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— Il condono, Mallory. Prendere o lasciare.

— Come le altre sue promesse.

— Stazione di Pell — intervenne un’altra voce, preoccupata. — Qui Hammer. Abbiamo un contatto. Stazione di Pell, ci sentite? Abbiamo un contatto.

E un’altra voce: — Stazione di Pelclass="underline" qui la flotta mercantile. Sono Quen dell’Estelle. Stiamo arrivando.

Damon guardò lo schermo che stava compensando rapidamente i nuovi dati, tenendo conto di un segnale vecchio di due ore. Elene! Viva, e con i mercantili. Andò al comunicatore; ma un militare gli piantò la canna del fucile nello stomaco. Si appoggiò barcollando al banco. Rischiava di farsi sparare. Proprio adesso. Guardò Josh. Elene doveva aver ricevuto le trasmissioni di Pell che segnalavano difficoltà, quattro ore prima; era in viaggio da quattro ore. Elene avrebbe fatto domande. Se lui avesse dato le risposte sbagliate… se lei non avesse sentito voci conosciute, sicuramente sarebbe rimasta alla larga.

Gli occhi si volsero verso lo schermo; prima un uomo solo e poi anche gli altri, quando videro la sua espressione. Non c’era solo un punto luminoso, ma tutto un pulviscolo. Una massa, uno sciame, un’orda incredibile di mercantili che avanzava verso di loro. Damon guardò e si appoggiò al banco con un sorriso.

— Sono armati — disse Azov. — Comandante, sono mercantili a grande autonomia e sono armati.

Il viso di Azov era irrigidito. Afferrò un microfono e lo collegò. — Qui Azov dell’ammiraglia confederata Unity, comandante della flotta. Pell è zona militare della Confederazione. Per la vostra sicurezza, state lontani. Spareremo contro le navi che si avvicineranno.

Cominciò a lampeggiare un allarme, un quadro che trasmetteva l’allarme a tutto il centro. Damon guardò le spie luminose e il suo cuore cominciò a battere freneticamente. Il molo bianco annunciava una partenza imminente. La Norway. Si voltò, attivando quel canale mentre il militare di guardia restava paralizzato, confuso. — Norway. Rimanete. Qui è Konstantin. Rimanete.

— Ah, ci tenevo a farlo sapere, centrale di Pell. Le navi da guerra potrebbero fare un macello di quei mercantili, armati o meno. Ma se i mercantili lo vogliono, avranno un aiuto professionale.

— Ripeto — giunse attraverso il comunicatore la voce di Elene. — Stiamo arrivando per attraccare. Abbiamo ascoltato le vostre trasmissioni. L’alleanza dei mercantili rivendica Pell, e la proclama territorio neutrale. Presumiamo che rispetterete la rivendicazione. Consigliamo negoziati immediati… altrimenti ogni mercantile di questa flotta abbandonerà per sempre il territorio della Confederazione e dirigerà verso la Terra. Non crediamo che sia la scelta migliore per tutti gli interessati.

Vi fu un lungo momento di silenzio. Azov guardò gli schermi, dove i punti luminosi si diffondevano come un’epidemia. Il mercantile Hammer non si distingueva più; il segnale era oscurato dai punti che stavano diventando rossi.

— Abbiamo una base per discutere — disse Azov.

Damon trasse un lungo, profondo respiro.

PELL; MOLO ROSSO; 9/1/53; ore 0530 pg.; ore 1730 ag.

Elene arrivò, con una scorta armata dai mercantili. Era incinta e camminava lentamente, e gli uomini che la circondavano badavano a non esporla a rischi. Damon restò a fianco di Josh, dalla parte della Confederazione, finché non resistette più, e finalmente si decise e si avviò, certo che gli uni e gli altri lo avrebbero lasciato arrivare fino a lei. I fucili di quelli dei mercantili si abbassarono nervosamente in un cerchio minaccioso; e Damon si fermò, rimanendo solo in quel tratto vuoto.

Ma lei lo vide e s’illuminò, e gli uomini che la circondavano si scostarono, e lo lasciarono passare.

Era ritornata con i suoi, dopo essere rimasta per tanto tempo lontana dai solidi ponti di Pell. In fondo alla mente di Damon c’era stato un dubbio, il timore di un cambiamento… che svanì appena la guardò. La baciò e l’abbracciò, temendo di farle male. Intorno a loro c’era l’orda di quelli dei mercantili, e Damon aspirò il profumo e la realtà di Elene, la baciò di nuovo, e comprese che non avevano tempo di parlare, di fare domande.

— Ho dovuto fare un bel giro per tornare a casa — mormorò lei.

Damon rise, sommessamente, pazzo di gioia, si voltò a guardare le forze della Confederazione e ridivenne serio. — Sai cos’è successo qui?

— In parte. Quasi tutto, forse. Siamo rimasti là fuori ad attendere… a lungo. Ad attendere un punto che non lasciasse alternative. — Elene rabbrividì, e lo strinse più forte. — Credevamo di avere perduto Pell. Poi Mazian se n’è andato, e ci siamo mossi. La Confederazione è nei guai, Damon. Deve proseguire verso Sol, e deve farlo con tutte le sue navi intatte.

— Ci puoi scommettere — disse lui. — Ma non lasciare questo molo. Esigi di trattare e di discutere qui, proprio su questo molo; non entrare dove Azov possa piazzare le sue truppe fra te e le tue navi. Non fidarti di lui.

Elene annuì. — Capito. Noi siamo soltanto una parte, Damon. Parlo a nome dei mercantili. Voglio un porto neutrale, e Pell lo è. Non credo che Pell obietterà.

— No — disse Damon. — Pell non ha niente da obiettare. Pell deve fare un po’ di pulizia. — Trasse il primo respiro regolare dopo parecchi minuti, e seguì lo sguardo di Elene verso Azov e Josh che stavano fra i militari della Confederazione e attendevano. — Porta con te una dozzina di uomini e lascia gli altri a sorvegliare quell’accesso. Vediamo fino a che punto Azov intende essere ragionevole.

— La riconsegna… — disse Elene con fermezza, senza alzare la voce, appoggiandosi al tavolo con un braccio, — della nave Hammer alla famiglia Olvig; della Swan’s Eye ai legittimi proprietari; e di tutte le altre navi mercantili confiscate dai militari della Confederazione. Scuse ufficiali per la confisca e l’uso della Genevieve. Lei potrà obiettare che non ha il potere di farlo; ma ha il potere di prendere decisioni di carattere militare… e su questo piano, signore, la riconsegna delle navi. O l’embargo.

— Noi non riconosciamo la vostra organizzazione.

— Questo — l’interruppe Damon, — spetta al consiglio della Confederazione deciderlo. Pell riconosce l’organizzazione. E Pell è indipendente, comandante, e pronta a offrirvi un porto al momento; ma abbiamo i mezzi per negarvelo. Mi dispiacerebbe prendere una tale decisione. Abbiamo un comune nemico… ma voi resterete bloccati qui, a lungo, e in modo spiacevole. E la cosa potrebbe diffondersi.

Dall’altra parte del tavolo, sistemato sul molo e circondato da due semicerchi opposti, quello dei mercantili e quello della Confederazione, i volti si fecero preoccupati. — È nel nostro interesse — ammise Azov, — fare in modo che questa stazione non diventi una base per le operazioni di Mazian; e collaborare per proteggervi… altrimenti non avreste molte possibilità, nonostante le sue minacce, signor Konstantin.

— Necessità comune — disse calmo Damon. — Stia certo che nessuna delle navi di Mazian sarà mai gradita a Pell. Sono fuorilegge.

— Vi abbiamo reso un servizio — disse Elene. — Alcune navi mercantili si sono già dirette verso Sol, precedendo di parecchio Mazian. Una è partita in tempo per arrivare prima di lui; non di molto, ma abbastanza. La stazione di Sol sarà avvertita prima del suo arrivo.

La faccia di Azov assunse un’espressione di stupore. L’uomo accanto a lui, il delegato Ayres, s’irrigidì, e poi sorrise, con un luccichio di lacrime negli occhi. — Vi sono grato — disse Ayres. — Comandante Azov, propongo… consultazioni immediate e decisioni rapide.

— Mi sembra ragionevole — disse Azov. Si scostò dal tavolo. — La stazione è sicura. Il nostro compito è finito. Le ore sono preziose. Se Sol deve prepararsi ad accogliere i fuorilegge, noi dovremo recarci là per prenderli alle spalle.