Andilin chinò solennemente la testa. — Signy Mallory. Un privilegio eccezionale.
— Non per me. L’Anonima rifiuta di assumersi la responsabilità della Norway.
— Disordine, malgoverno, rifiuto delle responsabilità… eppure Pell ha fama d’essere una stazione dove regna l’ordine. Mi sorprende. Che cos’è successo?
— Non intendo farvi da informatore.
— Tuttavia, sconfessa Mazian e la Flotta. Questo è un passo importante.
— Non sconfesso la sicurezza di Pell. È territorio nostro.
— Allora non siete disposti a cedere tutti i territori contestati.
— Per territori contestati, naturalmente, intendiamo quelli a partire da Fargone.
— Ah. E qual è il vostro prezzo, cittadino Ayres?
— Una transizione ordinata dei poteri, accordi che possano salvaguardare i nostri interessi.
Andilin scoppiò a ridere. — Volete un trattato con noi. Rinnegate le vostre forze, e chiedete un trattato con noi.
— Una soluzione ragionevole per una difficoltà comune. Dieci anni dopo l’ultimo rapporto attendibile proveniente dalle Stelle Sperdute. Molti anni di più, con una flotta che sfugge al nostro controllo, che rifiuta i nostri ordini, in una guerra che distrugge quello che potrebbe essere un commercio reciprocamente redditizio. È questo che ci ha portati fin qui.
Nella sala scese un profondo silenzio.
Finalmente Andilin annuì, con un tremolio del doppio mento. — Signor Ayres, la tratteremo con i guanti e la passeremo a Cyteen con la massima delicatezza. E con la speranza che qualcuno, sulla Terra, si sia deciso a dimostrare un po’ di buon senso. Un’ultima domanda, in forma diversa. La Mallory era sola, a Pell?
— Non posso rispondere.
— Allora non avete sconfessato la Flotta.
— Conservo questa opzione per i negoziati.
Andilin sporse le labbra. — Non deve preoccuparsi di fornirci informazioni delicate. Quelli del mercantile non ce le negheranno. Se ha la possibilità di impedire ai maziani di continuare le attuali manovre, le consiglio di tentare. Le consiglio di dimostrare la serietà della proposta… faccia almeno un gesto simbolico per favorire i negoziati.
— Non siamo in grado di controllare Mazian.
— Sa benissimo che perderete — disse Andilin. — Anzi, siete già stati sconfitti e state cercando di consegnarci quello che abbiamo già vinto… e di ottenere in cambio qualche concessione.
— Non abbiamo alcun interesse a continuare le ostilità, per vincere o perdere. Riteniamo che il nostro scopo iniziale fosse di assicurarci che le stelle diventassero un impegno commerciale redditizio; ed è evidente che lo è. Voi avete un’economia con cui vale la pena di commerciare, sulla base di relazioni economiche diverse dalle precedenti, in grado di risparmiarci il coinvolgimento con le Stelle Sperdute, prive d’interesse per noi. Possiamo concordare una rotta, un punto d’incontro dove le vostre navi e le nostre possano liberamente incrociarsi: un porto franco. Quello che voi fate nel vostro settore non ci riguarda; organizzate come preferite lo sviluppo delle Stelle Sperdute. Inoltre, richiameremo in patria alcuni mercantili per dare inizio a questo scambio commerciale. Se potremo frenare Conrad Mazian, richiameremo anche le sue navi. Sarò molto franco. Gli interessi che perseguiamo sono divergenti a tal punto che non esiste una ragione logica per proseguire le ostilità. Verrete riconosciuti in tutto e per tutto come il governo legittimo delle colonie esterne. Io sono il negoziatore, e sarò l’ambasciatore ad interim, se i negoziati avranno successo. Non la consideriamo una sconfitta, se la volontà della maggioranza delle colonie vi appoggia; il fatto che siate il governo di questa regione lo prova. Vi portiamo il riconoscimento ufficiale della nuova amministrazione… una situazione che spiegherò meglio alle vostre autorità centrali; e nel contempo, siamo disposti a intavolare negoziati commerciali. Tutte le attività militari che è in nostro potere controllare verranno a cessare. Purtroppo… non abbiamo il potere di arrestarle, ma solo di ritirare il nostro appoggio e la nostra approvazione.
— Io sono un amministratore regionale, un gradino al di sotto del direttore centrale; ma non credo, ambasciatore Ayres, che il direttorio esiterà ad intavolare discussioni al riguardo. Almeno, come amministratore regionale, ritengo che sia così. Le porgo un cordiale benvenuto.
— Sarà meglio affrettarci… questo potrebbe salvare molte vite.
— Sì. Sarà scortato in un alloggio sicuro. I suoi compagni la raggiungeranno.
— In stato d’arresto?
— Al contrario. La stazione è stata occupata da poco e non è ancora sicura. Vogliamo essere certi che lei non corra rischi. Guanto di velluto, signor ambasciatore. Vada dove vuole, ma sempre con una scorta per proteggerla; e se vuole ascoltare il mio consiglio, si riposi. Partirà non appena una nave sarà disponibile. Non so neppure se potrà dormire una notte intera prima della partenza. È d’accordo, signore?
— D’accordo — disse Ayres. Andilin chiamò il giovane ufficiale e gli parlò. L’ufficiale fece un gesto, questa volta con la mano; Ayres si congedò, accompagnato da cenni cortesi dei presenti, e uscì con una sensazione di gelo.
Motivi pratici, si disse. Tutto ciò che gli stava intorno non gli piaceva, le guardie troppo eguali, freddezza ovunque. Il Consiglio di Sicurezza della Terra non aveva visto tutto ciò quando aveva dato gli ordini ed elaborato i piani. La mancanza di stazioni intermedie verso la Terra, dopo lo smantellamento delle basi delle Stelle delle Retrovie, rendeva logisticamente assurda l’estensione della guerra, ma Mazian non era riuscito a impedire che dilagasse fra le Stelle Sperdute… aveva aggravato la situazione, aveva portato a un’escalation delle ostilità fino a raggiungere un livello pericoloso. La prospettiva improvvisa che le forze di Mazian riattivassero le stazioni delle Stelle delle Retrovie, in un nuovo trinceramento dietro Pell, gli dava la nausea, pensando alle possibili conseguenze.
Gli isolazionisti avevano fatto a modo loro… per troppo tempo. Adesso bisognava prendere decisioni difficili… il riavvicinamento a ciò che veniva chiamato Confederazione, accordi, confini, barriere… contenimento.
Se la linea non avesse retto, sarebbe stato il disastro… ovvero la possibilità che fosse la Confederazione a riattivare le stazioni abbandonate più vicine alla Terra, basi di grande utilità. C’era una flotta in costruzione all’Astrobase Sol Primo; c’era bisogno di tempo. Mazian sarebbe stato carne da macello per la Confederazione, fino a quel momento. Doveva essere Sol a comandare la prossima resistenza, Sol, e non quell’organismo senza guida che era diventata la Flotta dell’Anonima, che rifiutava gli ordini dell’Anonima e faceva di testa propria.
E soprattutto dovevano difendere Pell, dovevano conservare quella base.
Ayres venne accompagnato e poi fatto sistemare nell’appartamento che gli era stato assegnato, molti livelli più in basso. Era molto comodo, e quelle comodità lo tranquillizzarono. Con uno sforzo, cercò di mostrarsi rilassato, mentre attendeva i suoi compagni… infatti gli avevano assicurato che sarebbero arrivati. E finalmente arrivarono, in gruppo, agitati e fiaccati da quell’esperienza. Ayres congedò la scorta, chiuse la porta e si guardò attorno per avvertirli tacitamente che non era opportuno parlare troppo. Gli altri, Ted Marsh, Karl Bela e Ramona Dias, compresero e non dissero nulla; Ayres si augurò che non avessero già vuotato il sacco altrove.
Qualcuno sulla Stazione Viking, l’equipaggio di un mercantile, era senza dubbio in gravi difficoltà. Si riteneva che i mercantili riuscissero a passare attraverso le linee, senza incappare in altri inconvenienti che non fossero il dirottamento verso destinazioni diverse da quelle già previste, e qualche volta, se era una delle navi di Mazian a fermarli, c’era la confisca di una parte del carico o l’arruolamento forzato di un membro dell’equipaggio. Quelli dei mercantili c’erano abituati. E quelli che li avevano portati a Viking sarebbero rimasti prigionieri fino a quando ciò che avevano visto qui ed anche su Pell avesse perduto ogni importanza militare. Ayres si augurava, per il loro bene, che fosse così. Non poteva far nulla per loro.