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Mazian trasse un profondo respiro. — Anche le altre navi, comandante. La sua politica può funzionare sulla Norway, ma i vari comandi comportano esigenze diverse. Noi siamo particolarmente bravi nel lavorare indipendentemente; l’abbiamo fatto per troppo tempo. Ma io, adesso, ho la responsabilità di rimettere insieme la Flotta e di farla funzionare. Sono alle prese con una mentalità indipendente che ha trattenuto la Tibet e la North Pole là fuori quando il buon senso avrebbe dovuto suggerire di rientrare. Due navi perdute, Mallory. E adesso lei mi ha scaricato addosso una situazione in cui una nave si ritiene diversa dalle altre, e poi compie un’irruzione indipendente in un’attività certamente illecita che coinvolge tutti gli altri equipagggi della Flotta. Si dice che quell’elenco avesse una seconda pagina, lo sa? E che sia stata distrutta. Questo è un problema morale. Se ne rende conto?

— Mi rendo conto del problema e mi dispiace sinceramente; nego che ci fosse un’altra pagina, e mi offende l’insinuazione che le mie truppe abbiano segnalato la situazione perché spinte dall’invidia. Getta su di loro una luce che mi rifiuto di accettare.

— D’ora innanzi le truppe della Norway seguiranno lo stesso programma stabilito per il resto della Flotta.

Signy si appoggiò allo schienale. — La ritengo una politica che provoca ammutinamenti, e mi viene ordinato di imitarla?

— Il fattore distruttivo, Mallory, non è il piccolo giro di mercato nero che si crea inevitabilmente ogni volta che le truppe lasciano le navi, bensì la presunzione che una nave possa agire come vuole in contrapposizione alle altre. Non possiamo permettercelo, Mallory, e io rifiuto di tollerarlo, a qualunque titolo. Questa Flotta ha un comandante supremo… oppure lei intende mettersi all’opposizione?

— Accetto l’ordine — borbottò Signy. L’orgoglio di Mazian, l’orgoglio così suscettibile di Mazian. Erano arrivati alla linea che non si poteva varcare, quando i suoi occhi assumevano quell’espressione. Signy si sentì nauseata e provò l’impulso di spaccare qualcosa. Rimase seduta, in silenzio.

— Il problema del morale esiste — continuò Mazian, più disinvolto, abbandonandosi contro lo schienale con uno di quei gesti teatrali che usava per liquidare gli argomenti che aveva deciso di non discutere. — È ingiusto attribuire la responsabilità soltanto alla Norway. Mi perdoni. Mi rendo conto che in molte cose ha ragione… ma ci troviamo in una situazione difficile. Là fuori ci sono i confederati. Lo sappiamo. Pell lo sa. Le truppe lo sanno, ma non sanno quel che sappiamo noi, e questo li rende nervosi. Si divertono come possono. Vedono nella stazione una situazione men che ottimale: carenze, mercato nero… e soprattutto l’ostilità dei civili. Non partecipano ai provvedimenti che stiamo prendendo per rimediare. E anche se vi partecipassero, ci sarebbe sempre la Flotta della Confederazione che è là, e attende il momento per attaccare: c’è una nave-spia dei confederati, là fuori, e noi non possiamo farci niente. Non c’è neppure un traffico normale, sulla stazione. Stiamo cominciando ad azzuffarci tra noi… e non è esattamente quel che spera la Confederazione? Tenerci qui bloccati fino a farci marcire? Non vogliono incontrarci in battaglia; costerebbe troppo caro, anche se riuscissero a scacciarci. E non vogliono correre il rischio che ci disperdiamo e incominciamo un’attività di guerriglia… perché c’è Cyteen, la loro capitale, troppo vulnerabile se uno di noi decidesse di attaccarla a ogni costo. Sanno che cosa si troverebbero per le mani, se noi uscissimo di qui. Perciò aspettano. Ci tengono nell’incertezza. Si augurano che restiamo qui in una falsa speranza e ci lasciano abbastanza tranquillità perché a noi convenga non muoverci. Giocano d’azzardo; probabilmente stanno radunando le forze, adesso che sanno dove siamo. E hanno ragione… noi abbiamo bisogno di riposo e di un rifugio. È la cosa peggiore per le truppe, ma che altro possiamo fare? Abbiamo un problema. E mi propongo di dare alle nostre truppe un’idea del guaio, qualcosa che le svegli e le convinca che c’è ancora possibilità di combattere. Andremo a prendere le provviste che a Pell scarseggiano. I mercantili stanno prudentemente alla larga da noi… non possono arrivare lontano o viaggiare molto in fretta. E le miniere hanno altre risorse, le provviste che le mantengono. Manderemo di ronda una seconda nave.

— Dopo quello che è successo alla North Pole… — borbottò Kreshov.

— Con la dovuta prudenza. Terremo pronte tutte le navi che sono alla stazione e non ci allontaneremo troppo. C’è una rotta che può portare una nave vicino alle miniere senza allontanarla troppo da qui. Kreshov, affido il compito a lei, che ha una prudenza ammirevole. Si procuri le provviste che ci occorrono, e dia una lezione, se è necessario. Un’azione aggressiva da parte nostra soddisferà le truppe e migliorerà il morale.

Signy si morse le labbra e si tese verso Mazian. — Mi offro volontaria per la missione. Lasci tranquillo Kreshov.

— No — disse Mazian, e si affrettò ad alzare una mano. — Senza offesa, anzi. Il suo lavoro qui ha un’importanza vitale, e lei lo svolge in modo eccellente. L’Atlantic andrà in pattuglia. Rimetterà al passo qualche mercantile e ristabilirà il traffico della stazione. Ne farà saltare uno, se sarà necessario, Mika. Sia chiaro. E li paghi con la moneta dell’Anonima.

Tutti scoppiarono a ridere. Signy restò cupa. — Comandante Mallory — disse Mazian, — mi sembra scontenta.

— Sparare mi deprime — disse lei, cinicamente. — E mi deprime anche la pirateria.

— Un’altra discussione politica?

— Prima di intraprendere un’operazione su scala così vasta, vorrei vedere qualche sforzo per arruolare i mercantili, anziché farli esplodere. Ci hanno aiutati contro la Confederazione.

— Non potevano andarsene. C’è una bella differenza, Mallory.

— Bisognerebbe ricordare… quali erano là fuori con noi. Quelle navi vanno trattate in modo diverso.

Mazian non era dell’umore adatto per ascoltare le sue ragioni, quel giorno. Aveva le guance arrossate e gli occhi minacciosi. — Mi lasci finire di dare gli ordini, cara amica. Questo verrà tenuto in considerazione. I mercantili di quella categoria avranno privilegi speciali, quando attraccheranno alla stazione; e presumiamo anche che non saranno tra quelli che si rifiuteranno di rientrare.

Signy annuì e cancellò scrupolosamente l’espressione di risentimento dal proprio volto. Era pericoloso rubare la scena a Mazian. Era enormemente vanitoso, e qualche volta quella vanità controbilanciava le sue qualità migliori. Avrebbe fatto quel che era sensato. Lo aveva sempre fatto. Ma qualche volta la sua collera durava… a lungo.

— Vorrei fare osservare — intervenne la voce profonda di Porey, — che contrariamente alle speranze espresse dalla Mallory circa un aiuto locale, abbiamo un problema sulla Porta dell’Infinito. Emilio Konstantin schiocca le dita e ottiene tutto quello che vuole dai suoi operai. Ci procura le provviste che ci servono, e noi lo sopportiamo. Ma lui sta aspettando. E sa di essere necessario, in questo momento. Se porteremo i mercantili alla stazione avremo tra i piedi altri potenziali Konstantin, e per giunta li avremo qui, attraccati a fianco delle nostre navi.

— Non è probabile che facciano qualcosa che potrebbe causare rischi a Pell — disse Ken.

— E se uno fosse un confederato? Sappiamo molto bene che si sono infiltrati nei mercantili.

— È opportuno riflettere — disse Mazian. — Ci ho pensato… ed è una delle ragioni, comandante Mallory, per cui sono riluttante a usare le maniere forti per reclutare quei mercantili. Sono problemi potenziali. Ma abbiamo bisogno di rifornimenti e quel materiale non è reperibile altrove. Sopporteremo quel che dovremo sopportare.