonno come faceva con un paio di calze, ma lo stesso non valeva per lei. Era già stato abbastanza difficile addormentarsi dopo che si era finalmente costretta a distendersi. Una volta che le notizie dalla riva del fiume l’avevano raggiunta, era stata certa che non avrebbe più dormito se non per completa spossatezza. Aveva offerto preghiere per Leane, ma le loro speranze erano posate sulle spalle di Egwene e sembravano tutte sbudellate e appese ad essiccare. Bene, si era fiaccata per l’agitazione, la preoccupazione e il camminare avanti e indietro. Ora c’era di nuovo speranza e lei non osava permettere alle sue palpebre pesanti di chiudersi per paura di ripiombare nel sonno e non svegliarsi come minimo fino a metà giornata. Il vento feroce si placò, ma le grida della gente e i nitriti dei cavalli no.
Stancamente scostò le sue coperte e si alzò in piedi barcollando. Il suo giaciglio non era molto confortevole, disposto sul telo che faceva da pavimento in un angolo della tenda quadrata non molto grande, tuttavia lei era arrivata lì, anche se per farlo aveva dovuto cavalcare. Ovviamente alla fine era stata quasi prossima a cadere e probabilmente non del tutto in sé dalla tristezza. Toccò il ter’angreal dalla forma di anello contorto che le pendeva attorno al collo da una corda di cuoio. Al suo primo risveglio, difficile proprio quanto quello, lo aveva tirato fuori dal borsello alla sua cintura. Bene, ora la tristezza era stata bandita e quello era sufficiente per farla procedere. Un improvviso sbadiglio le fece stridere le mascelle come scalmi rugginosi. A malapena sufficiente. Si sarebbe potuto pensare che il messaggio di Egwene, e il fatto che fosse viva, sarebbe stato sufficiente a scacciare quella profonda spossatezza. Pareva che non fosse così.
Incanalando un globo di luce per il tempo sufficiente a vedere la lanterna incassata sull’asta principale della tenda, la accese con un filamento di Fuoco. Quell’unica fiamma emanava un’illuminazione molto tenue e tremolante. C’erano altre lampade e lanterne, ma Gareth non la finiva di ripetere come le riserve di olio per lampada scarseggiassero. Lasciò spento il braciere; Gareth non era così parsimonioso col carbone quanto con l’olio — il carbone era più facile da rimediare —, ma lei era a malapena consapevole dell’aria gelida. Si accigliò nel vedere il letto di Gareth, ancora intatto dall’altro lato della tenda. Di certo era a conoscenza della scoperta della barca e di chi aveva trasportato. Le Sorelle facevano del loro meglio per tenerlo all’oscuro dei loro segreti, ma in qualche modo ci riuscivano meno spesso di quanto molte di loro credevano. Più di una volta lui l’aveva lasciata sconcertata per quanto sapeva. Era là fuori nella notte a organizzare i soldati per quello che il Consiglio decideva? Oppure se n’era già andato, abbandonando una causa persa? Non più persa, ma lui doveva esserne ignaro.
«No» borbottò lei, provando una strana sensazione di... tradimento... per aver gettato dei dubbi su quell’uomo, anche se solo nella sua mente. Lui sarebbe stato ancora lì all’alba, e per ogni alba fin quando il Consiglio non gli avesse ordinato di andarsene. Forse più a lungo. Siuan non credeva che lui avrebbe abbandonalo Egwene, qualunque cosa il Consiglio avesse ordinato. Era troppo ostinato, troppo orgoglioso. No, non si trattava di quello. La parola di Gareth Bryne era il suo onore. Una volta data, non se la sarebbe rimangiata a meno che non fosse stato dispensato, qualunque fosse il prezzo per lui stesso. E forse, soltanto forse, aveva altre ragioni per rimanere. Siuan si rifiutava di pensarci.