Il Consiglio doveva essere informato, naturalmente, ma altre avevano bisogno di sapere per prime. A suo parere, era più probabile che fossero loro a poter fare qualcosa di... sconsiderato. E quasi sicuramente disastroso. Erano vincolate da giuramenti, ma erano stati contratti sotto costrizione, a una donna che ora credevano morta. Per il Consiglio, per la maggior parte del Consiglio, avevano inchiodato la loro bandiera al pennone nell’accettare un seggio. Nessuna di loro avrebbe fatto un salto finché non fosse stata certa, certissima di dove sarebbe atterrata.
La tenda di Sheriam era troppo piccola per quello che Siuan era sicura che avrebbe trovato. Ma dubitava davvero che la donna fosse lì dentro a dormire. Quella di Morvrin, abbastanza grande da ospitare comodamente quattro Sorelle, sarebbe andata bene se ci fosse stato spazio fra tutti i libri che la Marrone era riuscita a procurarsi lungo il tragitto, ma anch’essa era buia. La sua terza scelta si rivelò un’ottima pescata, però, e lei arrestò Nightlily a poca distanza.
Myrelle aveva due tende a punta nell’accampamento, una per sé e l’altra per i suoi tre Custodi — i tre che osava riconoscere — e la prima era chiaramente illuminata, con ombre di donne che si muovevano sulle pareti di tela rattoppate. Tre uomini diversissimi tra loro erano in piedi sul camminamento di fronte alla tenda — la loro immobilità indicava che erano Custodi — ma lei li ignorò. Di cosa stavano parlando esattamente all’interno? Certa che fosse solo uno sforzo inutile, in tosse Aria con solo un accenno di Fuoco; il suo flusso toccò la tenda e colpì una barriera contro orecchie indiscrete. Invertita, ovviamente, e perciò a lei invisibile. Aveva fatto quel tentativo solo nell’eventualità che fossero incaute. Improbabile, con i segreti che avevano da nascondere. Ora le ombre sulla tela erano immobili. Dunque sapevano che qualcuno aveva provato. Cavalcò per il tratto rimanente domandandosi di cosa stessero parlando.
Mentre smontava — be’, perlomeno riuscì a voltarsi e a scendere in modo maldestro — uno dei Custodi, Arinvar di Sheriam, un magro Cairhienese poco più alto di lei, si fece avanti per prendere le redini con un piccolo inchino, ma lei lo allontanò con un gesto della mano. Lasciando andare saidar, legò la giumenta a una delle stecche del camminamento usando un nodo che avrebbe trattenuto una barca di notevoli dimensioni contro un vento impetuoso e una forte corrente. I semplici intrecci che usavano gli altri non erano roba per lei. Poteva non piacerle cavalcare, ma quando legava un animale, lo voleva lì quando fosse tornata. Le sopracciglia di Arinvar si sollevarono mentre la osservava terminare il nodo, ma non sarebbe stato lui a pagare per il dannato animale se si fosse liberato e perso.
Solo un altro dei due Custodi apparteneva a Myrelle: Avar Hachami, un Saldeano con un naso aquilino e folti baffi striali di grigio. Dopo averle rivolto un’occhiata e un lieve cenno del capo, ritornò a sorvegliare la notte. Jori, Custode di Morvrin, basso e calvo, e largo quasi quant’era alto, non diede alcun segno di averla vista. I suoi occhi scrutavano le tenebre e la mano era appoggiata delicatamente sulla lunga elsa della sua spada. Si diceva che tra i Custodi fosse uno tra i migliori con la spada. Dov’erano gli altri? Non poteva domandarlo, naturalmente, non più di quanto potesse chiedere chi c’era all’interno. Gli uomini sarebbero rimasti profondamente sconcertati. Nessuno di loro provò a impedirle di entrare. Almeno le cose non erano peggiorate a tal punto.
All’interno, dove due bracieri emanavano una fragranza di rose e rendevano l’aria tiepida a paragone della notte, Siuan trovò tutte quelle che aveva sperato, ognuna con lo sguardo fisso per vedere chi entrava.
Myrelle stessa, seduta su una robusta sedia dallo schienale dritto, in una veste di seta ricoperta di fiori rossi e gialli, con le braccia conserte, esibiva un’espressione di perfetta calma sul suo volto olivastro che non faceva altro che accentuare il calore nei suoi occhi scuri. La luce del Potere brillava attorno a lei. Era la sua tenda, dopotutto; doveva essere stata lei a intessere una protezione lì. Sheriam, seduta con la schiena dritta a un’estremità della branda di Myrelle, fingeva di aggiustarsi le gonne striate di azzurro; la sua espressione era focosa quanto i suoi capelli e si accalorò ancora di più quando vide Siuan. Non stava indossando la stola della Custode degli Annali, un brutto segno.
«Potevo aspettarmi che fossi tu» disse Carlinya in tono freddo, con i pugni sui fianchi. Non era mai stata una donna cordiale, ma ora i boccoli che le arrivavano poco sopra le spalle incorniciavano un viso che sembrava intagliato da ghiaccio pallido quasi quanto il suo vestito. «.Non voglio che provi mai più a origliare le mie conversazioni private, Siuan.» Oh, sì: pensavano che tutto fosse finito. Morvrin, dal volto tondo che per una volta non la faceva sembrare completamente assente o sonnolenta malgrado le grinze nella sua gonna di lana marrone, girò attorno al tavolino su cui erano poggiate un’alta caraffa e cinque tazze d’argento sopra un vassoio laccato. Pareva che nessuna avesse voglia di té: le tazze erano tutte asciutte. Frugando nel suo borsello da cintura, la Sorella dai capelli che si andavano ingrigendo ficcò in mano a Siuan un pettine di corno. «Sei tutta spettinata, donna. Mettiti a posto quei capelli prima che qualche zotico ti scambi per una prostituta da taverna invece che per una Aes Sedai e cerchi di coccolarti sul suo ginocchio.»
«Egwene e Leane sono vive e prigioniere all’interno della Torre» annunciò Siuan, con più calma di quanta ne provava. Una prostituta da taverna?, pensò. Toccandosi i capelli, scoprì che la donna aveva ragione e cominciò a passare il pettine fra i grovigli. Se volevi essere presa sul serio, non potevi avere l’aria di esserti appena accapigliata in un vicolo. Allo stato attuale aveva già abbastanza difficoltà col suo aspetto, e ne avrebbe avute ancora finché non fosse passato qualche anno, dopo essere riuscita a rimettere le mani sul Bastone dei Giuramenti. «Egwene mi ha parlato in sogno. Sono riuscite a bloccare i porti, quasi del tutto, ma sono state catturate. Dove sono Beonin e Nisao? Una di voi le vada a prendere. Non voglio pulire due volte lo stesso pesce.» Ecco. Se si ritenevano libere dai loro giuramenti e libere dall’ordine di Egwene di obbedirle, questo le avrebbe disilluse. Ma nessuna si mosse.
«Beonin è voluta andare a letto» disse lentamente Morvrin, esaminando Siuan. Un esame davvero accurato. Dietro quel volto placido si nascondeva una mente acuta. «Era troppo stanca per parlare ancora. E perché avremmo dovuto chiedere a Nisao di unirsi a noi?» Quello le procurò lo sguardo torvo di Myrelle, che di Nisao era amica, ma le altre due annuirono in assenso. Loro e Beonin consideravano Nisao a parte, nonostante i voti di fedeltà che condividevano. A parere di Siuan, quelle donne non avevano mai smesso di credere di poter ancora guidare gli eventi in qualche modo, perfino dopo che il timone era stato tolto dalle loro mani da molto tempo.
Sheriam si alzò dalla branda come sul punto di correre via, perfino raccogliendo le sue gonne, ma non aveva nulla a che fare col commento di Siuan. La rabbia era svanita, rimpiazzata da uno splendente entusiasmo. «Non abbiamo comunque bisogno di loro per il momento. ‘Prigioniere’ significa le celle sotterranee finché il Consiglio non si riunisce per un processo. Possiamo Viaggiare lì e liberarle prima che Elaida si renda conto di cosa sta accadendo.»
Myrelle annuì bruscamente e si alzò in piedi, allungando la mano per slacciare la fascia della sua veste. «Meglio lasciare indietro i Custodi, ritengo. Non saranno necessari per questo.» Attinse più profondamente dalla Fonte, anticipando il momento.
«No!» esclamò in tono deciso Siuan, e trasalì quando il pettine si incastrò in un nodo fra i suoi capelli. A volte pensava di tagliarseli più corti di quelli di Carlinya, per comodità, ma Gareth le aveva fatto dei complimenti dicendole quanto gli piaceva il modo in cui le sfioravano le spalle; Luce, non riusciva a sfuggire a quell’uomo nemmeno lì?