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Konstantin trasalì, fissò Josh, e poi Signy con occhi pieni di apprensione.

— Lui sa? — chiese Signy a Josh.

— No. Mallory… ascoltami. Pensa, cosa succederà, adesso? Quanto durerà?

— Graff — disse lei, lentamente. — Graff, torniamo a prendere i ricognitori. Li tenga pronti per il balzo. Appena Mazian lascerà il sistema ci avvicineremo, e magari lanceremo Konstantin, in modo che possa vedersela con la Confederazione; qualche mercantile potrebbe raccoglierlo.

Konstantin deglutì a fatica e strinse le labbra.

— Lei sa che il suo amico è un confederato — disse lei. — Badi bene, non era, ma è un agente della Confederazione. Servizi speciali. Probabilmente sa parecchie cose che potrebbero esserci utili, nella nostra situazione. I luoghi da evitare, i punti zero conosciuti dagli avversari…

— Mallory — implorò Josh.

Lei chiuse gli occhi. — Graff — disse. — Questo confederato per me ha ragione. Sono ubriaca, o ha ragione?

— Ci uccideranno — disse Graff.

— Se è per questo, ci ucciderà anche Mazian — disse Signy. — Continuerà da qui a Sol. In ogni posto dove Mazian possa trovare nuovo bottino, raccogliere altre forze. Non è più una flotta. Cercano bottino, il necessario per tirare avanti. E noi siamo nella stessa situazione. E i punti zero che noi conosciamo li conoscono anche loro. È abbastanza fastidioso, Graff.

— Sì — riconobbe Graff. — È fastidioso.

Signy guardò Josh, poi di nuovo Konstantin che aveva sul volto un’espressione disperata di speranza. Sbuffò, disgustata e guardò Graff. — Quella nave-spia della Confederazione. Facciamo rotta da quella parte. Usciranno allo scoperto appena sapranno che siamo scappati. Stabilisca un contatto. Dobbiamo prendere a prestito la flotta della Confederazione.

— Ci andremo a finire in mezzo — borbottò Graff; ed era vero. Lo spazio era immenso, ma c’era il rischio di collisioni, su quel particolare vettore: due rotte che si intersecavano nelle proiezioni dei computer.

— Corriamo il rischio — disse lei. — Lanciamo il segnale.

Guardò Josh Talley, poi Konstantin. Sorrise con profonda amarezza. — Così starò al tuo gioco — disse a Josh. — Conosci i loro codici di chiamata?

— Ci sono molti vuoti nella mia memoria — disse Josh.

— Rifletti.

— Usa il mio nome — disse Josh. — E quello di Gabriel.

Signy passò l’ordine, e poi li fissò a lungo, pensosamente. — Lasciateli andare — ordinò finalmente ai militari che li sorvegliavano. — Liberateli.

Era fatta. Si voltò, girò gli occhi sugli schermi per un momento e poi tornò a voltarsi verso l’incredibile presenza di un confederato e di un uomo della stazione liberi nella sua sala di comando. — Trovatevi un angolo sicuro — disse. — Tra un momento vireremo ad arco… e forse ci aspetta qualcosa di peggio.

PELL: SETTORE AZZURRO UNO, NUMERO 0475; ore 0100 pg.; ore 1300 ag.

Di tanto in tanto provavano la sensazione di volare. Si stringevano gli uni agli altri, e qualche hisa, nel corridoio, gemeva di paura. Ma non quelli che erano vicino a Il-Sole-è-suo-amico. Stavano intorno a lei, perché non cadesse, perché almeno lei fosse al sicuro. Anche il grande sole era sconvolto e sembrava vacillare nel suo cammino. Le stelle tremavano nell’oscurità intorno al letto bianco e alla Sognatrice.

— Non aver paura — mormorò la vecchia Lily, accarezzando la fronte della Sognatrice. — Non aver paura. Sogna noi salvi, salvi.

— Alza l’audio, Lily — mormorò la Sognatrice. I suoi occhi erano sereni come sempre. — Dov’è Satin?

— Io qui — disse Satin, facendosi largo in mezzo agli altri. Il suono divenne più forte, le voci umane che urlavano e gemevano e cercavano di gridare istruzioni.

— È la centrale — disse la Sognatrice. — Satin, Satin, tutti voi… ascoltate. Hanno ucciso Jon… danneggiato la centrale. Stanno arrivando… gli uomini della Confederazione, altri uomini-con-fucili, capite?

— Non venire qui — insistette Lily.

— Satin — disse la Sognatrice, fissando le stelle che tremavano. — Ti dirò la strada… ogni svolta, ogni passo; e tu dovrai ricordare… puoi ricordare una cosa tanto a lungo?

— Io Narratrice — dichiarò Satin. — Io ricordo bene, Il-Sole-è-suo-amico.

La Sognatrice le spiegò, passo per passo; e lei si spaventò, ma la sua mente ricordò ogni movimento, ogni svolta, ogni istruzione.

— Vai — disse la Sognatrice.

Satin si alzò, chiamò Denteazzurro, e poi chiamò gli altri, tutti gli hisa che potevano sentire la sua voce.

NORWAY; ore 0130 pg.; ore 1330 ag.

Il comunicatore crepitò; gli schermi vuoti si riempirono all’improvviso di punti luminosi. La Norway strinse la curva della virata. Signy si aggrappò alla consolle e al sedile. Aveva in bocca un sapore di sangue. Le luci rosse erano accese e gli allarmi suonavano. Josh e Konstantin erano avvinghiati disperatamente a una maniglia a metà della corsia. — Norway, qui Norway, confederati. Non sparate. Non sparate. Se volete arrivare a Pell, seguitemi.

Vi fu il solito intervallo, mentre arrivava la risposta.

— Continuate.

Parole, non spari.

— Qui Mallory della Norway. Passo dalla vostra parte, mi sentite? Seguitemi e vi farò entrare. Mazian sta per far saltare Pell e correre verso Sol. È già deciso. Ho a bordo il vostro agente Josh Talley e il più giovane dei Konstantin. Se esitate, perderete una stazione. Se non mi ascoltate, vi troverete a combattere una guerra con base sulla Terra.

Dall’altra parte vi fu un attimo di silenzio. Il quadro di puntamento era acceso e i sensori erano in funzione.

— Qui Azov dell’Unity. Qual è la vostra proposta, Norway? E come possiamo fidarci?

— Siamo scappati; questo l’avete saputo. Ora tornerò indietro. Voi ci raggiungerete in retroguardia, Unity. Tutti quanti. Mazian non si fermerà a combattere né qui né nelle vicinanze. Non può permetterselo, chiaro?

Quella volta il silenzio durò più a lungo. — Ci stanno seguendo — riferì un rilevatore.

— A tutta velocità, signor Graff.

La Norway sfiorò l’orlo del disastro, con guizzi improvvisi che facevano urlare i muscoli per la tensione e accelerare i battiti del cuore e impedivano alle mani di mantenere una presa sicura; quell’equipaggio di esperti resisteva alla sofferenza mentre la sincronizzazione da combattimento e la spinta inerziale lottavano tra loro. Con la massima freddezza affrontarono la lunga curva, mantenendo il più possibile la velocità acquisita, diretti verso Pell… avevano una copertura assicurata in retroguardia, poiché i confederati ora li seguivano alla massima velocità… pronti a sparare contro di loro come contro Mazian.

— Avanti — mormorò Signy a Graff. — Continuiamo la nostra rotta. Abbiamo bisogno dell’energia al massimo.

— Allarme sugli schermi — disse una voce calma rivolta a lei e a Graff. Sugli schermi c’erano guizzi confusi, verdi e oro… ostacoli sulla loro rotta, ancora inseriti nella memoria del computer, e adesso apparivano dove il computer li aveva memorizzati, a parte il lento movimento di qualche mercantile. Mercantili ad autonomia ridotta. Ricevevano le loro conversazioni, voci di panico che si moltiplicavano al loro avvicinarsi.

Graff passò in mezzo a loro. La Norway sfrecciò in quegli spazi molto ristretti in base ad una rotta calcolata dal computer, e puntò di nuovo verso Pell. I confederati la seguirono, evitando gli ostacoli con una navigazione spericolata che sicuramente aveva fatto sobbalzare molti cuori, sui mercantili. Un urlo di terrore li raggiunse e si spense.