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Mazian non tardò a comparire, questa volta. Era un’udienza a due, Signy e Tom Edger, ed Edger era arrivato per primo. Questo era previsto.

— Si sieda — le disse Mazian. Signy sedette al tavolo, di fronte a Edger. Mazian prese posto fra i due, appoggiò i gomiti sul tavolo e la guardò cupamente. — Dunque? Il rapporto?

— Sta arrivando — rispose lei. — Ho bisogno di tempo per interrogare e raccogliere le identificazioni. Di ha preso i nomi e i numeri prima che gli sparassero.

— Gli aveva dato ordine lei di andar là?

— Le mie truppe hanno l’ordine di non scappare se si trovano di fronte ai guai. Signore, i miei sono stati sistematicamente perseguitati dopo l’incidente di Goforth. Sono stata io a sparare, e i miei ci vanno di mezzo. Finora si è trattato di punzecchiature, ma poi qualcuno si è sbronzato troppo per distinguere tra le punzecchiature e l’ammutinamento. Una donna ha rifiutato di dare il suo numero di matricola. È stata arrestata e allora ha tirato fuori la pistola e ha sparato su un ufficiale.

Mazian guardò Edger e tornò a fissare Signy. — Io ho sentito un’altra versione. Che i suoi militari vengono incoraggiati a far causa comune. Che sono sempre ai suoi ordini anche in libera uscita. Che vanno in giro a squadre, comandati da un ufficiale, e pretendono di spadroneggiare nei moli. Che tutta l’attività delle truppe del personale della Norway è insubordinata e provocatoria, una sfida diretta ai miei ordini.

— Io non assegno nessun compito alle mie truppe in libera uscita. Se vanno in giro a gruppi, lo fanno per proteggersi. Vengono assaliti nei bar che sono aperti a tutti, tranne che al personale della Norway. Questo è il tipo di comportamento che viene incoraggiato negli altri equipaggi. Già la scorsa settimana le ho presentato un reclamo.

Per un momento Mazian tamburellò con le dita sul tavolo, un gesto lento e nervoso. Alla fine guardò Edger.

— Io ho esitato a presentare un reclamo — disse Edger. — Ma là fuori si sta creando un’atmosfera spiacevole. A quanto pare, c’è una certa divergenza di opinioni circa l’organizzazione dell’intera Flotta. La devozione verso le rispettive navi… verso certi comandanti… viene incoraggiata in diversi casi, per ragioni che mi rifiuto di immaginare, forse da certi comandanti.

Signy aspirò una boccata d’aria e batté le mani sul tavolo. Stava per balzare dalla sedia, ma poi si trattenne. Edger e Mazian erano sempre stati molti vicini… lo sospettava da tempo, e lei non poteva farci nulla. Si calmò, guardò soltanto Mazian. Era la guerra: era la situazione più difficile in cui si fosse mai trovata la Norway, tra l’ambizione di Mazian e quella di Edger. — È molto grave — disse, — quando si comincia a sparare tra di noi. Con il suo permesso… noi siamo i più anziani della Flotta, quelli che sono sopravvissuti più a lungo. E le dirò chiaro che so cosa c’è nell’aria: sono stata al gioco, ho continuato a organizzare la stazione, anche se so benissimo che non avrà più nessuna importanza quando la Flotta se ne andrà. Ho provveduto alle operazioni che lei mi ha ordinato, nel modo migliore. Non ho detto niente di quello che so al mio equipaggio e alle mie truppe; e ho capito che le truppe sono autorizzate a fare quel che vogliono nella stazione, perché, a lungo andare, non conterà nulla. Perché Pell non conta più; la sua sopravvivenza, adesso, è contraria ai nostri interessi. Adesso miriamo a qualcosa di diverso. O forse è sempre stato così, e lei ci ha mossi per gradi, per non sconvolgerci troppo quando alla fine proporrà quello che ha davvero in mente, l’unica possibilità che ci ha lasciato. Sol, non è vero? La Terra. E sarà un viaggio lungo e pericoloso, con molti guai quando ci arriveremo. La Flotta… s’impadronirà dell’Anonima. Forse ha ragione lei. Forse è la sola cosa da fare. Forse è logico, e ha cominciato a essere logico molto tempo fa, quando l’Anonima ha smesso di aiutarci. Ma non ci arriveremo, se Pell distrugge la disciplina che ha fatto funzionare la Flotta per decenni. Non ci arriveremo se le unità saranno omogeneizzate, formando una struttura che non può operare separatamente. Ed è appunto la conseguenza di questa persecuzione. Mi suggerisce la maniera con la quale comandare la Norway. Se comincia così, allora tutto è allo sfascio. Se toglie alle truppe le mostrine e le designazioni, l’identità e lo spirito, tutto va a rotoli… e comunque lei lo chiami, è proprio ciò che sta succedendo là fuori, quando una nave viene costretta ad adeguarsi a criteri contrari a ogni regola precedente, quando i comandanti di questa Flotta incoraggiano i loro soldati a prendersela con i miei, in assenza di altri nemici. La Flotta, come complesso, non è esistita per decenni, ma questa era la nostra forza… la possibilità di fare quel che si doveva fare, in questo spazio immenso. Se ci rende un tutto omogeneo, diventeremo prevedibili. E dato che siamo pochi… saremo spacciati.

— È sorprendente — disse Mazian senza alzare la voce, — che lei finisca per predicare la separazione degli equipaggi, quando si lamenta della mancanza di disciplina. È un sofisma sorprendente.

— Mi è stato ordinato di allinearmi, di cambiare l’ordine esistente sulla mia nave. Le mie truppe l’interpretano come un insulto alla Norway e se ne risentono. Che altro può aspettarsi, signore?

— L’atteggiamento delle truppe rispecchia quello dei loro ufficiali e del comandante, no? Forse l’ha incoraggiato lei.

— E forse anche quel che è successo in quel bar è stato incoraggiato.

— Signore.

— Con tutto il rispetto… signore.

— I suoi uomini hanno sottratto dei prigionieri alle truppe che avevano effettuato l’arresto. Per arrogarsi il merito, non le sembra?

— Hanno sottratto dei prigionieri a un gruppo di militari ubriachi in libera uscita in un bar.

— Nel quartier generale del molo — borbottò Edger. — Lo dica chiaramente, Mallory.

— I militari erano ubriachi e turbolenti nel suo quartier generale del molo, e uno dei prigionieri era di proprietà della Norway. Non c’era neppure un ufficiale in quel quartier generale. E l’altro prigioniero era prezioso, utile per il mio compito. Si tratta di sapere perché i prigionieri erano stati portati in quel cosiddetto quartier generale, anziché negli uffici del molo azzurro o alla nave più vicina, che era l’Africa.

— I militari che avevano effettuato l’arresto si sono presentati a rapporto dal loro sergente. Che era presente, quando il suo maggiore ha fatto irruzione.

— Ritengo che questo atteggiamento contribuisca a creare l’atmosfera che ha portato al ferimento del maggior Janz. Se quello era il quartier generale del molo, il maggiore Janz aveva tutto il diritto di entrare e di assumere il comando della situazione. Ma appena è entrato gli è stato detto che il presunto quartier generale del molo era territorio riservato dell’Australia; e il sergente dell’Australia non ha obiettato a questo atto d’insubordinazione. Ora, un quartier generale deve essere la riserva privata di una sola nave, o che altro? Non è possibile che altri comandanti istighino le loro truppe al separatismo?

— Mallory — disse Mazian.

— Ecco il punto, signore: il maggiore Janz ha dato l’ordine regolare di consegnargli i prigionieri e non ha ricevuto alcuna collaborazione dal sergente dell’Australia, il che ha contribuito all’incidente.

— Due dei miei militari sono rimasti uccisi nella sparatoria — disse Edger con voce tesa. — E si sta indagando sul modo in cui è incominciata.

— Anche da parte nostra, comandante. Attendo le informazioni da un momento all’altro, e quando arriveranno gliene farò avere una copia.