La sezione verde era quella con i grandi ritrovi, e un minor numero di strozzature dove era possibile combattere ostinatamente di camera in camera, di corridoio in corridoio… se si fosse arrivati a questo. Josh immaginava un’altra fine; quando tutti i problemi che Mazian aveva a Pell sarebbero stati circoscritti ad un’unica sezione, lui l’avrebbe fatta semplicemente esplodere, e cioè avrebbe decompresso quella sezione, e loro sarebbero morti senza una sola possibilità di salvarsi.
Alcuni si erano procurati tute pressurizzate, la merce che scottava di più al mercato nero, e le sorvegliavano, armati fino ai denti e sospettosi, sperando di sopravvivere contro ogni logica. In maggioranza prevedevano di morire. C’era un’atmosfera di disperazione in tutto il settore verde, mentre quelli che ormai s’erano rassegnati a farsi catturare si trasferivano nel bianco. Il verde e il bianco diventavano sempre più strani, e sulle pareti apparivano scarabocchi con slogan bizzarri, alcuni osceni, alcuni religiosi, alcuni patetici. Noi vivevamo qui, diceva uno. Era tutto.
Ma alcune lampade nei corridoi erano state rotte, e quindi dovunque regnava la penombra, e la stazione non abbassava mai le luci per i turni primogiorno/altergiorno; sarebbe stato pericolosamente buio. C’erano alcuni corridoi laterali dove le luci erano spente, e nessuno entrava in quelle tane, a meno che non ci abitasse… o vi venisse trascinato a forza. C’erano bande che si combattevano per disputarsi il potere. I più deboli si aggrappavano a loro, pagavano perché non venisse fatto loro del male o forse per avere la possibilità di far male ad altri. Alcune di quelle bande erano nate nel settore Q. Alcune erano bande di Pell, che si erano formate per la difesa e poi si erano date ad altre attività. Josh le temeva tutte, indiscriminatamente, e temeva soprattutto la loro violenza irrazionale. Si era fatto crescere la barba e i capelli, camminava curvo e rimaneva sporco il più possibile, si truccava il volto con i cosmetici… anche quelli costavano cari, al mercato nero. Se c’era qualcosa di divertente, in quel luogo lugubre, era il fatto che quasi tutti, lì, si comportavano allo stesso modo: la sezione era piena di uomini e donne che desideravano disperatamente di non farsi riconoscere, ed evitavano di guardare gli altri negli occhi quando camminavano per i corridoi… Alcuni si aggiravano baldanzosi e cercavano d’intimidire gli altri, a meno che ci fossero militari nelle vicinanze… e molti sgattaiolavano come spettri impauriti, nella speranza che nessuno li riconoscesse.
Forse lui era cambiato d’aspetto al punto che nessuno lo riconosceva. Nessuno aveva mai puntato un dito verso di lui o verso Damon, in pubblico. Forse su Pell era rimasta ancora un po’ di lealtà… o forse i loro legami con il mercato nero li proteggevano, o forse quelli che li riconoscevano avevano troppa paura per fare qualcosa. Alcune delle bande erano immischiate con il mercato nero.
Qualche volta i militari passavano per i corridoi, spesso in quello di nove due, non meno abitudinari degli indigeni. Il molo verde era ancora aperto, fino all’estremità del molo bianco. E l’Africa, e qualche volta l’Atlantic o la Pacific, occupavano i primi due attracchi del verde, mentre le altre navi erano attraccate al molo azzurro, e le truppe andavano e venivano liberamente attraverso l’accesso del personale vicino ai portelli delle sezioni, da quella parte del verde. I militari entravano nel verde o nel bianco, in libera uscita o in servizio, e si mescolavano ai condannati… e i condannati sapevano che per salvarsi dovevano presentarsi a quelle truppe o alle porte d’accesso delle aree ripulite e consegnarsi. Alcuni non credevano che gli uomini di Mazian avrebbero decompresso la sezione, perché erano in rapporti amichevoli con loro. I militari si toglievano le armature, in libera uscita, e se ne andavano in giro, allegri e pimpanti, e sostavano nei bar… se ne erano riservati due o tre, certo, ma negli altri si mescolavano alla gente e qualche volta rivolgevano sorrisi benevoli al mercato nero.
Così sarebbe stato più facile sistemare le vittime quando fosse venuto il momento, pensava Josh. Avevano ancora possibilità di scelta, stavano al gioco dei militari, li evitavano e lottavano… ma bastava che qualcuno premesse un bottone nella centrale, senza nessun diretto coinvolgimento, senza essere costretto a vederli morire. Il tutto con occhio clinico e grande distacco.
Josh e Damon facevano piani assurdi e inutili. Si diceva che il fratello di Damon fosse ancora vivo. Parlavano di nascondersi su una delle navette, di prenderne una per raggiungere la Porta dell’Infinito e darsi alla macchia. La probabilità di rubare una navetta alle truppe corazzate equivaleva a quella di riuscire a raggiungere la Porta dell’Infinito a piedi, ma quei piani tenevano occupate le loro menti e accendevano la speranza.
E più realisticamente… potevano cercare di entrare nelle sezioni già sgomberate e sfidare gli allarmi delle porte d’accesso, i servizi di sicurezza, i posti di blocco a ogni angolo e l’uso delle tessere ad ogni movimento… era quella la loro vita. Opera della Mallory. Si erano informati. Troppi uomini-con-fucili, li aveva avvertiti Denteazzurro. Loro occhi freddi.
Freddi, davvero.
E intanto c’era il mercato nero e c’era Ngo.
Josh si avvicinò al bar lungo il corridoio verde nove, non per la galleria che sbucava accanto all’ingresso posteriore di Ngo, perché quella era riservata ai casi d’emergenza, e Ngo non amava che qualcuno si servisse dell’ingresso secondario senza una ragione… non voleva che nel locale venisse visto qualcuno che non era entrato dalla porta d’ingresso e non voleva far scattare gli allarmi nel computer. Nel locale di Ngo il mercato nero prosperava, e quindi cercava di essere più pulito di tanti altri bar e ritrovi lungo il molo verde e l’accesso al nove che un tempo avevano fatto quattrini grazie ai mercantili… una fila di dormitori e di teatri-video e di sale e di ristoranti, con una cappella che sembrava piuttosto anomala in quel contesto. Quasi tutti i bar erano aperti; i teatri, la cappella e alcuni dormitori erano bruciati, ma i bar funzionavano, quasi tutti come quelli di Ngo, e anche i ristoranti, che servivano per sfamare la popolazione della stazione, mentre i viveri alla borsa nera integravano quel po’ che la stazione era disposta a fornire.
Josh si guardò intorno cautamente mentre si avvicinava alla porta spalancata del bar di Ngo, senza farsi notare, camminando con aria incerta, come se cercasse semplicemente di decidere in quale bar entrare. Una faccia attirò il suo sguardo, e rimase impietrito. Indugiò un attimo e guardò in direzione di Mascari, dall’altra parte del corridoio, dove il settore nove si apriva sui moli. Un uomo alto che stava fermo all’ingresso si mosse all’improvviso ed entrò da Mascari.
La vista di Josh si appannò; un lampo della memoria così vivido che lo fece vacillare, facendogli dimenticare tutto il resto. Per quell’istante rimase vulnerabile, in preda al panico… svoltò alla cieca ed entrò nel bar di Ngo, nella luce fioca, con la musica in sottofondo e gli odori d’alcool, di cibo e di sporcizia.
Al bar c’era proprio Ngo. Josh si avvicinò, e chiese una bottiglia. Ngo gliela porse, senza chiedere la tessera. Questo sarebbe venuto dopo, nel retrobottega. Ma la sua mano tremò nel prendere la bottiglia, e Ngo gli afferrò prontamente il polso. — Guai?