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— Generoso — disse Dayin, in tono acido.

— Qui — disse Jon, — la vita non migliorerà. Potrebbe diventare molto scomoda. È un rischio. E che cosa non lo è?

Dayin annuì, lentamente. — Comincerò a cercare individui adatti per l’equipaggio.

— L’immaginavo.

— Ti fidi troppo, Jon.

— Solo di questa parte della famiglia. Mai dei Konstantin. Angelo avrebbe dovuto lasciarmi sulla Porta dell’Infinito. Probabilmente avrebbe preferito così. Ma il consiglio ha votato diversamente; e forse per loro è stata una fortuna. Forse.

CAPITOLO OTTAVO

PELL: 23/5/52

Gli offrirono una sedia. Erano sempre cortesi, lo chiamavano sempre Signor Talley, mai con il suo grado… un’abitudine dei civili; o forse volevano fargli capire che lì i confederati erano ancora considerati ribelli e non avevano gradi. Forse lo odiavano, ma erano immancabilmente gentili con lui. E questo era ugualmente inquietante, perché sospettava che fosse un’ipocrisia.

Gli diedero altri moduli da compilare. Un dottore sedette di fronte a lui e cercò di spiegargli dettagliatamente le procedure. — Non voglio saperlo — disse lui. — Voglio solo firmare i documenti. Sono giorni che vado avanti così. Non è abbastanza?

— Gli esami non sono attendibili — disse il dottore. — Lei ha mentito, ha dato risposte false. Gli strumenti indicavano che stava mentendo. O era sotto tensione. Ho chiesto se era in stato di costrizione, e quando ha risposto di no, gli strumenti hanno detto che mentiva.

— Mi dia la penna.

— Qualcuno la condiziona? Le sue risposte sono controllate.

— No, nessuno mi condiziona.

— Anche questo è falso, Signor Talley.

— No — ma non riuscì a soffocare un tremito nella sua voce.

— Noi abbiamo solitamente a che fare con criminali, che tendono a mentire. — Il dottore alzò la penna, tenendola fuori dalla portata di Talley. — Qualche volta, molto di rado, con i volontari. È una forma di suicidio. Dal punto di vista medico ne ha il diritto, entro certi limiti legali; e purché sia stato debitamente informato e abbia compreso di cosa si tratta. Se continua la terapia secondo il programma, dovrebbe ricominciare a comportarsi normalmente tra circa un mese. E raggiungerà l’indipendenza legale tra altri sei. Le piene funzioni… come sa, può esserci una menomazione permanente nell’ambito dei rapporti sociali; e potrebbero esserci altre menomazioni psicologiche o fisiche…

Talley prese la penna e firmò i documenti. Il dottore li prese e li guardò, poi tolse un foglio dalla tasca e lo spinse attraverso il tavolo: era un foglio gualcito e ripiegato.

Talley l’aprì, e vide un biglietto con una mezza dozzina di firme. Il suo conto presso il computer della stazione è di 50 crediti. Se ha bisogno di qualcosa… Era firmato da sei delle guardie della detenzione: gli uomini e le donne con cui aveva giocato a carte. Avevano pagato di tasca loro. Gli vennero le lacrime agli occhi.

— Vuol cambiare idea? — chiese il dottore.

Talley scosse la testa e ripiegò il foglio. — Posso tenerlo?

— Verrà conservato con gli altri suoi effetti. Riavrà tutto quando sarà dimesso.

— Allora non avrà importanza, vero?

— Non a quel punto — disse il dottore. — Almeno per qualche tempo.

Talley restituì il foglio.

— Le faccio portare un tranquillante — disse il dottore. Chiamò un inserviente, che portò un bicchiere di liquido azzurro. Talley lo prese e bevve e non sentì alcun cambiamento.

Il dottore gli mise davanti un foglio bianco e la penna. — Scriva le sue impressioni su Pell. Lo farà?

Lui incominciò. Aveva ricevuto richieste più strane, durante i giorni degli esami. Scrisse un capoverso: come era stato interrogato dalle guardie, e come pensava di essere stato trattato. Le parole cominciarono a scivolare di traverso. Non stava più scrivendo sulla carta. Aveva sconfinato oltre il bordo, sul tavolo, e non riusciva a tornare indietro. Le lettere cominciarono a sovrapporsi in modo disordinato.

Il dottore allungò il braccio e gli tolse la penna dalla mano, interrompendo il suo tentativo.

CAPITOLO NONO

PELL: 28/5/52

Damon esaminò il rapporto sulla scrivania. Non era la procedura alla quale era abituato, la legge marziale in vigore nel settore Q. Era duro e sbrigativo, accompagnato da tre videocassette e un fascio di moduli che condannavano cinque uomini all’Adattamento.

Esaminò il filmato, stringendo i denti, mentre le scene dei tumulti balzavano sul grande schermo a parete, e rabbrividì nel vedere la registrazione degli omicidi. Non c’erano dubbi sul delitto o sull’identificazione. Nella marea di casi che aveva inondato l’Ufficio Legale non c’era tempo per sottigliezze e ripensamenti. Erano alle prese con una situazione che poteva distruggere l’intera stazione, trasformarla in qualcosa di simile a ciò che era diventata l’Hansford. Quando il sistema del supporto vitale veniva minacciato, quando gli uomini perdevano la testa al punto di accendere falò su un molo della stazione… o di assalire una stazione di polizia armati di coltelli da cucina…

Estrasse i fascicoli in questione, e preparò le autorizzazioni. Non era giusto, perché quelli erano i cinque che gli uomini dei servizi di sicurezza erano riusciti a trascinare attraverso la linea di settore, cinque fra molti altri egualmente colpevoli. Ma quei cinque non avrebbero più ucciso, non avrebbero più minacciato la fragile stabilità di una stazione che ospitava migliaia di vite. Adattamento totale, scrisse: significava ricostruzione della personalità. Il procedimento avrebbe portato alla luce eventuali ingiustizie. Gli interrogatori avrebbero accertato se le accuse erano infondate. Damon provava paura e ripulsa nel firmare quell’atto. La legge marziale era troppo improvvisa. Suo padre si era tormentato per una notte intera prima di prendere una decisione del genere, dopo che il consiglio l’aveva approvata.

Una copia era destinata all’ufficio del pubblico difensore. Avrebbero effettuato gli interrogatori di persona, ricorrendo in appello, se possibile. Anche quella procedura era limitata, nelle circostanze attuali. Era possibile farlo solo producendo la prova di un errore; e le prove erano nel settore Q, irraggiungibili. Erano possibili ingiustizie. Stavano condannando sulla parola dei poliziotti aggrediti e in base a un filmato che non mostrava quanto era accaduto in precedenza. C’erano cinquecento rapporti di furti e di reati gravi sulla sua scrivania, mentre prima dell’esistenza del settore Q, avevano a che fare con due o tre denunce del genere in un anno. Il computer era inondato da richieste di dati. Giorni e giorni di lavoro per i documenti d’identità e i permessi per il settore Q, ed era stato tutto inutile. I documenti erano stati rubati e distrutti, al punto che nel settore Q non ce n’era uno solo che si potesse considerare attendibile. Quasi tutte le richieste di documenti erano probabilmente fraudolente, e quelle più insistenti provenivano dai più disonesti. Le dichiarazioni giurate non valevano nulla, laddove imperavano le minacce. La gente era pronta a giurare qualunque cosa per garantirsi la salvezza. Persino quelli che erano arrivati in regola avevano documenti privi di conferma; il servizio di sicurezza confiscava i documenti perché non venissero rubati, e ne distribuiva pochi, e solo quando era in grado di accertare in modo assoluto l’identità e trovava un garante tra gli abitanti della stazione… ma era una procedura lenta, in confronto al ritmo di afflusso; e la stazione principale non aveva posto per sistemarli. Era pazzesco. Cercavano, con tutte le loro risorse, di eliminare la burocrazia e la fretta, e invece la situazione era peggiorata.